2 Novembre, Commemorazione dei defunti.
La pietas verso i morti risale agli albori dell’umanità. In epoca cristiana, fin dal periodo delle catacombe, l’arte funeraria nutriva la speranza dei fedeli.
La commemorazione liturgica dei fedeli defunti appare già nel secolo IX, in continuità con l’uso monastico del secolo VII di consacrare un giorno completo alla preghiera per tutti i defunti. Amalario Fortunato di Metz (770-850c), vescovo di Treveri (809), poneva già la memoria di tutti i defunti successivamente a quelli dei Santi che erano già in cielo. La festività, però, venne celebrata per la prima volta nel cristianesimo nel 998, per disposizione di Odilone di Mercoeur, abate di Cluny, che ordinò a tutti i monaci del suo Ordine cluniacense di fissare il 2 novembre come giorno solenne per la “Commemorazione dei defunti”.
Dal biografo del santo Odilone, san Pier Damiani, si conosce il decreto circa la data del 2 novembre come giorno per la Commemorazione di tutti i defunti dopo la festa di Tutti i Santi, del 1° novembre. Il venerabile Padre Odilone emanò, nel 998, per tutti i suoi monasteri cluniacensi un decreto generale, affinché, come il primo di novembre secondo la chiesa universale si celebra la festa di tutti i Santi, così nel giorno seguente si celebri la solenne Messa per tutti i defunti in Cristo con salmi elemosine e canti.
A partire, poi, dal XIII secolo, con il nome di “Anniversarium Omnium Animarum”, la festa era ormai riconosciuta da tutta la Chiesa Occidentale, apparendo per la prima volta in veste ufficiale nell’Ordo Romanus XIV, composto dal cardinale diacono Napoleone Orsini (1260-1342) e dal cardinale Giacomo Caetani Stefaneschi (1270-1343), poco prima del trasferimento della sede pontificia in Avignone (1309-1377), dove venne ampliato nel 1311, per ordine del papa Clemente V (1305-1314).
Nel grande mistero dell’esistenza terrena, solo l’uomo gode della libertà ed è responsabile delle sue azioni, perché solo lui è ritenuto artefice del suo destino, che si proietta in una vita trascendente. Ora, non tutte le concezioni antropologiche, che la storia registra, riconoscono l’esistenza di un Dio che, oltre a essere Creatore, sia, nello stesso tempo, anche Giudice. Di conseguenza, l’esistenza di vita ultraterrena, dopo la morte, non da tutte le antropologie viene considerata, perché concepiscono la vita perfetta ed esauriente in sé stessa, cioè “dalla culla alla tomba”, oppure ammettono la sua ciclicità con una nuova reincarnazione.
Nell’antropologia cristiana, invece, si afferma l’esistenza di un Dio Buono, che ha creato tutto ciò che esiste e lo mantiene in essere con la sua Provvidenza. All’uomo, fatto a immagine e somiglianza di Cristo, affida il compito non solo di governare il mondo creato per la sua conservazione, e gli concede anche il diritto di usarlo per il suo bene personale e per il bene di tutti gli uomini. E di questo delicato compito “amministrativo” è responsabile e dovrà rendere conto al suo Creatore, che, dopo la morte, sarà anche il suo giusto Giudice. Così, al termine della vita terrena, ogni creatura razionale libera e responsabile riceverà dal suo Signore una valutazione del suo operato per ratificare la dovuta ricompensa circa le opere compiute sia in bene che in male, per entrare o nella beatitudine eterna o nell’eterno tormento.
Di questo speciale rendiconto, la teologia cristiana ne distingue due: uno particolare e uno universale. Il primo viene emesso, dopo la morte, per ciascun individuo; l’altro, alla fine del tempo e riguarda tutti gli uomini. Non bisogna pensare al giudizio di Dio come una procedura giudiziale, ma come la normale attività con cui egli realizza il suo disegno generale, che si sviluppa in chiave di relazione personale: Dio invita e l’uomo risponde. Dal tipo di risposta, se di accettazione libera o di libero rifiuto, anche le conseguenze saranno diverse. Il giudizio di Dio assegna a ciascuno la giusta ricompensa: per quelli che muoiono in Cristo, sarà una perfetta ratifica del proprio operato svolto nel corso della vita; per quelli che muoiono lontano da Cristo, invece, una giusta riprovazione che li condannerà a restare soli con sé stessi nelle tenebre misteriose dell’al di là. (da www.santiebeati.it)
Come tutti gli anni, in occasione delle Commemorazioni di Ognissanti e dei defunti, si è rinnovato il ricordo per i sindaci della città e delle altre autorità che hanno onorato Oristano e il territorio nelle più importanti sedi istituzionali e che oggi riposano nel cimitero di San Pietro. La cerimonia, d’intesa con la Provincia e la Regione, si è tenuta oggi, 2 novembre, presso il cimitero di San Pietro. Il sindaco di Oristano, Andrea Lutzu, e gli assessori comunali hanno deposto una composizione di fiori sulle tombe dei primi cittadini oristanesi del dopoguerra: Davide Cova, Alfredo Corrias, Salvatore Annis, Gino Carloni, Giovanni Canalis, Salvatore Manconi, Pietro Riccio, Vincenzo Loy, Manlio Odoni, Ignazio Manunza, Sergio Abis e Sandro Ladu.
La ricorrenza del 2 novembre è stata onorata anche dalla Provincia, dalla Regione e dalla Commissione comunale per le Pari opportunità con un ricordo per Alessandro Ghinami, Lucio Abis, Maria Teresa Sechi, Tonino Franceschi e Aurelia Giongo.
Con la stagione formativa 2018/2019 ripartono i corsi di formazione professionale dell’Ente Bilaterale Turismo della Sardegna. Le attività, che si svolgeranno tra ottobre ed aprile del prossimo anno, sono rivolte ai titolari, gestori e ai lavoratori dipendenti, fissi e stagionali, di
aziende turistiche isolane, e saranno organizzati nelle province di Oristano, Cagliari, Sassari, Olbia e Nuoro. Per partecipare bisogna iscriversi dal sito dell’Ente Bilaterale – www.ebtsardegna.org sezione Formazione – compilando il modulo online. “Anche in questa stagione abbiamo promosso una serie di corsi professionali che spaziano su diverse aree tematiche – hanno detto il presidente e il vicepresidente dell’Ebts, Giuseppe Porcedda e Cristiano Ardau – con alcune novità importanti. Il catalogo formativo comprende corsi di lingue straniere, sulle normative antincendio e sulla sicurezza negli ambienti di lavoro, corsi sulla cucina per l’intolleranza alimentare e sui saperi e sapori della cucina Mediterranea. Inoltre prevede incontri sul neuromarketing ed economia comportamentale e sulle neuroscienze della comunicazione, e per finire corsi di web marketing ed analisi dei costi e redditività. Attività formative quindi al passo coi tempi e sempre più in linea con le richieste del mercato globale e del turismo internazionale”. Per ulteriori informazioni contattare la segreteria dell’Ente Bilaterale Turismo Sardegna al numero 0783/300024, o inviare una email a info@ebtsardegna.org.
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