Rinnovabili: alla Regione iniziato l’iter sul disegno di legge sulle aree idonee.
Alla Regione, nelle commissioni Governo del territorio e Industria, sono iniziate le audizioni sul disegno di legge 45 sulle aree idonee per l’installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, approvato recentemente dalla giunta.
Sono stati sentiti gli assessori all’Ambiente, Rosanna Laconi, dell’Urbanistica ed Enti locali Francesco Spanedda, e dell’Industria Emanuele Cani. Poi i rappresentanti del coordinamento dei comitati territoriali anti speculazione, il comitato che ha promosso la legge “Pratobello ’24, gli ambientalisti del Grig, Italia Nostra, Lipu, Wwf, quindi l’Anci e le associazioni di categoria agricole e industriali.
“Una mobilitazione così del popolo sardo ha pochi precedenti – ha esordito Luigi Picci, portavoce del comitato Pratobello ’24 -. Difendiamo le ragioni profonde dei sardi contro quei decreti che il dl 45 richiama e che hanno gettato nel caos la Sardegna aprendo la porta alla speculazione”. Picci ha poi chiesto alla politica “…una connessione sentimentale col popolo sardo. L’unica soluzione è una norma urbanistica che chiuda ogni porta agli aggressori. Poi potremo ragionare per una transizione energetica seria”.
L’avvocato Michele Zuddas ha definito il dl 45 “…un’adesione acritica alle richieste del governo italiano. Di più, l’articolo 3 tradisce la vera volontà della giunta, cioè far finta di bloccare tutto per poi aprire la strada con le deroghe, nonostante 120 mila cittadini sardi con la sottoscrizione della proposta di legge Pratobello 24 chiedano esattamente il contrario. C’è una alternativa alla subalternità della giunta, ed è la nostra proposta di legge, l’unica degna di essere votata da questo consiglio regionale”.
I comitati sardi contro la speculazione energetica hanno preso la parola con il loro coordinatore, Antonio Muscas. “A una prima lettura – ha detto Muscas – ci pare che il dl 45 abbia accolto alcune nostre istanze. Ci sono però lacune come l’assenza dell’indicazione delle aree idonee. Non ci sono nemmeno premialità per chi installa impianti di produzione di energia rinnovabile su superfici già coperte. Per questo Muscas ha sollecitato “…una legge quadro sull’energia in Sardegna che regolamenti anche il tema dei picchi di sistema”. Mentre l’avvocato Giulia Lai ha segnalato un possibile paradosso: “Mentre l’intera area di Quartu appare del tutto inidonea, l’infrastruttura del Tyrrhenian link procede ed è per questo necessario bloccarla con una legge regionale, altrimenti potrebbe capitare che il Tyrrhenian link sia allacciato ma non possa ricevere energia per il divieto di realizzazione di impianti nell’area”.
Anche l’Anci Sardegna ha dato il suo contributo all’audizione, con la presidente Daniela Falconi, che ha annunciato l’invio di un “…documento scritto di riflessione sul dl 45 e il parere congiunto insieme al Cal”. Poi ha aggiunto: “Siamo fortemente preoccupati per la indiscriminata presentazione di progetti e per il fatto che negli organici dei Comuni non c’è personale tecnico all’altezza per affrontare questioni così delicate. Noi siamo per raggiungere gli obiettivi della transizione energetica 2030 e 2050, con la partecipazione di tutta la comunità sarda”.
Ci sono tati pareri diversi e in alcuni casi discordanti da parte dei rappresentanti delle associazioni ambientaliste.
Giudizio sostanzialmente positivo ha espresso Stefano Deliperi (Gruppo di intervento giuridico): “E’ un provvedimento che prova mettere ordine al tema delle rinnovabili. E’ in atto una speculazione con richieste sproporzionate rispetto al fabbisogno energetico – ha detto Deliperi –, visto che in Sardegna sono stati presentati ben 824 progetti; ciò che serve è un intervento di pianificazione che certifichi le reali esigenze. Individuare le aree idonee è importante ma non decisivo”. Deliperi si è poi soffermato sull’art.3: “Lascia perplessi la previsione di deroghe e se si vuole intervenire in una situazione di emergenza non ha senso introdurre possibilità di scappatoie. Bene invece l’ipotesi della richiesta di fideiussioni a chi presenta i progetti per gli impianti. Ricordiamoci di che cosa è successo con la miniera d’oro di Furtei. Quanto accaduto in quel territorio deve rimanere un chiodo fisso per i sardi”.
Negativo il giudizio di Claudia Zuncheddu che, a nome dell’Isde-Medici per l’Ambiente, ha evidenziato la mancanza di attenzione per il tema della salute pubblica: “Non si può parlare di energia senza parlare di salute – ha detto Zuncheddu –; in Sardegna paghiamo un prezzo altissimo per la presenza degli insediamenti industriali. Se la politica avesse ascoltato i medici non ci sarebbero stati i danni causati dal benzene. Avremmo avuto meno morti e meno malati. Oltre alla salvaguardia del paesaggio dobbiamo pensare anche a quella della salute dei cittadini. Un sardo su tre vive in zone altamente inquinate”.
Preoccupazione per l’impostazione del disegno di legge ha espresso Silvia Lazzari del Wwf: “Ci sono troppi limiti per le aree idonee – ha sostenuto Lazzari – e così si rischia di ostacolare il processo di decarbonizzazione della Sardegna”. Per Lazzari l’obiettivo di tutti deve essere quello di favorire la transizione ecologica in linea con la normativa europea. Il provvedimento della giunta cozza con le direttive di Bruxelles – ha concluso Lazzari – e occorre rivedere l’impostazione».
Sulla stessa linea Marta Battaglia di Legambiente: “E’ necessario tenere sempre presenti gli obiettivi del 2023 e del 2050 indicati dall’Unione Europea per la transizione verde – ha affermato Battaglia –. Occorre aver coraggio senza lasciarsi spaventare dal numero di progetti presentati per gli impianti da fonti rinnovabili. La politica deve guardare agli scenari futuri; il fabbisogno energetico da considerare non è quello attuale ma quello che servirà negli anni a venire». Per Battaglia la Regione non deve cercare scorciatoie: “La politica si assuma la responsabilità di dire quali aree vanno sottratte alla speculazione e quali, invece, possono essere considerate idonee”.
Graziano Bullegas (Italia Nostra) ha apprezzato la tempestività della giunta nel produrre un disegno di legge in materia di energie rinnovabili, ma “…manca uno studio puntuale sul fabbisogno energetico e manca anche un adeguato coinvolgimento delle comunità; quando si parla di impianti di produzione è fondamentale prevedere la valutazione ambientale strategica. Dopo la legge sulle arre idonee si faccia la Vas».
Per Rolando Marroccu del Comitato per la transizione sostenibile, sulla Sardegna pende la spada di Damocle degli impianti off shore che presto potrebbero essere autorizzati dal Ministero: “Suggeriamo che nella legge si preveda un emendamento che dichiari non idonei gli impianti fino a quando non saranno stabilite le distanze dalla costa – ha detto Marroccu –; senza questi paletti 4 progetti per l’off shore potrebbero presto ottenere il via libera. Noi siamo favorevoli all’individuazione di tre macro aree ben definite dove concentrare tutta la produzione di energia da impianti eolici in Sardegna”.
Secondo Gianfranco Damiani (Alturas), per risolvere il problema della speculazione basterebbe considerare sole e vento beni comuni come accade per l’acqua: “Per fermare la speculazione occorre inoltre pensare a un’Agenzia energetica sarda che valuti le aree idonee e non idonee e la capacità di esportare l’energia”. Per Damiani, inoltre, si deve puntare alla riqualificazione delle aree compromesse con il rewamping degli impianti presenti, mentre per il fotovoltaico la priorità va data alle comunità energetiche.
Francesco Guillot (Lipu) ha invocato più attenzione per le aree naturali protette, ben 25 in Sardegna. “Una pala eolica dentro una zona di protezione speciale è devastante per la tutela dell’avifauna. Si individuino aree di rispetto di 5 km e si tutelino anche i corridoi ecologici”.
Quella del mondo agricolo è stata, invece, una posizione unitaria, e ha annunciato la presentazione di relazioni dettagliati con proposte e suggerimenti per eventuali correzioni o integrazioni del dl 45.
Luca Saba (Coldiretti), Gian Battista Monne (Confagricoltura), Giuseppe Patteri (Copagri) e Francesco Erbì (Cia) hanno chiesto maggior chiarezza nel provvedimento per evitare confusioni: “Quando si parla di aree agricole e terreni agricoli bisogna sapere che nel primo caso si comprendono anche le strutture aziendali e non solo le superfici coltivabili – ha sostenuto Luca Saba –; una norma con vincoli per le aree agricole potrebbe in questo caso limitare anche gli impianti fotovoltaici sui tetti dei capannoni e non avrebbe senso”.
Per i rappresentanti degli agricoltori occorre, inoltre, distinguere tra agrivoltaico e agrisolare, tra impianti per l’autoconsumo e impianti per la produzione di energia che consentano un’integrazione del reddito all’agricoltore. Secondo Gian Battista Monne “…nella norma della giunta si parla solo di agrivoltaico e sarebbe bene fare chiarezza. Anche la previsione di fideiussioni per installare questi impianti è da rivedere: chi produce per autoconsumo non può essere trattato come uno speculatore”.
Anche Giuseppe Patteri ha rimarcato l’esigenza di non porre troppe limitazioni agli agricoltori: “La norma non distingue tra piccoli, medi e grandi impianti. Troppi vincoli potrebbero pregiudicare le attività aziendali. Le aziende devono poter usufruire al massimo delle agevolazioni per agrivoltaico e agrisolare previste dal Pnrr. La legge regionale rischia di bloccare i finanziamenti europei”.
Sulla stessa linea Francesco Erbì, che ha rimarcato l’importanza dei finanziamenti europei e suggerito prudenza sui vincoli: “Non bisogna esagerare con le limitazioni sugli impianti destinati all’integrazione del reddito”.
Le commissioni hanno poi sentito in audizione i rappresentanti di Confindustria, Confapi e Consorzi industriali.
Il presidente di Confindustria Sardegna, Maurizio De Pascale, ha chiesto di riconsiderare il dl affinché “…le aree idonee individuate continuino ad essere considerate dal ddl aree idonee; le nuove disposizioni regionali non si applichino ai progetti per i quali sia stata avviata almeno una delle procedure amministrative necessarie ad ottenere l’autorizzazione a realizzare l’impianto (in coerenza con quanto fatto dal governo con l’art. 5 del dl Agricoltura). In ogni caso, dovranno essere fatti salvi tutti i progetti, già in corso di autorizzazione, che dal 2021 ad oggi sono stati localizzati nelle aree idonee ex lege. Non siano ritenuti inammissibili i progetti di revamping e repowering relativi agli impianti realizzati in data antecedente all’approvazione del ddl che, nelle aree non idonee, prevedano aumenti di superficie occupata ovvero, in caso di eolico, d’altezza degli aerogeneratori. Ciò in coerenza con la nuova versione del Pniec che sostiene che “Per il raggiungimento degli obiettivi rinnovabili al 2030 sarà necessario non solo stimolare nuova produzione, ma anche preservare quella esistente e anzi, laddove possibile, incrementarla promuovendo il revamping e repowering di impianti potenzialmente ancora competitivi. In particolare, l’opportunità di favorire investimenti di revamping e repowering dell’eolico esistente con macchine più evolute ed efficienti, sfruttando la buona ventosità di siti già conosciuti e utilizzati, consentirà anche di limitare l’impatto sul consumo del suolo”.
Per Giorgio Deplano, presidente di Confapi Sardegna, la questione delle rinnovabili riguarda non solo la popolazione mondiale di oggi, ma soprattutto le generazioni future. Per questo è necessario affrontare il tema della transizione energetica con concretezza e responsabilità. Secondo Deplano l’approccio in Sardegna al tema delle aree idonee è sbagliato e ha chiesto alla politica di assumersi l’onere di prendere decisioni e non delegarle alle amministrazioni comunali. E’ importante, per Deplano che ci sia la massima condivisione e concertazione, bisogna spiegare alla popolazione in cosa consistano questi progetti, cosa comportino e quali potrebbero essere le ricadute sul territorio.
I rappresentanti dei Consorzi industriali della Sardegna, seppur con qualche distinzione, hanno evidenziato che all’interno dei consorzi le aree disponibili (per raggiungere il 35% previsto) sono quasi esaurite. Il Cacip ha un residuo di poco meno di 150 ettari e ha, inoltre, istituito una comunità energetica di cui fanno parte 25 aziende. Il presidente del Cipnes, Giovanni Sarti, si è detto favorevole alle energie rinnovabili, ma nel consorzio non ci sono aree disponibili. Valerio Scanu, del consorzio industriale di Sassari ha ricordato che per Porto Torres c’è un progetto di riconversione industriale siglato da Regione e Governo e un progetto legato all’idrogeno. Per Scanu le aree andrebbero utilizzate per lo sviluppo industriale. Per l’area di Porto Torres è stata, inoltre, evidenziata la criticità del dl legata al divieto di rendere idonee aree a 2 km dalle zone di interesse storico culturale, architettonico e da beni ricompresi nel Ppr. Anche il Consorzio di Oristano non aree disponibili se non una molto piccola. Tra le richieste della presidente del Cacip, Barbara Porru, quella di potenziare le infrastrutture e migliorare le reti energetiche.
La giornata di audizioni sul disegno di legge 45 della giunta regionale si è conclusa con l’intervento del responsabile in Sardegna dell’associazione “Italia solare”, l’ente del terzo settore che supporta la produzione di energia da fonti rinnovabili e in particolare il fotovoltaico. L’ingegnere Maurizio Pitzolu, nel corso del suo intervento, ha espresso rammarico e delusione per le misure proposte dall’esecutivo regionale, a suo giudizio condizionate “…da un pregiudizio verso il fotovoltaico. Poche le aree idonee – ha affermato Pitzolu –, troppe le limitazioni per l’agrivoltaico, le fidejussioni scoraggiano gli investimenti, e si intravede una disparità dei trattamenti rispetto alle normative nazionali che regolano il settore. Col fotovoltaico si produce energia pulita a costi convenienti e stabili per i consumatori, per questo rivolgo l’appello al consiglio regionale perché si esamini il disegno di legge con serenità e consapevolezza, perché è forte il rischio che, mentre si afferma di voler favorire la transizione energetica, in realtà si faccia il gioco di chi la transizione contrasta”.
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