Dal 1° maggio a Oristano visita ai musei cittadini con un biglietto unico.
Sulla base dell’accordo sottoscritto a dicembre dall’arcivescovo Ignazio Sanna e dal vicesindaco e assessore comunale alla Cultura Massimiliano Sanna saranno più facili le visite delle quattro strutture museali cittadine.
Sarà infatti possibile visitare l’Antiquarium Arborense, la Torre di Portixedda, la Pinacoteca Carlo Contini e il Museo Diocesano Arborense con un unico biglietto.
L’accordo, che ha validità decennale, è finalizzato a promuovere la fruibilità, la divulgazione, la conoscenza, la protezione, il recupero, la valorizzazione del complesso dei beni culturali del Comune di Oristano e dell’Arcidiocesi Arborense.
“È un progetto su cui puntiamo per favorire la promozione e la conoscenza del patrimonio culturale cittadino – ha commentato con soddisfazione il sindaco Andrea Lutzu -. Chiunque vorrà visitare uno dei tre musei sarà invogliato a conoscere anche le altre due. In ogni struttura le guide pubblicizzeranno l’iniziativa e promuoveranno la rete museale e il biglietto unico invitando i visitatori a cogliere questa opportunità”.
“La sinergia che si è creata con la Arcidiocesi è di grande importanza e ci consentirà di mettere a sistema l’offerta culturale e turistica oristanese – ha aggiunto l’assessore alla Cultura Massimiliano Sanna -. Vogliamo promuovere meglio il grande patrimonio artistico e archeologico di Oristano, come già avviene in tante altre città. Insieme al Tavolo strategico culturale sono due delle iniziative più importanti con le quali vogliamo valorizzare adeguatamente i nostri tesori culturali. Confermiamo anche l’intenzione di estendere l’iniziativa del biglietto unico con tutte le istituzioni museali della provincia, per attirare i turisti e metterli nelle condizioni di avere ogni agevolazione possibile per conoscere ogni singola realtà del territorio”.
“Il Museo Diocesano partecipa con entusiasmo a questa iniziativa – ha detto la direttrice Silvia Oppo –. Per l’Arcidiocesi di Oristano l’istituzione del biglietto unico può promuovere la conoscenza e la fruibilità dell’accesso alle singole strutture, e rappresentare un primo passo verso la realizzazione di una proposta culturale unitaria e forte, frutto di una sinergica collaborazione tra le istituzioni, che valorizzi il turismo e incentivi la qualità dell’offerta culturale nel territorio diocesano”.
Il prezzo del biglietto singolo per le diverse strutture continuerà ad essere stabilito autonomamente dalle rispettive amministrazioni: il Comune per l’Antiquarium, la Torre di Portixedda e la Pinacoteca; l’Arcidiocesi per il Museo Diocesano. Al prezzo del biglietto cumulativo sarà applicato uno sconto del 30%.
Le due istituzioni, infine, si sono impegnate a divulgare la conoscenza del biglietto unico, con l’ausilio dei propri operatori e guide, che dovranno svolgere un’azione di promozione e divulgazione per l’accesso alle diverse strutture.
Interessante anteprima di “Monumenti aperti”, sabato 5 maggio, alle 18, all’Auditorium dell’Hospitalis Sancti Antoni di Oristano (ingresso da via Cagliari), con il convegno “Quale futuro per i beni culturali di Oristano?”. Delle idee e le proposte per la valorizzazione del patrimonio culturale della città di Eleonora discuteranno Massimiliano Sanna, assessore alla Cultura del Comune di Oristano, e i docenti Raimondo Zucca dell’Università di Sassari e Gaetano Ranieri dell’Università di Cagliari. Il convegno è organizzato dal Comune di Oristano, assessorato ai Beni culturali della Regione, Fondazione Sa Sartiglia, e associazione culturale “Oristano nascosta”.
Ha mosso i primi passi verso la messa totalmente in lingua sarda, la celebrazione religiosa officiata oggi per la “Giornata del popolo sardo”, quella che ricorda la sommossa del 28 aprile 1794, e la fuga da Cagliari del viceré e dei funzionari sabaudi. “Sa Die de Sa Sardigna” è cominciata con la messa in sardo, officiata nella cattedrale di Cagliari dal sostituto alla segreteria di Stato vaticana, monsignor Giovanni Angelo Becciu, e trasmessa in diretta su Rai3. In “limba” i canti, riti iniziali, letture, salmo, preghiere dei fedeli e le orazioni, il Santus, l’Agnus Dei e il Padre nostro. Ma non la preghiera eucaristica: per questa parte (il cuore della messa) servirà il via libera dalla Santa Sede. E l’iter è già avviato. “Anche la trasmissione della fede, la preghiera e la liturgia possono trovare nuova linfa e vigore se espressi nella propria lingua madre; è un modo per dare voce alle richieste socio economiche della Sardegna intera che da anni aspettano risposte. La nostra terra ne ha bisogno”, ha detto monsignor Becciu, originario di Pattada, che prima della chiamata a Roma ha trascorso anni nelle realtà “periferiche” così care a Papa Francesco, come Angola e Cuba. I testi liturgici sono stati tradotti da un team di esperti, coordinato da don Antonio Pinna. Il rito è stato accompagnato dalle musiche composte dal maestro Vittorio Montis. Hanno cantato anche la mezzo soprano Massimiliana Tocco e il baritono Gabriele Barria. Il rito religioso si è concluso con la tradizione Ave Maria in lingua sarda, “Deus ti salvet Maria”, da sempre cantata per le visite pastorali dei Pontefici in Sardegna. Ad accompagnare il canto anche i tradizionali strumenti a fiato, le “launeddas”, suonate dal gruppo “Cuncordia a launeddas”. Monsignor Becciu, attraverso le diretta televisiva, olte che a tutti i sardi, ha mandato un saluto particolare agli emigrati, ai vecchi e ai malati.
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