Lug 27

Magomadas: annullamento o modifica delle autorizzazioni per l’impianto trattamento fanghi.

Ormai da anni dura la contrapposizione fra buona parte della popolazione di Magomadas e dei limitrofi centri della Planargia e la Geco srl, l’impresa titolare di impianti di recupero inerti e recupero fanghi (rifiuti non pericolosi) per la produzione di ammendante compostato con fanghi.

Ormai il clima locale è deteriorato sotto ogni aspetto basilare della convivenza civile: incendio degli impianti (1° genaio 2020), danneggiamento dell’automobile e della vigna del rappresentante del Comitato locale per la tutela dell’ambiente (luglio 2020).  Nel mezzo insulti, minacce e fine di qualsiasi confronto civile.

A monte ci sarebbe dovuta essere, senza dubbio, maggiore attenzione nell’ubicazione della zona industriale di San Pietro a ridosso del centro abitato, perché è ovvio che in zona industriale vengono ubicati impianti industriali con tutti i prevedibili inconvenienti sulla qualità della vita di chi lì risiede. Così un’analisi puntuale avrebbe potuto prevedere le ricadute su ambiente e qualità della vita di un impianto che tratta fanghi da depurazione.

Ma così non è stato e Regione ed Enti locali hanno emanato specifica “Autorizzazione per la realizzazione e l’esercizio di un impianto di recupero di rifiuti speciali non pericolosi rilasciata alla Geco srl, con sede operativa in loclità San Pietro nella zona industriale del Comune di Magomadas” con determinazione dirigenziale Provincia Oristano n. 1283 del 24 ottobre 2018: l’impianto è stato autorizzato per operazioni di recupero fanghi da depurazione (R5) mediante comunicazione in procedura semplificata per una capacità di trattamento di 15 mila tonnellate annue, come risulta dal catasto nazionale dei rifiuti.

In precedenza, con deliberazione della giunta regionale. 16/25 del 28 marzo 2017, si era conclusa positivamente con prescrizioni la procedura di verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale (Via) – che, tra l’altro, ha autorizzato il trattamento fino a “80.000 tonnellate per i fanghi da essiccare (circa 223 giornate lavorative all’anno)” – e, con la deliberazione della giunta regionale n.33/25 del 26 giugno 2018, sono stati autorizzati sia la “assegnazione della operazione di recupero R3 a due dei tre codici Cer gestiti dall’impianto, in vece della operazione R5”, sia il subentro nella titolarità della Geco srl nell’esercizio del progetto di “Installazione di un impianto di recupero di rifiuti speciali non pericolosi mediante essicazione e pirogassificazione”.

Con determinazione dirigenziale della  Provincia di Oristano n. 394 del 10 aprile 2020 sono stati ritenuti insussistenti gli eventuali motivi di annullamento d’ufficio delle autorizzazioni in favore degli impianti Geco srl, mentre con ordinanza Tar Sardegna, sezione I, del 25 giugno 2020, n.258, è stata respinta la richiesta di provvedimenti cautelari avverso l’attività di trattamento fanghi della Geco srl.

Viceversa, dopo mesi di indagini, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Oristano ha ottenuto il sequestro preventivo degli impianti (14 luglio 2020), poi parzialmente dissequestrati (16 luglio 2020).

Infatti, con verbale Arpas–Dipartimento Oristano del 28 novembre 2019, concernente l’attività ispettiva espletata in data 18 ottobre 2019, è stata accertata: irregolarità nella tenuta dei registri di carico e scarico in relazione a n. 6 trasporti di rifiuti in entrata; trasporto di 1.140 chilogrammi rifiuti non pericolosi (codice Cer170904) in assenza di formulario; l’assenza di “idonee certificazioni attestanti l‘avvenuta stabilizzazione dei fanghi ricevuti dall’impianto” in relazione a ben 54 carichi; mancata risultanza della verifica adeguata giornaliera del livello di umidità in ogni vasca; assenza di cartellonistica di individuazione dei rifiuti depositati; presenza di mescolamento vietato di fanghi di diversa tempistica di trattamento; errata percentuale di miscelamento di fanghi e terre da recupero per la produzione di ammendante (non si dovrebbe superare il rapporto di fanghi al 35% e terre da recupero al 65%).

L’Arpas–Dipartimento Oristano ha manifestato “perplessità sul fatto che il prodotto in uscita … fosse applicabile la denominazione Ammendante compostato con fanghi”: in proposito si evidenzia che il mancato rispetto delle prescrizioni di cui al decreto legislativo n. 75/2010 e s.m.i. comporta la classificazione dei fanghi come “rifiuto” sia “in uscita dalle vasche di trattamento che il prodotto della loro miscelazione con terra; di conseguenza il loro successivo spandimento in agricoltura si configurerebbe come un’attività illecita di gestione e smaltimento di rifiuti”.

Inoltre, il sostanziale rispetto delle prescrizioni in materia di contenimento degli effetti odorigeni riscontrato dall’Arpas ha dimostrato, tuttavia, la palese inefficacia delle stesse, vista la ripetuta, sistematica, contestazione di miasmi (oltre che la presenza incessante di insetti) da parte della popolazione residente.

La Provincia di Oristano (titolare della competenza in materia di autorizzazioni di tali impianti) ha tenuto adeguatamente conto delle gravi irregolarità accertate dall’Arpas e dell’inefficacia delle misure anti-miasmi adottate?

Probabilmente no. Pertanto, il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha inoltrato (26 luglio 2020) una specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione dei provvedimenti di annullamento in via di autotutela ovvero, quantomeno, di modifica delle autorizzazioni emanate per quanto concerne le misure di contenimento dei miasmi provocati dall’attività industriale.

Coinvolti il Ministero dell’ambiente, la Provincia di Oristano, il Corpo Forestale e di vigilanza ambientale, L’Arpas, il Comune di Magomadas, e informata per opportuna conoscenza la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Oristano.

A prescindere da come andranno a concludersi i procedimenti penali in corso tali impianti industriali non dovranno più operare nel medesimo modo in cui hanno operato per questo lungo tempo. E’ un problema di qualità della vita di tutti, residenti, lavoratori, imprenditori, nel senso più ampio del termine. (Gruppo d’intervento Giuridico onlus, gruppodinterventogiuridicoweb.com).

Nessun nuovo contagio in Sardegna, ma si registra una vittima: una donna di 90 anni del Nuorese. Nell’ultimo aggiornamento dell’Unità di crisi regionale i casi di positività al Covid-19 complessivamente accertati scendono a 1.386, per effetto della revisione del dato riferito al territorio di Sassari. In totale in Sardegna sono stati eseguiti 103.468 tamponi. I pazienti ricoverati in ospedale sono in tutto 5, nessuno in terapia intensiva, mentre 10 sono le persone in isolamento domiciliare. Il dato progressivo dei casi positivi comprende 1.233 pazienti guariti (+1 rispetto al precedente bollettino), più altri 3 guariti clinicamente. Sul territorio, dei 1.386 casi positivi complessivamente accertati, 259 sono stati rilevati nella Città Metropolitana di Cagliari, 102 nel Sud Sardegna, 61 a Oristano, 82 a Nuoro, 882 a Sassari

L’associazione “Le belle donne”, gruppo di auto aiuto che riunisce donne colpite da tumore al seno, ha donato due poltrone prelievi e un carrello attrezzato al day hospital oncologico dell’ospedale San Martino di Oristano. La consegna dei nuovi arredi, moderni ed ergonomici, è avvenuta nei giorni scorsi, quando una delegazione dell’associazione ha incontrato il direttore della Assl Oristano Mariano Meloni, il responsabile dell’Oncologia Tito Sedda e il coordinatore infermieristico Giuseppe Pani per formalizzare la donazione. “È arrivato il momento di restituire l’amore ricevuto. Con questo gesto – ha detto la presidente dell’associazione Maria Cadeddu – vogliamo ringraziare gli operatori sanitari dell’Oncologia del San Martino per tutto ciò che fanno per noi, non solo per la professionalità con cui si prendono cura dei pazienti, ma anche e soprattutto per l’umanità con cui lo fanno. Anche un semplice sorriso, in una fase così difficile della vita, è importante per permetterci di affrontare con più serenità la malattia”. “Quando siamo entrate in questo reparto per la prima volta – hanno testimoniato alcune associate – ci portavamo addosso un carico di angoscia e preoccupazione enorme, ed invece ci siamo sentite accolte: questa per noi è diventata una seconda famiglia e spesso si sono instaurate delle amicizie con gli operatori sanitari proseguite anche dopo la terapia”. Un ringraziamento agli operatori sanitari dell’Oncologia oltre che all’associazione, a cui è si unito il direttore Meloni, che ha sottolineato come la componente dell’empatia e della relazione con il paziente sia fondamentale in un buon percorso di cura, e come il day hospital oristanese sia in questo senso un’esperienza virtuosa. La consegna delle poltrone è stata anche l’occasione per discutere di come si sta riorganizzando e si riorganizzerà la sanità sul versante oncologico nella fase 2 dell’emergenza Covid. Tito Sedda ha evidenziato che la sospensione delle attività non urgenti ha fornito l’occasione per innescare un processo di maggiore dialogo fra i medici di famiglia e quelli ospedalieri, ed ha auspicato per il futuro una più stretta collaborazione fra gli uni e gli altri nei periodici controlli dopo le cure.

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