Mar 28

E’ di Cabras il primo morto per coronavirus in provincia. A Oristano chiuso il Pronto soccorso.

Primo decesso in Provincia di Oristano a causa del coronavirus. Si tratta di una donna di 70 anni di Cabras, che da diversi giorni era ricoverata all’ospedale Santissima Trinità di Cagliari.

Lo ha confermato il sindaco del paese lagunare, Andrea Abis, esprimendo cordoglio ai familiari e lanciando un appello ai concittadini perché rispettino le regole comportamentali, prescritte sia dalle norme nazionali che dall’ordinanza comunale, che impongono l’uso di guanti e mascherine per fare la spesa e la limitazione a due volte alla settimana degli spostamenti per andare al market.

“Questo decesso è un caso isolato – ha detto il sindaco -, ma è anche un campanello d’allarme, perché significa che c’è una certa circolazione del virus a Cabras. E’ per questo motivo che occorre mettere più attenzione sui tamponi che devono essere fatti non solo a chi è in quarantena ma a tutti. E di certo questo non sarà uno spreco.

Chi usa le mascherine protegge se stesso e gli altri – ha detto ancora il sindaco Abis -. I cittadini di Cabras stanno rispondendo bene agli appelli, e a loro dico che se continuiamo a rispettare le regole presto vedremo dei risultati. Serve uno spirito collettivo di responsabilità e non vedo l’ora che i miei concittadini riprendano la vita di sempre”.

Intanto la Regione ha trasmesso il suo fabbisogno di dispositivi di protezione individuale e di attrezzature mediche per l’emergenza coronavirus al dipartimento nazionale tre settimane fa. Ma il primo carico importante è arrivato solo ieri.

Tra i dispositivi di protezione individuale: 1920 mascherine del tipo FFP3, 35.480 FFP2, 250 FFP1, 58750 chirurgiche, 18mila Montrasio bianche. Poi, 52mila guanti in lattice, mille tute protettive, 15 termometri. Il giorno prima erano stati inviati 1200 tamponi. E nei giorni scorsi le tanto criticate mascherine “swiffer”.

Mancano ancora, come ha sottolineato anche il governatore Christian Solinas, gli strumenti essenziali per affrontare l’emergenza: 200 ventilatori di terapia sub intensiva, altri 200 di sub intensiva, 200 caschi Niv e 4000 tubi endotracheali.

In serata è stato chiuso, temporaneamente, il Pronto soccorso dell’ospedale San Martino di Oristano, perchè ci sono state sei persone che si sono presentate al nosocomio oristanese con crisi respiratoria. Le persone sospettate di essere state contagiate dal coronavirus sono state isolate dagli altri pazienti e si trovano tuttora in osservazione. L’ospedale di Oristano non è attrezzato per chi è stato contagiato dal virus e così il Pronto soccorso è stato prudentemente chiuso. Nel frattempo, tutti i pazienti che, per loro sfortuna, avessero bisogno dell’intervento del 118 saranno dirottati in altri ospedali della Sardegna.

La notizia è stata confermata dalla Assl di Oristano in una nota. “A causa del contemporaneo afflusso di sei pazienti con sintomi respiratori nella tarda serata di oggi all’ospedale San Martino di Oristano – si legge nel comunicato -, l’attività del Pronto Soccorso è stata temporaneamente sospesa. I pazienti sono stati collocati, oltre che nell’area Obi (Osservazione breve intensiva) dedicata ai sospetti casi Covid, anche negli spazi del Pronto Soccorso, dove sono stati presi in carico con tutte le precauzioni necessarie. Si invitano pertanto gli utenti che dovessero aver bisogno di prestazioni ospedaliere di emergenza-urgenza a non recarsi al Pronto Soccorso di Oristano, ma di raggiungere quelli di Bosa, Nuoro o San Gavino”.

L’Unità di crisi regionale ha reso noto che i casi di positività al Covid-19 in Sardegna, al 28 marzo, sono 624, mentre ci sono stati altri 5 decessi, che fanno salire a 26 il numero delle persone morte. L’età media delle persone decedute si aggira sui 76,2 anni (42 quello più giovane, 91 quello più anziano). Sul territorio, dei 624 casi positivi complessivamente accertati, 97 sono stati registrati nella Città Metropolitana di Cagliari (+14 rispetto al dato precedente), 55 (+5) nel Sud Sardegna, 9 a Oristano, 56 (+4) a Nuoro, 407 (+71) a Sassari. Quelli ricoverati in ospedale sono 117 (95 di questi con sintomi e 22 in terapia intensiva), mentre 452 si trovano in isolamento domiciliare. Il dato progressivo dei casi positivi comprende 15 pazienti guariti, più altri 14 guariti clinicamente, mentre i tamponi effettuati sono stati 4225.

La Banca di Credito Cooperativo di Arborea ha acquistato macchinari, strumentazioni e ausili che saranno donati all’ospedale San Martino di Oristano, che presto potranno essere installati nella struttura oristanese. In particolare si tratta di 9 ventilatori polmonari, 40 maschere facciali, 4 aspiratori di secrezione, 5 monitor, 3 ecografi a colori corredati di sonde, carrelli e stampanti di cui uno per uso pediatrico e 400 kit di diagnostici veloci per Sars CoV.2 in grado di fornire l’esito diagnostico in 60/45 minuti. Si tratta di dotazioni essenziali per l’ospedale, che permetteranno di compiere un salto in avanti nella presa in carico, diagnosi e cura dei pazienti Covid-19. Quasi tutti i beni sono stati acquistati da una azienda locale, la B-Med di Palmas Arborea. “In un momento eccezionale e drammatico come quello che stiamo vivendo – ha dichiarato il presidente della Banca di Arborea Luciano Sgarbossa – ci è sembrato doveroso fare uno sforzo straordinario per poter contribuire a rafforzare il sistema sanitario della nostra comunità e migliorare l’operatività dell’ospedale San Martino di Oristano. Riusciamo a fare questo grazie ai quasi mille soci e a oltre undicimila clienti che credono nella nostra banca locale e più in generale nel modello del Credito Cooperativo”.

“No ai tagli lineari che colpiscono indiscriminatamente. I centri impegnati nella riabilitazione non vanno lasciati soli, soprattutto in questa fase di emergenza”. Non è andata giù al consigliere regionale del Partito Sardo d’Azione, Gianfranco Nanni Lancioni, la sforbiciata ai fondi per i poli che offrono l’assistenza alle persone svantaggiate. “Un provvedimento – ha detto Lancioni – che mette in pericolo l’erogazione di servizi di importanti realtà in diverse parti della Sardegna, su tutti la la residenza Santa Maria Bambina del Rimedio a Oristano e la struttura Gesù Nazareno di Sassari”. I tagli si aggirano sul 30% delle tariffe per le prestazioni erogate. “Numeri che rischiano di condannare i servizi offerti dai centri per la riabilitazione – ha aggiunto Lancioni –. Sono convinto che le strutture convenzionate, che da sempre assicurano la quantità coniugata alla qualità delle prestazioni rese, vadano salvaguardate. E’ scontato che la decurtazione va assolutamente rivista, con il ripristino delle risorse utili a portare avanti l’assistenza”. Per l’esponente sardista il quadro economico deve essere, quindi, immediatamente corretto e per fare questo Lancioni si adopererà per trovare soluzioni, sin dai prossimi giorni, nella commissione sanità. “Il provvedimento – ha concluso il consigliere regionale sardista – va rettificato con stanziamenti utili a dare continuità ai servizi di riabilitazione a favore dei disabili sardi, che in questi centri di eccellenza trovano una risposta alle loro esigenze”.

 

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