A Oristano ancora serrande abbassate. Contagiata operatrice del “S.Maria Bambina”.
“Ieri sera la Regione Sardegna ha reso noto l’indice Rt (misura della trasmissibilità del virus tra la popolazione) relativo ai singoli comuni dell’Isola. L’indice di Nuoro, Oristano e Alghero (così come quello della maggior parte dei comuni sardi) è stato classificato N.C., ossia non calcolabile a causa della bassa presenza di contagi riscontrati”.
Inizia così il comunicato congiunto dei sindaci di Oristano, Alghero e Nuoro (Andrea Lutzu, Mario Conoci e Andrea Soddu).
“Se da un lato – si legge nella nota – il numero di contagi registrati rappresenta un aspetto positivo, dall’altro l’impossibilità di calcolare l’indice si rivela un forte limite per l’azione dei sindaci, ai quali, con l’ordinanza regionale del 2 maggio, è stata demandata la possibilità di adottare le ordinanze sulla riapertura delle attività proprio in base alla conoscenza del dato, che si sarebbe dovuto attestare in un valore pari o inferiore allo 0,5.
In parole povere, l’assenza di questo parametro non ci permette di stabilire se nei nostri territori si possa aprire in sicurezza o meno, perché, di fatto, non conosciamo il livello di presenza del virus tra le nostre comunità.
Un altro aspetto di non secondaria importanza riguarda l’assenza di linee guida precise ed inequivocabili sulle misure igienico-sanitarie che si dovrebbero adottare e osservare all’interno delle attività a cui eventualmente dovesse essere consentita la riapertura. E ciò a tutela dei clienti, dei dipendenti e degli stessi datori di lavoro, i quali rischierebbero di incorrere in illeciti amministrativi e penali.
Noi sindaci – conclude la nota – siamo pronti a riaprire tutto il possibile, conosciamo il disagio economico e sociale che tantissimi nostri concittadini stanno vivendo in questo periodo di chiusura forzata. Le ordinanze sono già pronte e quando saremo messi in grado di emanarle, lo faremo con immediatezza”.
A Oristano, quindi, lunedì le attività inerenti i servizi alla persona (quali, a titolo di mero esempio, saloni di parrucchieri, estetisti, tatuatori secondo quanto previsto dall’ordinanza n. 20 della Regione) e quelli di vendita di abbigliamento, calzature, gioiellerie, profumerie, non riapriranno. Lo ha deciso il sindaco Andrea Lutzu dopo aver sentito l’unità di crisi comunale e le associazioni di categoria: “I dati in nostro in possesso, ma soprattutto quelli che non abbiamo, ci impongono di agire con grande prudenza. Mi riferisco all’indice di trasmissibilità Rt che per Oristano, così come per la gran parte dei comuni dell’isola non è stato comunicato. È indispensabile conoscere il valore dell’indice di trasmissibilità – osserva il sindaco Lutzu -. Lo è perché Oristano non solo è capoluogo e uno dei principali centri dell’isola, ma è anche sede ospedaliera e di altri i portanti presidi sanitari oltre che di tanti servizi che comportano un’altissima circolazione di persone. Per questo motivo, in linea con quanto riferito dallo stesso presidente Solinas, riteniamo sia indispensabile conoscere il dato della città e quello dell’area urbana che comprende anche i comuni limitrofi e solo dopo averlo conosciuto e valutato, potremo prendere le decisioni più opportune. La situazione attuale non consente fughe in avanti: nelle ultime 24 ore si sono registrati 2 nuovi casi, uno all’Ospedale San Martino e uno all’Istituto Santa Maria Bambina dove si sta procedendo a eseguire i tamponi al personale – aggiunge il sindaco Lutzu, che questa mattina ha sentito numerosi altri sindaci sardi trovandosi in perfetta sintonia sulle misure da adottare –. Nei giorni scorsi abbiamo disposto tutte le riaperture possibili e consentito tutte le attività che si possono svolgere in sicurezza. Per i servizi alla persona non esistono ancora tutte le condizioni perché si possa disporre un’apertura in sicurezza. Nella consapevolezza della condizione di difficoltà che stanno vivendo e nell’assoluta certezza di operare a tutela non solo dell’interesse generale, ma anche del loro e di quello dei loro clienti in particolare, chiediamo a tutti gli operatori di avere pazienza ancora qualche giorno. È nostra intenzione far riaprire quanto prima, anche prima di quanto disposto dal Dpcm del Presidente Conte, e quindi probabilmente anche prima del 18 maggio, ma questo potrà avvenire solo se le condizioni sanitarie lo consentiranno. Questo tempo potrà servire a tutti gli operatori economici interessati di preparare i loro locali alla ripresa, che ovviamente dovrà avvenire nel rispetto delle prescrizioni delle autorità sanitarie. A partire dalle mascherine e guanti, fino alle procedure per disinfettare la strumentazione di lavoro per operare in totale sicurezza. È dura dover chiedere un ulteriore sacrificio a chi ormai da troppo tempo attende di ricominciare a produrre, ma rischiare un contrordine per una ripresa della diffusione della malattia sarebbe decisamente peggio”, conclude il Sindaco Lutzu.
Sono 1.334 i casi di positività al virus Covid-19 accertati in Sardegna dall’inizio dell’emergenza (ieri ne erano stati conteggiati 1330). È quanto rilevato dall’Unità di crisi regionale nell’ultimo aggiornamento. In totale nell’Isola sono stati eseguiti 33.330 test. I pazienti ricoverati in ospedale sono in tutto 98, di cui 11 in terapia intensiva, mentre 452 sono le persone in isolamento domiciliare. Il dato progressivo dei casi positivi comprende 558 pazienti guariti (+20 rispetto al dato precedente), più altri 107 guariti clinicamente. Resta invariato il numero delle vittime (119). Sul territorio, dei 1.334 casi positivi complessivamente accertati, 243 sono stati registrati nella Città Metropolitana di Cagliari, 94 nel Sud Sardegna, 56 (+1) a Oristano, 78 a Nuoro, 863 (+3) a Sassari.
“A nome dei Vescovi della Sardegna esprimo piena soddisfazione per la ripresa, dal 18 maggio, della celebrazione della S. Messa comunitaria nelle parrocchie, in seguito alla firma del protocollo Cei–Governo nazionale”. Lo ha detto Antonello Mura, presidente della Conferenza Episcopale Sarda. “Come Vescovi interpretiamo questo momento anche come un riconoscimento della fede del nostro popolo credente, che ha sempre desiderato un ritorno comunitario alla celebrazione eucaristica, impedito solo dalla necessità di tutelare la salute pubblica delle persone in un tempo di epidemia devastante. Ora che le condizioni della diffusione del virus sembrano allentarsi, difficile dimenticare chi ha perso la vita a causa del virus, tra i quali anche due sacerdoti. La notizia della firma nazionale – ha detto ancora Mura – è arrivata nel momento in cui con il presidente della Regione Solinas erano state avviate le procedure per anticipare sul territorio regionale la stessa apertura, sulla base di un protocollo comune. Doveroso, quindi, mettere in evidenza la sensibilità del presidente, e riconoscergli di aver permesso con la sua ordinanza del 2 maggio un confronto chiaro e un dialogo proficuo. E’ certo che fino ad oggi abbiamo cercato di verificare se fosse stato possibile (anche prima del 18 maggio) la riapertura delle celebrazioni comunitarie. Abbiamo però dovuto prendere atto che le procedure richieste dal protocollo per il contenimento e la gestione dell’emergenza sanitaria (accesso ai luoghi di culto, misure di igienizzazione, indicazioni da osservare per le celebrazioni) richiedono un tempo che a livello organizzativo ci porterà ad essere pronti solo per il 18 maggio. In quel giorno condivideremo con le Chiese di tutta Italia una riapertura tanta attesa e molto gradita per il nostro popolo”.
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