Patrizia Cadau sospesa dal M5S. Ma lei non ci sta e non le manda a dire.
“Per trasparenza comunico che da oggi sono stata “sospesa” dal Movimento 5 stelle. Cioè dal partito di Di Maio.
Il tutto è iniziato con una comunicazione di dieci pagine fitte, datata primo aprile (pensavo a uno scherzo) in cui sostanzialmente in maniera fumosa si faceva cenno a delle mie presunte dichiarazioni (non mi venivano contestate modalità. Mi hanno intercettata al telefono? In una chat privata? Hanno letto due righe su FB?) sul taglio dei parlamentari.
Che com’è noto, per me è taglio della rappresentanza e non dei costi della politica, e non è conforme a quanto sancito dalla Costituzione. (Quella che come si diceva qualche tempo fa guai a toccarla. E infatti io sono coerente e non la voglio toccare. E se non sbaglio pure il Movimento ci fece scendere in piazza per dire no, tra le altre cose, al taglio del Senato, per lo stesso motivo.)
Ma veniamo a noi.
È stato aperto un procedimento disciplinare contro di me, non per avere lavorato contro gli interessi dei cittadini che mi hanno eletto, o contro gli ideali che mi muovono nella mia attività civica e politica e che muovono il MoVimento dall’inizio.
No, è stato aperto un procedimento disciplinare perché un gruppetto inutile di parlamentari sardi (utilissimi per le loro cause sia chiaro), dopo non essere mai riusciti a tapparmi la bocca o a farmi assecondare le loro cordate e porcate, sono andati a piangere in piena pandemia per buttarmi fuori.
Del resto sono tre lunghissimi anni che ci provano.
E sono andati a piangere al cospetto del collegio dei Probiviri, di cui, udite udite, fa parte una Ministra della Pubblica amministrazione.
Alla mia garbata risposta successiva al primo aprile, in cui chiedevo conto delle accuse, che venissero circostanziate e soprattutto da chi fossero partite, mi è stato risposto oggi che le mie considerazioni sono incondivisibili e pertanto si applica la sospensione di sei mesi.
Oh, non che non abbiano provato di tutto eh. Perfino una querela ridicola per cui vengo citata in giudizio, per la quale le uniche testimoni dell’accusa sono proprio due parlamentari della repubblica.
Il tutto di nascosto, naturalmente, e proprio nel periodo in cui io, ignara, raccoglievo le firme in piazza, per una settimana, per permettere la presentazione della lista del MoVimento alle regionali scorse.
Questo per dire la correttezza mafiosa e fascista di questi poveri disperati.
Non riconosco il provvedimento né l’autorità né l’autorevolezza di chi l’ha emanato. Non ho subito un processo, non so chi mi accusa, e non c’è un contraddittorio, e questo palesemente va contro le basi della nostra Costituzione, così come limitare la libertà d’opinione di una persona attraverso l’intimidazione, qual è di fatto questa sospensione. Quasi a dire se ti comporti bene e stai zitta ti teniamo se no, sei fuori.
Piuttosto la Ministra della pubblica amministrazione (che pensavo avesse ben altre matasse da dipanare al momento) mi facesse sapere come devo esercitare al meglio ed espletare il mio incarico all’interno del Consiglio Comunale, da sospesa, magari trova il tempo di scrivermelo, perché non c’è scritto da nessuna parte, anche come informazione di cortesia, cosa significhi essere sospesi.
Concludo: ci avete provato in tutti i modi ad intimidirmi, con metodi squadristi e intollerabili, non ci riuscirete manco adesso.
La vostra sospensione è ridicola, un pretesto.
Io non me ne vado, non starò sospesa perché ci sono davvero tante cose da fare in un comune come il nostro che meriterebbe sì tutta l’energia che impiegate per accanirvi su di me.
La vostra sospensione è una pagliacciata fuori dalla dialettica politica, e pure fuori dai binari Costituzionali.
Non vi rimane che l’espulsione, a questo punto.
E io sono qua. L’attendo. Vediamo su quali violazioni. Ditemi cos’avrei fatto, e allora ci vedremo in tribunale per dire davvero che cos’avete fatto voi ai nostri territori, di come abbiate diffamato persone, attivisti, consiglieri, organizzato incontri clandestini tra parlamentari per scegliervi gli amici da candidare, avere consegnato la Sardegna alla Lega, avete privato Cagliari di una lista del MoVimento, smembrato territori e perso sei milioni di voti, oltre ad avere trascinato in tribubale gente innocente per coprire i vostri amici, invece di sostenere i vostri rappresentanti eletti in trincea mentre studiavano i bilanci e cercavano di amministrare in modo leale e trasparente.
Ma voglio ancora ricordare, che non vi riconosco perché la certificazione con cui sono stata eletta, non era siglata “blog delle stelle” ma Movimento 5 stelle, ed era firmata da Beppe Grillo. Dettaglio per voi forse trascurabile che mi permette di continuare a lavorare con impegno ed onestà, a titolo gratuito, alla faccia vostra, che grazie anche alla faccia mia sedete su poltrone d’oro e miracolate senza fare una beneamata mazza per la mia terra, per la mia provincia e la mia città.
E avremo modo pure di parlare di questo.
State tutti molti sereni, comunque”. (Patrizia Cadau).
Una bambina di quattro anni contesa tra i genitori, la madre in Sardegna e il padre nel Lazio, una causa in Tribunale conclusa a febbraio con la possibilità per la donna di vedere la figlia in una struttura protetta e il coronavirus, che ha bloccato ogni possibile incontro. Da tre mesi quella mamma non può vedere la bambina nemmeno in videochiamata. Lo ha denunciato Maria Grazia Caligaris, ex consigliera regionale e già presidente dell’associazione Socialismo Diritti Riforme, nel giorno della Festa della mamma. “È una situazione non più tollerabile che richiede l’immediato intervento della Garante dell’infanzia regionale e nazionale – ha spiegato Caligaris -. Tutte e due, autorevolmente e con urgenza, devono intervenire affinché sia ristabilito il diritto alla genitorialità. La bambina di 4 anni non solo vive separata dalla madre da ormai due anni, essendo stata assegnata al padre dopo la separazione dei coniugi, ma per effetto della pandemia non incontra la madre, né può vederla via Skype da tre mesi”. Due anni fa, a causa del braccio di ferro tra i due genitori relativo all’affidamento, la donna si era barricata in casa per denunciare la sua situazione. “È inconcepibile che una creatura di appena 4 anni possa subire una lesione del diritto di godere dell’affetto della madre – ha detto Caligaris -. Ancora più grave che i servizi sociali del Comune in cui si trova la piccola, non abbiano provveduto a favorire, almeno attraverso le videochiamate, la partecipazione attiva della madre al processo di crescita affettiva della bambina. Nella giornata in cui si celebra la Festa della mamma, appare ancora più paradossale che non venga rispettato un diritto costituzionalmente sancito e più volte affermato dalla Suprema Corte, quello appunto che garantisce ai figli un rapporto equilibrato e continuativo anche con il genitore con cui non vivono”.
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