Piano casa: “indirigenti” e indigeribili (di Gian Valerio Sanna).
Ancora una volta, immemori di quanto già chiaramente scolpito nelle sentenze dei Giudici amministrativi e Costituzionali di questi anni in materia di urbanistica e territorio, si rifà viva una classe “indirigente” della Sardegna che spinge e propone l’approvazione di un Piano casa che sfida, ancora una volta, il vincolo invalicabile dell’inedificazione in zone vincolate.
Premetto che, con questo scritto, mi farò carico di sfidare “quella maggioranza (finora) silenziosa fatta di geometri, architetti, ingegneri, agronomi, geologi…idraulici, elettricisti, falegnami, piccoli e medi imprenditori del settore edile”, quanto meno in nome degli uomini e delle donne che sono morte in Sardegna per effetto dei disastri e delle innumerevoli calamità, largamente ascrivibili all’incuria degli uomini e degli amministratori, e a causa dell’incapacità di amministrare la nostra terra con i principi di precauzione che questa fase di cambiamenti climatici epocali reclama da tutti i responsabili della cosa pubblica.
Avrà pazienza questa “maggioranza” di fronte ad un’altra maggioranza, a dire il vero meno silenziosa della prima, che chiede di governare con responsabilità il bene comune.
Non sono preoccupato di come andrà a finire. L’esito di questo ennesimo atto di propaganda demenziale è già stato scritto e là dove si tenterà di aggirare i vincoli di inedificabilità totale nei trecento metri dalla battigia marina o nell’agro, si troveranno davanti lo Stato che ricorderà loro che non basta una leggina regionale a scalfire il diritto costituzionale sancito nelle norme del Ppr.
Il Disegno di Legge regionale ha uno schema infantile come sempre in questi casi. Prendono la legge regionale n.8 del 2015 e inseriscono su questa le modifiche che consentono di aumentare i volumi in varie zone urbanistiche e nell’agro, consentendo l’edificazione anche con l’accorpamento di lotti posti in Comuni diversi e limitrofi e senza che il proprietario abbia neppure il requisito di imprenditore agricolo professionale.
La campagna non più per gli imprenditori ma per i “prenditori” da fine settimana o da spuntino per intenderci. Incrementi volumetrici nei trecento metri dal mare fino a 150 metri cubi per unità immobiliare (30% circa) che porteranno una colata di cemento teorica non inferiore ai 5 milioni di metri cubi se rapportati ai volumi già esistenti.
Incrementi nei sottotetti e deroghe per non rilasciare gli standard urbanistici corrispondenti agli incrementi introdotti, disegnano una ennesima deregulescion urbanistica di dimensioni ciclopiche. Cosette da nulla insomma che non passeranno inosservate al controllore statale che dobbiamo e vogliamo sollecitare ad una disamina senza reticenze e senza pietà.
Vi è poi una necessaria avvertenza a coloro che si dovranno fare carico della verifica di legittimità di una legge di tal genere ed quella che riguarda il potere derogatorio ai limiti urbanistici.
Si deve ricordare infatti, che nel 2009 le Regioni poterono determinare leggi regionali denominate Piano Casa esclusivamente in forza di una “deroga” dello Stato che si è concretizzata nella Conferenza Unificata, provvedimento del 1° aprile 2009, che ha sancito la relativa intesa Stato-Regioni.
Quelle “Disposizioni Straordinarie per il sostegno dell’economia mediante il rilancio del settore edilizio…” avevano un carattere eccezionale e non si potevano intendere da prorogarsi all’infinito e comunque mai per oltre dieci anni. Infatti dobbiamo chiarirci che se tutto è derogabile non si capirebbe più la funzione dei Puc e delle pianificazioni locali volte a disciplinare l’uso del suolo, con tutte le ricadute sulla sicurezza e l’incolumità dei cittadini.
Dobbiamo chiedere al Governo che interrompa il senso di questa deroga infinita in Sardegna e riconduca a disciplina generale l’uso del territorio dopo undici anni di Piani Casa che pare, tra l’altro, non siano stati mai in grado di rilanciare un bel niente. Una legge regionale non può derogare alle norme generali di uso e trasformazione del territorio e dobbiamo definire il potere di deroga, prima ancora di valutare la stessa legittimità di merito di una nuova norma di tal fata.
Tuttavia vale la pena riportare a memoria collettiva quello che è stato l’incipit del Piano Casa nel 2009. Nella Intesa Stato-regioni del 31.3.2009 che dettava le precondizioni al Piano Casa è scritto con chiarezza: “Tali interventi edilizi non possono riferirsi ad edifici abusivi o nei centri storici o in aree di inedificabilità assoluta. Le leggi regionali possono individuare gli ambiti nei quali gli interventi di cui alle lettera a) e b) sono esclusi o limitati, con particolare riferimento ai beni culturali e alle aree di pregio ambientale e paesaggistico, nonché gli ambiti nei quali i medesimi interventi sono favoriti con opportune incentivazioni e premialità finalizzate alla riqualificazione di aree urbane degradate. La disciplina introdotta dalle suddette leggi regionali avrà validità temporalmente definita, comunque non superiore a 18 mesi dalla loro entrata in vigore, salvo diverse determinazioni delle singole Regioni”, (nel senso riduttivo ovviamente, stante il limite “non superiore”).
Credo che basti ed avanzi quanto riportato in quella Intesa, per dichiarare questo ennesimo tentativo eversivo, che mina la tutela dei beni comuni della Sardegna, un altro atto di disperata propaganda davanti al vuoto di idee, di ideali e di lungimiranza. (Gian Valerio Sanna, già assessore regionale all’Urbanistica nella giunta Soru)
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