Guida alle elezioni regionali in Sardegna.
Domenica 25 febbraio gli elettori della Sardegna saranno chiamati alle urne per l’elezione del presidente della regione e per il rinnovo del consiglio regionale.
La Sardegna è una delle cinque regioni italiane a statuto speciale, oltre a Friuli-Venezia Giulia, Sicilia, Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta, e come le altre gode di un particolare grado di autonomia rispetto allo Stato centrale. Le elezioni in Sardegna sono le prime elezioni regionali del 2024…
Dai candidati al come si vota abbiamo raccolto tutto quello che c’è da sapere per arrivare informati alle elezioni regionali in Sardegna.
L’elezione del presidente della Regione Sardegna avviene su un’unica scheda, dove gli elettori possono esprimere il loro voto in vari modi. Possono votare per un candidato presidente della Regione; possono votare solo per una lista, e in questo caso il voto va automaticamente anche al candidato presidente collegato; possono votare per un candidato presidente e una lista a esso non collegata, sfruttando il cosiddetto “voto disgiunto”. È eletto presidente il candidato che ottiene più voti e non è previsto il ballottaggio tra i due candidati più votati.
Oltre al presidente di Regione, i membri del consiglio regionale della Sardegna sono 60 e sono eletti sulla base di liste circoscrizionali collegate a ciascun presidente. Le circoscrizioni sono porzioni di territorio in cui è divisa la regione in occasione delle elezioni e la Sardegna ne ha otto: Cagliari, Carbonia Iglesias, Medio Campidano, Nuoro, Ogliastra, Olbia-Tempio, Oristano e Sassari. In ognuna di queste circoscrizioni i partiti presentano liste diverse di candidati al consiglio regionale. Al momento del voto l’elettore può esprimere al massimo due preferenze per i consiglieri regionali, a patto che siano di sesso diverso, pena l’annullamento della seconda preferenza.
La legge elettorale sarda prevede un premio di maggioranza per i vincitori. Se il presidente eletto ottiene più del 40 per cento dei voti, le liste collegate hanno diritto al 60 per cento dei seggi del consiglio regionale, mentre i restanti vanno ai partiti di opposizione. Se il presidente eletto ottiene tra il 25 per cento e il 40 per cento, le liste collegate hanno diritto al 55 per cento dei seggi. Se il presidente eletto ottiene più del 60 per cento o, al contrario, meno del 25 per cento, tutti i seggi del consiglio regionale sono distribuiti in modo proporzionale: ogni lista ottiene un numero di seggi pari ai voti presi. In ogni caso, le liste che fanno parte di una coalizione che ottiene meno del 10 per cento dei voti non eleggono nessun consigliere. Le liste che corrono da sole non eleggono consiglieri se ottengono meno del 5 per cento.
I candidati presidente alle elezioni regionali in Sardegna sono quattro: Alessandra Todde, Paolo Truzzu, Renato Soru e Lucia Chessa.
Renato Soru è un politico e imprenditore noto per aver fondato la società di telecomunicazioni Tiscali. Nel 2004 è stato eletto presidente della Regione Sardegna con la coalizione di centrosinistra, mentre nel 2014 è stato eletto al Parlamento europeo con il Partito Democratico, partito di cui è stato segretario regionale fino al 2019. Soru è sostenuto da Azione e Più Europa, ma anche da alcuni esponenti di Italia Viva e da alcuni partiti di sinistra, come Rifondazione Comunista e il partito della sinistra indipendentista sarda Liberu.
Il Partito Democratico sostiene la candidatura di Alessandra Todde, attuale deputata del Movimento 5 Stelle. In Sardegna le forze politiche guidate da Elly Schlein e Giuseppe Conte hanno quindi formato un’alleanza, che lo stesso Conte ha definito «un esperimento». La presenza di due candidati diversi tra i partiti dell’opposizione, ossia Todde e Soru, ha causato diversi attriti, anche per motivi familiari. Tra i candidati del Pd al consiglio regionale, infatti, c’è Camilla Soru, attuale consigliera comunale a Cagliari e figlia di Renato, da cui ha preso le distanze lo scorso ottobre, definendo più volte la candidatura del padre «un favore alla destra».
Pure nel centrodestra ci sono stati alcuni dissidi nella scelta del candidato presidente: alla fine è stato scelto Paolo Truzzu, attuale sindaco di Cagliari ed esponente di Fratelli d’Italia. Non è stato ricandidato l’attuale presidente sardo Christian Solinas, segretario del Partito Sardo d’Azione, alleato della Lega. Per mesi il partito guidato da Matteo Salvini ha promosso la riconferma di Solinas, ma la discussione nel centrodestra è terminata a metà gennaio, quando l’attuale presidente sardo è stato indagato per corruzione e la Guardia di finanza gli ha sequestrato beni per diverse centinaia di migliaia di euro.
Fuori dagli schieramenti principali, la candidata Lucia Chessa è supportata dalla lista civica “Sardegna R-esiste”.
Negli ultimi 20 anni alla presidenza della Regione Sardegna si sono sempre alternati esponenti di centrosinistra e di centrodestra, senza mai riuscire a confermare la stessa giunta per un secondo mandato.
Nel 2004 è stato eletto presidente Soru, allora esponente de L’Ulivo; nel 2009 Soru è stato battuto dal candidato di Forza Italia Ugo Cappellacci, oggi deputato; nel 2014 la regione è tornata al centrosinistra, con la vittoria del candidato del Pd Francesco Pigliaru; alle ultime elezioni regionali del 2019 il vincitore è stato Solinas, come candidato per il centrodestra.
Nel 2019 si sono tenute anche le elezioni europee, che in Sardegna sono state molto combattute. Il primo partito, la Lega, aveva ottenuto quasi il 28 per cento delle preferenze, superando di poco il Movimento 5 Stelle e il Pd.
Alle elezioni politiche del 25 settembre 2022 i risultati sono invece stati più netti. In Sardegna la coalizione di centrodestra è arrivata prima con il 40 per cento delle preferenze alla Camera, mentre la coalizione formata da Pd, Più Europa, Alleanza Verdi-Sinistra e Impegno Civico si è piazzata al secondo posto con circa il 27 per cento dei voti. Il partito più votato è stato Fratelli d’Italia con quasi il 24 per cento dei voti (162 mila), seguito dal Movimento 5 Stelle con circa il 22 per cento (150 mila voti) e dal Pd con poco meno del 19 per cento (130 mila voti).
Per le elezioni regionali del 25 febbraio non sono pubblicamente disponibili sondaggi sulle tendenze di voto perché nei 15 giorni precedenti alla data delle elezioni vige il cosiddetto “silenzio elettorale”. (da pagellapolitica.it).
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