Gen 20

Maninchedda: “Quelle dei partiti italiani sono liste della paura”.

In vista delle elezioni regionali del 24 febbraio prossimo, prosegue la campagna elettorale con  toni certamente più soft rispetto al passato, anche in considerazione del fatto che le risorse dei partiti non sono più quelle di un tempo.

Per questo motivo, i sette candidati alla presidenza della Regione stanno cercando di sfruttare gratuitamente, finchè possono, gli spazi concessi da web, tv e giornali, per far conoscere programmi e priorità. Visto poi che i confronti tra i candidati, organizzati da sindacati, clero, associazioni culturali e quant’altri, più per ricordare mediaticamente che esistono e  che contano ancora qualcosa invece del loro bassissimo e reale valore, e che ai cittadini di questi noiosissimi dibattiti (che peraltro non hanno mai spostato un voto) non importa assolutamente niente, i sette contendenti stanno tentando di differenziarsi con sparate e dichiarazioni polemiche a distanza nei confronti degli avversari, in modo da suscitare curiosità e interesse, e fare presa sugli elettori.

Da questo punto di vista è certamente tra i più attivi il candidato governatore del Partito dei Sardi, Paolo Maninchedda, che nell’ultimo articolo pubblicato sul suo sito web ha puntato il dito contro “le liste della paura e finto-civiche” dei partiti italiani.

“Oggi e domani – ha sostenuto Maninchedda – si presentano le liste. La novità di queste elezioni è la paura che ha colpito i partiti italiani. Il Pd, la Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Liberi e Uguali, tutti hanno mostrato una terribile paura degli sbarramenti elettorali al punto dall’inventare convergenze programmatiche inesistenti pur di andare insieme alle elezioni regionali.

Forza Italia e la Lega non hanno più niente in comune, litigano tutti i giorni sulle politiche economiche e sull’Europa. Però fanno coalizione in Sardegna perché hanno paura di presentarsi con il loro vero volto agli elettori. Liberi e Uguali e il Pd sono come il giorno e la notte, al punto che i primi considerano di Destra i secondi, però si presentano insieme alle elezioni sarde perché hanno paura.

Poi c’è lo strascico. Lo strascico – ha affermato ancora Maninchedda – è dato dalle liste finto-civiche, cioè le liste nate per moltiplicare i candidati e quindi, nella testa degli ammiragli fluviali (o torrentizi) dei partiti italiani, aumentare i voti. Invece, le liste finto-civiche, proprio perché finte, cioè non nate da un apporto programmatico originale ma solo da un calcolo elettorale, divideranno i voti dei partiti italiani. Il Pd di fatto sta presentando tre liste composte da suoi militanti e/o simpatizzanti; Forza Italia è spappolata in tre liste. La sinistra non Pd almeno in tre liste.

Queste sono le liste della paura. Giacché si teme di non avere consenso sul programma e sui propri presupposti politici, si aumentano gli effettivi del proprio esercito mandando vecchi e bambini al fronte.

Che ruolo si riserva agli elettori in questa fantasmagoria moltiplicativa? Solo quella di confermare chi già c’è, ma distribuendo il solito ceto e le solite proposte politiche sotto più bandiere”.

Tutto questo per il leader del PdS, evidentemente, non va bene. Per Maninchedda è “…meglio, molto meglio fare come abbiamo fatto noi e altri: una proposta, un presidente, una lista. Se si vince, non si hanno problemi di coalizione, di priorità, di obiettivi e di stabilità. Meglio una bandiera chiara e comprensibile come la nostra che un granpavese ipnotico che nasconde un disegno conservatore confuso e disperato. Anche Mussolini spostava sempre gli stessi carri armati di cartone, ma sempre quelli erano e alla prova dei fatti, come è noto, non funzionarono”.

Fin qui quanto scitto da Maninchedda sul suo sito, www.sardegnaeliberta.it, ma una domanda a questo punto sorge spontanea: “E’ sicuro Maninchedda che sia proprio una stortura quella delle liste, che lui chiama della “paura”, per sfruttare al meglio una pessima legge elettorale che avvantaggia e premia le coalizioni, cosa che a lui, al di là di quanto pubblicamente dichiarato  e scritto, non è invece riuscita?

Sarò tardo di comprendonio, ma ancora non riesco a capire perchè, pur con gli opportuni distinguo, le forze indipendentiste, invece di far prevalere antipatie personali e l’ego dei rispettivi candidati alla presidenza, non si siano confontate, anche duramente, per poi ritrovarsi nelle cose che condividono e fare fronte comune contro i partiti italiani?

Siamo di fronte a un dilemma: “Meglio soli che male accompagnati”  o ” La volpe e l’uva”?  Ah, saperlo.

6 comments

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  1. per carità! più leggo le cose che scrive maninchedda e più mi convinco che ho fatto bene a non avere mai votato lui e il pds.

  2. Maninchedda prima della discesa in campo di Zedda sperava di essere il candidato presidente del Centrosinistra, come gli aveva fatto credere Cabras. Poi le cose sono cambiate e dopo le primarie del Pds Maninchedda per far parte della nuova coalizione di Centrosinistra – di cui ha fatto parte fino a ieri – avrebbe dovuto rinunciare alla candidatura a Governatore. Figuriamoci! Come ha detto Pig, con l’ego smisurato che si ritrova mai Maninchedda avrebbe fatto un passo indietro. Altro che liste della paura. La verità è che non l’hanno voluto nè a Destra nè a Sinistra e correndo da solo Maninchedda raccoglierà una manciata di voti. Se l’è cercata!

  3. Non passa giorno che Maninchedda non dica una sciocchezza. Tutte le volte che apre bocca fa perdere voti al Partito dei sardi. Per il bene del Pds ditegli di tacere.

  4. Aboliamo le coalizioni così Paolo Maninchedda è contento.

  5. L’analisi del segretario di uno dei tanti partitini dei sardi non sarebbe male se non partisse da un presupposto sbagliato. I partiti non hanno fatto cose astruse e le liste sono state fatte non per paura ma nel pieno rispetto della legge. Quella di Maninchedda è una provocazione che non attacca da nessuna parte.

  6. Ne sono convinto, la situazione attuale del Partito dei sardi e del suo leader Maninkedda è quella della volpe e l’uva!

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