Lug 23

Sovranismo e identità labile degli italiani.

“Nel tempo dei nazionalismi rinascenti, chiamati sovranismi nella neo-lingua imperante, ci si sarebbe aspettato un rafforzamento dell’identità italiana.

Lo slogan “prima gli italiani” invece si rivela vacuo, buono solo per gli appelli al voto, ma incapace di costituire un reale collante di quel che sono gli italiani contemporanei e la loro posizione nel mondo.

I processi di lunga durata costituiscono il retroterra culturale su cui si basa il riconoscersi come comunità. L’esempio più lampante è di queste settimane. La trattativa moscovita dove gli esponenti della Lega, partito di governo, che chiedono finanziamenti ai russi non provoca nessuna flessione nei sondaggi per quel partito, che anzi continua imperterrito a raccogliere i consensi della maggioranza della destra italiana. In Austria uno scandalo simile ha portato alle dimissioni del governo, il leader dell’Fpö, Heinz-Christian Strache, imputato di tradimento solo per aver intavolato una trattativa senza che un rublo fosse mai arrivato nelle casse del loro partito.

Il caso italiano è simile ma a cominciare dalla stampa di destra lo si sottovaluta, ci si chiede chi abbia rivelato la trattativa e il perché, senza invece prendere in considerazione il focus, un partito di governo che chiede fondi a un Paese avversario. Gli italiani sono abituati alle ingerenze straniere, da quando nel 1494 Carlo VIII di Francia, chiamato da Ludovico il Moro duca di Milano, fece della penisola il luogo di scontro delle potenze europee dell’epoca. Fu così fino all’unità d’Italia del 1861, anche essa frutto di calcoli internazionali più che di movimento popolare.

È soprattutto dopo la sconfitta della II Guerra Mondiale che le ingerenze straniere assumono la forma di finanziamenti diretti ai partiti di opposizione e di governo. La storiografia ci ha raccontato che durante la Guerra Fredda i sovietici pagavano i partiti di sinistra mentre gli Usa quelli filo occidentali. Francisco Franco dava finanziamenti all’Msi che entrò nei fondi Cia dopo aver costituito Destra Nazionale con i monarchici negli anni ’70. A causa di questo passato storico non vi è consapevolezza nell’opinione pubblica che i finanziamenti stranieri ai partiti non sono gratuiti, servono per modificare gli indirizzi politici, trasformare quei movimenti in agenti d’influenza a loro servizio.

A quanto pare la sovranità nazionale della Lega è direttamente subordinata al suo permanere nel governo, al voler agire con i rubli per scardinare l’unità europea vista come causa dei mali italiani. Ma non è l’unico paradosso. La Lega nasce come partito di raccolta del nord che per poter raggiungere i propri obiettivi, oggi ridotti a federalismo, ha avuto bisogno di allargarsi a sud. Questa è stata l’intuizione politica di Salvini.

Come fare però quando l’unità d’Italia si è avuta con l’aver trasformato nell’Ottocento il sud e la Sardegna in colonie interne? Quando tutta la storia unitaria, eccetto il periodo brevissimo della Cassa per il Mezzogiorno, è stato un trasferimento di risorse dal sud al nord a cominciare da quelle umane? Ci sì è inventato nemici. Le migrazioni, la Ue, Francia e Germania. Lo stato di mobilitazione permanente ha anche bisogno del nemico interno, identificato negli “zingheri”, i poveri, le donne e i loro diritti, le comunità omoaffettive, quelle religiose che non siano cristiane.

Chiunque disturbi i processi di omologazione tendenti a costruire una unità fittizia fondata su valori che si considera tradizionali e invece altro non sono che costruzioni ideologiche figlie di un tempo risentito, della solitudine dell’uomo contemporaneo, della crisi del maschio. Per realizzare questa operazione Salvini ha avuto bisogno dei teorici reazionari come il russo Aleksandr Dugin, l’americano Steve Bannon, il francese Alain de Benoist e gli epigoni nostrani con le loro comunità escludenti; auspicare il modello di democrazia illiberale ungherese e polacco, ammirare il sistema russo di Vladimir Putin. A differenza dei teorici citati che si ispirano alla dottrina sociale fascio-nazista, i leghisti come gli ungheresi, sono dei liberisti in economia.

È chiaro che questa macedonia ideologica tende a nascondere l’obiettivo di sempre, fare in modo che il nord d’Italia continui nella depredazione del sud e della Sardegna. Il modello è quello della cittadinanza diseguale, chi è ricco può accedere ai benefici, chi non lo è si arrangi. Le leggi e i decreti sicurezza, con la scusa dei porti chiusi e dell’allontanamento dei migranti, servono al mantenimento di quel potere; si leggano gli articoli sull’ordine pubblico a tal proposito. Perché quella società immaginata produrrà scontenti e probabili manifestazioni e rivolte.

L’affaire moscovita è l’ulteriore tassello, rivela solo quel che sapevamo dell’identità labile degli italiani così ben rappresentata dalla Lega. “Franza o Spagna purché se magna”. Era vero nel 1494, lo è anche oggi”. (Nicolò Migheli, sociologo, www.sardegnasoprattutto.com).

Sarà cinque volte più resistente dell’acciaio e per realizzarlo non sarà necessario sbancare il territorio: Abbanoa ha aggiudicato la gara per rifare ulteriori sei chilometri dell’acquedotto di Bosa (sono in corso i lavori del primo lotto per complessivi otto chilometri e mezzo), alimentato dal potabilizzatore del Temo. L’investimento di oltre 4 milioni di euro e cantieri per il secondo lotto prenderanno il via già a metà settembre. L’opera sarà realizzata con una tecnica innovativa, il relining, che garantirà tempi rapidi di esecuzione nel pieno rispetto dell’ambiente e soprattutto nuove condotte ultraresistenti in un particolare materiale cinque volte più resistente dell’acciaio, il kevlar, che per le sue qualità viene utilizzato addirittura per realizzare i giubbotti antiproiettile. Le tecniche scelte da Abbanoa per risanare la condotta oggetto dell’intervento consentono di operare senza scavo: nessuno sbancamento, ma una grande attenzione verso l’ambiente, nel pieno rispetto del territorio. Con un effetto immediato: la tubazione fino a quel momento danneggiata viene ripristinata velocemente e il sistema usufruisce in breve tempo di una tubazione con nuove funzionalità. Il tratto interessato dell’acquedotto è quello che da sempre è il più problematico: sei chilometri dal partitore di Barrasumene alla diga di Monte Crispu. Soltanto negli ultimi anni è stato necessario effettuare più di trenta interventi di riparazione sul vecchio acquedotto con notevoli difficoltà legate soprattutto al territorio molto impervio che rende difficile l’intervento dei mezzi pesanti. E’ uno dei motivi che ha portato alla scelta del relining, che evita di effettuare scavi e sbancamenti. Il territorio attraversato è soggetto a numerosi vincoli ambientali: si tratta di un’area Sic (Sito d’interessa comunitario) e Zps (Zona di protezione speciale). In pratica la nuova condotta sarà realizzata con una guaina flessibile nello speciale materiale ultraresistente e che, inserita dentro il vecchio acquedotto, fungerà da tunnel. Le operazioni saranno effettuate da un pozzetto d’ispezione all’altro. Non sarà nemmeno necessario sospendere l’alimentazione dei serbatoi cittadini perché durante il cantiere sarà installata una condotta provvisoria di by-pass che consentirà di aggirare i tratti man mano interessati dall’intervento. In ogni pozzetto, inoltre, sarà installati dei pezzi speciali in acciaio che consentiranno di effettuare le manovre di regolazione della nuova condotta. I cantieri saranno avviati a metà settembre e faranno la “staffetta” con i lavori attualmente in corso per il primo lotto. Riguarda gli otto chilometri e mezzo dalla diga di Monte Crispu a Bosa centro.

“Non abbiamo avuto nessuna risposta dalla Regione e dalla Provincia sul grave problema della fauna selvatica. Nonostante i nostri ripetuti solleciti, nulla di concreto è stato fatto”. E’ quanto denuncia, in una nota, la Coldiretti di Oristano, che aggiunge: “Per di più Regione e Provincia si rimpallano le responsabilità sul mancato avvio del piano di contenimento sulla cornacchia grigia, che tanti e gravi danni sta recando alle colture estive. Ma è tutta la incontrollata situazione in cui verte la fauna selvatica che Coldiretti pone in discussione. Dal Sinis come dalla Marmilla – afferma il direttore provinciale Coldiretti, Emanuele Spanò – sono pervenute segnalazioni di gravi danni recati alle colture, stavolta dai cinghiali. Un autentico bollettino di guerra. Talvolta nelle stesse aree già interessate dall’azione distruttiva della cornacchia grigia. I danni e la disperazione di alcuni produttori è tale che ci vediamo costretti a tutela del loro lavoro, considerata l’inerzia di Regione e Provincia, a rivolgerci al prefetto”. “Da anni ripetiamo che in molte aree – sostiene il presidente provinciale Coldiretti Oristano, Giovanni Murru – si è rotto quell’equilibrio fondante tra ambiente e attività produttive , con una pressione di varie specie di fauna selvatica fuori controllo. Serve un censimento delle varie specie per agire nelle zone con maggiore criticità”.

Dal 28 al 30 luglio Oristano sarà invasa dai colori, dalle musiche, dai canti e dai balli di tutto il mondo. Il Comune di Oristano organizza, infatti, il primo “Festival internazionale del Folklore”. La manifestazione è organizzata con la collaborazione della Pro loco, della Fondazione di Oristano e del Gruppo folk Città di Oristano. Il programma della kermesse internazionale sarà presentato nel corso di una conferenza stampa, giovedì 25 luglio, alle 11, nella sala giunta del Comune di Oristano. Saranno presenti il sindaco Andrea Lutzu, l’assessore alla Cultura Massimiliano Sanna, Maria Passino della Fondazione di Sardegna, il presidente della Pro loco Gianni Ledda, e un rappresentante del Gruppo folk Città di Oristano.

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