Nov 17

Pedofilia nella Chiesa, il report della Cei: “89 vittime nel biennio 2020-2021”.

Comportamenti e linguaggi inappropriati, toccamenti, molestie sessuali, rapporti sessuali, esibizione di pornografia, adescamento online e atti di esibizionismo. Sono le tipologie dei casi di abusi sessuali sui minori emersi dal primo rapporto sulla pedofilia del clero italiano nel biennio 2020-2021 pubblicato dalla Cei.

Gli abusi riguardano 89 vittime e 68 presunti pedofili. Il report, fortemente voluto dal presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Matteo Maria Zuppi, è stato divulgato alla vigilia della Giornata nazionale di preghiera della Chiesa italiana per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, che si celebra il 18 novembre. Evento istituito dalla Cei in concomitanza con la Giornata europea per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale.

I casi segnalati, anche per fatti riferiti al passato, riguardano 89 persone, di cui 61 nella fascia di età tra i 10 e i 18 anni, 16 over 18 anni (adulto vulnerabile) e 12 under 10 anni. Le segnalazioni fanno riferimento a casi recenti e/o attuali (52,8%) e del passato (47,2%). Il profilo dei 68 presunti autori di reato evidenzia, in oltre la metà dei casi, soggetti di età compresa tra i 40 e i 60 anni all’epoca dei fatti. Il ruolo ecclesiale ricoperto al momento degli avvenimenti è quello di chierici (30), a seguire di laici (23) e, infine, di religiosi (15). Tra i laici emergono i ruoli di insegnante di religione, sagrestano, animatore di oratorio o grest, catechista e responsabile di associazione. Il contesto nel quale i presunti reati sono avvenuti è quasi esclusivamente un luogo fisico (94,4%), in prevalenza in ambito parrocchiale (33,3%) o nella sede di un movimento o di una associazione (21,4%) o in una casa di formazione o seminario (11,9%).

La Cei, inoltre, ha precisato che “a seguito della trasmissione della segnalazione all’autorità ecclesiastica da parte dei centri di ascolto, tra le azioni poste in essere sono risultati prevalenti i ‘provvedimenti disciplinari’, seguiti da ‘indagine previa’ e ‘trasmissione al Dicastero per la dottrina della fede’. Tra le azioni di accompagnamento delle presunte vittime, i centri forniscono informazioni e aggiornamenti sull’iter della pratica (43,9%), organizzano incontri con l’ordinario (24,6%), offrono un percorso di sostegno psicoterapeutico (14,0%) e di accompagnamento spirituale (12,3%). Ai presunti autori degli abusi vengono proposti percorsi di riparazione, responsabilizzazione e conversione, compresi l’inserimento in ‘comunità di accoglienza specializzata’ (un terzo dei casi rilevati) e percorsi di ‘accompagnamento psicoterapeutico’ (circa un quarto dei casi)”.

Il segretario generale della Cei, Giuseppe Baturi, nel corso della conferenza stampa sul primo report, ha anche riferito che negli ultimi venti anni sono 613 i fascicoli (ponenze) aperti nella sede della Congregazione per la Dottrina della Fede trasmessi dall’Italia. Baturi ha anche spiegato che questi fascicoli, che possono riguardare più casi oppure archiviazioni, saranno oggetto di una prossima ricerca, “una novità nel panorama ecclesiale mondiale”.

“Il report è uno specchietto per le allodole. Sono sbigottito. Il report considera solo 2 anni, in cui tra l’altro c’è stato il Covid e solo i dati degli sportelli delle Diocesi. Il cardinale Zuppi aveva parlato di 20 anni, ora il lasso di tempo è stato ulteriormente ridotto. Il dato tuttavia è allarmante. In quel report non compaiono i casi della Congregazione per la dottrina della fede, i casi finiti in magistratura e i casi che abbiamo noi come associazione” ha detto a LaPresse Francesco Zanardi, presidente della Rete L’Abuso, l’associazione sopravvissuti agli abusi sessuali del clero, commentando il report. “Noi abbiamo un database di 360 casi in 12 anni” ha aggiunto. Francesco è anche una vittima, è stato abusato a 11 anni. “Quando sono stato abusato a Spotorno dove abitavo, al vescovo è stata fatta aprire una comunità per minori. È stato condannato per una sola vittima a un anno e sei mesi, non ha risarcito nessuno, tranne quel ragazzo. Poi ha deciso di lasciare la tonaca, ora accompagna i bambini d’estate per la Caritas. Perché non è reato, dal certificato anti-pedofilia sono sollevati coloro che fanno lavori stagionali. La chiesa italiana non vuole i nostri dati ma neanche la magistratura e questo è grave”.

Zanardi, seppur parlando di numeri sottostimati, ha messo in allerta sul gran numero di casi: “Se contiamo che sono stati raccolti nei due anni durante i quali l’accesso agli sportelli è stato limitato per via del Covid e mancano i casi denunciati alla magistratura e alle associazioni, possiamo dire che almeno 45 casi siano quelli recenti (2020-2022), circa due casi al mese, che a noi non sembrano pochi”. Inoltre, “secondo il report Cei, l’effetto della mancanza del certificato antipedofilia dal quale l’Italia ha sollevato il volontariato e che da anni denunciamo la pericolosità di quel vuoto – in quanto incentiva i predatori ad inserirsi in quegli ambienti, ancor più nella chiesa che per via della paura dello scandalo se succede qualcosa non querela – parrebbe sempre secondo il report darci ragione, il dato batte i laici della Francia e in Italia supera i preti”. (Francesco Antonio Grana, ilfattoquotifdiano.it; Twitter: @FrancescoGrana).

Nuovo caso di aviaria dopo gli episodi che nelle settimane scorse hanno riguardato il parco di Monte Urpinu, a Cagliari, con le proteste degli animalisti per l’abbattimento di parecchi volatili. Questa volta si tratta di un fenicottero trovato morto in uno stagno a ridosso della spiaggia cabrarese di Mari Ermi, nell’Oristanese. Che si tratti di aviaria lo ha confermato l’Istituto zooprofilatico sperimentale della Sardegna: il referto è arrivato ieri. Ora sono attesi i risultati più dettagliati del Centro referenza nazionale delle Venezie, a Padova, che già aveva preso in esame e confermato le positività di Cagliari. Il caso del fenicottero di Cabras potrebbe essere un episodio isolato, legato all’attività migratoria dell’esemplare. Il virus potrebbe essere nato in qualche focolaio lontano dalla Sardegna: sono molti i casi monitorati in tutta Europa. Una spia che si accende e che, dopo il caso di Monte Urpinu, ha fatto salire il livello di attenzione. Ma la situazione, avvertono gli esperti, sembra essere sotto controllo. Rispetto a Cagliari, per fronteggiare questa nuova positività non è previsto l’abbattimento di altri fenicotteri. Ci sarà, invece, una sorveglianza passiva, con il campionamento degli esemplari una volta deceduti o trovati in difficoltà. Le zone di controllo saranno disposte in un raggio di 10 chilometri dal luogo del ritrovamento, per capire se l’infezione è ferma alla sola zona di Cabras.

Contagi Covid in aumento in Sardegna, dove nelle ultime 24 ore si registrano anche altri 5 decessi: due donne di 82 e 97 anni e due uomini di 79 e 81, tutti residenti nella provincia di Oristano, oltra a una donna di 95 anni residente nella provincia del Sud Sardegna. I nuovi casi confermati sono 690 (+ 135), di cui 588 diagnosticati con test antigenico. Sono stati processati in totale, fra molecolari e antigenici, 2.984 tamponi. Il tasso di positività sale dal 16 al 23,1 per cento. Invariato il numero di pazienti ricoverati in terapia intensive, in tutto 9, in area medica invece sono 98 (+ 1). Infine, sono 7.412 (- 7) i casi di isolamento domiciliare.

Sui conguagli pregressi richiesti da Abbanoa, Adiconsum Sardegna ha presentato oggi una diffida a Egas, l’Ente di Governo dell’Ambito della Sardegna, e alla Commissione per il Controllo Analogo, affinché sia inibita al gestore la riscossione dell’importo dei conguagli per le partite relative agli anni 2005–2010. “Per quanto riguarda la Sardegna – ha scritto Adiconsum nel ricorso – l’Autorità d’Ambito (Ato), con deliberazione n. 223 del 16 dicembre 2010, ha quantificato i conguagli relativi al periodo 2005-2010 nell’importo di 88,78 milioni di euro, successivamente attualizzato con deliberazione del Commissario n.18 del 26 giugno 2014. Il diritto di esigere tale importo si è prescritto alla data del 16 dicembre 2015, quindi ancor meno tale importo può essere suscettibile di riscossione ora, in quanto ciò si tradurrebbe in un artifizio che vanificherebbe l’effetto preclusivo imposto dalle norme regolamentari all’epoca vigenti improntate al rispetto del “price cup” (tetto massimo ai prezzi). La riscossione indebita delle somme relative al periodo 2005-2010 da parte del Gestore, impregiudicata l’azione inibitoria in corso avanti al Tribunale di Nuoro, deve essere vietata, in quanto trattasi di “credito inesigibile” per le suesposte ragioni che si rende necessario disporre affinché il medesimo Gestore provveda alla restituzione di quanto indebitamente percepito”. Sulla base di questi motivi, Adiconsum Sardegna ha diffidato Egas e la Commissione per il Controllo Analogo a “…promuovere, ciascuno nell’ambito della rispettiva competenza, ogni doverosa iniziativa affinché sia inibita al Gestore la riscossione dell’importo dei conguagli per partite pregresse 2005–2010 nell’importo di 88,78 milioni di euro, oltre che di quanto ad essa riconosciuto a titolo di attualizzazione del credito considerato inesigibile, e promuovere, ciascuno nell’ambito della rispettiva competenza, ogni doverosa iniziativa finalizzata a fare in modo che Abbanoa restituisca agli utenti quanto dagli stessi corrisposto a titolo di conguaglio per le partite pregresse 2005–2010. “Il tutto – ha sostenuto Adiconsum – con espressa avvertenza che, infruttuosamente decorso il termine di giorni trenta dalla data di ricezione della presente, verranno assunte tutte le iniziative in ogni competente sede utili per la tutela delle ragioni dei consumatori/utenti”.

Al via dalla settimana prossima nuove attività nella Biblioteca comunale di Oristano. “Da lunedì 21 novembre partiamo con laboratori di alfabetizzazione informatica per gli over 60, di intercultura e di educazione alla mondialità dedicati a persone non udenti e di lettura per donne straniere” annuncia l’assessore comunale alla Cultura, Luca Faedda. Le nuove attività partono nell’ambito del progetto “Biblioteca, una risorsa per la comunità”, patrocinata dalla Fondazione con il Sud e il Centro per il libro e la lettura, in collaborazione con la società cooperativa Studio e progetto 2, capofila del progetto, il Comune di Oristano, il Comune di Santa Giusta e la Fondazione Oristano. I laboratori di alfabetizzazione informatica sono rivolti agli over 60 e avranno una durata di 10 ore complessive. “Vogliamo offrire fornire una panoramica sui programmi più diffusi (di calcolo, elaborazione testi, browser per la navigazione e molto altro) e gli strumenti per eseguire le operazioni più comuni: apprendere come creare un account di posta elettronica e il suo utilizzo, realizzare ricerche nel web, conoscere, creare e utilizzare lo Spid e navigare nei siti istituzionali e accesso alle risorse” spiega l’assessore Faedda. I laboratori di intercultura e di educazione alla mondialità sono dedicati a persone non udenti. Saranno curati da operatori affiancati da interprete Lis, e avranno una cadenza settimanale. Ogni incontro durerà 2 ore per 24 ore complessive. Infine, i laboratori di lettura per donne straniere che nascono per migliorare le competenze linguistiche in uno spazio sicuro in cui apprendere e socializzare. “Un’ulteriore attività è rivolta ai più piccoli – aggiunge Faedda –. Ogni martedì pomeriggio, alle 16, dedichiamo uno spazio all’iniziativa “L’ora del racconto”, con letture per i bambini dai 6 ai 9 anni. Tutti gli interventi sono mirati a supportare le fasce deboli, promuovendo la cultura, la lettura e l’autonomia, riqualificando la biblioteca come luogo di aggregazione, inclusione ed empowerment (termine inglese che l’assessore comunale alla Cultura avrebbe tranquillamente potuto evitare, oppure spiegarne il significato. Per empowerment si intende “la conquista della consapevolezza di sé e del controllo sulle proprie scelte, decisioni e azioni, sia nell’ambito delle relazioni personali, sia in quello della vita politica e sociale; ovvero il “dare potere”, ossia il permettere a qualcuno di impossessarsi di qualcosa che lo rende più capace, forte, resistente o felice.”)”.

Prosegue la campagna di sensibilizzazione sulla disprassia, patrocinata dalla Regione Sardegna, con appuntamenti a San Gavino, Siliqua, Oristano (26 novembre) e Selargius La disprassia oculare e di sguardo è la difficoltà nel programmare e organizzare i movimenti volontari e sinergici dei due occhi, con l’impossibilità a dirigere l’attenzione visiva sugli stimoli di interesse. E’ un disturbo dell’età evolutiva e ha ricadute sul movimento, la coordinazione e l’attenzione; perciò movimenti semplici possono diventare montagne insormontabili, come afferrare un oggetto in movimento, calciare un pallone, salire o scendere le scale, usare forbici o posate, scrivere a mano, con ripercussioni negative sulla produttività scolastica. Per conoscere meglio la disprassia e capire come affrontarla, l’associazione “Per Piccoli Passi” Sardegna ha avviato una campagna di sensibilizzazione, con la diffusione di materiale informativo e un ciclo di convegni “La disprassia oculare e di sguardo, nuove frontiere e metodologie innovative per valutazione, trattamento e potenziamento percettivo, cognitivo e motorio”. La campagna ha preso il via con un primo ciclo di incontri, e proseguirà con quattro nuovi appuntamenti nel Sud Sardegna. Tra questi c’è anche Oristano, giovedì 24 novembre, alle 15.30, all’Hospitalis Sancti Antoni, in via Cagliari. Per la partecipazione agli incontri si consiglia la prenotazione sul sito www.perpiccolipassi.it.

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