Riformatori: scuola di che? (di Paolo Maninchedda).
Si legge oggi che i Riformatori svolgeranno un corso di formazione politica con la partecipazione di big nazionali italiani.
La domanda è semplice: chi ha voluto questo governo che tutto è fuorché di eccellenze, aveva fatto il corso prima della scelta o lo sta facendo dopo per capire che cosa ha fatto?
Serve fare un corso per trovare le ragioni per non sfiduciare l’assessore alla sanità Nieddu? O i Riformatori ritengono che la sanità sarda sia ben gestita?
I Riformatori delle Riforme fanno la scuola di politica per l’Assessore delle Riforme di cui il 98% della popolazione non conosce il nome?
I Riformatori dei referendum sull’abolizione delle province e dei consigli di amministrazione nelle società della Regione, fanno la scuola di politica per far dimenticare che questa Giunta e questa maggioranza hanno ripristinato le province e il consiglio di amministrazione di un-quarto-di-bue-a-testa ad Abbanoa?
I Riformatori liberal-democratici che si scagliarono contro Soru per l’accordo sulle Entrate, fanno la scuola di politica per capire la fregatura presa dalla Sardegna con l’accordo firmato in tutta fretta da Solinas?
I Riformatori che hanno trasformato una banalità quale l’insularità in un brand di successo, che cosa pensano della rovina della continuità aerea prodotta dall’incapacità del Presidente di valersi, banalmente, del lavoro fatto prima di lui e del parere dei suoi uffici?
Insomma, non ci sono più iniziative che possano restituire ai Riformatori il prestigio faticosamente conquistato in passato e oggi sacrificato per un accordo elettorale al ribasso (un commissario stipendiato di una ex provincia – molto meno capace di quello eccellente che lo ha preceduto -, un assessore, un commissario di un’agenzia agricola e poco altro) con una maggioranza di imbarazzante insipienza, di estrema ferocia politico-sociale e di terribile incapacità, per le ambizioni etiche e politiche degli eredi di Mario Segni.
Oggi i Riformatori sono alleati subordinati della mediocrità lego-sardista (sia nel senso della Lega che del bricolage infantile elevato a pratica di governo delle costruzioni Lego), dei pasticci autoritari sul personale della Regione, delle confusioni del tubo del gas (o tubone, sono dettagli erotici di nessun rilievo), della riduzione dell’urbanistica a regolamento chioschi fatta eccezione per Castiadas, della crisi del Turismo affidata ai goccius di Sant’Efisi e alle performance imbarazzanti quanto comiche del cugino di Cetto, dell’affidamento dei Trasporti a un ologramma, dell’Agricoltura gestita a strepiti, urletti, sfuriate, contraddizioni e pasticci.
Oggi i Riformatori sono parenti strettissimi, più che congiunti, di tutto ciò che hanno negli anni sdegnosamente disprezzato. In primis ciò che ai loro occhi ha sempre rappresentato Oppi: il competitor jam è diventato il modello heavy e non basta una cena a Versailles, tra persone bene educate e buoni ospiti, per farlo dimenticare. (Paolo Maninchedda, www.sardegnaeliberta.it).
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