Feb 04

Sequestrato dalla Guardia di finanza di Oristano l’emporio cinese “Jin” per una frode milionaria.

Trenta agenti della Guardia di Finanza di Oristano, coadiuvati da personale dei Vigili del fuoco e della Questura di Oristano, hanno eseguito, questa mattina, il sequestro preventivo dell’emporio “Jin”, ubicato in via Cagliari davanti al centro commerciale Porta Nuova, a Oristano.

Il titolare occulto dell’emporio, l’imprenditore cinese Jin Lirong (che nel frattempo si è reso irreperibile), è indagato per una frode ai danni del fisco italiano di oltre 2 milioni e 800 mila euro.

Le indagini della Guardia di finanza, che sono andate avanti su più fronti e nei confronti di vari prestanome dell’indagato per quasi cinque anni, hanno preso il via dopo una verifica fiscale eseguita, nel 2016, nei confronti della società “Il paradiso dello shopping”. Verifica che ha poi portato alla condanna della rappresentante legale della società (una nipote di Jin Lirong) per il reato di frode fiscale, per aver evaso le tasse, nel 2013 e nel 2014, per un importo di 2 milioni e 800 mila euro.

Le Fiamme gialle hanno scoperto che, a partire dal 2009, varie persone (tutte di nazionalità cinese) facevano da prestanome in società che cambiavano continuamente intestazione e che venivano utilizzate come “scatole vuote” per nascondere, in caso di eventuali controlli, l’identità dell’effettivo proprietario dell’azienda commerciale. Infatti, al di là del formale e momentaneo intestatario, chi gestiva realmente l’attività commerciale era Jin Lirong.

Secondo quanto riferito dalla Guardia di Finanza, l’imprenditore cinese, se da un lato risulta avere dei redditi personali di poco conto, dall’altro è  invece titolare di disponibilità finanziare, in Cina, per diverse centinaia di migliaia di euro. Solo per fare un esempio, nel 2018 la moglie, al momento dell’imbarco dall’aeroporto di Elmas per la Cina, aveva 30 mila euro in contanti. Non solo, Lirong si può permettere di sostenere spese per circa 80 mila euro all’anno per far studiare tre figli (minorenni) in prestigiose scuole d’oltremanica, e si è poi vantato, in una chat sequestrata ed esaminata durante le indagini, di aver completato la costruzione di un grande centro commerciale di 10 mila mq in Cina.

Il sistema fraudolento messo a punto da Jin Lirong per frodare il fisco italiano era tanto semplice quanto efficace. Per abbattere il reddito e minimizzare o evitare del tutto la tassazione, contabilizzava (e inseriva nelle dichiarazioni dei redditi) centinaia di fatture false anche “fatte in casa” per attestare acquisti che non aveva mai fatto (gonfiando, quindi, i “costi” aziendali), sempre però di importi sotto la soglia per la quale scatta il pagamento con metodi tracciabili.

Acquisti, quindi mai effettuati o, comunque, che non provenivano dai fornitori (circa 140 con sedi in tutta Italia) indicati sulle fatture. Queste persone hanno infatti dichiarato alla Guardia di finanza di non aver mai emesso tali documenti contabili. Parte degli incassi, inoltre, nonostante l’emissione degli scontrini fiscali non veniva registrata nella contabilità, e per far perdere le tracce di quei ricavi si facevano “sparire” le chiusure giornaliere di cassa, le schede di memoria dei registratori di cassa e, in qualche occasione, anche gli apparecchi installati.

Periodicamente, le aziende di volta in volta create per gestire l’attività, e intestate a prestanome o a parenti di Jin Lirong, chiudevano i battenti e i titolari si rendevano irreperibili, come è accaduto per la nipote dell’imprenditore cinese, alla quale è poi subentrata un’altra persona “pulita”.

Il lungo e complesso lavoro effettuato dai finanzieri oristanesi, con la collaborazione di alcuni interpreti cinesi, ha consentito di stabilire quale fosse la reale posizione di Jin Lirong, indiziato a vario titolo dei reati di dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, di dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici, di omessa dichiarazione dei redditi e occultamento e distruzione di scritture contabili.

Al termine dell’indagine della Guardia di finanza, il Gip del Tribunale di Oristano ha disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca dei beni di Jin Lirong, fino alla concorrenza della somma di 2 milioni 536 mila 987 euro, nonché il sequestro preventivo dell’azienda, per impedire la reiterazione del reato di evasione fiscale. Il Gip ha poi disposto l’affidamento dell’azienda a un amministratore giudiziario per proseguire l’attività “…che dovrà così essere ricondotta alla legalità nell’interesse dei lavoratori dipendenti e delle altre aziende sane della zona che operano secondo la legge”. A carico di Jin Lirong è stato disposto anche il divieto di espatrio, e quindi l’imprenditore cinese (se non lo ha già fatto. ndr) non potrà lasciare il territorio nazionale senza l’autorizzazione del giudice.

“Chiediamo che il restauro delle statue dei Giganti di Mont’e Prama venga effettuato a Cabras, perchè è opportuno valorizzare i reperti nei luoghi in cui essei sono stati ritrovati. Ne va del futuro e della dignità del nostro territorio”. Lo ho chiesto il sindaco di Cabras, Andrea Abis, che si è opposto allo spostamento a Cagliari dei reparti da parte della Soprintendenza dei beni archeologici per urgenti lavori. A rilanciare la richiesta anche il presidente della Regione, Christian Solinas. “I Giganti devono restare a Cabras – ha detto Solinas – anche durante il restauro, che può anch’esso diventare, reso pubblico nelle sue varie fasi di attuazione, un’attrazione per i visitatori che si recheranno nei prossimi mesi a visitare il sito e il Museo. Credo sia più opportuno che queste straordinarie testimonianze della civiltà sarda più antica rimangano nella loro sede, magari con l’allestimento di un apposito spazio per curare e rendere pubblici e visibili gli stessi interventi di restauro, come avviene in molti altri siti archeologici. Nella finanziaria del 2019 – ha precisato il presidente – abbiamo stanziato 500mila euro destinati al Comune di Cabras per la valorizzazione e l’ampliamento del sito con l’acquisizione di nuovi terreni. Mont’e Prama non è solo uno scavo archeologico, ma deve diventare un attrattore turistico sempre più importante e per questo motivo stiamo completando un piano di valorizzazione per declinare il turismo archeologico su tutta l’Isola. La Sardegna – ha detto ancora il presidente Solinas – vanta il possesso di un quinto del patrimonio archeologico nazionale, e ci sono importanti segmenti turistici che chiedono percorsi in grado di valorizzare l’unicità della civiltà nuragica. Per realizzare questo progetto investiremo buona parte delle risorse comunitarie previste per i prossimi anni” “È inammissibile che le statue dei Giganti di Mont’e Prama vengano trasferite a Cagliari per essere restaurate – ha dichiarato il consigliere regionale oristanese del M5S Alessandro Solinas -. Il restauro in loco delle statue dei Giganti può sicuramente rappresentare un ulteriore passo verso il rilancio del polo museale di Cabras e del sito di Mont ‘e Prama in cui il territorio crede e che necessita di maggiore attenzione e rispetto”.

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