Feb 07

Regionali: il programma di Autodeterminatzione

Autogoverno. La Sardegna dovrà esercitare tutte le funzioni e utilizzare le prerogative previste nello Statuto sardo. Le entrate che lo Statuto assegna alla Sardegna dovranno essere corrisposte in toto e le somme indebitamente “accantonate” dallo Stato restituite.

Il centralismo degli enti e delle strutture regionali dovrà essere ridimensionato e reso funzionale al raggiungimento degli obiettivi del programma di governo.
La nuova macchina amministrativa regionale avrà il compito di coordinare e sostenere l’autogoverno delle comunità locali secondo principi di sussidiarietà e democrazia di prossimità. Va attuata una riforma che ridisegni l’impianto istituzionale dell’Isola attribuendo ai Comuni la gestione delle politiche di sviluppo e delle relative risorse secondo uno schema di federalismo interno che assegni alle istituzioni regionali unicamente il ruolo legislativo, strategico e di indirizzo.
È necessaria una riforma degli Enti Locali che consenta ai comuni e agli altri enti locali di rispondere alla nuova dimensione federale con efficienza e trasparenza. Il reclutamento di eventuali posti vacanti nell’amministrazione regionale si farà attraverso concorsi pubblici. Il fondo unico per gli Enti Locali sarà commisurato alle risorse che lo Statuto assegna alla Sardegna.

Società. Autodeterminatzione si impegna per sostenere i diritti civili che riguardano le persone, la loro libertà, le loro uguali possibilità di accesso alle istituzioni. Dovrà essere contrastata la discriminazione. Andranno realizzate e supportate tutte le azioni possibili per contrastare la povertà e per alleviarne gli effetti privilegiando il criterio di prossimità delle misure impiegate. La tutela delle persone e delle famiglie, in tutte le forme presenti nella società, deve esser al centro delle politiche sociali, culturali e di sviluppo dell’intero territorio sardo. Sarà rivolta una particolare energia a contrastare il fenomeno dello spopolamento.
Le risorse ambientali, faunistiche, della flora, i boschi, la montagna e l’insieme dei beni ambientali, storici e architettonici saranno la leva economica che la Regione insieme con i Comuni metterà a disposizione in un moderno quadro di valorizzazione e produttivià per attirare i sardi nuovamente nei paesi e nelle comunità più piccole e più preziose della Sardegna. Saranno promosse e sostenute politiche che garantiscano la costruzione di una comunità capace di reagire attivamente a situazioni sfavorevoli e promuovere forme alternative di coesione e riattivazione di pratiche di scambio e sostegno reciproco.

Ambiente. Autodeterminatzione si impegna affinché venga rispettata la volontà dei sardi sulla indisponibilità del territorio sardo ad installazione di centrali nucleari, depositi di scorie nucleari, depositi inquinanti. Si dovrà prevedere il superamento delle servitù militari nell’Isola. Secondo il principio “chi inquina paga”, lo Stato dovrà risarcire i costi per la bonifica dei territori inquinati dalle esercitazioni militari. Sarà prevista la riconversione e il reinserimento di tutti i lavoratori interessati direttamente o indirettamente dal settore militare affinché il progressivo smantellamento non crei disagio nei territori interessati.
La Sardegna ha oltre 1.250.000 ettari occupati da boschi. Molti di essi sono “boschi poveri”, macchia mediterranea derivata da coltivi e pascoli abbandonati. Attraverso tecniche di silvicoltura preventiva si dovrà governare questa grande infrastruttura verde che copre metà dell’Isola, migliorarla, proteggerla e farla diventare un formidabile regolatore del territorio, delle acque e del clima. Intendiamo Adottare un solido progetto di “Prevenzione civile”, utilizzando il metodo della pianificazione partecipata e identificando i fattori dove intervenire in funzione preventiva. Bisognerà definire norme di autoprotezione riguardo al dissesto idraulico e idrogeologico e rispetto al rischio incendi, finora demandati alla mera risposta emergenziale del soccorso urgente.
Estenderemo il Piano Paesaggistico Regionale alle aree interne dell’isola con la definizione di norme di compatibilità condivisa. Saranno siglati “accordi di paese” coi comuni dove la superficie forestale è prevalente per creare modelli di gestione partecipata del territorio e favorire la nascita di un’economia di tipo silvo-colturale. Attraverso fondi europei e regionali, si metterà in sicurezza definitivamente gli insediamenti urbani, quelli residenziali stabili e quelli estivi.  Saranno incentivati programmi per la produzione di energia da fonti rinnovabili e per il risparmio energetico attraverso la ristrutturazione delle abitazioni private e privilegiando coloro che si trovano in condizioni di povertà energetica. Autodeterminatzione considera la fascia costiera inviolabile e gestibile unicamente attraverso i Piani Urbanistici Comunali dei comuni costieri.

Salute e sociale. Autodeterminatzione sostiene lo sviluppo, la crescita e la valorizzazione del Sistema Sanitario pubblico, improntato a garantire il principio universalistico di equità di accesso alle cure in tutto il territorio regionale a difesa del diritto alla salute del cittadino sardo. Salute intesa non solo come assenza di malattia, ma nel suo più ampio significato di pieno godimento di uno stato di benessere psico-fisico della persona.  Con tale presupposto ci impegneremo affinché tutte le politiche, ogni atto legislativo e di programmazione, ogni tipo di investimento e infrastruttura debbano contenere a monte una Valutazione di Impatto Sanitario, sempre prevista ma mai implementata.
Si attuerà una profonda, sostanziale, revisione della recente riforma sanitaria e del piano di riordino della rete ospedaliera. Non ci appartiene la visione tecno-burocratica di tagli lineari, che ha caratterizzato le ultime legislature e che ha portato a un impoverimento e depotenziamento dell’offerta di prestazioni sanitarie al cittadino e ha determinato nel contempo un progressivo svilimento del ruolo e delle competenze del personale medico e infermieristico nella nostra regione.
La salute del cittadino non deve essere più considerata un costo da comprimere, ma un bene individuale e comune inalienabile e da difendere e tutelare con ogni mezzo. Saremo capaci di attuare una autonoma programmazione sanitaria svincolata dai parametri dimensionali imposti dallo Stato, ma tarata unicamente sulle reali condizioni demografiche e epidemiologiche della nostra Regione, dalle quali conseguirà un coerente piano di soddisfacimento del fabbisogno dei territori. Sarà prioritario il rilancio della campagna di prevenzione e di screening gratuiti delle patologie di maggior impatto.
Il potenziamento dei servizi pubblici ospedalieri e territoriali anche con l’obiettivo imprescindibile di mettere fine al vergognoso fenomeno delle liste d’attesa insostenibili, spesso gestite in maniera tale da favorire l’offerta di servizi della sanità privata. Il nostro fine sono presidi ospedalieri validi, ben collegati con le altre strutture sanitarie, ragionevolmente raggiungibili da qualsiasi località del territorio per qualsiasi patologia acuta che richieda tempi di accesso veloci. Una reale territorializzazione dei servizi e dell’assistenza sanitaria di base. Il potenziamento delle attività ambulatoriali specialistiche, e la conseguente garanzia di servizi, spazi e tecnologie, per cicli di almeno 12 ore giornaliere.

Trasporti. La Sardegna è isolata a causa dei monopoli italiani sulle vie marittime e aeree. Va ridefinito un sistema di collegamento esterno che metta in primo piano il diritto alla mobilità dei sardi. Per quanto riguarda le linee marittime, faremo valere la competenza prevista dall’articolo 4 e dall’articolo 53 dello Statuto Sardo. In base a quella competenza si dovranno disconoscere gli accordi fra lo Stato Italiano e la CIN-Tirrenia chiedendo che le somme destinate siano devolute al bilancio regionale. Si dovrà negoziare con tutti gli operatori presenti sul mercato, secondo forme che garantiscano la concorrenza nelle rotte e nella frequenza. Si dovràdefinire una tariffa massima, comparata alla Tariffa Ferroviaria Sovraregionale di Trenitalia, applicabile tutto l’anno per tutti i cittadini nati o residenti in Sardegna.
Il trasporto delle merci da e per il continente non deve penalizzare i produttori e i consumatori sardi. La valutazione della tariffa sopra definita dovrà garantire neutralità per le merci sarde rispetto ai costi di trasporto delle merci prodotte nel continente.Per quanto riguarda le rotte aeree si dovranno potenziare i collegamenti verso gli aeroporti minori e quelli serviti dalle compagnie low-cost superando l’attuale sistema agevolato che costringe i sardi a recarsi obbligatoriamente verso gli aeroporti di Linate e Fiumicino.
Il grande deficit infrastrutturale della Sardegna va colmato e i servizi di collegamento pubblici interni vanno garantiti anche in funzione di compensazione rispetto alla mancanza di investimenti per alta velocita e alta capacità che lo Stato italiano sta invece attuando nella penisola. Lo sviluppo di una rete ferroviaria adeguata che colleghi le principali città, i porti e gli aeroporti dell’Isola deve essere obiettivo primario dell’azione di governo della regione e di confronto con lo Stato italiano.

Investimenti. Autodeterminazione considera fondamentale una politica di investimenti basata sui fondi europei e adeguata ad un progetto di sviluppo che garantisca i lavoratori e gli imprenditori sardi.
Si stabilisce come obiettivo la spesa di risorse aggiuntive pari a un miliardo di euro per ciascuno dei prossimi cinque anni. Attraverso l’abbattimento dei tempi di erogazione degli investimenti e con l’utilizzo di schemi automatici di finanziamento si incentiveranno le imprese sarde che investiranno e creeranno occupazione. A legislazione vigente, in questo modo si realizzerà una zona franca degli investimenti dove le imprese beneficiarie potranno compensare con credito d’imposta o altre forme di sovvenzione le tasse e i contributi da versare.
Anche le politiche attive del lavoro e le politiche di formazione continua dei lavoratori saranno incentivate con schemi automatici di finanziamento.Gli investimenti di questo tipo riguarderanno tutti i settori produttivi con particolare attenzione a quelli usciti deboli dalla recente crisi economica e in particolare, oltre l’industria, all’artigianato, al commercio.

Agricoltura. Nel complessivo progetto di riforma dell’Amministrazione regionale si dovrà ridurre il peso della burocrazia che riguarda l’agricoltura allo stato attuale esageratamente onerosa e inefficace.
La gestione del Piano di Sviluppo Rurale sarà realizzata col concorso dei territori rurali e degli Enti Locali. Le richieste di premi comunitari dovranno essere valutate entro lo stesso anno di presentazione della domanda. Sarà attuata una seria politica di promozione sui mercati che accompagni la diversificazione dei prodotti. Saranno valorizzate le produzioni di qualità degli allevamenti al pascolo anche con riferimento al metodo biologico e al benessere degli animali. Attraverso l’Organizzazione Interprofessionale del settore, con un sistema di incentivi e disincentivi, si lavorerà per stabilizzare il prezzo del latte su base triennale. Le aziende agricole e pastorali saranno il fulcro della politica agraria nelle aree rurali.

Scuola e formazione. La priorità alla scuola pubblica non deve essere in discussione, nell’insieme deve assicurare la qualità e il buon livello dell’istruzione, e garantire gli operatori scolastici.
Le scuole devono diventare nuovamente centri pulsanti per la cultura delle comunità e non essere sommerse da pratiche burocratiche e formalismi eccessivi. La scuola deve consentire agli studenti di esprimere le proprie potenzialità e, in particolare, deve garantire la trasmissione, lo studio e lo sviluppo della lingua sarda e delle altre lingue proprie dell’Isola. La scuola deve promuovere il lavoro dei docenti e vedere in loro i primi costruttori di comunità e di opportunità  di crescita personale.
Deve essere garantito il diritto allo studio, e quindi l’accesso a un sistema scolastico che risponda anche alle esigenze specifiche espresse dai territori. La Regione dovrà essere libera di adottare, già nel quadro dello Statuto speciale vigente e in una sua più spiccata applicazione, una Legge sulla scuola che riporti in Sardegna il cuore della politica scolastica e che ci consenta di guidare il sistema delle autonomie scolastiche verso il miglioramento e l’accoglienza nelle scuole, e non solo verso tagli e gravami burocratici che poco hanno a che fare con il lavoro didattico e la crescita culturale degli studenti.
La dispersione scolastica e l’altissimo tasso di ripetenti ci pone ai vertici delle classifiche statali ed europee. Secondo l’OCSE i ragazzi sardi sono tra i meno preparati d’Europa in matematica, scienze e letteratura. Quindi, al tasso di abbandono va aggiunto il livello di preparazione dei ragazzi che permangono all’interno dei circuiti scolastici, che risulta disallineato non solo all’Italia, ma al resto dell’Europa. Per tali motivi occorre un piano organico e di sistema con obiettivo dispersione zero, finalizzato ad aggredire le ragioni di questo “disagio” scolastico con piani di intervento di rete con tutti gli attori sociali.
È necessario potenziare una serie di misure rivolte alle famiglie per promuovere la “scolarizzazione” come valore aggiunto per tutto il territorio. Tra le misure sono indicate quelle di sostegno alle famiglie monoreddito o in situazioni di difficoltà anche temporanee, gli incentivi allo studio e i bonus libri, i contributi alloggio ove necessari, il potenziamento dei servizi di viaggio in zone a carente offerta formativa.

Beni Culturali. L’immenso patrimonio dei Beni Culturali in Sardegna sarà uno dei punti di forza per la rinascita dell’economia sarda. Oggi un piano per lo sviluppo dei beni culturali e paesaggistici non può prescindere dall’interazione con la cultura locale. La tutela dei beni storici, artistici, archeologici e antropologici, deve essere inserita in un programma di sviluppo integrato del territorio, con la sua cultura, con la sua identità e con i suoi servizi. Anche in funzione di una valorizzazione per scopi turistici si realizzerà una biglietteria regionale unica (SardignaPass) per mettere a sistema ogni singolo sito archeologico.

Multilinguismo. La Sardegna è una terra con un patrimonio linguistico enorme, che è una ricchezza per tutti. Si tratta di un bene comune. Occorre restituire al sardo lo status pieno di lingua attraverso il suo uso. Si deve difendere e migliorare il processo di standardizzazione di una lingua sarda scritta comune, nel rispetto pieno della lingua parlata. Bisogna applicare in Sardegna, così come in altre parti civili d’Europa, la Carta europea delle lingue regionali e minoritarie, che l’Italia non ha ancora ratificato.
E’ fondamentale l’adozione di uno standard linguistico ufficiale condiviso, che non cancelli o mortifichi le parlate locali e anzi le rafforzi e le tuteli. Lo Statuto Speciale deve contenere una norma che garantisca il riconoscimento del sardo come lingua co-ufficiale alla pari dell’italiano ad ogni livello e in ogni ambito. Pari trattamento devono avere le altre lingue di Sardegna nei territori dove si parlano. Si applicherà il bilinguismo perfetto in tutti gli uffici pubblici, nelle scuole e nelle università della Sardegna, nei media e in ogni altro ambito. Si riconosceranno dei crediti formativi, dei contributi e delle indennità ai sardi bilingue. Il sardo sarà portato fuori dalla clandestinità e dentro una società multilingue. (da www.sardegnasoprattutto.com).

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