“Questo non è amore”, campagna di sensibilizzazione contro la violenza di genere.
“La violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani, una forma di discriminazione che comprende tutti gli atti di violenza che provocano sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica, economica e sociale.
Atti che portano la donna a sentirsi sola e rassegnata, privata di libertà e autonomia, con la costante paura di ritorsioni per sé e i figli. Accade spesso che la donna creda di essere colpevole e tema di non essere creduta, e per questo è necessario creare una rete tra forze dell’ordine, istituzioni, enti locali, centri antiviolenza e associazioni di volontariato, per sradicare, in primo luogo dal punto di vista culturale, l’increscioso fenomeno”.
Inizia così una nota della Polizia di Stato nell’ambito della campagna ministeriale di i sensibilizzazione contro la violenza domestica e di genere.
“Il primo consiglio che possiamo dare per fronteggiare la piaga della violenza di genere – si legge nella nota – è quello di non restare in silenzio. Consiglio rivolto non solo alle vittime, ma anche a tutti coloro che sono a conoscenza dell’esistenza di atti di violenza subiti da parenti, amiche e conoscenti. È, infatti, fondamentale segnalare subito casi del genere alle Forze dell’ordine, in quanto si può intervenire anche in assenza di un atto formale di denuncia o querela”.
La nota sottolinea poi la centralità del questore nelle attività di contrasto della violenza di genere, e ricorda l’introduzione nell’ordinamento dell’ammonimento del questore (una sorta di rimprovero orale che si applica in casi di stalking, violenza domestica, cyberbullismo, e che, a nostro modesto avviso, spesso non produce alcun risultato. ndr). L’ammonimento del questore si sostanzia, infatti, in un’intimazione di carattere preventivo, dissuasivo e cautelare, e ricorda al “violeto” di turno le possibili conseguenze per comportamenti non conformi alla legge, indicandogli anche appositi centri di sostegno presso i quali trovare aiuto psicologico per evitare di ricadere in condotte violente e antisociali.
“Il questore – si legge ancora nella nota – adottato l’ammonimento, assume provvedimenti che limitino la detenzione e il porto delle armi e delle munizioni; inoltre, informa del provvedimento il prefetto, affinché possa effettuare le opportune valutazioni in merito all’eventuale sospensione della patente di guida”. In tutte le fasi del procedimento, vengono assunte misure per salvaguardare le vittime “…e tutelarle dal rischio di intimidazione, ritorsioni, danni emotivi o psicologici, derivanti da contatti inappropriati con il maltrattante”… “La stragrande maggioranza delle vittime sono donne e minori, anche se non sono mancati i casi di vittime di sesso maschile e anziani. È un fenomeno che ha natura trasversale, in quanto interessa tutte le categorie di soggetti giovani, adulti e anziani appartenenti ai più svariati ceti sociali, e talvolta si tratta di persone stimate e insospettabili che si fanno forza di questo per intimorire ulteriormente la vittima, che si convince che non verrà mai creduta”
Per quanto concerne i numeri in provincia di Oristano, sono aumentati i provvedimenti di ammonimento emessi dal questore nel 2019. Si è passati, infatti, dai 22 ammonimenti (di cui 17 emessi per violenza domestica e 5 per atti persecutori) del 2018 ai 26 (di cui 24 per violenza domestica e n. 2 per atti persecutori) del 2019.
Codice Rosso
Come succede nel pronto soccorso per indicare le emergenze più gravi, anche la violenza sulle donne ha ora una “corsia preferenziale” per combatterla, con indagini di fatto più veloci. Presso la Squadra Mobile della Questura di Oristano è infatti attiva una sezione specializzata che si occupa di reati contro la persona, minori e reati sessuali, costituita da professionisti. Inoltre, nel disegno di legge che modifica il codice di procedura penale sulla tutela delle vittime di violenza domestica e di genere, chiamato per sintesi Codice Rosso, sono state introdotte pene più severe in casi di violenza sessuale, stalking e maltrattamenti in famiglia; introdotti i reati di “revenge porn” (diffusione illecita di immagini o di video sessualmente espliciti) ; e ipotesi speciali di lesioni al viso, oltre allo stop ai matrimoni forzati. Nello specifico:
– Denunce e indagini: la polizia giudiziaria dovrà comunicare al magistrato, nel più breve tempo possibile, le notizie di reato di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale, atti persecutori e lesioni aggravate avvenute in famiglia o tra conviventi, la vittima dovrà poi essere sentita dal pubblico ministero entro 3 giorni dall’iscrizione della notizia di reato.
– Violenza sessuale: le pene salgono a 6-12 anni rispetto ai 5-10, la violenza diventa aggravata in caso di atti sessuali con minori di 14 anni a cui è stato promesso o dato denaro o qualsiasi altra cosa utile.
– Stalking: le pene salgono a 1-6 anni rispetto ai 6 mesi-15 anni.
– Maltrattamenti in famiglia: la reclusione passa dai 2-6 anni a 3-7 anni; la pena è aumentata fino alla metà se il fatto avviene in presenza o ai danni di un minore, di una donna in gravidanza, di un disabile oppure se l’aggressione è armata.
– Sfregi: il codice penale si arricchisce di un articolo sui casi di aggressione a una persona, con lesioni permanenti al viso fino a deformarne l’aspetto. Il responsabile è punito con la reclusione da 8 a 14 anni. Se lo sfregio provoca la morte della vittima, scatta l’ergastolo. Per i condannati sarà più difficile ottenere benefici come il lavoro fuori dal carcere, i permessi premio e le misure alternative.
– Introduzione del reato di “revenge porn”: chiunque invii, consegni, ceda, pubblichi o diffonda foto o video di organi sessuali o a contenuto sessualmente esplicito di una persona senza il suo consenso, rischia da 1 a 6 anni di carcere e una multa da 5 mila a 15 mila euro. La stessa pena si applica a chi, avendo ricevuto o acquisito le immagini, le invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso dell’interessato per danneggiarlo. La pena viene aumentata se l’autore della vendetta è il coniuge (anche separato o divorziato), un ex, o se i fatti sono avvenuti con strumenti informatici.
Dall’entrata in vigore del Codice Rosso, ossia dal 9 agosto scorso, in appena tre mesi sono stati trattati 16 casi, con 14 persone denunciate per maltrattamenti in famiglia e atti persecutori all’autorità giudiziaria, che ha emesso 7 misure cautelari e di sicurezza a carico di altrettante persone tutte di sesso maschile, 3 delle quali sono state recluse in carcere, 2 sottoposte a libertà vigilata con obbligo di dimora in casa di cura, l’allontanamento dall’abitazione familiare e la sottoposizione a divieto di avvicinamento alla vittima del reato. Dall’inizio dell’anno i casi di violenza di genere trattati dalla Polizia di Stato sono stati 27; nel complesso sono state denunciate 23 persone ed eseguite 13 misure cautelari e di sicurezza a carico degli autori delle violenze, 12 dei quali di sesso maschile e solo 1 di sesso femminile. Infine, dall’entrata in vigore della normativa inerente il Codice Rosso sono stati segnalati anche 2 casi di “revenge porn” entrambi con vittime minori; 2 persone sono state denunciate all’autorità giudiziaria e si è in attesa dei relativi provvedimenti che questa adotterà nei loro confronti. Più della metà delle misure cautelari emesse è stata pertanto eseguita nei soli tre mesi dall’entrata in vigore del Codice Rosso.
Protocollo Eva
Quando la casa non è più il rifugio dove si è al sicuro e le mura domestiche diventano teatro di maltrattamenti ed abusi, è fondamentale che il poliziotto chiamato ad intervenire agisca in modo professionale ed efficace per tutelare la vittima, adottando quei provvedimenti capaci di interrompere la spirale di violenza. Questo oggi è possibile anche grazie al protocollo Eva (Esame violenze agite) della Polizia di Stato, una procedura che codifica le modalità di intervento nei casi di liti in famiglia e consente di inserire nella banca dati delle forze di polizia (Sdi), indipendentemente dalla proposizione di una denuncia o querela, una serie di informazioni utili a ricostruire tutti gli episodi di violenza domestica che hanno coinvolto un nucleo familiare.
La Volante, prima di giungere sul posto, è così in grado di conoscere quanti altri interventi dello stesso genere ci siano stati, se qualcuno detenga armi o abbia precedenti di polizia. Queste informazioni consentono agli operatori di possedere molti più elementi per gestire al meglio situazioni fortemente conflittuali, nelle quali avranno cura di sentire separatamente la vittima e il suo aggressore, verificare se i bambini abbiano assistito ai fatti e adottare tutti i provvedimenti necessari. Notizie, dati, dettagli vengono inseriti ed esaminati grazie alla compilazione di “check-list” (elenco di controllo) che consente di ricostruire i fatti in modo completo e accurato.
Altri strumenti essenziali di cui dispone la Polizia di Stato per contrastare i reati di genere sono: l’arresto obbligatorio in flagranza per i reati di maltrattamento e atti persecutori e, se non ci sono i presupposti per l’arresto, l’allontanamento d’urgenza (misura pre-cautelare immediata) in caso di minacce e lesioni gravi (i cosiddetti reati spia). Il responsabile della violenza viene allontanato dalla vittima e dai luoghi da lei frequentati (casa, posto di lavoro).
Per quanto concerne i numeri in provincia di Oristano, gli interventi delle volanti per i reati di maltrattamenti in famiglia, atti persecutori e minacce registrano una leggera diminuzione con i 136 del 2019 (di cui 87 per maltrattamenti in famiglia e 49 per minacce e atti persecutori) rispetto ai 138 (di cui 106 per maltrattamenti in famiglia e 32 per minacce e atti persecutori) del 2018. La Polizia sottolinea che si tratta di dati parziali ed è probabile che, in proiezione, a fine 2019 possa registrarsi un aumento rispetto all’anno passato. Il numero delle Check-list compilate nel 2019 sono 21, ben 9 in più rispetto a quelle del 2018; anche le denunce per i reati di maltrattamenti in famiglia, atti persecutori e minacce sono aumentati, si è passati infatti dalle 21 (di cui 2 per maltrattamenti in famiglia, 1 per atti persecutori e 18 per minacce) del 2018 alle 24 (di cui 4 per maltrattamenti in famiglia, 3 per atti persecutori e 17 per minacce) del 2019.
La presenza costante della Polizia
L’estate scorsa, il protocollo Eva è stato potenziato con l’introduzione di una speciale lista contenente i numeri di cellulare di vittime o ex vittime di stalking e violenza. Un sistema ancora in fase di sperimentazione, che scatta in situazioni gravi. Grazie alla tecnologia, consente di inserire un allarme collegato col numero telefonico di una persona che è già stata vittima di abusi e maltrattamenti. Quando il numero inserito nella “lista speciale” invia una chiamata alla Polizia, entra in un canale di priorità assoluta.
I poliziotti che operano nell’ambito del protocollo antiviolenza continuano ad essere presenti anche dopo la denuncia, ovvero nel periodo più delicato, quello del “…lui lo sa e potrebbe incattivirsi ancora di più”. Da una parte, esortano la vittima a chiamare in caso di ulteriori episodi di violenza e dall’altra informano l’autorità giudiziaria sulla maggiore esposizione della vittima. Comunicano poi alla vittima tutte le informazioni utili per mettersi in contatto con i centri antiviolenza allo scopo di proteggersi il più possibile. Vengono catalogati, inoltre, anche i cosiddetti reati minimi (ingiurie, minacce, molestie), considerati a tutti gli effetti dei precedenti per far scattare (in caso di ulteriori episodi) un arresto o allontanamento d’urgenza da casa. Il protocollo Eva si occupa sia di anticipare o limitare esplosioni di violenza, che del “dopo” per estendere e prolungare la tutela delle vittime. I penitenziari, infatti, segnalano le scarcerazioni dei detenuti per violenza di genere. La vittima viene avvertita subito e, parallelamente, si attiva una rete di vigilanza sul territorio (anche in mancanza di provvedimento della magistratura). In questa rete di vigilanza rientrano anche casi non sfociati in arresto ma considerati ad alto rischio.
In Sardegna i decessi su strada sono aumentati del 16,7%, in controtendenza rispetto alla media nazionale che ha fatto registrare un calo dell’1,6%. Nella provincia di Oristano, lo scorso anno, ci sono stati 203 incidenti, con 8 morti e 285 feriti. In tutta Italia si è registrato un aumento del 25,4% delle vittime nella fascia 15–19 anni, mentre in Sardegna 7,7 morti ogni 100 mila abitanti si sono registrati tra gli over 65, tasso più alto rispetto alla media generale regionale di 6,4; nazionale di 5,5 ; ed europea di 4,9. Per questo motivo, anche con il patrocinio del Comune di Oristano e di Anvu, Associazione professionale Polizia locale d’Italia, sono state organizzate delle iniziative, promosse dalla Fondazione Unipolis, per sensibilizzare i giovani e gli anziani sulla mobilità sicura e sostenibile. Nel 2018, complessivamente, si sono verificati in Sardegna 3.461 incidenti stradali, che hanno causato la morte di 105 persone e il ferimento di 5.046. Il 58,5% degli incidenti è avvenuto nelle aree urbane, con aumento delle vittime del 14,3% rispetto al 2017, mentre nelle aree interne i decessi sono aumentati del 18,2%. Questi dati sullo stato dell’incidentalità stradale in Sardegna sono stati pubblicati recentemente dall’Istat. In particolare, in un anno nella provincia di Oristano sono aumentati sia gli incidenti (+8) sia i morti (+3), sia i feriti (+11). Rispetto a quanto prevedono i Programmi d’azione europei per la sicurezza stradale, in Sardegna, nel periodo 2001-2010, le vittime della strada si sono ridotte del 50%, più della media nazionale del -42,0%, mentre nel periodo 2010-2018, principalmente a causa dei dati del 2018, i decessi sono calati solo dello 0,9%, rispetto alla media italiana di -19%. Anche per quanto riguarda l’utenza vulnerabile, la Sardegna non presenta dati omogenei. Così, se da un lato nel 2018 la percentuale di bambini, giovani e anziani deceduti in incidente stradale è inferiore alla media nazionale (39% contro 45,3%), negli ultimi otto anni la percentuale di pedoni deceduti è raddoppiata passando da 10,4% a 20,0%. Questa complessa situazione spiega le motivazioni che stanno alla base delle iniziative “Sicurstrada Live”, che si svolgeranno il 26, 27 e 28 novembre, anche con gli studenti di Oristano. L’appuntamento in città è previsto per il 28 novembre, con iniziative che coinvolgeranno gli studenti dell’I.I.S. Liceo Scientifico “Mariano IV d’Arborea” (dalle 8.30 alle 11) e del Liceo Classico “De Castro” (dalle 11.30 alle 13 all’Hotel Mistral). Momenti in cui i ragazzi potranno confrontarsi sui temi della sicurezza stradale e della mobilità sostenibile, analizzare i lavori multimediali che loro coetanei di altre parti d’Italia hanno realizzato per il contest “La sicurezza si fa strada”, Gli studenti si metteranno, inoltre, alla prova con il simulatore di guida “Safety Drive” di Unipolis, software fra i più avanzati a livello europeo, che permetterà di immedesimarsi in diverse situazioni comportamentali e ambientali critiche sulla strada. Per poter proseguire la formazione e l’esperienza del simulatore in autonomia, il software sarà donato da Fondazione Unipolis alle scuole partecipanti, mentre le locali Agenzie UnipolSai doneranno i supporti tecnici necessari. A queste iniziative interverranno, fra gli altri, il sindaco di Oristano Andrea Lutzu; i rappresentanti delle Polizie locali; i dirigenti scolastici delle scuole coinvolte; il presidente di Cru e Legacoop Sardegna Claudio Atzori; Fausto Sacchelli e Francesco Moledda di Fondazione Unipolis.Gli incontri “Sicurstrada Live” si svolgono nell’ambito delle attività di sicurstrada, il programma di Fondazione Unipolis, Fondazione d’impresa del Gruppo Unipol, che sensibilizza i cittadini su questi temi. Le iniziative sul territorio sardo sono organizzate in collaborazione con il Consiglio regionale Unipol (Cru) Sardegna e undici locali agenzie UnipolSai, e, per quanto riguarda la città di Eleonora, con il patrocinio del Comune di Oristano. La scelta di coinvolgere i giovanissimi nasce anche da quanto evidenzia il più recente report annuale di Aci e Istat, visto che sono proprio i giovani quelli che pagano il prezzo più alto sulle strade: 63,8 morti per milione di abitanti, contro una media generale di 55,2. Gli incontri sul territorio sono quindi, fin dal 2012, un’azione fondamentale di sicurstrada, che hanno coinvolto 17 regioni, 55 città, e formato circa 6.000 ragazzi in 28 scuole diverse. “Attraverso il Comando della Polizia locale, da anni siamo in prima linea nelle scuole con periodiche campagne di educazione stradale – ha osservato l’assessore alla Viabilità del Comune di Oristano, Pupa Tarantini –. I corsi di guida sicura, nell’autodromo di Mores, realizzati con piloti professionisti e caratterizzati da parti pratiche e teoriche (in aula), non solo risultano molto efficaci, ma ogni anno riscuotono grande interesse tra gli studenti. L’iniziativa della Fondazione Unipolis è in linea con le azioni del nostro Comune e contribuisce a far crescere nei giovani la consapevolezza dell’importanza della guida sicura, per sé e per gli altri”. Ma non solo i giovani sono colpiti. Gli indici di mortalità sono elevati anche per le fasce d’età più mature, sopra la media dai 65 anni in su. Infatti, in Sardegna, il tasso di mortalità per la fascia di età over 65 è pari a 7,7 morti per 100mila abitanti, più alto rispetto alla media generale regionale di 6,4 e rispetto a quella nazionale di 5,5 (quella europea è 4,9). Inoltre c’è da sottolineare che il 47,6% dei pedoni rimasti vittima di incidente stradale appartiene proprio alla classe over 65 anni. La tappa di Oristano sarà quindi l’occasione per riflettere con i cittadini durante un incontro dedicato proprio alla terza età, organizzato con Cru Sardegna, Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil, . L’incontro-dibattito, dal titolo “La sicurezza delle persone sulla strada: anziani e mobilità”, si svolgerà il 28 novembre, dalle 15 alle 17, nella sala consiliare del Comune di Oristano. Sarà questa anche l’occasione per presentare i risultati di “Cambiamo strade”, una ricerca di Unipolis che analizza l’attuale stato della sicurezza sulla strada degli anziani, in rapporto alle altre fasce d’età, con una preoccupante proiezione dei dati fino al 2050. All’incontro interverranno un rappresentante del Comune di Oristano; Giuseppe Raschiotti, comandante della Polizia Locale di Oristano; Rinaldo Mereu, segretario generale Ur Uilp Uil; Paolo Cuscusa, segretario regionale organizzativo Fnp Cisl; Marco Grecu, segretario generale regionale Spi Cgil; e Fausto Sacchelli della Fondazione Unipolis.
Il consiglio comunale di Oristano è stato convocato per giovedì 28 novembre, alle 19, e n eventuale prosecuzione per sabato 30 novembre, alle 10, per la discussione del seguente ordine del giorno: Variazione al bilancio di previsione 2019/20121, annualità 2019/2021.
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