Lug 19

Eolico: non è vero che le opere già autorizzate non si possano bloccare.

I chiarimenti della presidente della Regione, Alessandra Todde, sulla speculazione energetica (vedi articolo del 18 luglio) hanno destato più di una perplessità.

Soprattutto laddove la presidente dichiara che “…la nostra legge transitoria di salvaguardia non blocca – e non avrebbe potuto bloccare – le opere già autorizzate e per le quali i lavori sono iniziati precedentemente alla sua approvazione. Quindi, lo ribadisco ancora una volta: la legge 5 è efficace per quanto riguarda il blocco di tutte le iniziative per le quali i lavori non avevano già avuto inizio precedentemente alla sua entrata in vigore”.

E, infatti, sono proprio le installazioni già autorizzate delle pale eoliche che preoccupano maggiormente comitati, sindaci e cittadini che hanno a cuore la salvaguardia del territorio isolano.

Bloccare anche quanto già autorizzato in precedenza e ancora in fase di realizzazione, invece, si può. E si poteva fare senza sforzo alcuno da parte della presidente e dei soloni che l’affiancano, se solo avessero prestato attenzione, con molta umiltà, a quanto più volte ribadito dai vari Comitati contro l’eolico selvaggio e da Mauro Pili sull’Unione sarda, oppure dal Comitato scientifico Insularità in Costituzione.

I primi avevano evidenziato “…l’urgenza di una normativa urbanistica efficace per preservare il territorio sardo dalle conseguenze di un eccessivo sviluppo energetico non sostenibile. In questo caso in soccorso al legislatore regionale intervengono lo Statuto sardo, norma di rango costituzionale, le norme di attuazione, e gli autorevoli pronunciamenti in materia della massima Corte delle Leggi.

I sostenitori dell’invasione dell’Isola, che pure esistono anche nelle istituzioni sarde, confidano nella bocciatura di qualsiasi legge in materia di tutela della Sardegna da parte della Corte Costituzionale e dei Tribunali Amministrativi. Un rischio che non va escluso, ma che, proprio per questo motivo, deve essere attentamente evitato, a partire proprio dalla individuazione puntuale delle competenze che la Costituzione e, in termini rafforzativi, sia lo Statuto che le norme di attuazione, attribuiscono alla Regione sarda.

Un passaggio decisivo in grado di accelerare e mettere sotto massima tutela costituzionale una norma “giuridicamente ancorata” alla funzione “urbanistica” piuttosto che alla competenza eccessivamente contrastata della “Tutela paesaggistica”. La chiave di volta, insomma, è una norma immediata, cogente ed efficace che vieti strutturalmente queste devastazioni territoriali facendo ricorso all’unica competenza esclusiva applicabile a questa emergenza: quella dell’urbanistica. Una “esclusiva” competenza attribuita alla Sardegna in sede di Costituente quando, nel 1948, anno di approvazione dello Statuto, all’articolo 3, è stata introdotta la lettera «f», quella che riconosce alla Regione la primaria attribuzione delle materie su «Edilizia e Urbanistica».

È su questa competenza che – secondo Pili e i Comitati – occorre intervenire con immediatezza proprio per apporre un serio e concreto blocco permanente a questa invasione di pale eoliche e distese di pannelli di silicio sui terreni agricoli. Che questa del blocco dei progetti eolici e fotovoltaici sia, senza mezzi termini, materia di pertinenza esclusiva della Regione lo ha abbondantemente acclarato la Corte Costituzionale con la sentenza n.51 del 2006. Una pronuncia che non lascia adito a dubbi”.

Altra proposta per fermare l’obbrobrio delle installazioni di pale eoliche autorizzate prima dell’entrata in vigore dell’amena legge 5 è quella avanzata dal Comitato scientifico  Insularità in Costituzione, più volte ribadita da Gian Valerio Sanna, ex assessore regionale all’Urbanistica, padre del Piano paesaggistico regionale, e uno dei maggiori esperti in materia Urbanistica in Sardegna.

“Abbiamo oramai tutti chiaro quale sia il pericolo che incombe sulla Sardegna se si dovessero realizzare le prospettive disegnate dal Decreto Draghi. Se lo scenario calamitoso che incombe è abbastanza chiaro – aveva sostenuto Gian Valerio Sanna -, non altrettanto sul terreno di ciò che può essere fatto mostra sincerità e chiarezza da parte dei protagonisti istituzionali e non.

Non è vero che non si può fare altro che mitigare con la trattativa con il Governo Nazionale le ricadute sarde del Decreto Draghi. Se si insiste su questa litania è del tutto chiaro che o non si conoscono i reali strumenti di cui dispone l’Autonomia Regionale, oppure siamo già nel terreno mistificato di chi sta’ coprendo gli interessi delle multinazionali in terra Sarda.

Questo lo vedremo presto, alla verifica dell’interesse pubblico prevalente con il voto del Consiglio Regionale, che darà conto del fatto che le note famiglie che intercettano da decenni i grandi interessi della Sardegna, anche nel centrosinistra, sono ancora al vertice del condizionamento e del ripiegamento dello Statuto Sardo al novello conquistatore.

Sarebbe utile fra i tanti, che il sistema creditizio dei Sardi, quello che si è fatto grande con i risparmi e i profitti dei sardi, esprimesse la propria “obiezione di coscienza” al sostegno delle iniziative di una tale devastazione ambientale. Sarebbe utile ma temo attenderemo invano.

Tuttavia la Presidente della Regione ha in mano il pallino delle decisioni, la linea di difesa della nostra Autonomia che, è bene ribadirlo, non può coesistere con un approccio di non belligeranza o da “vogliamoci bene” con il Governo Nazionale.

Prima di tutto gli strumenti. La Regione Sardegna – aveva aggiunto Gian Valerio Sanna – può contrastare la prevalenza delle disposizioni di cui al Decreto legislativo n.199/21 (Decreto legislativo che dà origine alla strategia della transizione energetica nazionale) con uno strumento di pari o superiore valore giuridico. In ragione di questa prospettazione, infatti, molti esperti della materia indicano la possibilità di utilizzare le disposizioni di cui al Decreto Legislativo n.42/2004 ovvero il “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137.

Tale strumento assumerebbe un valore ancora più prevalente se riferito a quanto espresso all’articolo 1 dello stesso, che lo introduce con il seguente corollario: “In attuazione dell’articolo 9 della Costituzione, la Repubblica tutela e valorizza il patrimonio culturale in coerenza con le attribuzioni di cui all’articolo 117 della Costituzione e secondo le disposizioni del presente codice”, nonché a quanto esprime il comma 3 dell’articolo 145, sulla dichiarata prevalenza delle norme di tutela del paesaggio rispetto a piani, programmi e progetti nazionali anche a carattere settoriale.

La Regione Sardegna non ha ancora esaurito le previsioni dettate dal su citato Decreto Legislativo n.42/2004, le ha realizzate in parte e solo nelle fasce costiere, mentre manca al suo completamento tutto il territorio interno dell’isola, che è poi quello maggiormente insidiato dalle ricadute del D.lgs. n.199/21. Si tratterebbe di utilizzare tale strumento giuridico per operare il completamento della Pianificazione Paesaggistica e porre al riparo dalla speculazione la parte più delicata del nostro territorio rurale e interno all’isola. Anteponendo la tutela costituzionale a ogni altra pianificazione, potrebbe risultare più agevole, successivamente, gestire la disciplina e la individuazione delle aree idonee da quelle non idonee.

A tale impostazione – aveva spiegato Sanna -, l’eventuale contenzioso amministrativo non potrebbe contrapporre un interesse prevalente del privato contro quello pubblico e di rango costituzionale rappresentato dalla Regione. Non così accadrebbe puntando sulle prerogative esclusive in materia urbanistica che, realizzandosi con legge regionale ordinaria, non prevarrebbero in sede di contenzioso con le ricadute che producono le norme fondamentali di riforma economico-sociale della Repubblica insite nel Decreto legislativo 199/2021”.

Gian Valerio Sanna aveva poi suggerito come si poteva (e si possa ancora) fare qualcosa.

“Non è vero che non si può fare nulla, basta invertire, per fare un esempio, la priorità contenuta nel comma 1 dell’emendamento sostitutivo totale della Giunta Regionale anteponendo la pianificazione paesaggistica a ogni altro ordine di pianificazione. Per altro non bisogna mai confondere gli strumenti. Infatti, nell’emendamento di cui sopra si vorrebbero utilizzare norme di salvaguardia in attesa di una legge ordinaria.

Per definizione le misure di salvaguardia scattano dall’adozione del nuovo strumento di pianificazione territoriale o settoriale, attivando una sorta di “doppio corso urbanistico”, dovendo applicare contemporaneamente le disposizioni degli strumenti urbanistici in adozione prima e poi a regime. Così almeno dice l’attuale articolo 12 del DPR 380/01 e che in sostanza riprende quanto già disponeva un tempo l’articolo 1 della L. 1902/1952 (abrogato con D.L. 112/2008).

La Presidente della Regione ha dunque uno strumento determinante, in grado di porre al riparo il patrimonio ambientale e paesaggistico della ruralità sarda dall’assalto indiscriminato che si profila e, immediatamente dopo, definire le mappe delle aree di minor pregio ambientale e paesaggistico da porre nella disponibilità delle imprese perché si dia un contributo regionale alla transizione energetica. Usare tale strumento consentirebbe di chiamare il Governo al confronto della Regione sulle quote da attribuirsi alla Sardegna e, perché vi sia un criterio di proporzionalità e di logica, nell’esigere ai sardi quello che è strettamente giusto venga concesso.

Si chiama così da tempo, lo spartito essenziale dell’Autonomia, il rapporto “pattizio” con lo Stato, quel rapporto dialogante ma mai cedente, l’idea di una specialità fatta di tutela delle prerogative dell’insularità e della sua storia e anche il richiamo di quelle ruvidità e del contrasto politico, quando necessari, che hanno segnato le più grandi conquiste autonomistiche.

La disattenzione degli ultimi decenni dei rappresentanti della massima Istituzione autonomistica, sui temi della sovranità dell’Autonomia nei processi di trasformazione e sviluppo della Nazione, hanno fatto crescere una condizione di sempre più evidente “sudditanza” e di ineluttabilità dei destini della Sardegna, che merita una immediata e forte iniziativa da porre in capo alla Presidente della Regione, in rappresentanza dei cittadini sardi, per un urgente riequilibrio delle prerogative dell’Autonomia.

Non si tratta, dunque – aveva concluso l’ex assessore regionale all’Urbanistica Sanna – di sottrarsi alla dovuta partecipazione della Sardegna ai processi legati alle transizioni dei nostri tempi, ma la definizione di questo contributo sulla cifra della tutela di altrettanti valori irrinunciabili quali la sovranità territoriale, la tutela dell’ambiente e del paesaggio, e le opportunità di sviluppo turistico legate alle potenzialità del territorio.

Alla Presidente della Regione un in bocca al lupo, ricordando che chi vince non deve avere mai paura di aprirsi e farsi contaminare dal confronto, sempre che siamo tutti, nelle stesse condizioni di libertà”

Gian Valerio Sanna aveva, quindi, offerto all’esecutivo la soluzione su un piatto d’argento. Soluzione che Todde e compagni hanno, supponentemente, disatteso, senza tenere conto che sull’eolico la presidente si sta giocando la sua già scossa credibilità.

“Chiunque sostenga il contrario è in malafede e cerca di portare l’opinione pubblica, alimentando odio e paura, nella direzione che più gli conviene. Non certo per questioni ideologiche, ma per ben più concreti e redditizi interessi personali”.

Così aveva concluso la sua accorata autodifesa la presidente Todde, senza rendersi conto che, dopo cento giorni e con tutte le attenuanti concedibili, è invece proprio quello che attualmente pensano dell’esecutivo e della maggioranza che lo sostiene, comitati, sindaci e un numero sempre più consistente di sardi, delusi dall’incapacità e dall’incompetenza dimostrata finora dalla giunta Todde e dal pusillanime “campo largo” che la sostiene.

Riconoscere con umiltà di aver commesso degli errori e fare, quindi, un passo indietro per il bene della comunità  sarebbe indice di estrema intelligenza, e metterebbe a tacere quanti sostengono che finora Todde e compagni hanno predicato bene e razzolato male.

Si è tenuto in Questura, a Oristano, un incontro tra il questore e i manifestanti del presidio al porto di Oristano. Dalle forze dell’ordine è arrivato l’invito a manifestare civilmente e pacificamente, nel rispetto delle norme di legge. I gruppi che hanno promosso il presidio hanno detto che si adegueranno alle richieste, ma proseguiranno nella protesta, rivolta soprattutto alle multinazionali delle speculazioni energetiche e non certo contro le forze dell’ordine. All’incontro, insieme al questore Giuseppe Giardina e alla dirigente della Digos Francesca Carta, c’erano i rappresentanti dei quattro gruppi del presidio: il “Gruttes”, il Gruppo tutela territorio sardo di Oristano, il comitato “Ajò stop devastazione”, “Is Pipius No Si Tocant”, l’associazione “Progresso sostenibile” e l’ex parlamentare Giulia Moi. “Il questore ha sollecitato un comportamento civile e adeguato nel presidio, una convivenza dignitosa anche con la presenza di bagni chimici, anche se non è di loro competenza – ha detto Luigi Salis, uno dei manifestanti -. Hanno ribadito che noi abbiamo il diritto di manifestare, solo che dobbiamo farlo nel rispetto delle regole. Abbiamo anche chiesto un’autorizzazione al Consorzio industriale per poter allestire un nuovo presidio, senza violare le leggi. Ora – ha concluso Salis – discuteremo tra i gruppi per individuare una linea comune. Noi comunque non ci fermiamo, ma andiamo avanti”. (Elia Sanna, Web news Sardegna – Telegram).

A 32 anni di distanza dalla strage di via D’Amelio, a Palermo, il consiglio regionale ha dedicato una giornata al ricordo di Emanuela Loi, la poliziotta di Sestu che il 19 luglio del 1992, a soli 24 anni, morì insieme al giudice antimafia Paolo Borsellino e ad altri quattro colleghi della scorta: Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina. L’incontro è stato aperto dall’attrice bresciana, Giulia Loglio, che ha interpretato Emanuela Loi, tracciandone il percorso personale e professionale che la portò a fare una precisa scelta di vita con l’ingresso in Polizia per la difesa della legalità e la lotta alle ingiustizie. “Il suo sacrificio deve servire da monito per le generazioni future – ha detto il presidente del consiglio regionale, Piero Comandini, rivolgendosi ai fratelli di Emanuela Loi, Claudia e Marcello, e ai tanti ragazzi presenti in sala. Tra loro, una folta delegazione di studenti che partecipa al campus della legalità organizzato dall’Associazione Libera, a Gergei, in un sito confiscato alla mafia -. Nessuno può restare indifferente davanti a qualunque tipo di violenza. La criminalità va combattuta con ogni mezzo. E la mafia si può e si deve sconfiggere. Non con altra violenza, ma con la forza delle istituzioni, con l’impegno civile, con l’educazione alla legalità”. Toccante anche il ricordo della sindaca di Sestu, Maria Paola Secci: “Emanuela non era solo una nostra concittadina, era anche una mia parente e una mia coetanea – ha detto Secci -. Il suo ricordo è sempre vivo, ma ciò che più conta è il coinvolgimento in queste occasioni dei giovani. La legalità si impara da piccoli”. Alla commemorazione erano presenti anche due allieve del centro Caip di Abbasanta, che hanno deciso di seguire lo stesso percorso di Emanuela Loi. “Alla fine degli studi universitari dovevo scegliere tra la toga e la divisa – ha detto Luisa Deias – ho scelto la divisa. Emanuela è un esempio di coraggio e responsabilità per tutti noi poliziotti”. Esempio da seguire anche per Marianna Musone: “Fare il poliziotto significa mettere la propria vita a rischio per salvare quella degli altri – ha aggiunto la giovane allieva del Caip -; quando venne ucciso Giovanni Falcone, il giudice Borsellino disse di voler continuare la lotta alla mafia per ricordare le vittime di Capaci. Noi continueremo per lui e per Emanuela”. La cerimonia si è conclusa con la lettura di una lettera immaginaria scritta dai ragazzi dell’Istituto Comprensivo di Sestu ad Emanuela Loi e con la proiezione del docufilm “Io devo continuare”, realizzato dal Dipartimento della pubblica Sicurezza con la Società 42° parallelo.

La Procura della Repubblica di Cagliari ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex governatore Christian Solinas e altre 21 persone al termine di un’inchiesta legata ad alcune nomine fatte in Regione e ritenute illegittime dall’accusa. I ventidue sono accusati, a vario titolo, di corruzione, induzione indebita, falso ideologico e abuso d’ufficio. Ora il Gup dovrà decidere su quanto richiesto dal Pm Andrea Vacca, mentre i difensori hanno chiesto per tutti il non luogo a procedere. Vista anche l’approvazione della riforma Nordio (non ancora promulgata) che potrebbe far cadere le accuse relative proprio all’abuso d’ufficio, la decisione del Gup è stata rinviata al 4 ottobre. Oltre a Solinas sono indagati anche le ex assessore Alessandra Zedda (ex vice presidente della giunta), Anita Pili e Valeria Satta, oltre all’ex consigliere regionale del Psd’Az Nanni Lancioni. Poi il presidente dell’Anpal Massimo Temussi, il presidente di Confindustria Sardegna Maurizio De Pascale, Maika Aversano (ex manager dell’Aspal Sardegna), l’ex direttrice generale della presidenza della giunta Silvia Curto, l’amministratore unico dell’Arst Roberto Neroni.Il rinvio a giudizio è stato chiesto anche per Gianluca Calabrò, Emilio Fiorelli, Barbara Porru, Giancarlo Orrù, Silvia Cocco, Nicola Giuliani, Marco Santoru, Francesca Piras, Damiana Palmira Pedoni, Pasquale Onida, Gianfranco Porcu, Enrico Garau.

A Oristano, incidente stradale sul ponte di Brabau, con quattro auto coinvolte, un ferito e, soprattutto, circolazione impazzita e mezza città paralizzata. Questo il bilancio dell’incidente, avvenuto stamattina, attorno alle 9,30. A causa di una manovra azzardata si è verificato un tamponamento che ha coinvolto quattro auto. In pochi minuti si è creata una lunga fila tra la strada provinciale per Torre Grande e viale Repubblica. Sul posto sono intervenuti gli agenti della Polizia locale di Cabras e la Polizia stradale. Una persona è rimasta ferita ed è stata trasportato all’ospedale San Martino. Il blocco del ponte di Brabau ha condizionato, in poco tempo, il traffico in mezza città, provocando code lunghissime anche in centro. A creare questa situazione anche l’attuale blocco del nuovo ponte sul Tirso per i lavori di ristrutturazione, che ha raddoppiato il volume di traffico. L’assessore comunale alla viabilità, Ivano Cuccu, ha chiesto l’intervento del prefetto per individuare una soluzione alternativa. “Avevamo spiegato alla Provincia che questo non era il momento per effettuare i lavori – ha dichiarato Ivano Cuccu -; la città è paralizzata e occorre trovare soluzioni alternative”. (Elia Sanna, Web news Sardegna – Telegram).

A Oristano sono aperte le iscrizioni al servizio mensa scolastica per gli alunni frequentanti a tempo pieno le scuole dell’infanzia e primarie nell’anno scolastico 2024/2025. La domanda di iscrizione o conferma va presentata per ogni nuovo anno scolastico, dal genitore dell’alunno o da chi ne detiene la responsabilità, fino al 1° settembre 2024, sul Portale dei servizi scolastici https://serviziscolastici.comune.oristano.it/portalecittadino/login. Gli utenti che usufruiscono del servizio, con pagamenti non regolari, prima di procedere con l’iscrizione dovranno regolarizzare la posizione debitoria. Per verificare lo stato dei pagamenti è possibile controllare il proprio estratto conto, nell’area riservata del Portale servizi scolastici. Per informazioni ci si può rivolgere a: Informacittà, in vico Episcopio, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e il martedì e giovedì dalle 16 alle 19, telefono 0783791628-0783791629, email informacitta@comune.oristano.it; Ufficio relazioni con il pubblico (Urp), telefono 0783 791331-337, email urp@comune.oristano.it; Ufficio Pubblica istruzione, telefono 0783/791332-307-238, email pubblicaistruzione@comune.oristano.it. Informacittà è disponibile, su appuntamento, anche per supporto alla compilazione e ai pagamenti.

3 comments

    • Che ce vado on 19 luglio 2024 at 16:56
    • Rispondi

    Sono dell’opinione che per fare ciò che dice l’assessore Sanna ci voglia molto tempo e bisogna essere sicuri di avere tutta la legislazione a favore altrimenti si rischia forte. Certo è che in regione negli anni hanno dormito oppure sapevano e facevano finta di nulla.
    Considero l’opinione di Sanna molto più forte degli urlatori.

      • Pig on 19 luglio 2024 at 18:00
      • Rispondi

      Caro Che ce vado, in un convegno contro la speculazione energetica, tenutosi recentemente al Chiostro del Carmine, il prof. Pulina dell’Università di Sassari ha ricordato che, mentre la politica sonnecchiava, le Università di Sassari e Cagliari hanno effettuato un lavoro meticoloso sull’argomento. E, in estrema sintesi, rispondendo a chi sosteneva che per vedere realizzata la proposta del Comitato scientifico Insularità in Costituzione, elaborata da Gian Valerio Sanna, i tempi fossero lunghi, ha detto di essere pronto a consegnare una chiavetta con dentro tutti i dati e i documenti necessari che, oltre a bloccare immediatamente le installazioni delle pale eoliche, avrebbe permesso di realizzare la proposta del Comitato in meno di tre mesi. Ciao, Pig .

    • Che ce vado on 24 luglio 2024 at 8:56
    • Rispondi

    Forti dubbi, una materia troppo cavillosa. Mi chiedo come mai, dopo anni di letargo, tutti si svegliano? Chiedo a tutti quale sia il modello energetico che si vuole proporre? Vogliamo un modello isola energetica? Vogliamo una Sardegna senza industrie?

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