Riformatori: “No elemosine. Facciamo valere i nostri diritti”. Oristano: Forza Italia nel caos.
Alla vigilia de “Sa Die de sa Sardigna”, la festa del popolo sardo, i Riformatori hanno illustrato una proposta di legge nazionale per modificare la norma di attuazione dell’articolo 8 dello Statuto sardo che sottrae all’Isola i soldi delle accise sui carburanti.
“Perché – ha sostenuto il presidente del partito, Roberto Frongia – le cerimonie che celebrano l’orgoglio del popolo sardo rischiano di perdere qualsiasi senso reale se non vengono accompagnate da un’azione formidabile, fatta da tutto il consiglio regionale, di rivendicazione dei nostri diritti calpestati”. La proposta di legge ha un solo articolo utile per sciogliere il nodo che impedisce alla Regione di avere nelle casse tre miliardi di euro in più all’anno. Cosa prevede?
“Lo Statuto della Sardegna ci attribuisce i soldi delle accise – hanno spiegato i proponenti Michele Cossa, Alfonso Marras, Aldo Salaris e Giovanni Antonio Satta –; l’articolo 1 chiarisce che questo vale anche per i prodotti petroliferi prodotti in Sardegna e poi spostati nei depositi fiscali autorizzati”.
“Viviamo – ha detto ancora Frongia – i tempi del federalismo differenziato, con le regioni del nord Italia sempre più affascinate da logiche egoistiche, che mettono in discussione i cardini della coesione sociale nazionale e fanno intravvedere scenari bui nei flussi economici verso le regioni deboli, come la Sardegna. Quale momento migliore per smettere di chiedere elemosine e far valere invece sino in fondo i diritti dei sardi e della Sardegna?”.
“Christian Solinas non ha vinto le elezioni perché laureato. Anzi, la sua laurea non c’entra proprio nulla. E d’altra parte non si contano i leader politici, divenuti anche primi ministri, che non sono laureati. Inoltre, solo circa il 20% dei consiglieri regionali eletti in questa legislatura è laureato. Insomma, il grado di conoscenze certificate non sembra essere un fattore apprezzato dall’elettorato, per quanto invece esso sia strategico per il futuro di un Paese oltre che per il piacere del sapere. l 23 aprile, però, Il Fatto Quotidiano ha pubblicato questo artiolo dal quale si evince che l’attuale Presidente della Regione Sarda, cioè non più un candidato, ma un’istituzione, avrebbe rifiutato di consentire che la sua tesi di laurea venga pubblicata e conosciuta. Questa, da parte di un Presidente, è una posizione, se confermata, senza alcun senso. Una tesi è una tesi, non è una confessione compromettente, non è un fatto intimo, privato. Possono esserci degli errori; possono esserci delle banalità; possono esserci dei refusi, ma tutto questo non condannerebbe nessuno ad alcuna critica che vada oltre il dibattico culturale o stilistico. Non avrebbe alcun valore politico. Il problema è un altro. Chi è stato un personaggio pubblico sa a quali livelli di trasparenza è soggetta la sua vita: deve pubblicare pressoché ogni cosa che possiede e che guadagna; chiede il consenso ai parenti per pubblicare anche i dati del loro patrimonio (che, grazie a Dio, può essere rifiutato); deve dichiarare quali altre cariche ricopre; deve continuare a rendere noti i suoi dati anche oltre il mandato ricoperto. La questione della laurea è una questione che il comportamento del Presidente sta rendendo scivolosa per l’istituzione. Se una persona è laureata, è laureata e basta. Che imbarazzo può avere a autorizzare l’Università di Sassari a pubblicare gli statini degli esami del 2008, le registrazioni di quelli del 2017-2018, le ricevute dei versamenti per le tasse e la sua tesi di laurea? Che problema ci sarebbe? Nessuno. Se invece si tergiversa e lo si fa da Presidente della Sardegna, se invece ci si affida alla scontata e un po’ impaurita dichiarazione di regolarità fatta dal Rettore, il problema che si pone è proprio il tergiversare, è l’imbarazzo, è la cortina fumogena. Solo che, mi vien da pensare, se Solinas lo fa, significa che ha le spalle coperte dagli apparati dello Stato. Mi viene in mente il caso del ‘finto’ servizio militare di George W. Bush, denunciato in modo grossolano sulla CBS e poi rivelatosi un boomerang per il giornalista e la produttrice che si fidarono non di documenti originali ma di fotocopie di documenti, fotocopiati da Tizio e trascritti e firmati da Caio. L’errore fu fatale per i giornalisti e mise in assoluto secondo piano il merito della vicenda: perché George W.Bush fece il militare nel corpo dell’aviazione del Texas e come lo fece? Solinas, che dispone di una quantità notevole di informazioni – io stesso lo chiamavo in campagna elettorale (come facevo con altri) per avere notizie – anziché fare un’operazione trasparenza che non servirebbe a aumentare o diminuire la sua legittimazione popolare (il voto è incontestabile) ma soltanto a dimostrare la regolarità dei suoi comportamenti da privato cittadino, aspetta e sembra aspettare proprio l’errore fatale dei suoi accusatori che gli consenta di non parlare dei suoi comportamenti ma degli errori altrui. Quando però si è il Presidente della Sardegna servirebbe un altro e ben più alto livello. Ne guadagnerebbe l’autorevolezza, ma anche ancora la certezza di vivere ancora in una società più o meno ordinata”. (Paolo Maninchedda, Partito dei Sardi, www.sardegnaeliberta.it).
Che da Forza Italia, a tutti i livelli, ci sia un fuggi fuggi generale (peggio di quanto accaduto negli ultimi anni al Pd), è risaputo. E l’esodo ha già preso piede anche in Sardegna, Oristano compresa. Dopo l’attacco del coordinatore regionale, Ugo Cappellacci, contro il coordinatore della provincia di Oristano, Antonio Iatalese, reo secondo Cappellacci di non aver fatto alcunchè, lo stesso Iatalese (consigliere comunale di Oristano), Gigi Mureddu (capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale) e persino il sindaco di Oristano Andrea Lutzu, hanno risposto a Cappellacci per le rime. I tre, oltre ad aver ipotizzato l’autosospensione, hanno contestato a Cappellacci, visto che non è arrivata nessuna autocritica, di aver costanemente disatteso le istanze dell’Oristanese, “…un territorio che pure è stato capace di esprimere, da sempre, un solido consenso elettorale per Forza Italia, fino ad arrivare all’exploit delle ultime comunali, in cui la città ha proclamato un sindaco azzurro con il risultato migliore al ballottaggio (ben il 66%), fra tutti i comuni d’Italia che avevano preso parte a quel turno di amministrative e ben 9 consiglieri su 16 di maggioranza. Già questo – hanno sostenuto Lutzu, Mureddu e Iatalese – sarebbe dovuto essere sufficiente perché al nostro territorio venisse data l’opportunità di essere debitamente rappresentato anche in Parlamento con l’indicazione di un candidato per le politiche 2018. Invece, nulla di fatto. Poi, dopo le elezioni regionali del 2019, in cui la coalizione di centrodestra ha vinto anche grazie al nostro concreto apporto, nessuno di noi è stato coinvolto dal partito nelle scelte strategiche, politiche e programmatiche, di cui siamo venuti a conoscenza solo a cose già fatte e decise dall’alto. Abbiamo necessità di avere risposte concrete e adeguate ai giustificati malumori diffusi dalla base – hanno detto Lutzu, Mureddu e Iatalese –, che riguardano anche altre province. Siamo comunque disponibili ad avere nei prossimi giorni un incontro con i vertici regionali, peraltro da noi richiesto da tempo senza mai avere ottenuto alcuna risposta, anche nella possibile ipotesi di una nostra autosospensione dal partito in mancanza di riscontri”.
Commenti recenti