L’orrendo Ddl sull’Urbanistica della giunta Pigliaru è segno di mancanza di competenze.
“La Giunta Pigliaru – e con essa anche il Consiglio regionale della Sardegna – mette il silenziatore alla sentenza della Corte Costituzionale n.178/2018, tentando di derubricare una penosa “figuraccia” in “problemi di procedura” (sic!).
L’intento è evidente. Non sfugge più a nessuno, infatti, che il messaggio è rivolto principalmente agli interlocutori che del Disegno di legge sull’urbanistica sono i commitenti e i primi potenziali fruitori, e si pone in questi termini: “state tranquilli, neppure la Corte Costituzionale ci fermerà”.
Che il messaggio sia rivolto ai Comuni della Sardegna è da escludere. Questi, nell’attuale fase di irriducibile neo centralismo regionale, sono ormai ridotti a riconsegnare le chiavi perché non hanno più mezzi per dare i servizi elementari ai cittadini. Figuriamoci se possono reggere il peso organizzativo e strutturale di una complicazione burocratica e procedurale che questo Ddl certamente comporterà.
Si può, tuttavia, immaginare a cosa si riferisca con insistenza l’assessore Erriu quando evoca banali problemi di procedura, considerando che la stessa Corte Costituzionale richiama la Regione alla possibilità di modifica del PPR attraverso lo strumento della copianificazione come stabilito dal Codice Urbani.
Ma se così fosse, perché non è stata fatta prima e non si attiva ora anche per il Ddl sull’Urbanistica? La risposta è scontata quanto semplice.
Fare copianificazione significa avere una visione complessiva della Sardegna, profonda conoscenza della stessa e, di conseguenza, consapevolezza e idee. Significa anche mettere in campo competenze, impegno e fatica per argomentare e giustificare allo Stato le ragioni di una diminuzione o di una eventuale eliminazione dei regimi di tutela stabiliti congiuntamente nel PPR.
La giunta Pigliaru, in verità, ha in questi anni vistosamente dimostrato di non avere visione e un progetto di Sardegna, al punto che l’isola è ridiventata Regione Obiettivo 1, ovvero è nuovamente tra quelle più sottosviluppate d’Europa. Va da se che una giunta così sprovvista di competenze e così sprovveduta non è in grado di giustificare in alcun modo come la diminuzione della tutela nei 300 metri più delicati di tutto l’ecosistema sardo, possa rappresentare un vantaggio per l’interesse pubblico e per l’isola in generale, soprattutto perché lo sviluppo delle attività umane e quindi anche turistiche, non può più realizzarsi al prezzo del consumo dei beni comuni e delle risorse non rinnovabili.
Questo passaggio epocale è stato stabilito, una volta per tutte, dalla Convenzione Europea sul Paesaggio, a Firenze, nel 2000, recepita dallo Stato con il Codice Urbani e in seguito dal PPR della Sardegna, e nessun potere regionale può modificarlo unilateralmente.
La verità, per altro indicata in tutti gli orientamenti e sondaggi, dice che la giunta Pigliaru, come per altri ambiti, non ha idee e strategie nel turismo e ribadiamo, più in generale, non sa in che cosa debba consistere il futuro della Sardegna.
Come dunque potrebbe cimentarsi nella fatica della copianificazione e nella complessità di un pensare così alto come ha potuto fare a suo tempo, nella sua filosofia intrinseca, il PPR della Sardegna?
La Sentenza della Corte non è silenziabile soprattutto per il richiamo severo che essa indirizza alla Regione: “Questa Corte ha già avuto modo di affermare, anche di recente, proprio con riferimento alla Regione autonoma della Sardegna, che «la conservazione ambientale e paesaggistica spetta, in base all’articolo 117, secondo comma, lettera s), Cost., alla cura esclusiva dello Stato [e che ] le disposizioni del Codice dei beni culturali e del paesaggio si impongono al rispetto del legislatore della Regione autonoma della Sardegna, anche in considerazione della loro natura di norme di grande riforma economico-sociale e dei limiti posti dallo stesso statuto sardo alla potestà legislativa regionale (sentenze n. 210 del 2014 e n. 51 del 2006)» (sentenza n. 103 del 2017)”.
Emerge, al contrario, da tale richiamo, la nota propensione del governo regionale alla “protervia”, ovvero a quella arroganza ostinata di chi non intende sentire ragione alcuna rispetto alle proprie decisioni, neppure al cospetto di chi dalle sedi giurisdizionali più alte dello Stato richiama al rispetto della Costituzione.
Dunque, il silenziatore deve essere utilizzato per rassicurare qualcuno, in particolare secondo quel noto detto “parlare a nuora perché suocera intenda”? Ma perché? Forse per inseguire un consenso che ha già staccato il biglietto della prossima legislatura per altri lidi? Pare davvero poco e meschino, se così fosse!
Il Ddl sull’Urbanistica così come si sta cucinando nella Commissione Urbanistica del Consiglio regionale, presieduta da Antonio Solinas e pattugliata quotidianamente dall’assessore Erriu, è nato dall’esigenza e dall’idea di coniugare, saldandoli, il Piano casa (provvedimento nato temporaneo e straordinario e ormai prorogato fino al 2019) con la ordinarietà e la continuità temporale della legge urbanistica.
L’idea dell’urbanistica classica e oggi quella nei luoghi che hanno a cuore il bene comune, al contrario, è sempre stata quella di “determinare” e non di “derogare” ordine urbano e territoriale, fatto di limiti, di convenzioni e di cautele motivate e differenziate fra loro.
Questo concetto è stato fatto saltare fin dalla genesi del Ddl sull’Urbanistica perché le sue redazioni e attuazione sono state poste nella mani interessate di chi non ha mai agito nell’interesse della collettività ma secondo altre logiche di opportunità. E’ qui, in questo tornante difficile, che si è persa la politica e con essa si sono smarriti competenza, rigore e passione civile di coloro che dovrebbero, prima di ogni cosa, tutelare l’interesse generale.
Diceva un indimenticabile amico e “profeta” della buona politica : “non abbiamo mai visto dei naufraghi che si salvino aggrappandosi alla forza delle onde”. Non succederà neppure questa volta”. (Gian Valerio Sanna, ex assessore regionale Urbanistica ed Enti locali).
Sempre a proposito di legge Urbanistica, e delle bufale e disinformazione che la Regione e i suoi scudieri stanno mettendo in campo, c’è da segnalare un interessante intervento di Giuseppe Biggio, già direttore del Servizio Pianificazione della Regione, apparso sul sito dell’associazione culturale “Sardegna Soprattutto”, che da tempo sta facendo le pulci al pessimo Ddl Pigliaru-Erriu-Vannini.
“Quest’intervento prende le mosse da un recente articolo, comparso su La Nuova Sardegna, di Giuseppe Pulina, amministratore unico dell’Ente regionale Forestas, sul Ddl sul governo del territorio a cui ha replicato, anche in queste pagine, Antonietta Mazzette. In sintesi vi si afferma che sul Ddl circolano diverse “bufale”.
In particolare si sostiene che, contrariamente alla paventata cementificazione delle coste, il testo di legge prevedrebbe solo limitati adeguamenti volumetrici; un insignificante consumo di suolo; infine che il PPR, approvato nel 2006, non sarebbe stato concertato col Ministero Beni Culturali e neanche condiviso coi portatori di interesse (sic!).
Tra gli oltre cento articoli pubblicati sul Ddl in http://www.sardegnasoprattutto.com, in cui si trovano molti interventi del prof. Pulina, mette conto richiamare, specie sull’edificazione entro i 300 m dalla battigia, quelli circostanziati di Paolo Numerico (già Presidente del Tar Sardegna e già vicepresidente di una Sezione del Consiglio di Stato ) e di Paolo Urbani (Ordinario di Diritto Amministrativo) per il ruolo e la competenza dei due.
Questo per stare a quanto richiama spesso l’attuale amministratore di Forestas: la centralità dei saperi e delle competenze per battere fake news e disinformazione. A meno che non ritenga di essere il solo detentore se non di tutti di quasi tutti i saperi e le competenze!
Venendo al merito. Per quanto riguarda il consumo del suolo, l’articolo riporta gli ettari di territorio urbanizzato, valutato da studi pubblicati su La Nuova Sardegna propedeutici al PPR delle zone interne (quindi desumo risalenti al 2008) e concludeva: “relegando l’Isola agli ultimi posti dell’Europa relativamente alla densità del costruito“.
Ma se anziché i dati prodotti dal giornale sassarese – peraltro vecchi di 10 anni – consideriamo i dati ufficiali riportati nel Rapporto Ispra 2017 (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – Ente pubblico del Ministero dell’Ambiente) troviamo il seguente spaccato della Sardegna.
Consumo di suolo in Sardegna = 90.445 Ha. Incremento nell’ultimo anno = 0,26% (contro la media nazionale di 0,22%) e con punte nella Provincia di Olbia-Tempio pari a 0,49%, di cui il 3,1% ricadente in aree a pericolosità di frana “Molto Elevata” (media nazionale 2,8%). Suolo consumato pro-capite sino al 2016 = 545 mq/ab (media nazionale 380). Incremento pro-capite nell’ultimo anno 2,88 mq/ab/anno (media nazionale 1,53) e con punte nella Provincia di Olbia-Tempio pari a 7,8 mq/ab/anno.
Sebbene questi dati parlino da soli ed evidenzino come il fenomeno sia tutt’altro che da sottovalutare, vediamo cosa si intende precisamente per consumo del suolo.
Il consumo di suolo netto è valutato attraverso il bilancio tra il consumo di suolo e l’aumento di superfici agricole, naturali e seminaturali dovuto a interventi di recupero, demolizione, de-impermeabilizzazione, rinaturalizzazione o altro (Commissione Europea, 2012). In un recente documento inoltre l’Unione Europea chiarisce che l’azzeramento del consumo di suolo netto è un obiettivo da raggiungere entro il 2050.
Inoltre è necessario considerare che non sempre la stessa superficie di suolo consumato provoca i medesimi effetti. Pensiamo alle aree agricole più fertili che vengono sottratte all’economia globale, a quelle rese irrigue grazie ai finanziamenti pubblici, alle aree panoramiche o a quelle più prossime ai beni paesaggistici.
Nonostante la perdita della qualità intrinseca del territorio naturale sacrificato all’urbanizzazione, occorre considerare anche la sua dispersione territoriale, lo sprawl urbano, che incide in maniera determinante sui margini della città. Al punto che in urbanistica per valutare la dispersione si utilizza l’indice Id (Indice di dispersione), ovvero il rapporto tra le aree a media/bassa densità e le aree ad alta e media/bassa densità. E anche in questo caso la Sardegna non gode di posizione privilegiata: 87,1% (media nazionale 85,0%), situazione accentuata maggiormente nelle aree periurbane e rurali.
Si consuma suolo perdendo cittadini o per “cittadini-fantasmi”: una cementificazione inutile e dissipativa. Si perseguono politiche urbanistiche che verosimilmente avranno generato tre situazioni:
a) il nuovo costruito rimane vuoto;
b) il nuovo costruito si è riempito svuotando parte del vecchio che nel frattempo è diventato dismesso o inutilizzato, come lo sono tante aree interne o tanti centri storici o come le aree produttive ai margini dell’urbano;
c) il nuovo costruito è finalizzato alle seconde case e quindi viene utilizzato solo un mese all’anno. In tutti e tre i casi il danno economico è rilevante.
L’impatto economico del consumo di suolo in Italia varia tra i 625,5 e i 907,9 milioni di euro l’anno – valutati per difetto – pari ad un costo compreso tra 30.591 e 44.400 euro per ogni ettaro di suolo consumato.
Al di là dei numeri, comunque significativi, è utile mettere in evidenza alcune questioni rilevanti, connesse alle dinamiche tra i sistemi socioeconomici e quelli ambientali. La monetizzazione ha sicuramente il pregio di segnalare la scarsità di un bene o di un servizio e di evidenziare gli scambi, fornendo ai pubblici decisori elementi sui quali poter riflettere.
Tale ragionamento conduce alla questione etica, ossia al dibattito sulla correttezza nell’assegnare un valore economico all’ambiente. Il dibattito sull’opportunità di assegnare un prezzo alla natura è molto intenso all’estero, meno in Italia. Va chiarito che la valutazione economica – e quindi l’assegnazione di prezzi – dei beni ambientali non è un modo per “commercializzare” la natura, ma solo il metodo per poter gestire, sia a livello pubblico che privato, in modo più efficace il Capitale Naturale.
Dell’articolo di Pulina rimane infine da chiarire se il PPR, approvato nel 2006, sia stato concertato col Ministero Beni Culturali e condiviso coi portatori di interesse. Che sia stato concertato col Ministero è dimostrabile in vari modi: intanto tutte le informazioni storico-archeologiche del PPR sono state fornite proprio dalle Soprintendenze, per cui è innegabile che ci sia stata una reale Copianificazione; l’iter seguito per l’approvazione del PPR è quello previsto in legge, altrimenti il Ministero avrebbe vinto qualsivoglia impugnativa come è invece accaduta con le norme fin qui emanate dalla giunta Pigliaru.
Va ricordato a tutti e all’amministratore di Forestas in particolare che nel periodo antecedente l’approvazione del PPR, in poco più di un mese (dal 9/1 al 16/2/2006) si sono svolte 23 Conferenze pubbliche con comuni e province. Sono stati invitati e sentiti amministratori comunali e provinciali, dirigenti e funzionari, consulenti, Anci, Api Sarda, Associazioni Industriali, sigle sindacali, clero, ordini professionali, Consorzi di bonifica, Corte dei Conti, Associazioni ambientaliste, Inu, testate giornalistiche, imprese di produzione energetica e infine liberi professionisti ed i cittadini tutti.
Le Conferenze di copianificazione sono state convocate al fine di assicurare la concertazione istituzionale e la partecipazione di tutti i soggetti interessati e delle associazioni costituite per la tutela degli interessi diffusi. Contestualmente si è provveduto ad organizzare incontri e riunioni di lavoro presso l’Ufficio del Piano, oggi azzerato, a Cagliari e negli uffici periferici, con tecnici ed amministratori comunali, singolarmente per ciascun comune interessato, al fine di acquisire gli elementi di dettaglio e di approfondimento di scala ritenuti indispensabili per il perfezionamento degli atti dello Schema di Piano Paesaggistico.
Possiamo quindi concludere che proprio le fake news, accusate nell’articolo de La Nuova Sardegna dal prof. Pulina, attribuite ad un cospicuo ed autorevole gruppo di specialisti, le cui competenze sono ben note all’estensore, costituiscono il fondamento delle proprie affermazioni. Capita anche ai migliori di fare autogol!”, (Giuseppe Biggio, già direttore del Servizio Pianificazione della Regione).
Andrea Mura si è dimesso dal Parlamento. Dopo le polemiche e l’espulsione dal gruppo del M5S, il velista sardo ha inviato una lettera al presidente della Camera, Roberto Fico, per annunciare il ritorno alla sua vita di sportivo e di cittadino. Nella comunicazione Mura ha parlato “linciaggio mediatico” e ha negato le accuse di assenteismo: “Sono mancato solo a sette sedute per impegni sul territorio o per malattia”. Nella lettera di dimissioni Mura si è difeso ed è passato al contrattacco: “Nei miei confronti sono state fatte accuse ignominiose, basate su fatti inesistenti e su affermazioni da me mai pronunciate, che nessuno ha mai voluto verificare. Ho subito dei danni enormi e agirò in tutte le sedi per difendere la mia reputazione. Sono stato espulso dal mio gruppo parlamentare – ha scritto Mura – senza essere nemmeno convocato; senza poter replicare alle accuse infamanti che mi sono state rivolte. Alla luce di tutto quello che è accaduto non ha alcun senso restare in quest’aula senza poter incidere, senza poter portare avanti il progetto per cui sono stato eletto dai cittadini che mi hanno votato. Torno ad essere un cittadino comune come sono sempre stato, torno nel mio mondo, allo sport e al mare, dove ci sono i valori a cui mi sono sempre ispirato: l’impegno e il sacrificio e, da buon sardo, la parola data. Continuerò le mie battaglie per la difesa del mare e dell’ambiente fuori dal Parlamento”. A mura hanno risposto i capigruppo di Camera e Senato, Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli. “Il Movimento 5 Stelle da sempre si batte per il rispetto delle regole. E con Andrea Mura non abbiamo fatto sconti. Il suo “record” di assenze in Parlamento ci ha obbligati a espellerlo dal MoVimento. Oggi, però, vogliamo ringraziare proprio Mura per essersi dimesso da parlamentare. Un gesto importante, che abbiamo apprezzato molto. E chiediamo che tutti i parlamentari “assenteisti” delle altre forze politiche facciano immediatamente la stessa cosa”.
Tutto pronto per il debutto del raccordo ferroviario del porto di Oristano che collega la rete di rotaie del Consorzio industriale provinciale Oristanese a quella principale gestita da Rfi tra Cagliari-Sassari e Olbia. Nelle prossime settimane arriveranno via nave i tre carri ferroviari, denominati sestine, che consentiranno il trasporto dei primi 85 km di rotaie, unite in pezzi saldati lunghi 108 metri, da installare nella linea ferroviaria da sostituire nei tratti Chilivani-Olbia e Chilivani-Sassari. Successivamente, sempre via nave, è atteso un ulteriore carico di 85 km di rotaie per nuovi interventi manutentivi nella rete ferroviaria del Nord Sardegna. Per preparare questa operazione nel raccordo ferroviario del consorzio, che ospiterà anche lo stoccaggio delle rotaie in attesa di essere spedite ai cantieri, i vertici del consorzio industriale hanno incontrato, a Cagliari, il responsabile regionale di Rete Ferroviaria Italiana. Il presidente del Consorzio Industriale di Oristano, Massimiliano Daga, ha auspicato che questo primo utilizzo “…dimostri la piena idoneità della infrastruttura esistente e convinca gli operatori della logistica a pianificarne un uso a regime”.
Entra nella case e nei giardini, si affaccia dai balconi, passeggia tra angoli suggestivi nel cuore del paese. A Santu Lussurgiu, nel Montiferru, il teatro supera il confine tra artisti e spettatori, in un moderno rito dell’ospitalità diffusa. Si è chiuso con un bilancio positivo il decimo Festival percorsi teatrali “Come un unicorno”, organizzato dal Teatro del Segno, con direzione artistica di Stefano Ledda. Il borgo edificato nel cratere di un vulcano, pioniere della formula dell’albergo diffuso, per cinque giorni è diventato la scenografia naturale per pièces inedite, con attori, danzatori, musicisti e performers affacciati alle finestre, sulla soglia di casa o in un cortile, all’ombra di una pianta secolare o tra gli antichi contrafforti. “Un esempio di teatro che abita e vive in simbiosi con la comunità – ha spiegato Stefano Ledda –, con una particolare attenzione al teatro sociale, alla didattica e alla formazione nei diversi mestieri della scena”. Affascinante il cartellone che ha conquistato il pubblico. La poesia di “Mi e La”, inedita performance di Alessandra Leo, ispirata ai riti nuziali dell’ape regina, ha fatto pendant alle riflessioni sull’uomo del “Portatore di sogni” di e con Evelina Bassu. Francesca Falchi ha affrontato, invece, con ironia la crisi della (pre)menopausa nelle sue “Conversazioni Atomiche da Balcone”. E ancora: i gesti della quotidianità, in un crescendo ritmico quasi ossessivo, in “Camera con vista” di e con Laura Dore e Andrea Dore. Da qui alla dimensione fiabesca di “Come un unicorno…” del Teatro del Segno, e infine “Schema 01”, creazione multimediale della danzatrice e coreografa Ivonne Carolina Bello Tovar. A guidare il pubblico, come un novello pifferaio magico, il musicista Giuseppe Moledda. A dare il là alla serata conclusiva sono state le “Pillole di Buonumore” della Spinal Cord Company, una sfida contro i pregiudizi, a dimostrare che “sul palcoscenico la disabilità scompare”, dice la regista Marta Proietti Ozella. Applauditi anche gli spettacoli di teatro di figura: “La fantasmagorica Historia del Principe Ragno” delle Compagnie del Cocomero e “Cipollino e Mister W.” del Teatro Tages.
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Pigliaru, Erriu, Solinas e compagni del Pd non sanno neppure dove stia di casa la competenza.
Scusatemi… ma questo Solinasa, per caso, è un’Ingegnere?
Che vergogna! Come fanno i pochi che ancora votano Pd a non vergognarsi di questa gente?
la competenza il pd l’ha messa da parte da anni e ancora i suoi geni si chiedono perchè questo partito non lo voti più nessuno… per quanto riguarda la giunta credo che da molti anni non si vedeva un presidente e tanti assessori inadeguati messi assieme. pigliaru, paci, erriu, deiana, spanu, arru, balzarini, solo per citarne alcuni, verranno ricordati come i peggiori di sempre!
Con questi sostenitori del cemento piccolina la smurrata che prenderà il Pd alle regionali 2019.
Sanna ha ragione, più sono ignoranti e più sono arroganti! Due politici insignificanti come Erriu Assessore all’Urbanistica e Solinas presidente della Commissione Governo del territorio si stanno battendo per difendere un ddl indifendibile che è un’offesa all’intelligenza dei Sardi.
La Legge Urbanistica del Centrosinistra è nata male e finirà peggio perchè verrà certamente impugnata. Va bene che alle bocciature la Giunta Pigliaru è abituata, ma anche questa volta il Governo non potrà non impugnare una schifezza simile. Cercare di far passare la sentenza della Corte costituzionale come “semplici problemi di procedura” dimostra tutta la mediocrità e l’incompetenza di Erriu e dei suoi suggeritori.
Il decadimento della politica, basata sul leccaculismo e non sul merito, ha portato politici limitati come Erriu e tantissimi altri del Pd ad occupare posti istituzionali importanti. Al tempo della Dc e del Pci politici così scarsi e insignificanti non gli avrebbero voluti neppure come uscieri.
Ma a quei tempi non c’erano le liste bloccate e il comizio, per portare i voti a casa, dovevi farlo, e qualcosa di buono per il territorio pure. Ora basta fare contenti renziani, qatarioti e i cementificatori vari.
ma i politici alla regione dove bisogna conservarli? umido, secco…
E’ vero che il Pd prenderà una smurrata epica alle prossime regionali, ma non crediate che se, come credo, vincerà la coalizione di CDX, per le coste si prospettarà un futuro migliore. Quello che risulta indigeribile é la trasformazione di un partito che a parole difendeva l’ambiente e le coste, a una succursale della Qatar holding e della Cementifici associati. Chissà perché poi, visto che in questa situazione la Sardegna ha solo da rimetterci.
Pare che, la competente commissione regionale presieduta dall’architetto Solinasa, abbia dato l’ok al ddl per cementificare le coste e svuotare i paesi dell’interno, vi aspettiamo a febbraio.
Nel monento del bisogno anche i frilli vengono fuori! La maggioranza di centrosinistra che ha portato indietro di decenni la Sardegna ha votato compatta. Complimenti! Anche l’ambiguità del Partiro dei sardi su ciò che pensano del suolo sardo e salvaguardia delle coste adesso è chiara. Ma perchè invece di parlare di indipendentismo e altre idiozie del genere non si bevono un brodo!!! Alle prossime elezioni anche il Pds e l’aria fritta del Maninchedda verrà cancellata dai Sardi.
gli osanna dei lecchini del qatar per l’approvazione in commissione dello stomachevole ddl sull’urbanistica fanno vomitare tutti quelli che considerano il paesaggio non una putrida merce di scambio ma un bene per le future generazioni.