“Di chi è la Sardegna? «Nostra!», risponderanno i sardi. Giusto. Ma è «solo» dei sardi? Peggio ancora dei politici sardi di volta in volta al governo? Dura da sostenere. Eppure sul tema divampa una polemica rovente.
Di qua la Regione che nega al soprintendente il diritto di metter becco nelle scelte urbanistiche della giunta, di là il funzionario che sventola l’art. 9 della Costituzione: la Repubblica «tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». Coste sarde comprese.
La proposta.
Al centro di tutto c’è la proposta del governo regionale di Francesco Pigliaru sul futuro del magnifico paesaggio isolano e dei suoi 1.849 chilometri di coste «ingessati», sbuffano i costruttori, gran parte degli operatori turistici, ma soprattutto il Qatar, dai limiti al cemento imposti dal piano paesaggistico di Renato Soru. I qatarioti, dopo aver comprato la Costa Smeralda, Meridiana, l’immenso ospedale San Raffaele di Olbia in costruzione da millenni e altro ancora, sono impazienti: gli affari? Mario Ferraro, a capo della Smeralda Holding, l’ha detto chiaro e tondo: «Non credo che qui si possa far crescere il turismo senza alcun intervento nella fascia dei 300 metri dal mare». Figuratevi gli ambientalisti. Scontro frontale. Giura il governatore che no, per carità, ci mancherebbe, «non ci saranno colate di cemento». Vorrebbe solo che «le strutture ricettive già esistenti e mai riqualificate potessero adeguarsi agli standard internazionali, aiutandoci ad allungare una troppo breve stagione turistica». Come potrebbe aprire alla betoniere lui? «Appena insediati annullammo le modifiche al Piano paesaggistico regionale di chi ci ha preceduto e approvammo una legge che revocava la possibilità di lottizzazioni e ampliamenti di seconde case nei 300 metri dal mare», ha scritto al Corriere per rispondere alle critiche di Andrea Carandini. Lui e i suoi cercano solo «un equilibrio tra sviluppo e sostenibilità» per far fronte ai problemi di una regione in sofferenza.
Gli ambientalisti.
Problemi veri. Reali. Innegabili. Ma la via d’uscita può essere, contestano gli ambientalisti, la legge che ha in mente di fare la Regione nella scia di quella “apripista” già impugnata dal governo Gentiloni? Stefano Deliperi, il leader del Gruppo d’Intervento Giuridico che da anni con le carte bollate si mette di traverso al cemento, recita poche righe del disegno di legge presto in discussione: «Possono usufruire degli incrementi volumetrici (…) anche le strutture turistico-ricettive che abbiano già usufruito degli incrementi previsti dall’articolo 10 bis della legge regionale 22 dicembre 1989, n. 45» e quelle «che abbiano già usufruito degli incrementi previsti dal capo I e dall’articolo 13, comma 1, lettera e) della legge regionale 23 ottobre 2009». Risultato? Una struttura in origine di 30 mila metri cubi che era stata già ampliata grazie alla legge regionale del 1989 a 37.500 (+ 25%) potrebbe ora salire, grazie a un nuovo allargamento del 25% fino a 46.875. Per non dire delle deroghe alla norma ribadita dal Consiglio di Stato quattro anni fa sulla «inedificabilità dei territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia». O della «trasformazione delle residenze per le vacanze e il tempo libero, esistenti o da realizzare, in strutture ricettive alberghiere». Fermi tutti: che vuol dire «esistenti o da realizzare»? Una deroga proiettata nel futuro?
Sulle dune.
Difficile non essere diffidenti. Tanto più in una regione dove, a dispetto delle regole (evidentemente non troppo rigide) si è insistito a costruire perfino sulle dune (le dune!) come a Badesi, dove una sfrontata pubblicità offriva «una casa davvero sulla spiaggia!» con villini a 116mila euro. Più a buon mercato, va detto, che a Djerba o ad Hammamet… Fatto sta che, davanti alla scelta del governo di impugnare venti giorni fa la legge omnibus «di manutenzione» che avrebbe dovuto spalancar la strada alla nuova legge urbanistica, a molti democratici sono saltati i nervi. Al punto di presentare una mozione contro Ilaria Borletti Buitoni e, come dicevamo, contro il soprintendente per la Sardegna centromeridionale Fausto Martino, chiedendo che il governatore rappresentasse a Roma «lo sdegno per l’inaccettabile atteggiamento» dei due verso «le prerogative della Regione autonoma».
L’autogol.
Un autogol. Perché certo, la sottosegretaria ai Beni Culturali, «rea» d’avere accomunato i progetti urbanistici della giunta attuale a quelli della destra e difesa dopo le accuse da una corale alzata di scudi, potrebbe anche mettere in conto, nel suo ruolo, qualche (insensata) scazzottata politica. Ma il soprintendente? Che c’entra il soprintendente che già si era segnalato per aver fermato l’abbattimento (per fare pellets!) dell’inestimabile foresta di Marganai ed essersi opposto al raddoppio dello spropositato deposito di fanghi rossi a Portovesme del quale fu accanito nemico (prima di essere eletto) anche l’attuale governatore? Doveva rendere ossequio all’autonomia regionale? Risponde l’art. 98 della Costituzione: «I pubblici impiegati sono a servizio esclusivo della Nazione». Non per altro sono saltati su il Fai con Andrea Carandini («L’attacco di una parte del Pd avvilisce qualunque cittadino italiano: non sono questi temi che possono esser di esclusiva competenza delle regioni») e la fondatrice Giulia Maria Crespi («Sono interdetta») e il presidente di Italia Nostra Oreste Rutigliano e un po’ tutte le associazioni ambientaliste. E uno dei padri della «legge Soru», Gianvalerio Sanna: «Lo sconcerto e la rabbia davanti alla folle decisione del Governo regionale sardo di portare comunque avanti una legge urbanistica insensata…».
Il Soprintendente.
Torna in mente Indro Montanelli, che a differenza di Matteo Renzi («Sovrintendente è una delle parole più brutte di tutto il vocabolario della burocrazia») non disprezzava affatto quei funzionari. Anzi. Li vedeva, nel ‘66, come «pochi eroi sopraffatti dal lavoro e senza mezzi per svolgerlo. Un Soprintendente è tenuto a compiere sopralluoghi, controllare perizie, dirigere i lavori, pubblicare studi, redigere piani paesistici, ma soprattutto a resistere ai privati che vorrebbero distruggere tutto per rifarlo in vetrocemento, quasi sempre con l’assenso e l’appoggio delle autorità». Non vale, ovvio, per tutte le autorità e meno che meno tutti i soprintendenti. In Calabria, per dire, ce n’è uno come Mario Pagano che aveva fatto passare tutto, dal raddoppio dello stadio in area archeologica alle demolizioni nel cuore di Cosenza Vecchia o l’assalto a Punta Scifo, devastata dal cemento, finché non è intervenuta finalmente la magistratura. Che ha bloccato il cantiere e chiesto anche il suo rinvio a giudizio. Di lui, i cementieri, non si sono lagnati mai. Anzi, visto che nessuno lo ha ancora rimosso, ha lanciato lui una fatwa per non far più lavorare l’archeologa Margherita Corrado che ha salvato Capo Colonna e Punta Scifo. Il Tar, ai padroni di quel cantiere indecente, ha dato torto anche ieri… Ma che gli importa? (Gian Antonio Stella, Il Corriere della Sera).
Un incontro bilaterale “urgente” con il presidente della giunta regionale, Francesco Pigliaru, della legge sulla riorganizzazione della rete ospedaliera. Lo ha chiesto il consigliere regionale del Partito dei sardi, Augusto Cherchi. “Ribadiamo – ha detto Cherchi – la necessità di un incontro bilaterale urgente, per conoscere la volontà della giunta in merito alle richieste avanzate nel documento della direzione nazionale del PdS del 19 settembre”. Il documento citato da Cherchi avanzava tre richieste principali all’interno della riforma degli ospedali, tra cui la certezza che i Pronto soccorso funzionino realmente in tutti i presidi della rete, compresi quelli periferici, e la richiesta di un ospedale di comunità in ogni territorio. La direzione del PdS si era conclusa con il mandato ai consiglieri regionali per fare pressing verso una modifica “profonda” della proposta della giunta. “L’incontro – ha detto ancora Cherchi – sarà l’occasione per conoscere nel dettaglio i termini del passaggio della parte organizzativa della Qatar Foundation dal Bambin Gesù al Gemelli nella gestione del Mater Olbia”.
La presidenza della Cei, la Conferenza episcopale italiana, ha nominato l’arcivescovo di Oristano, Ignazio Sanna, nuovo presidente della Commissione episcopale per la Dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi. Ignazio Sanna era stato eletto per la prima volta nella Commissione episcopale nel 2010 dall’Assemblea generale della Cei, ed era stato poi rieletto nel 2015, per un altro quinquennio, come segretario. Nell’incarico di presidente, il vescovo di Oristano subentra a Luciano Monari, amministratore apostolico di Brescia. Come presidente della Commissione episcopale Ignazio Sanna sarà anche membro del Consiglio episcopale permanente della Cei.
Forza Italia ha nominato cinque nuovi commissari provinciali, sulla base del nuovo assetto degli enti locali della Sardegna. Lo ha comunicato il coordinatore regionale, Ugo Cappellacci. Per la Provincia di Oristano il commissario del partito sarà il consigliere comunale Antonio Iatalese; per il Sud Sardegna Ignazio Locci, neosindaco di Sant’Antioco; per la città metropolitana di Cagliari è stato scelto Giorgio La Spisa, ex assessore regionale della Programmazione. Il nuovo commissario sassarese sarà, invece, Manuel Alivesi, capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale. Per la provincia di Nuoro è stato nominato come commissario Peppe Montesu, consigliere comunale. “Con queste nomine – ha detto, in sintesi, Cappellacci – Forza Italia ha generato il rinnovamento di un movimento capace di coinvolgere nella vita pubblica della comunità persone che non sono mestieranti della politica. Ci attendono sfide ambiziose e perciò stiamo lavorando per proseguire la nostra mobilitazione nei territori e restituire voce ai sardi che si identificano nei valori della tradizione, della comunità, della famiglia, dell’impresa e della libertà”.
Un settantenne è stato arrestato dai Carabinieri con l’accusa di prostituzione minorile e violenza. L’arresto è stato eseguito in flagranza di reato, grazie alla segnalazione di alcuni compaesani che avevano riferito ai militari di aver notato il pensionato che, in compagnia di un minore, si dirigeva verso un vigneto di sua proprietà alla periferia del paese. Le violenze – hanno riferito il comandante della Compagnia di Oristano, Francesco Giola, e il Procuratore della Repubblica della Repubblica, Domenico Basso, nel corso di una conferenza stampa – erano cominciate a luglio e sono andate avanti per tutto agosto e settembre. L’uomo aveva adescato il ragazzo chiedendogli di aiutarlo a curare il suo vigneto in cambio di qualche euro che poteva servirgli per le vacanze. Dopo qualche giorno, però, aveva cominciato a fargli avances molto esplicite, offrendogli 30 euro per ogni incontro. Il ragazzo (che è stato sentito con l’assistenza di una psicologa), ha raccontato di avergli detto di no, ma di aver infine ceduto alle insistenti richieste del pensionato che poi ha approfittato della sua paura di essere scoperto per imporgli sempre nuovi incontri. Il minore ha anche detto sempre di no – hanno riferito Carabinieri e Procuratore – alle richieste di coinvolgere nella vicenda anche il fratello più piccolo. Il blitz dei militari è stato accolto dalla vittima come una liberazione. Dopo l’arresto il settantenne è stato rinchiuso in una cella della casa circondariale di Massama, in attesa del pronunciamento del Gip sui provvedimenti richiesti dalla Procura. A suo carico non risulterebbero dei precedenti specifici, ma gli inquirenti stanno cercando di accertare se anche altri ragazzi siano stati oggetto delle sue turpi attenzioni.
Venerdì 29 settembre, alle 12, la Polizia di Stato festeggia anche a Oristano il patrono San Michele Arcangelo. Alla presenza delle autorità civili, militari e religiose della provincia, dei familiari delle “Vittime del Dovere” e dei “Caduti in Servizio”, e del personale della Polizia di Stato con i relativi familiari, l’arcivescovo di Oristano, Ignazio Sanna, insieme al cappellano provinciale della Polizia, Gianfranco Murru, celebrerà la santa messa presso la Cattedrale di Oristano.
Venerdì 29 settembre, alle 18, nell’area espositiva del Centro di Documentazione e Studio sulla Sartiglia, presso l’Hospitalis Sancti Antoni (ingresso da via Sant’Antonio), a Oristano si terrà l’incontro culturale “Raccontando la Sartiglia”. L’appuntamento, inserito nel programma del Settembre Oristanese e organizzato della Fondazione Sa Sartilia, sarà l’occasione per dialogare insieme ai protagonisti di ieri e di oggi sulla storica manifestazione oristanese, e per presentare un nuovo progetto sulla Sartiglia che, attraverso un percorso didattico ed esperenziale, coinvolgerà attivamente la comunità e permetterà di approfondire tradizioni, usi e costumi dell’antica giostra equestre di Oristano. Dopo i saluti del presidente della Fondazione, Angelo Bresciani, il dibattito sarà introdotto da Marco Pessini, componente del consiglio d’amministrazione della Fondazione Sa Sartiglia, che presenterà il progetto. L’incontro proseguirà con il coordinamento di Maurizio Casu e col contributo di altri interventi dei protagonisti e degli appassionati della Sartiglia.
Al Teatro San Martino, a Oristano, dal 30 settembre all’8 ottobre, si terrà la mostra fotografica “Jazz in Sardegna…Pictografie”, immagini di musicisti di Jazz e blues scattate in bianco e nero dal fotografo Tarcisio Fodde, e poi dipinte a colori dal fratello, il pittore Angelo Fodde
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