Luigi Di Maio (M5S): “Abolire il reato di abuso d’ufficio è una stupidaggine”.
“ll reato di abuso d’ufficio esiste quando un incaricato di pubblico servizio, un dirigente o un politico, ad esempio, nello svolgimento delle sue funzioni fa qualcosa che, intenzionalmente, procura a sé o ad altre persone a lui vicine un vantaggio ingiusto, arrecando ad altri un danno.
Volete un esempio? Un sindaco, un ministro, un presidente di Regione o un qualsiasi altro dirigente pubblico che fa assumere sua figlia per chiamata diretta, invece di convocare una selezione pubblica e dare a tutti la possibilità di ambire a quel posto di lavoro.
Ecco, questo è un esempio di reato di abuso di ufficio. E ieri ho sentito dire da qualcuno che questo reato lo si vuole abolire. È forse un modo per chiedere il voto ai condannati o per salvare qualche amico governatore da una condanna ?
Ora, vedete come vanno le cose? Io dovrei stare zitto davanti a queste affermazioni? Dovrei stare zitto davanti a chi apre ai raccomandati, a chi chiude le porte al merito, a chi favorisce qualcuno solo perché ha avuto qualcosa in cambio? E poi ci lamentiamo dei cervelli in fuga e dei nostri ragazzi che devono espatriare per cercare un lavoro? Ma per favore…
Il colmo è che, se parlo, qualcuno fa la vittima e dice che insultiamo; se non parlo però siamo conniventi. Ma di fronte a questa stupidaggine io non posso tacere. Chi l’ha detto stavolta ha toppato alla grande.
Come si fa a dire che si vuole dare battaglia alla mafia e alla camorra con un decreto e poi subito dopo incitare all’abolizione del reato di abuso d’ufficio? Dov’e la logica?
È un reato in cui cade spesso chi amministra, è vero, ma se un sindaco agisce onestamente non ha nulla da temere. Non è togliendo un reato che sistemi le cose. Ma che soluzione è?
Il prossimo passo quale sarà? Che per evitare di far dimettere un sottosegretario togliamo il reato di corruzione?
Sia chiara una cosa, per noi il governo va avanti, ma a un patto: più lavoro e meno stronzate!”. (Luigi Di Maio, capo politico Movimento 5 Stelle, www.ilblogdellestelle.it)
Il sagrato pieno di mazzi di fiori, di corone, di messaggi,e la chiesa di San Giorgio, a Ruinas stracolma di gente per dare l’ultimo saluto a Pietro Secci e Carmelino Marceddu, i due pensionati/allevatori, di 80 anni, uccisi lunedì scorso nelle campagne del paese. Un’intera comunità sconvolta che in queste settimane ha visto riaffiorare l’ombra della faida che molti anni fa aveva macchiato di sangue le strade della zona. Intanto, le indagini dei Carabinieri proseguono senza sosta. Nelle ultime ore i militari hanno sentito amici, parenti e conoscenti dei due allevatori. Si scava nel passato delle vittime. Carmelino Marceddu nel 1966, all’epoca 25enne, assistette all’uccisione del fratello Luigi. Nel 2001 il fratello di Pietro Secci, Dino, era invece rimasto ferito durante l’omicidio di Pierpaolo Meloni. I due fatti, comunque, dal punto di vista investigativo sarebbero già cristallizzati.vUn impulso alle indagini potrebbe essere arrivato dall’autopsia, eseguita ieri dal medico legale, Roberto Demontis, ma sui risultati Procura e Carabinieri mantengono il massimo la massima riserbo.
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