Patrizia Cadau (M5S): “La città di Eleonora deve chiedere che venga ritirato il ddl Pillon”.
Patrizia Cadau, consigliere del M5S al Comune di Oristano, ha protocollato, questa mattina, un ordine del giorno (firmato da tutti i consiglieri di minoranza) sul ddl Pillon, da sottoporre al prossimo consiglio comunale.
“La città di Oristano – ha scritto Cadau – deve chiedere a gran voce, in tutte le sedi opportune, che venga ritirato dalla commissione giustizia il disegno di legge Pillon perché costituisce un vero e proprio attentato alla sicurezza delle donne e dei bambini e perché propone una visione sociale di particolare arretratezza in merito alle pari opportunità e al dibattito sui diritti umani, specialmente su quelli acquisiti, costantemente messi in discussione da derive nostalgiche che nulla hanno a che fare con il diritto e con i trattati internazionali, che sono leggi dello Stato.
Oristano, la città che grazie alla sensibilità e alla particolare eredità ricevuta dalla Giudicessa Eleonora, pioniera dei diritti delle donne e dei bambini, è capofila nella lotta contro la violenza di genere, ha il dovere morale di andare oltre le manifestazioni e le ricorrenze internazionali e dare un forte segnale di civiltà, dicendo no a questo disegno di legge.
Non ci può essere – si legge nell’ordine del giorno – alcuna negoziazione politica sulla pelle delle donne e dei bambini, e non si può permettere, per nessun motivo, che ragioni prettamente utilitaristiche mettano a repentaglio la sicurezza, la fiducia nelle istituzioni e i percorsi di autodeterminazione da parte di chi si trova in situazione di difficoltà e pericolo, in un momento in cui è all’evidenza di tutti che ci si trova davanti ad un’emergenza che vede una donna morta (spesso coi i suoi figli), ammazzata per violenza domestica.
Mi aspetto che anche Oristano, così come hanno già fatto tante città italiane, trasversalmente, abbia coscienza della sua eredità storica e culturale e come sempre ha fatto, dare lezioni di civiltà”.
Per chi vuole saperne di più sul ddl Pillon , propongo un articolo di Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale.
“ll disegno di legge 735,conosciuto come disegno di legge (ddl) Pillon, è stato presentato dal senatore leghista e organizzatore del “Family day”, Simone Pillon, il 1° agosto 2018 per garantire “l’affido condiviso, il mantenimento diretto e la garanzia di bigenitorialità”. Il ddl intende riformare il diritto di famiglia e in particolare l’affidamento dei figli e il loro mantenimento in caso di separazione dei genitori…
Il ddl è stato molto criticato dai movimenti femministi, dagli operatori sociali, dalle attiviste dei centri antiviolenza e dalle organizzazioni che si occupano di violenza contro le donne, ma anche dalle associazioni per la tutela dei minori. Le relatrici speciali delle Nazioni Unite sulla violenza e la discriminazione contro le donne, Dubravka Šimonović e Ivana Radačić, hanno inviato una lettera al governo italiano, esprimendo preoccupazione per il provvedimento all’esame del senato, inoltre l’associazione “D.i.Re” ha lanciato una petizione online, che ha raccolto centomila firme per chiedere la modifica del ddl.
Ecco quali sono i punti principali del controverso disegno di legge.
Mediazione familiare obbligatoria
L’articolo 7 modifica l’articolo 706 del codice di procedura civile e prevede che una coppia con figli minorenni che voglia separarsi debba intraprendere obbligatoriamente un percorso di mediazione familiare, prima che il caso arrivi davanti a un giudice “a pena di improcedibilità”. Con la mediazione affidata a soggetti privati iscritti all’apposito albo, istituito dal ddl, si dovrà arrivare alla condivisione di un “piano genitoriale” per una gestione condivisa dei minori. Il piano dovrà definire i “luoghi abitualmente frequentati dai figli”, la “scuola e il percorso educativo del minore”, le “eventuali attività extrascolastiche, sportive, culturali e formative“ e le “vacanze normalmente godute”.
La mediazione affidata a privati secondo molti esperti implicherà un aumento considerevole delle spese per chi vorrà divorziare o separarsi. “Infatti solo la prima seduta sarà gratuita, tutte le successive sono a pagamento. Parliamo di migliaia di euro”, spiega l’avvocata Carla Quinto. Inoltre anche le vittime di violenza domestica saranno obbligate a ricorrere alla mediazione con il coniuge violento. “Questo viola l’articolo 48 della convenzione di Istanbul, che impone il divieto di fare ricorso a questi mezzi di soluzione alternativa al tribunale per le controversie”, spiega Quinto. “Inoltre c’è il divieto di ricorrere a un avvocato durante la mediazione, quindi c’è anche la violazione del diritto di difesa”, conclude. Secondo l’avvocata, con questo ddl si cerca di togliere potere decisionale ai tribunali “per attribuirne a soggetti privati a pagamento che non hanno particolari competenze”.
Parificazione del tempo trascorso con i figli e il piano genitoriale
L’articolo 11 riforma l’articolo 337-ter del codice civile e prevede che il figlio minore debba trascorrere con ciascuno dei genitori tempi paritetici o equipollenti, salvi i casi di impossibilità materiale. “Indipendentemente dai rapporti intercorrenti tra i due genitori, il figlio minore, nel proprio esclusivo interesse morale e materiale, ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con il padre e con la madre, di ricevere cura, educazione, istruzione e assistenza morale da entrambe le figure genitoriali, con paritetica assunzione di responsabilità e di impegni e con pari opportunità”, è scritto nel ddl.
Per questo è previsto che il figlio trascorra con entrambi i genitori non meno di 12 giorni al mese, compresi i pernottamenti, e per questo i figli avranno un doppio domicilio nelle case dei due genitori. Non è prevista nessuna deroga a questo principio. “Il piano genitoriale stabilisce in maniera rigida la durata di tempo che i minori dovranno passare con ciascuno dei genitori e il tipo di attività che i minori dovranno svolgere in questo tempo. Questo presupposto è molto rigido e lontano dalla realtà – commenta l’avvocata Carla Quinto -. Si deve considerare, infatti, che i tipi di attività svolte dai minori cambiano nel corso del tempo e questo potrebbe determinare dei contenziosi tra i genitori e portare all’apertura di nuove fasi di mediazione con un ulteriore dispendio di denaro”.
Inoltre il minore non potrà più scegliere con quale genitore risiedere e come trascorrere il tempo, perché anche le attività saranno stabilite dal piano genitoriale. “Il minore non potrà esprimersi ed essere ascoltato, da soggetto di diritto tornerà a essere un oggetto di diritto. Ma questo – conclude l’avvocata Carla Quinto – è contrario a tutte le convenzioni internazionali e anche alla nostra costituzione che stabilisce che i minori devono essere ascoltati nelle loro volontà”.
Abolizione dell’assegno di mantenimento
Il ddl introduce il mantenimento diretto sulla base della parificazione del tempo passato dal minore con i genitori e di conseguenza prevede l’abolizione dell’assegno di mantenimento per il genitore presso cui il minore risiede. Il mantenimento diretto prevede che ci sia un’equa ripartizione delle spese ordinarie e straordinarie in proporzione al reddito e in base a quanto stabilito dal piano genitoriale, concordato con il mediatore. Se non c’è accordo decide il giudice.
Per l’avvocata Carla Quinto “questo ddl porta avanti anche una serie di stereotipi di genere, cioè sottointende che le madri usino i soldi del mantenimento dei minori a scopi personali”. Questo punto, secondo l’avvocata, “danneggia il minore che si troverà a vivere in situazioni di disparità se c’è una differenza di reddito tra i genitori”. Il provvedimento introduce anche una norma per il mantenimento del figlio maggiorenne non autosufficiente. Il ddl dispone che il mantenimento in questo caso sia ripartito tra entrambi i genitori al 50 per cento, “anche se il figlio abbia deciso di vivere nella casa di uno dei due genitori”.
Casa familiare
L’articolo 14 del ddl modifica il 337-sexies del codice civile, e introduce delle novità sulla gestione della casa di famiglia. Nel caso in cui la casa di famiglia sia cointestata ai due ex coniugi, quello che rimane nella casa familiare dovrà pagare un canone a quello che la lascerà. Inoltre “non può continuare a risiedere nella casa familiare il genitore che non ne sia proprietario o titolare di specifico diritto di usufrutto, uso, abitazione, comodato o locazione e che non abiti o cessi di abitare stabilmente nella casa familiare o conviva “more uxorio” o contragga nuovo matrimonio”.
Per l’avvocata Quinto, “è stravolto il principio dell’assegnazione della casa familiare che è basato sul principio che il minore debba essere tutelato nel suo diritto di rimanere nella casa e di non vedere stravolte le sue abitudini”.
I rischi per le donne vittime di violenza domestica
Gli articoli 17 e 18 del disegno di legge Pillon prevedono che se il figlio minore si rifiuta di vedere uno dei due genitori, l’altro genitore può essere accusato di aver manipolato il minore e quindi il giudice può disporre un provvedimento d’urgenza che prevede “la limitazione o sospensione della sua responsabilità genitoriale”. Il giudice può chiedere anche il “collocamento provvisorio del minore presso apposita struttura specializzata, previa redazione da parte dei servizi sociali o degli operatori della struttura di uno specifico programma per il pieno recupero della bigenitorialità del minore”. Secondo le associazioni che si occupano di violenza maschile sulle donne, uno dei problemi del ddl Pillon e di una serie di altri disegni di legge presentati nello stesso pacchetto come il ddl 45, si cerca di cancellare le denunce di violenza domestica.
“Il ddl impone che la violenza debba essere comprovata e non spiega nemmeno in che modo; e inoltre dice che anche in una situazione di violenza deve essere possibile per il figlio vedere il genitore violento, anche se il minore non vuole stare con il genitore violento”, spiega l’avvocata Carla Quinto. “Il ddl 735 prevede anche che se una donna lascia la casa familiare con i suoi figli per essere accolta da un centro antiviolenza, l’altro genitore può chiedere l’intervento dell’autorità di pubblica sicurezza, che su mera segnalazione del genitore, può prendere il minore e riportarlo nella casa di famiglia in cui è ancora presente il genitore violento”, conclude. Il ddl 45, inoltre, prova a modificare il reato di maltrattamenti verso un familiare e un convivente, l’articolo 572 del codice penale, non ritenendolo più un reato abituale, ma soffermandosi sulla necessità che sia abituale. “Se oggi noi possiamo punire una condotta violenta – spiega Carla Quinto – anche se ci sono delle cosiddette “lune di miele”, cioè delle brevi interruzioni della condotta violenta, il ddl 45 prevede, invec, che il reato si configuri solo se la condotta violenta è continuativa e ininterrotta”, spiega l’avvocata Quinto. (Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale).
“Nel centrosinistra sardo gli strateghi del voto di febbraio (una batosta epocale, 113.386 mila voti di distanza dal vincitore: segnatevi questo numero) hanno deciso: “È tempo di un sindaco donna!”. Quali siano le basi di questa decisione, nessuno lo sa. In più, si spaccia per innovativa una candidatura che Cagliari ebbe già vent’anni fa. Ricordate Rita Carboni Boy contrapposta a Mariano Delogu nel 1998? Io sì, molto bene. Quindi, qual è la novità?
Nessuna. Anzi, ora siamo davanti ad un deciso passo indietro. Perché Rita Carboni Boy era una donna che aveva dalla sua una straordinaria competenza e una grande forza di carattere, una donna che aveva sfidato tutti gli stereotipi in anni in cui realmente le donne dovevano stare in casa a fare la calza. Ma lei invece aveva studiato negli Stati Uniti, era diventata avvocato, aveva intrapreso una carriera da imprenditrice agricola (straordinaria la sua azienda a Nuragus), e da esponente di una nobile famiglia di Castello anziché appiattirsi su comode posizioni conservatrici, aveva scelto di stare dalla parte dei Democratici, dell’Ulivo e di Romano Prodi.
E infatti nessuno la candidò “in quanto donna” ma perché potatrice di una esperienza professionale e di vita importante, e io sono orgoglioso di averla conosciuta e di aver lavorato per lei in quella campagna elettorale: perché starle vicino era ogni giorno una lezione di parità di genere applicata ad ogni aspetto della quotidianità.
Ora invece mi sembra che le cose stiano diversamente. Gli uomini (gli stessi che avevano deciso che “il grande sindaco Zedda” era pronto a governare la Sardegna: 113.386) buttano nella mischia la candidatura di Francesca Ghirra perché “a Cagliari è tempo di un sindaco donna”. Ma Francesca Ghirra, amministratrice comunale da otto anni (consigliera e presidente della commissione cultura nella prima consiliatura e assessore all’Urbanistica in questa breve seconda) avrà qualche successo da rivendicare o si accontenta di essere candidata dagli uomini del suo partito solamente “in quanto donna”?
Ma questa rischia di essere la solita domanda impertinente destinata restare senza risposta.
C’è puzza di giochi di potere spacciati per nobili intenti. Come alle ultime regionali. Con il rischio che il risultato finale sia lo stesso”. (Vito Biolchini, giornalista e autore teatrale, www.sardegnasoprattutto.com).
L’Associazione regionale ex esposti amianto, per bocca del suo presidente, Giampaolo Lilliu, ha chiesto chiarimenti al presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, al ministro dello Sviluppo economico e ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Luigi Di Maio, al ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Enzo Moavero, alla direzione generale per la politica commerciale internazionale nell persona di Loredana Gulino, al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli, al presidente della regione Christian Solinas, in merito alla acquisizione da parte del Gruppo Armatori Onorato Spa di due navi dai cantieri cinesi. Secondo quanto si legge in una nota, l’Associazione ex esposti amianto è venuta a conoscenza dell’acquisto di due navi costruite nei cantieri cinesi da destinare al trasporto civile e commerciale nelle tratte dalla Sardegna e per la Sardegna. Tenuto conto, secondo quanto si legge in una nota dell’Associazione, che la Cina è una delle nazioni che “vanta” il maggior utilizzo di amianto per la costruzione dei propri manufatti e “…visto che dal 1992, con la legge 257/92 è stata messa al bando la produzione, la commercializzazione e l’estrazione in tutto il territorio nazionale del materiale amianto, ed essendo il fenomeno di importazione di prodotti (dalle autovetture, alla componentistica per auto, e ora alle navi) in forte aumento, tra l’indifferenza delle istituzioni e di che ha ruolo per contrastare tale fenomeno, fortemente preoccupati, al fine di tutelare il diritto alla salute e la difesa dell’ambiente dal rischio della presenza della fibra killer, si chiede di conoscere quali sono state le garanzie poste dal governo nazionale nei confronti del governo cinese relativamente all’accordo di commercio internazionale tra il Gruppo Armatori Onorato Spa e i cantieri navali cinesi”.
Cesare Battisti, l’ex terrorista dei Pac arrestato a gennaio in Bolivia e ora detenuto nel carcere di Oristano, deve continuare a scontare l’isolamento diurno di 6 mesi che gli è stato applicato nel momento in cui è arrivato in Italia, dopo una latitanza durata circa 40 anni. Lo ha deciso la Corte d’Assise d’Appello di Milano respingendo l’istanza della difesa che chiedeva che l’isolamento diurno fosse dichiarato prescritto. Proseguirà, invece, il prossimo 17 maggio la parte principale del procedimento che si è aperto davanti ai giudici dopo che il legale, Davide Steccanella, ha presentato per Battisti una richiesta di commutazione della pena da ergastolo a 30 anni, sulla base dell’unico accordo valido, secondo la difesa di estradizione ossia quello tra Italia e Brasile del 2009 (nel paese sud americano non è prevista infatti la pena dell’ergastolo).
4 comments
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Ho letto l’articolo di Biolchini e lo condivido in tutto e per tutto.
Per la politica regionale invece sono curioso di vedere se il Presidente Solinas avrà le palle per mettere a cuccia i tanti frilli di Forza Italia e dei Riformatori che anche se sono politacamente di una pochezza disarmante iniziano a chiedere assessorati a pera.
Patrizia Cadau sta dimostrato nel Movimento Cinquestelle di essere una mosca bianca, una voce fuori dal coro che fa bene alla politica. Di solito chi non si adegua ai capoccioni nel M5s viene espulso dopo tre secondi. Brava!
Devo ringraziare Angelo perchè attraverso l’articolo della Camilli ho capito bene che cosa sia il disegno di legge Pillon.
Mi sa che i 5 stelle non tarderanno molto a mandare via Cadau.