25 Aprile con la Costituzione nel cuore.
“Buon 25 aprile, buona festa della Liberazione! Festeggiamo oggi il 73esimo anniversario della fine della dittatura e dell’occupazione nazista
e della nascita della democrazia in un’Italia che potrebbe vedere tornare al governo partiti che esplicitamente si richiamano al fascismo storico, e che praticano un nuovo fascismo.
È dunque ancora più urgente parlare del fascismo, spiegare cosa è stato e cosa potrebbe essere. «Non cerchiamo tante definizioni – ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella – il fascismo è tutto il contrario di ciò che c’è scritto nella Costituzione, e viceversa».
È una frase particolarmente chiara, forte ed ispirata: una frase che spiega perché “Libertà e Giustizia” è geneticamente antifascista e perché riconosce come suo compito principale la diffusione di una cultura della Costituzione che motivi i cittadini italiani a difendere la Carta, e a chiederne in ogni sede l’attuazione.
Ed è una frase che ha spesso citato Carlo Smuraglia, che vorrei oggi salutare come uno degli esempi più luminosi della cultura dell’antifascismo e della Costituzione.
Se posso suggerirlo, sarebbe bello che ogni socio di “Libertà e Giustizia” si regalasse e regalasse oggi una copia del bellissimo libro di Smuraglia appena uscito presso le Edizioni del Gruppo Abele (“Con la costituzione nel cuore. Conversazioni con Francesco Campobello su storia, memoria e politica”).
Vorrei ricordare il senso autentico del 25 aprile proprio con le sue parole di partigiano contenute in quelle pagine: «Noi dobbiamo la nostra vita democratica alla Resistenza. La nostra Costituzione è nata dalla Resistenza. Il 25 aprile, festa della Liberazione, ha tutti questi significati dentro di sé e deve rimanere tale. Non sarebbe esatto dire che chi ha combattuto per la libertà combatteva solo per questo: nei partigiani era chiaro che l’obiettivo era duplice e riguardava, insieme, libertà e democrazia. Ben pochi giovani sarebbero stati disposti a prendere le armi e a cacciare i fascisti solo per tornare allo Statuto albertino (quello in cui il sovrano concedeva, di sua iniziativa, i diritti al popolo)».
La figura di Smuraglia è esemplare proprio per come ha partecipato, da allora ad oggi, alla vita politica del Paese: non da professionista, ma da cittadino. È stato consigliere comunale, regionale, presidente del consiglio regionale lombardo, membro del Consiglio Superiore della Magistratura e per dieci anni senatore: ma senza mai appartenere alla politica, e continuando a esercitare l’insegnamento e l’avvocatura (in un modo profondamente empatico con i principi costituzionali). Questa libertà è stata importante, perché – sono sempre parole del libro di Smuraglia – «per la dignità della funzione parlamentare è fondamentale non chiedersi se un voto favorevole o contrario a un provvedimento giovi alla propria carriera o ai propri affari. Sta qui l’importanza che vengano elette persone che possono facilmente tornare a casa e al proprio lavoro, cioè che abbiano un’autonomia».
“Libertà e Giustizia” condivide questa visione: la democrazia è troppo importante perché il suo destino sia lasciato solo alla politica dei professionisti. Da qui le ragioni dell’esistenza stessa di una associazione come la nostra: un’associazione di cittadini che vogliono fare politica senza candidarsi necessariamente ad alcunché, ma sviluppando una cultura della politica che possa contribuire a proiettare nel futuro le conquiste straordinarie della generazione di Smuraglia.
Oggi le sfide che ci stanno di fronte possono sembrare meno nette o drammatiche, ma se guardiamo (a ottant’anni dalle Leggi razziali) cosa permettiamo che succeda, sulle rive e tra le onde del Mediterraneo, a chi ha avuto il solo torto di nascere in paesi e con colore della pelle diversi dai nostri, allora comprendiamo che non è così.
Anche oggi si combatte per la libertà e la giustizia, nel vuoto dell’enorme indifferenza generale: proprio come ai tempi del fascismo. Ancora oggi c’è bisogno di chi resiste, di chi prende parte, di chi dedica una parte della propria vita a cambiare lo stato delle cose.
Buon 25 aprile, buona festa della democrazia!”. (Tomaso Montanari, presidente di “Libertà e Giustizia”).
Una tartaruga “Caretta caretta” è tornata in Sardegna ed è finita, nuovamente, nella rete di un pescatore, che ha subito chiamato gli esperti del Cnr di Oristano che l’hanno soccorsa. La tartaruga è stata recuperata nella laguna di Marceddì da un pescatore, Alessio Cadelano, che tirando su le reti ha trovato l’animale impigliato. Come già accaduto in passato, Cadelano ha subito chiamato il Centro di Recupero del Sinis, affidando la tataruga agli esperti del Cnr. “Aveva già una nostra targhetta – hanno spiegato Andrea de Lucia e il ricercatore Andrea Camedda del Cnr -. Lo scorso anno, infatti, era già finita in una rete e l’avevano soccorsa. Questa è l’ennesima conferma che le tartarughe tornano spesso negli stessi luoghi. In questo caso è entrata nella laguna per cibarsi ed è rimasta impigliata”. Adesso la “Caretta caretta” è stata portata al Cres per le analisi di rito e tra una settimana sarà nuovamente liberata. “È in buona salute – hanno detto gli esperti del Cnr -; in un anno è cresciuta. Adesso aspettiamo i risultati delle varie analisi, poi la tartaruga verrà liberata”.
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