Estendere il Ppr a tutta la Sardegna e poi riscrivere la Legge Urbanistica.
La legge urbanistica della Regione, approvata dalla giunta e ferma da tempo in commissione va riscritta. Ma prima di riscriverla sarebbe necessario estendere il Piano paesaggistico regionale, che ora riguarda solo le zone costiere, all’intera isola.
È questo solo uno degli spunti emersi nel convegno conclusivo “Estendere il Ppr a tutta la Sardegna per poi riscrivere la Legge Urbanistica”, dopo una serie di seminari sull’urbanistica, organizzati in vari paesi della Sardegna dalle associazioni Lamas, Sardegna Soprattutto e Paesaggio Gramsci.
Studiosi, intellettuali e tecnici hanno discusso di urbanistica sostenibile e di tanti temi cruciali relativi al suolo, paesaggio, ambiente, e contraddizione tra diritto al lavoro e alla salute. Si è parlato anche del modello di sviluppo che il Piano paesaggistico regionale (approvato nel 2006) dell’allora assessore regionale all’Urbanistica, Gian Valerio Sanna, aveva prospettato. Ppr poi del tutto tradito dalla giunta di centrodestra di Cappellacci e dalla giunta di centrosinistra di Pigliaru.
Il quadro oggetto di riflessione del convegno è stato il Piano casa prorogato ad libitum; la voglia di rilanciare l’industria inquinante nelle zone desertificate; l’intenzione di trasformare la Sardegna nel più grande hub del gas del Mediterraneo, con tutto ciò che questa soluzione comporta; il piano energetico che consuma suolo e non restituisce nulla ai territori; la legge urbanistica che è un tentativo di destrutturare del tutto il Ppr ed è cucita addosso agli interessi della speculazione.
“Giunti all’appuntamento finale dell’iniziativa “Materiali per un urbanistica sostenibile” – è stato detto gli organizzatori – grazie all’impegno di associazioni ed esperti, e alla sensibilità di singoli cittadini, oggi migliaia di sardi sanno che il disegno di legge sul Governo del territorio Sardo del 16 marzo 2017 (che ha gravi profili incostituzionali. ndr), se non sarà revocato scriverà, in forme irreversibili, il destino del suolo della Sardegna per secoli. Da qui la necessità , di continuare interpellare e convocare esperti, organizzazioni sociali, tecnici, intellettuali, perché la Sardegna ed i suoi valori non vengano svenduti ai “cacciatori di suolo” e agli “sviluppisti del cemento”, grazie a decisori politici che per quanto indeboliti nel consenso dagli esiti del Referendum e delle ultime elezioni politiche continuano a credere di poter barattare il suolo ed il paesaggio della Sardegna, facendo credere che in cambio ci saranno lavoro e benessere. Questi ultimi certamente ci saranno ma solo per pochi, come è nelle migliori tradizioni del colonialismo.
Ecco allora l’importanza di un’opinione pubblica informata e sensibilizzata sui temi dell’ambiente e del paesaggio; di sindaci maggiormente consapevoli del valore della terra delle comunità a loro affidate; di sindacati che pretendano lavoro che non rapini le risorse non rinnovabili; di portatori di interessi collettivi che godano di un ascolto maggiore dei portatori di interessi di pochi che vogliono desertificare la Sardegna e che cercano di dettare l’agenda persino alla massima assemblea regionale. Ecco perchè è necessario moltiplicare i momenti di “pedagogia sociale” o, come la chiama il Presidente Mattarella, di “pedagogia civile” abitati dal confronto sul futuro della Sardegna”.
Lamas, Sardegna Soprattutto, Paesaggio Gramsci, ma anche tante altre associazioni e comitati, lo stanno facendo in nome della Costituzione, che garantisce la tutela dei luoghi e della percezione che ne hanno le comunità insediate. Lo ribadisce il Codice dei beni culturali e del paesaggio, che in Sardegna ha trovato attuazione piena e condivisa nel Piano Paesaggistico Regionale, bibbia giuridica e culturale per tutti i livelli istituzionali in virtù del suo rango costituzionale.
“Ecco perchè i suoi contenuti concreti e quelli dell’urbanistica stanno diventando finalmente popolari e non una faccenda di pochi. Solo così ogni persona sarà capace di leggere i valori del suo territorio e di portare il suo contributo alla redazione degli strumenti del suo governo. Che fare allora? Come concretamente creare partecipazione e confronto? Come smetterla di parlare di partecipazione mettendo in scena le pantomime della stessa? È necessario mettere insieme competenze, intelligenze ed esperienze, senza barriere ideologiche e sociali in un laboratorio pubblico, che ha il compito di orientare i decisori specie in un momento in cui il crollo dei corpi sociali intermedi li isola sempre più. Ecco la necessità di moltiplicare le giornate in cui tutti coloro che formano la società educante abbiano voce e cittadinanza. In questa traiettoria si è collocato l’obiettivo del seminario conclusivo “Estendere il Ppr a tutta la Sardegna per poi riscrivere la Legge Urbanistica” .
Sia chiaro che qualsiasi dispositivo per quanto mediato tra correnti, non può sostituire il rango costituzionale dell’attuale Ppr che prospettava uno sviluppo sostenibile e da questo bisogna ripartire rimediando alle inadempienza nella sua piena attuazione.
La proposta? Estendere il Ppr alle aree interne; adeguare i Puc allo stesso; mappare i suoli inquinati nei nostri centri, non solo costieri; chiedere ai giganti dell’industria che hanno avvelenato i nostri suoli di rimediare al disastro; mettere mano ad un Piano Energetico regionale che non sia l’alienazione della Sardegna ai padroni delle energie fossili.
“Sul futuro della Sardegna, del suo paesaggio, del suo ambiente, del suo suolo – ha detto l’ex assessore regionale, nonché presidente di Lamas, Maria Anonietta Mongiu, tra le più attive organizzatrici del convegno – si è ormai aperta un’ampia discussione che non può essere frustrata o messa a tacere dalla pratica del disconoscimento, esercitato spesso da assessori a cui il ruolo dovrebbe ispirare maggiore prudenza quando si rivolgono in forme svalutative all’opinione pubblica, specie se questa è competente e ha un approccio propositivo e costruttivo. Infine, è del tutto evidente che se il centrosinistra che governa ancora la regione Sardegna e alcuni grandi centri continuerà a negare i valori con cui una parte dei sardi lo ha mandato al governo, sarà destinato al definitivo tramonto”.
Sul Ppr e sulla proposta della nuova legge urbanistica è intervenuto l’ex assessore regionale all’Urbanistica, Gian Valerio Sanna, a cui è stato chiesto di quale legge urbanistica avesse bisogno la sardegna. “La proposta di nuova legge urbanistica presentata dalla giunta regionale – ha detto con durezza Sanna – non appare opportuna sotto l’aspetto del merito, ma neppure sotto il profilo del metodo.
Esistono in Sardegna emergenze di gestione e governo del territorio enormi, a partire dall’esigenza di superare la singolare condizione di una parte del territorio regionale non ancora tutelata e salvaguardata sotto il profilo paesaggistico, per continuare con le mancate politiche contro l’abusivismo edilizio dilagante ed incontrollato. Esistono esigenze impellenti per rivisitare alcune incongruenze nella gestione degli usi civici regionali e nell’integrare le politiche di gestione del Pai con quelle più generali del paesaggio e dell’ambiente.
Abbiamo bisogno di porre in chiarezza l’intera materia del governo del territorio prima di approvare una nuova disciplina urbanistica che dovrà fare da regia generale alla trasformazione e gestione del territorio. Dobbiamo decidere se una legge urbanistica debba essere la legge che dovendo esprimere una regola di gestione contiene a sistema una permanente deroga alle volumetrie, oppure si decide che la regola è la regola e le deroghe devono trovare una necessaria conclusione.
Sulla storia del Piano Casa – ha proseguito Gian Valerio Sanna – è necessario fare un punto sul risultato ormai di dieci anni di aumenti volumetrici indiscriminati, e sui reali benefici all’economia che erano posti a sua giustificazione. Vi è poi del tutto aperto e irrisolto se questo tipo di tematiche debbano essere oggetto della cura di legislatori senza alcuna competenza di merito e senza alcuna base culturale e giuridica per affrontare con responsabilità e imparzialità il tema che presiede alla garanzia ed alla stessa prospettiva delle future generazioni.
Serve una grande mobilitazione morale e culturale – ha concluso l’ex assessore regionale all’Urbanistica – ma anche una inedita e determinata assunzione di responsabilità da parte di tutti i cittadini, e fra questi, maggiormente da parte di coloro che più di altri studiano, lavorano e si appassionano al destino degli uomini”.
Le considerazioni di Gian Valerio Sanna sono state riprese e ampliate da Paolo Urbani, docente di diritto amministrativo della Luiss di Roma e componente del comitato scientifico del Ppr del 2006, a cui sono state affidate le conclusioni del convegno. Convegno a cui hanno preso parte Fausto Pani, geologo Sardegna Soprattutto; Angelo Aru, decano degli Agronomi della Sardegna, professore emerito Università di Cagliari; Sergio Vacca, geopedologo, sindaco di Milis; Tore Corveddu già segretario nazionale Cgil Chimici; Tore Sanna, vicepresidente Federparchi; Mauro Gargiulo, responsabile regionale energia Italia Nostra; Nicola Migheli, sociologo; Michelina Masia, docente di Sociologia del diritto Università di Cagliari; Giuliano Murgia, già segretario Cgil Sardegna; Fiorella Pilato, magistrato, già componente del Consiglio Superiore della Magistratura; Mauro Mura, magistrato, già Procuratore della Repubblica di Cagliari; Franco Masala, storico dell’architettura; Salvatore Multinu, ingegnere Pattada; Francesco Sechi, ingegnere trasportista Cagliari; Italo Meloni, docente di Pianificazione dei trasporti Università di Cagliari; Alan Batzella, architetto Cagliari; Giuseppe Biggio, già dirigente della Pianificazione della Regione; Fausto Martino, soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e sud Sardegna; Alberto Scanu, presidente Confindustria Sardegna; Francesco Porcu, direttore regionale Cna.
Un convegno disertato dalla maggior parte dei politici isolani, che durante la campagna elettorale (alcuni del M5S a parte) non hanno minimamente toccato un argomento di così rilevante importanza per la Sardegna, dal quale invece avrebbero potuto imparare molto.
9 comments
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Bene Pig, anche se a mio avviso ha dato un pò troppo spazio a Gianvalerio Sanna.
come al solito ottimo articolo di pig, “tifoso” fino a un certo punto, dato che non è colpa sua se gv sanna è stato il padre del ppr, sul quale era incentrato il convegno.
La postilla finale di Angelo è da condividere in pieno. Pochissimi politici durante la campagna elettorale hanno parlato di Ppr e del tentativo della giunta Pigliaru di cementificare ancora le coste. Peggio di Cappellacci. Ancora più assurdo il silenzio di quasi tutti i segretari dei partiti ai quali di un argomento tanto importante e prioritario per il futuro dell’Isola non importa un bel niente. Assurdo!
Bravo Angelo! Ottimo articolo!
Non c’è da meravigliarsi se non c’erano politici, in particolare del Pd. Sono tutti favorevoli al cemento sulle coste.
Qatar insegna.
Anche io non mi sono meravigliato che a un convegno di così alto livello ci fossero pochi politici. Sono impegnati, soprattutto quelli della maggioranza di Centrosinistra, a leccarsi le ferite dopo le elezioni politiche e stanno già pensando a come riciclarsi per le prossime elezioni regionali. Sono tutti presi a proporsi alla presidenza della Regione. Con Pigliaru fuorigioco, via libera a Zedda che non sa più dove fare l’uovo e agli indipendentisti Muroni e Maninchedda paladini della sardità ma portatori sani della vecchia politica che guarda al proprio interesse personale e basta. Come possono questi signori parlare di salvaguardia delle coste, suolo e ambiente quando sono sempre andati a braccetto con le lobby del cemento? Rilassatevi, alla Regionali 2019 non ci sarà storia: vincerà il Movimento 5 Stelle!
E Soru dove l’avete lasciato? Soru muore dalla voglia di ripresentarsi come candidato alla presidenza della Regione per il Pd. La voglia di rivalsa è troppo grande per riflettere sull’esedo in massa dal Pd degli elettori sardi, dopo la figuraccia della Giunta Pigliaru.
Di sicuro non vincerà nè uno nè l’altro, ma se la lotta fosse ristretta a Soru e Maninchedda vincerebbe Soru a mani basse. Soru non sarà il non plus ultra ma non è mai stato una banderuola come Maninchedda. L’ex Assessore regionale ha sempre pensato al suo orticello, da quando era Dc, Partito popolare, Margherita, Progetto Sardegna, Psd’Az, fino a inventarsi il Partito dei sardi per ritagliarsi una poltrona alla Regione. Putroppo per lui all’indipendentismo non crede più nessuno e alle prossime Regionali il Pds verrà spazzato via dalla scena politica insieme a molti altri partiti dal ciclone Cinque Stelle. Maninchedda non può dire nulla contro questa pessima legge Urbanistica del trio Erriu-Fadda-Cabras, perchè pende dalla labbra di Cabras che gli avrebbe promesso di proporlo come presidente della Regione per il centrosinistra. Povera Sardegna, come siamo messi male! Maninchedda è un ambizioso, e su questo nulla da ridire, ma non si può affidare la Sardegna a chi flirta col Pd e allo stesso tempo rivendica l’assurda chimera dell’indipendentismo. Un concetto ormai superato dalla storia, come ha dimostrato quello che è successo in Spagna per la Catalogna. Se alle prossime Regionali il Pds non dovesse andar bene, niente di strano che Maninchedda si inventi un altro partito.
La speculazione energetica procede senza freni, profanando suolo e paesaggio e mungendo la Regione, nel silenzio tombale di politici inadeguati che evidentemente hanno altro a cui pensare.