G.Valerio Sanna difende la dignità dei paesi del territorio dalle “accuse” del procuratore Basso.
Alle parole del procuratore della Repubblica di Oristano, Ezio Domenico Basso, che durante un’intervista all’Unione Sarda aveva parlato dei paesi dell’Alto Oristanese come di un “mondo chiuso e isolato”, ha risposto duramente il capogruppo di maggioranza al comune di Abbasanta, Gian Valerio Sanna.
“A volte le valutazioni umorali o i giudizi basati su di una superficiale emotiva conoscenza dei contesti possono alimentare, nella consapevolezza dei cittadini amministrati, l’idea di vivere nella più profonda depressione sociale, nel degrado e nella marginalità.
Se pur recuperate da una intervista che commentava l’atroce fine di Manuel Careddu, le parole usate (dal procuratore della Repubblica di Oristano, Ezio Domenico Basso. ndr) con riferimento all’apprezzamento dei luoghi e dei fatti, comparse sull’Unione Sarda del 24 novembre scorso, non aiutano affatto il già difficile lavoro di prossimità, di sostegno e di emancipazione che chi amministra e lavora in questi contesti è chiamato a realizzare giornalmente.
Soltanto per esporre un diverso modo di intendere e di interpretare i fatti rispetto ai luoghi e non già l’idea di criticare, ci siamo convinti che era nostro dovere replicare per precisare e dare “a Cesare quel che è di Cesare” rispetto alla fatica che accompagna il lavoro di tanti operatori sociali, scolastici e amministratori, e a quanto è stato fatto di positivo da costoro negli anni in queste realtà.
Già parlare di “isolamento di questi luoghi” con riferimento ai nostri Comuni, senza considerare ciò che c’è intorno a noi di realmente e drammaticamente isolato e marginale, significa non conoscere il territorio. Ogni paragone con il nord Italia è, poi, del tutto improponibile e inutile per chi conoscesse minimamente il prezzo umano e sociale che la forbice fra nord e mezzogiorno di Italia ha prodotto negli ultimi trent’anni anche in Sardegna. Sono conoscenze e consapevolezze indispensabili, che bisogna possedere quando ci si incammina in esperienze lavorative e professionali in nuovi e inediti contesti.
Certo abbiamo ritardi, ma lavoriamo alacremente per non perdere una sola opportunità che passi di qui, per animare e assistere di cultura, di vicinanza, di sanità, di sostegno al disagio chiunque riusciamo a intercettare e coinvolgere. Non siamo isolati neppure fisicamente perchè la ferrovia e le viabilità esistenti, se non fossero state depredate dai servizi sottratti e un tempo più efficienti, possono collegarci agevolmente con Oristano in mezz’ora e con Cagliari e Sassari in poco più di un’ora.
Non è proprio cosi, in questi luoghi è forte I’impulso all’associazionismo e al volontariato, assai più radicato che non nelle città, i giovani hanno molte opportunità negli sport, presenti e vari nelle diverse discipline, e si lavora ogni giorno per garantire l’istruzione migliore, l’orientamento scolastico e la lotta alla dispersione scolastica, figlia di una generale sfiducia nel futuro, della rassegnazione che assale anche i genitori sulla possibilità di sbocchi lavorativi per i propri figli.
Si lavora molto nelle sedi istituzionali e non, per dare il meglio e il più a tutti, e non è affatto vero che ci troviamo in un mondo chiuso. Definire il nostro un “mondo chiuso” nel tempo esplosivo di internet e dei social rappresenta quasi un ossimoro concettuale soprattutto per i giovani e gli adolescenti.
Altra questione è quella della solitudine di certi giovani. Una solitudine che nasce oltre che dai mondi virtuali che ci vengono proposti quotidianamente, soprattutto nelle famiglie, in tutte le famiglie, anche quelle delle città, nelle quali il dialogo con i figli è limitato e i figli rappresentano per i genitori una “postazione” da difendere da chiunque e da qualunque cosa, anche al prezzo di scontrarsi con la scuola, gli insegnanti, i vicini di casa, i parenti e quanti altri interferiscano con le proprie “creature”, che vengono ritenute tali da non avere mai bisogno di disciplina, di valori e di regole, e che apprendono in questo modo, indirettamente dalla stessa famiglia, un paradigma educativo completamente ribaltato e sbagliato.
Anche i figli migliori sono passati per la cruna stretta di una adolescenza difficile, fatta di rapporti conflittuali con i genitori e spesso anche con il contesto sociale e scolastico, ma hanno risolto in avanti il travaglio della loro crescita, grazie alle Comunità e, soprattutto, alle famiglie e a genitori che hanno evidentemente compreso che togliere a volte è meglio che dare a dismisura, e che hanno potuto costruire in questo modo personalità robuste e temprate alla difficoltà del tempo e del luogo.
E’ la stretta analisi di un tempo dentro non un “mondo chiuso” ma all’interno di contesti sociali e comunitari molto più animati e vivi di quelli delle grandi metropoli. Questi luoghi che un tempo erano lontani dalle tentazioni “stupefacenti” dell’evasione e della dispersione, oggi cominciano ad avere una diffusione preoccupante di queste pratiche e di queste sostanze, frutto, probabilmente, di un insufficiente lavoro di intelligence e di prevenzione e, forse, anche di un pizzico di sottovalutazione.
Infatti, affermare sulla stampa e nelle statistiche nazionali che la provincia di Oristano, per anni e anni, rappresenta un’isola nell’isola quanto a sicurezza, mancanza di fenomeni devianti e di preoccupanti infiltrazioni malavitose, ci ha regalato alcune sorprese e molte preoccupazioni. Se la droga viene consegnata nelle piazze antistanti le scuole, il consumo è dilagante e, come abbiamo visto nelle tristi vicende locali, si organizzano i corrieri e si avvicendano i fornitori con una disinvoltura incredibile, ciò significa una sola cosa, che il “mondo” è fin troppo aperto, altro che chiuso, e che bisogna collaborare di più fra istituzioni, per non sottovalutare e per integrare le conoscenze e le energie comuni, sapendo che nel terzo millennio deve fare più paura ciò che è globalizzato da quello che appare chiuso e chiuso non è”. (Gian Valerio Sanna, capogruppo di maggioranza Comune di Abbasanta).
Com’era ampiamente scontato, Paolo Maninchedda ha vinto le “primarias” online del Partito dei Sardi. Su 18 mila votanti, Maninchedda ha ricevuto 15 mila consensi, a conferma che non c’è stata partita con gli altri pretendenti alla candidatura a governatore della Sardegna. Dietro il segretario del PdS c’è stato, infatti, il vuoto. Matteo Murgia è stato votato da 1.024 persone, Antonio Sardu da 1.011, Gian Paolo Casula da 335, Giovanni Panunzio da 343. Per quanto riguarda il quesito sulla “nazione sarda”, 17.725 hanno risposto si, mentre i no sono stati 396. Paolo Maninchedda, per il PdS, va ad aggiungersi agli altri nomi già noti per la corsa alla presidenza della Regione. In attesa del candidato di “Sardi liberi (Unidos+Progres), sono già in piena campagna elettorale Christian Solinas (centrodestra), Massimo Zedda (centrosinistra), Francesco Desogus (Movimento 5 Stelle), e Andrea Murgia (Autodeterminatzione). A questi nominativi potrebbe aggiungersi quello della bosana Ines Pisano, magistrato del Tar del Lazio, se riuscirà con la sua lista civica, come lei stessa ha dichiarato, a superare i tanti ostacoli burocratici e lo scoglio, non da poco, della raccolta della firme.
Pietro Piccioni, responsabile dell’Admi (Associazione dipendenti ministero dell’Interno – Polizia di Stato, Amministrazione Civile, Vigili del Fuoco and Partners), martedì 18 dicembre, alle 10.30, si recherà con una delegazione dell’Associazione e il gruppo musicale “La Mora”, nel reparto di Pediatria dell’Ospedale “San Martino” di Oristano, nell’ambito dell’iniziativa “Un arcobaleno in corsia”. Il progetto, nato nel 2010, è stato denominato quest’anno “Un giorno in corsia”. L’Admi consegnerà al reparto Pediatria del materiale didattico da utilizzare per le attività scolastiche. Inoltre, saranno consegnati dei doni ai piccoli pazienti, che verranno poi coinvolti in giochi di società, elaborazione di disegni, creazione di puzzle e quant’altro, in modo di far trascorrere ai bambini un po’ di tempo in tutta spensieratezza.
Sabato 22 dicembre, alle 17.30, a Oristano, presentazione del libro “L’impero dei Popoli del mare”, arkadia editore, di Valeria Putzu, e inaugurazione della mostra “La civiltà sarda”, a cura dell’associazione culturale Nurnet, con la direzione artistica di Paolo Sanna Caria, presso la Residenza d’Epoca Regina d’Arborea, in piazza Eleonora. Per quanto riguarda il libro di Valeria Putzu, chi erano i “Popoli del mare” a cui si riferisce l’autrice? Quale grado di cultura e civilizzazione raggiunsero? Si tratta di una misteriosa alleanza di popoli occidentali che, tra il XIII e l’XI secolo a.C. misero a ferro e fuoco il Mediterraneo orientale, causando la caduta di civiltà come quelle micenea e ittita, mettendo in seria difficoltà l’Egitto ramesseide. Le loro ardite costruzioni, la capacità di “leggere” la volta celeste, la perizia nel navigare presuppongono, da parte di questi “Popoli”, una buona conoscenza dell’astronomia e della matematica. Secondo i testi tramandatici dagli Egizi questa confederazione sarebbe stata guidata dagli Sherdan, che recenti studi fanno coincidere con i Sardi nuragici, ribaltando completamente il preconcetto storico che vorrebbe costoro imbelli, ignoranti, isolati e alieni dai commerci. In un volume ricco di riferimenti a evidenze archeologiche, siti e testimonianze per lo più poco conosciute, l’autrice intende apportare un nuovo e determinante tassello (quello dei contatti dei Sardi con l’Occidente e in particolare con la Penisola Iberica) alla comprensione di un fenomeno complesso, che testimonia la capacità degli Sherdan e il loro alto grado di civilizzazione.
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