Cabras e la Sardegna piangono Michela Murgia.
La Sardegna e in particolare una comunità, quella di Cabras, che si stringe intorno alla madre, al fratello e alla zia di Michela Murgia che ancora vivono nel paese in provincia di Oristano.
Un legame, quello tra Michele Murgia e le sue radici, che non si è mai spezzato anche dopo il successo e il trasferimento nella penisola.
“Michela non c’è più. Sentiremo subito la sua assenza, una grande perdita per tutti – scrive il sindaco Andrea Abis sui social – Michela era mia coetanea, stessa scuola, stessi ambienti, figli dello stesso tempo storico. Michela era una mente fervida, una intelligenza spiccata, colta, di forte personalità, schietta, coraggiosa, sempre schierata in modo chiaro, avvolgente, anticonformista. Non poteva che essere anche divisiva, di contrasto, ma è proprio grazie a queste figure che la società si mette in discussione, cambia, si evolve, migliora. Cabras ha dato i natali e cresciuto una grande donna che lascerà un segno nella società del nostro tempo”.
Proprio a Cabras Michela Murgia muove i primi passi nel mondo sociale del volontariato come protagonista delle attività dell’Azione Cattolica locale. Contemporaneamente gli studi a Oristano, al Lorenzo Mossa. Poi l’Istituto di studi religiosi dell’Arcidiocesi cattolica, sempre a Oristano, per studiare teologia. E per sei anni ha insegnato religione nelle scuole medie e superiori della città di Eleonora. Ha fatto la portiera in un hotel, anche di notte. Poi, dal 2007, il suo vero lavoro è stato quello di scrittrice.
L’impegno pubblico di Michela Murgia parte, come detto, dall’Azione Cattolica e prosegue prima con il sostegno ai movimenti indipendentisti sardi che la candidano a presidente della Sardegna, ottenendo poco più del 10% dei consensi alle elezioni regionali del 2014, poi con la Sinistra e la lista formata da Si, Rifondazione comunista e l’Altra Europa che alle Europee non raggiunge il 2%. Fino alle recenti polemiche con la premier Giorgia Meloni, contro il suo volersi definire come ‘il’ e non ‘la’ presidente e sul fatto che non basta essere donna per fare automaticamente politiche in favore delle donne.
L’avventura in politica nell’Isola non la premia: sostenuta dalla coalizione “Sardegna possibile”, una lista civica, una di amministratori e dal partito indipendentista ProgReS-Progettu Republìca, si era presentata come outsider con l’obiettivo di diventare la prima donna al governo dell’Isola. Ma non ci fu nessun exploit.
“Non è vero che tutti i politici sono uguali e che tutti sono ladri, noi siamo diversi e vogliamo dare ai sardi le risposte che chiedono e restituirgli la fiducia che hanno perso in questi anni”, così la scrittrice in uno dei suoi incontri con la stampa durante la campagna elettorale del 2014.
Alla fine vincerà il centrosinistra con Francesco Pigliaru. Una sconfitta bruciante per Michela Murgia. Proprio lei, che ambiva a convincere gli indecisi puntando a superare il 25% delle preferenze, venne punita severamente, quasi oltremisura, dall’astensionismo.
La scrittrice vedeva nei dubbiosi un serbatoio da cui attingere a piene mani, ma aveva evidentemente fatto malissimo i conti. Il suo risultato personale fu ampiamente sotto le attese.
Murgia prima del voto, chiari: “Ho passato molto più tempo a fare politica nel senso civico del termine che a scrivere. In realtà credo che scrivere romanzi sia stato un incidente. Smettere di scrivere per candidarmi era naturale, la mia scrittura è stata più politica”, ribadì ricordando che dei sette libri scritti uno solo è un romanzo.
Il coraggio, la libertà di essere, il valore del verbo “curare” invece di “lottare” contro la malattia: è il ritratto di Michela Murgia delineato dalle testimonianze di alcuni amici scrittori.
“Mi piacerebbe dire che essere stata amica di Michela Murgia mi ha dato un punto di vista sulla sua letteratura diverso da chi l’ha semplicemente conosciuta in forma scritta, adesso che sono rimasti solo i suoi libri e i suoi scritti sparsi, so che non è vero. La memoria è un sentimento”, dice Chiara Valerio.
Per Marco Missiroli, Murgia “è un sentimento letterario. Conoscerla, entrare nei suoi libri, dialogarci, ascoltarla, ha fatto in modo che la parola ‘leggere’ volesse dire ‘comprendere’. Dove comprendere significa: libertà di essere. Di lei rimane tutto, di lei rimane una letteratura dell’esistenza”.
“Se n’è andata una grande scrittrice capace di fare letteratura anche fuori dai libri”, sottolinea Teresa Ciabatti.
E Mario Desiati definisce Michela Murgia “una scrittrice e una intellettuale illuminata che ha acceso e affilato il pensiero dei suoi lettori. L’intelligenza degli scritti e il coraggio delle sue idee nuove sul mondo sono sempre state espresse rimanendo dalla parte delle persone e dell’umanità. Michela – racconta Desiati – mi ha insegnato che l’amore va oltre ogni purezza e oltre ogni legame di sangue, mi ha mostrato che essere liberi e scomodi ha un prezzo salato sulla propria libertà e le proprie comfort zone. Ci ha raccontato questi ultimi mesi il valore del verbo ‘curare’ invece di ‘lottare’, perché i malati che muoiono non sono sconfitti, ma esseri umani, noi umani prima o dopo andiamo via da qui. A Michela non piaceva ricevere i bouquet con fiori recisi, bensì una pianta o un albero con le radici integre”.
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