Mag 10

Un bicchiere d’acqua, un tozzo di pane e una “bandiera blu” non si nega a nessuno.

Come accade puntualmente prima dell’estate, la Fondazione per l’educazione ambientale (Fee) distribuisce “bandierine blu” (quest’anno sono state ben 368) lungo le coste italiane.

Secondo quanto sostiene l’associazione ambientalista “Gruppo d’intervento giuridico”, che sull’argomento è più scettica di noi, le “bandiere blu” “…nell’immaginario collettivo, grazie anche a un’informazione superficiale, sono sinonimo di qualità ambientale; in realtà i criteri di assegnazione sono molto di manica larga e, spesso e volentieri, rappresentano un grossolano maquillage d’immagine per veri e propri scempi ambientali”.

In Sardegna, per esempio, sono state assegnate “bandiere blu” in tredici comuni, tra cui alla borgata marina oristanese di Torregrande che, pur con tutto il campanilismo possibile e immaginario, non può essere certo considerata una perla ambientale.

Come ricorda l’associazione ambientalista Gig, i parametri per l’assegnazione della “bandiera blu” sono di ogni genere e non bisogna dimenticare che la commissione nazionale della Fee è tenuta ad assegnare una valutazione per ogni candidatura locale sulla base delle risposte a un questionario compilato da ogni comune richiedente.

I parametri vanno dalle “eccellenti” acque di balneazione ai regolari campionamenti effettuati nel corso della stagione estiva, dalle agenzie regionali nell’ambito del Programma nazionale di monitoraggio passando per la depurazione delle acque reflue o la copertura fognaria, almeno all’ottanta per cento. Ma nelle valutazione sono considerate anche la raccolta differenziata, le aree pedonali e le piste ciclabili, le caratteristiche delle spiagge (personale, accessibilità, servizi). Così come la qualità delle strutture alberghiere e la certificazione ambientale e delle procedure delle attività istituzionali e delle strutture turistiche presenti sul territorio. Tutte cose queste che anche il più distratto dei frequentatori può notare che a Torregrande sono in parte o del tutto assenti.

Per non parlare, poi, del pericolo amianto più volte evidenziato da Giampaolo Lilliu, presidente dall’Associazione regionale ex esposti amianto, nella spiaggia di Torregrande. Spiaggia che non risulta sia stata bonificata. E proprio per questo motivo, il mese scorso, Lilliu ha inoltrato un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica di Oristano perchè vengano accertate eventuali responsabilità e vengano prese le opportune garanzie in difesa della salute dei cittadini e a tutela dell’ambiente.

Insomma, le località che si fregiano della “bandiera blu”, riconoscimento che, come detto, viene assegnato “…alle località costiere che soddisfano criteri di qualità relativi a parametri delle acque di balneazione e al servizio offerto, tenendo in considerazione, ad esempio, la pulizia delle spiagge e gli approdi turistici”, non sempre nella realtà possono vantare quella qualità ambientale che la “bandiera blu” lascerebbe presupporre. Ma non c’è problema, di questi tempi un bicchiere d’acqua, un tozzo di pane e una “badierina blu” non si nega a nessuno.

Un corso teorico-pratico di guida sicura destinato agli studenti delle scuole medie superiori per far comprendere ai neopatentati i rischi di mettersi al volante sotto l’effetto di sostanze alcoliche e stupefacenti e per insegnare loro come correggere comportamenti e reazioni scorrette in caso di pericolo. Per il secondo anno consecutivo, il Servizio di Igiene e sanità pubblica della Ats-Assl di Oristano ha sposato la campagna sulla sicurezza stradale, organizzata dal Comando della Polizia locale del Comune di Oristano, patrocinando una delle quattro giornate di lezioni e dimostrazioni pratiche organizzate presso l’autodromo nazionale “Franco Suni” di Mores. L’iniziativa della Assl ha coinvolto 18 studenti neopatentati dell’istituto Itc “Mossa” di Oristano, che hanno potuto frequentare gratuitamente il corso di guida sicura. Alle lezioni dei medici del Servizio di Igiene pubblica e dei responsabili della Polizia locale si sono affiancate le esercitazioni in pista tenute da un team di piloti professionisti che, con il supporto di un sofisticato sistema tecnologico, hanno simulato le distrazioni (uno dei principali fattori di rischio è l’uso del cellulare mentre si guida) e lo stato di scarsa lucidità provocato da abuso di alcolici o da sostanze psicotrope, per dimostrare quali sono i pericoli di una guida scorretta. L’evento didattico e dimostrativo all’autodromo di Mores fa parte di una più ampia serie di azioni sulla sicurezza stradale che l’Area socio-sanitaria locale di Oristano, nell’ambito del Piano regionale di prevenzione 2014/2018, è impegnata a promuovere a più livelli. Lo scorso anno, oltre alle lezioni teorico-pratiche per gli studenti, è stata varata una campagna informativa con spot video e manifesti, mentre nel 2016 destinatarie degli interventi informativi erano state le autoscuole della provincia, chiamate a collaborare con le istituzioni per sensibilizzare i neopatentati alla guida responsabile. Gli incidenti stradali in Italia rappresentano, infatti, la prima causa di morte nelle persone tra i 15 e i 29 anni: ogni anno nel nostro Paese si contano oltre 3.000 morti sulle strade e 20.000 nuovi invalidi.

Nel fine settimana dall’11 al 13 maggio saranno distribuiti in tutta l’Isola cento tavolini per raggiungere diecimila firme. E’ questa l’ultima iniziativa del “Comitato Insularità”, che dai primi di aprile ha avviato la raccolta delle cinquantamila sottoscrizioni necessarie per sostenere la proposta di legge di iniziativa popolare per l’inserimento del principio di insularità nella Costituzione. Ci sono ancora sei mesi di tempo, e il Comitato ha tutta l’intenzione di superare la soglia. “Questa è la vera battaglia di identità dei sardi e la più importante scommessa per il nostro futuro – ha spiegato il presidente del Comitato, Roberto Frongia -. Tra venerdì e domenica faremo un immenso sforzo per essere presenti con i nostri tavolini in molti paesi della Sardegna, tra la gente, animati dalla passione dei nostri volontari”. “La nostra battaglia – ha aggiunto Matteo Rocca, coordinatore del Comitato – guarda soprattutto ai diritti di cittadinanza dei più giovani, spesso costretti ad andare via per sempre dalla Sardegna per far valere le proprie capacità”. “L’obiettivo – ha detto il presidente del consiglio regionale, Gianfranco Ganau – non sono certamente le cinquantamila firme necessarie, perchè noi contiamo di andare oltre e di coinvolgere il maggior numero di sardi possibile. Serve sensibilizzare cittadine e cittadini su una battaglia che affronta un problema reale per la Sardegna”. Ganau ha poi ricordato che la raccolta sta coinvolgendo non solo la Sardegna ma tutto il Paese, grazie al lavoro di coordinamento della Fasi, la Federazione delle associazioni sarde in Italia. “Cogliamo grande apprezzamento e una condivisione piena del problema da parte dei cittadini che vivono nella Penisola – ha detto Ganau – e questo dà sicuramente più forza e maggiore slancio all’iniziativa. Stiamo sollecitando i sindaci e devo dire che c’è già una prima risposta positiva; continueremo a farlo anche nelle prossime settimane per coinvolgere amministratori e primi cittadini, ai quali chiediamo il massimo impegno per sensibilizzare le proprie comunità sull’importanza di questa battaglia”.

Sabato 12 maggio, alle 11, presso la Provincia, in via Senatore  Carboni, a Oristano, conferenza stampa, allargata alla partecipazione dei cittadini, dell’Adiconsum su “Class action conguagli regolatori: chi può aderire, come aderire, dove aderire. Le istruzioni per l’uso”. Secondo l’Adiconsum, gli utenti (persone fisiche e condomini) che hanno ricevuto da Abbanoa la fattura per il pagamento dei conguagli regolatori (partite pregresse 2005/2011) hanno diritto alla restituzione di quanto eventualmente già pagato o all’annullamento della fattura. Adiconsum avvisa che soltanto chi aderisce all’azione di classe, entro il 20 maggio, potrà ottenere questi benefici. Aderire è semplice: si  può farlo tramite il sito  dell’associazione in difesa dei consumatori, www.adiconsumsardegna.it, o recandosi pesso una sede dell’Adiconsum.

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