Set 27

Con il Movimento 5 Stelle alla Regione nessun nuovo mattone sulle coste della Sardegna.

“In questi tempi di crisi ogni tanto una buona notizia ci vuole, e l’autoaffossamento della legge urbanistica da parte del centrosinistra che governa la Regione indubbiamente lo è.

Perché? Perché la giunta Pigliaru ha preso atto di non essere più rappresentativa degli interessi dei sardi.

Il Movimento 5 Stelle lo dice da tempo: dopo il voto del 4 marzo, e a pochi mesi dalle prossime regionali, il Consiglio regionale non poteva più varare provvedimenti di ampio respiro. Pigliaru ci ha provato lo stesso ed è stato travolto da un’opinione pubblica che ha ben capito quali sarebbero state le ricadute negative di una legge pasticciata,sonoramente bocciata da associazioni, intellettuali e giuristi, contrastata perfino da quegli amministratori locali che si credevano amici.

Gli unici a rammaricarsi, a malincuore, che la legge non sia passata sono alla fine solo gli esponenti del centrodestra, a dimostrazione di come i due schieramenti propongano da tempo sempre la solita ricetta per uscire dalla crisi: costruire sulle coste, aggredire l’ambiente.

Per questo motivo chi sostiene che l’alternativa futura a questa mancata legge urbanistica sia solo la cementificazione selvaggia commette un errore grossolano: si sta scordando del Movimento 5 Stelle e del fatto che noi abbiamo un’idea di Sardegna diversa da quella proposta da Pigliaru ed Erriu e antitetica a quella del centrodestra. Perché con noi al governo nessun nuovo mattone verrà posato sulle coste della Sardegna. Nessuno.

Per il Movimento 5 Stelle il territorio non è infatti solo un luogo ma è l’anima dei sardi. La prossima legge urbanistica dovrà quindi trovare il giusto equilibrio tra il mantenere la testimonianza della memoria della Sardegna e il progettare un futuro sostenibile e compatibile con la salvaguardia del bene comune.

Come arrivare a questo obiettivo? Intanto, a differenza di ciò che ha fatto la giunta Pigliaru, coinvolgendo realmente la società sarda in un confronto continuo.

Poi c’è il Piano Paesaggistico Regionale che non deve essere indebolito ma aggiornato, rafforzato e, soprattutto, esteso alle aree interne, in modo da superare così gli squilibri con le coste che sono uno delle cause del fenomeno dello spopolamento. Il Ppr per noi è uno strumento di sviluppo, non un vincolo come gli speculatori vogliono far credere ai sardi.

Ancora: semplificheremo la normativa, redigendo una legge quadro sul governo del territorio e un Testo Unico sull’Urbanistica basato su poche regole chiare, facilmente comprensibili da addetti ai lavori e cittadini, e rafforzeremo le norme per la tutela del territorio agricolo contro qualsiasi speculazione che possa snaturare la vocazione specifica dei suoli.

Con noi la Regione affiancherà i comuni nei processi di pianificazione territoriale, ambientale, urbanistica ed edilizia (è impensabile che tanti comuni non abbiamo ancora il Puc). Rilanceremo l’attività dell’Ufficio Regionale del Piano.

Poi c’è un tema cruciale che la legge Pigliaru-Erriu ha volutamente eluso: quello dell’abusivismo edilizio. Noi lo contrasteremo con tutte le nostre forze, potenziando la vigilanza con un controllo puntuale e costante del territorio.

Per concludere, un’ultima nota agli addetti ai lavori che ancora non si sono accorti: dall’avvento del M5S la scena politica sarda consta non solo di cementificatori o di finti ambientalisti, ma di una classe politica che ha una visione attenta a tutelare valori e beni non negoziabili.

La nostra azione sarà orientata al progetto e alla gestione del paesaggio, dell’energia, dei trasporti, della cultura e dell’innovazione, secondo un approccio trasversale e sistemico: il contrario di tutto ciò che hanno sempre fatto centrodestra e centrosinistra. A sentir loro sembra invece di essere ancora negli anni Sessanta, quando si pensava che lo sviluppo potesse arrivare solo da calcestruzzo e industria pesante. Abbiamo visto com’è andata a finire.

Noi abbiamo altri progetti per la Sardegna. E per realizzarli chiederemo a febbraio il voto dei sardi”. (Mario Puddu, candidato alla presidenza della Regione del Movimento 5 Stelle).

Il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, avrebbe sciolto le riserve e deciso di candidarsi alla presidenza della Regione.  Questo, perlomeno, è quanto sostiene sul suo sito Anthony Muroni, ex direttore dell’Unione Sarda. “L’immagine è chiara e lo slogan inequivocabile – ha scritto Muroni -. Massimo Zedda sta per rompere gli indugi e avviare la sua campagna per diventare il “sindaco di tutta la Sardegna”. Con tanto di hashtag bello e confezionato di pacca: #votalmassimo. Significa che il sindaco di Cagliari e della città metropolitana concorrerà a primarie, molto probabilmente quelle “nazionali” lanciate da Paolo Maninchedda, domenica scorsa, a Losa. Iniziativa alla quale ha già “aperto”, con la deputata Romina Mura, il Partito Democratico. Del resto, in queste ore, è già nata la pagina Facebook “Massimo Zedda presidente” e sulle scrivanie dei sindaci di Nuoro e Ogliastra con simpatie Pd da due giorni circola una lettera – che si dice ispirata dai consiglieri regionali Roberto Deriu e Antonio Gaia -, in cui si “invita” lo stesso Zedda – prendendolo a modello “nazionale” (italiano o sardo?) di buongoverno – a scendere in campo per salvare, col Centrosinistra, la Sardegna intera. Quel “nazionale” mi ispira l’unico dubbio: il sindaco di Cagliari gioca in team con Paolo Maninchedda o è un suo antagonista? E ha dunque deciso di ignorare l’avviso di quanti, a lui vicini, lo invitano a non “bruciarsi”? Lo scopriremo solo vivendo”. (Anthony Muroni, www.anthonymuroni.it).

I consiglieri comunali di Oristano, Giuseppe Puddu e Francesco Federico, hanno espresso forte preoccupazione “…per la situazione venutasi a creare a fronte delle procedure e dei contenuti della pubblicazione dell’avviso di asta pubblica per la privatizzazione della Società Marine Oristanesi srl”. I due lo hanno fatto presente in un’interpellanza urgente su “Porticciolo turistico, privatizzazione per fare cassa o rilancio della struttura?”. Il bando per la cessione delle Marine Oristanesi srl (che ha in gestione il porticciolo turistico di Torregrande), da parte del comune di Oristano, Sfirs, e Circolo nautico, è stato presentato lo scorso 19 settembre, e le offerte devono essere presentate entro l’8 ottobre. L’importo a base d’asta è dei 300 mila euro e può partecipare all’asta chi ha esercitato continuativamente, negli ultimi 5 anni, attività nel settore della diportistica o della pesca. “Preso atto – scrivono Puddu e Federico nell’interpellanza – che l’amministrazione Lutzu ha dichiarato che la cessione delle quote “…non è una privatizzazione per fare cassa, ma un investimento per rilanciare il porticciolo…; che non è stato richiesto alcun requisito economico-finanziario per i concorrenti all’asta pubblica; che le modalità e termini di presentazione delle offerte devono avvenire in maniera tale da garantire in l’integrità e la segretezza dell’offerta trasmessa, ma è stato indicato che, il giorno della scadenza il recapito del plico possa avvenire (anche per la consegna a mezzo Pec) fino alle 12. Verificato che la determinazione dirigenziale (n° 1077 del 19/09/2018) a risulta pubblicata all’Albo Pretorio priva di tutti gli allegati richiamati, e precisamente del Bando di gara; dell’avviso di asta pubblica; istanza a partecipare; dichiarazione soggetti; ulteriori dichiarazioni; dichiarazione sostitutiva Camera commercio; offerta economica; schema di contratto”. Detto ciò, Puddu e Federico interpellano sindaco e giunta per conoscere: 1) le reali motivazioni che hanno indotto la giunta Lutzu a formulare un avviso cosi scarno è carico di contrapposizioni con gli intenti dichiarati dalla stessa; 2) come mai quale requisito tecnico, per essere ammessi a partecipare alla gara, non è stato richiesto di avere esercitato attività in servizi portuali per il turismo e la pesca ovvero precedenti esperienze nello specifico settore della gestione di opere portuali, considerato che, trattandosi di un struttura e di un servizio pubblico, l’amministrazione dovrebbe mirare in primis al rilancio del nostro Porticciolo Turistico; 3) perché nel bando in trattazione non è stato previsto alcun requisito economico-finanziario per i partecipante all’asta pubblica, nonostante che: a) l’aggiudicatario andrà a gestire una struttura pubblica che, inoltre, è destinataria di un importante finanziamento pubblico finalizzato alla sua ristrutturazione; b) ai sensi dell’art. 17 del Regolamento del CdN, l’assegnatario è tenuto a costituire cauzione mediante fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa a garanzia del corretto uso del bene e del rispetto di tutti gli obblighi ed oneri dettati dalla concessione demaniale marittima; 4) in che maniera si intenda garantire l’integrità e la segretezza del contenuto delle offerte che verranno trasmesse via Pec, e se tale procedura è ammessa dalla normativa in materia; 5)se l’amministrazione Lutzu, preso atto delle gravi incongruenze e carenza di pubblicazione, non ritenga doveroso emanare immediati, efficaci e inequivocabili provvedimenti a tutela dell’amministrazione e della città tutta.

Tredici giovani, di cui sei minorenni, sono stati denunciati dagli agenti della Questura di Oristano, per molestie, danneggiamento ed esplosione. Il branco, come l’hanno definito in una conferenza stampa il procuratore della Repubblica di Oristano Basso, il questore Rossi, il dirigente della Digos Valerioti, e il capo di gabinetto Manca, due volte la settimana si divertiva a lanciare pietre, agrumi, petardi e quant’altro contro una casa in via Aristana abitata da senegalesi e contro i rom in via Rockefeller. Cinque finora gli episodi contestati, nell’arco di circa due mesi (quattro ad agosto e uno a settembre), che hanno danneggiato le tapparelle e il portoncino dell’abitazione. Probabilmente, è stato detto durante la conferenza stampa, non si è trattato di episodi di razzismo ma di un becero divertimento effettuato da giovani, tra i 15 e i 21 anni (per la maggior parte studenti, di buona famiglia, incensurati e non appartenenti ad associazioni o gruppi estremistici), che arrivavano in auto lanciavano gli oggetti contro le abitazioni dei senegalesi e Rom e poi si divertivano nel vederne la reazione. Il movente, infatti, sembra sia da ricondurre alla pratica in voga tra i giovani, denominata “prank” (scherzo), che consiste nel riunirsi in gruppo e fare scherzi o procurare spavento, per poi trovare gratificazione dalla reazione della vittima. Divertimento che ai tredici giovani, però, costerà molto caro.

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