Per la ragazza caduta dal terrazzo a Bosa l’autopsia conferma l’ipotesi del suicido.
Le ferite sul corpo di Giada Calanchini, la 22enne romana morta a Bosa nella notte tra domenica e lunedì in seguito alla caduta dal terzo piano della casa dell’ex fidanzato, sono compatibili con il suicidio.
E’ quanto si evince dall’autopsia eseguita oggi all’ospedale San Martino di Oristano dal medico legale, Roberto Demontis, che si è riservato di fare un sopralluogo, sabato mattina, nella palazzina di via Ginnasio dove è avvenuta la tragedia.
La caduta della ragazza sarebbe, quindi, coerente con le dichiarazioni rese dall’ex fidanzato, il 25enne bosano Nicola Tanda. Giada Calanchini è’ caduta dal parapetto in maniera verticale, dopo che la cintura alla quale si era aggrappato il ragazzo per trattenerla si è rotta. Un volo verticale che escluderebbe qualsiasi la spinta.
Tanda rimane, comunque, indagato dalla Procura della Repubblica di Oristano per istigazione al suicidio, anche se si tratta di un atto formale per permettere gli accertamenti sull’immobile sequestrato e sui telefonini.
Oggi il giovane, assistito dagli avvocati Vittorio Delogu e Annalisa Soggiu, ha consegnato spontaneamente alla Procura il suo cellulare. “Nicola è assolutamente collaborativo così come lo sono i genitori di Giada, vicini al ragazzo che piange ininterrottamente da quattro giorni – ha detto l’avvocato Delogu -. Né noi né la famiglia di Giada abbiamo nominato consulenti di parte per l’autopsia, visto che siamo tutti assolutamente convinti che si sia trattato di una disgrazia. Una tragedia che ha investito sia Giada, una ragazza innamorata di Bosa e di Nicola, tanto da non riuscire a concepire la sua vita senza quell’amore durato anni”.
Il funerale della ragazza, proprio per rispettare il suo amore per la cittadina in cui era andata a vivere, si terrà a Bosa, probabilmente sabato pomeriggio.
Incidente stradale, attorno alle 15,30 di oggi, in territorio di Neoneli, nei pressi del bivio per Sorgono. Una coppia di turisti tedeschi, che viaggiavano su una moto di grossa cilindrata, ha perso il controllo del mezzo, che prima ha sbandato e poi si è rovesciato, e i due sono caduti rovinosamente a terra. Sul posto si è recata una squadra dei Vigili del fuoco di Abbasanta, che ha immediatamente provveduto alla messa in sicurezza del luogo dove si è verificato l’incidente; una ambulanza del 118, che ha trasportato i due feriti all’ospedale; e i Carabinieri di Ghilarza per effettuare i rilievi di legge.
Si apre una nuova edizione di Cantinarte che, a Nurachi, dal 29 aprile al 27 maggio, ospita artisti e spettacoli culturali, in cui arte contemporanea, letteratura, musica, pittura e teatro si incontrano nell’antica Cantina Caddeo. Cantinarte è organizzata dall’associazione Domus de Ladrini, con il supporto del Comune di Nurachi, il centro commerciale naturale di Nurachi, la Pro Loco, l’assessorato regionale al Turismo e la Fondazione di Sardegna. L’inaugurazione è prevista per sabato 29 aprile, alle 19, con la mostra “Di terra e di fuoco nel Sinis”, di Marco Pili. Il curatore della mostra è il regista Simone Cireddu, storico dell’immagine in movimento e videomaker. La cantina Caddeo, sede dell’associazione Domus de Ladrini, apre da sempre le sue porte ad iniziative culturali. L’edificio storico risale alla fine del 1800, con le mura che si reggono sui mattoni di terra cruda, il pavimento è in terra battuta e la copertura in canne e tegola sarda. L’ambiente riporta il visitatore indietro nel tempo e gli consente di immaginare la vita di una volta anche attraverso l’esposizione di antichi oggetti e utensili quotidiani. “La Cantina Caddeo – afferma il proprietario Tiberio Caddeo – ancora oggi è attiva ed è dedita alla produzione di vini secondo i dettami di una tradizione familiare, e tra questi la preziosa vernaccia”. Ritornando alla mostra “Di terra e di fuoco nel Sinis”, quelle che Marco Pili presenta all’interno della rassegna CantinArte di Nurachi sono opere polimateriche – spiega il curatore Simone Cireddu. Recentissime opere su tela di medie dimensioni (tutte realizzate tra il marzo e l’aprile del 2023) e l’installazione di sette casette/palafitte in Gasbeton, terra e paglia. Quella di Marco Pili è sempre pittura degli elementi naturali, pittura materica di fuoco, acqua, vento e terra. Marco Pili manipola e dà forma all’informe e dipinge e crea con tutto quello che si disperde, che è impalpabile e inafferrabile. Sempre in cerca di nuovi e inattesi equilibri cromatici e formali, assembla e manipola materiali eterogenei. Bianca terra calcarea setacciata, tritata, mescolata, impastata con colle e stratificata. Frammenti di carta. Limpidi turchesi, rossi intensi e neri profondissimi ora opachi ora lucidi dai tagli ortogonali. Il fuoco, l’acqua e casette sparse, nel vento del Sinis – conclude Cireddu – sono evocative narrazioni di territori interiori, e materia che si fa pensiero
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