Eseguite dalla Squadra Mobile di Oristano tre misure cautelari per reati da “codice rosso”.
La Polizia di Stato di Oristano ha eseguito tre misure cautelari nei confronti di tre uomini responsabili di reati da “codice rosso” (violenze di genere e familiari), come maltrattamenti in famiglia, lesioni aggravate e violenza sessuale su minore.
Recentemente, la Squadra Mobile della Questura di Oristano si è occupata di alcuni “codici rossi”, denunciando all’autorità giudiziaria sei persone ed eseguendo, dopo una rapida attività d’indagine, tre misure cautelari: una agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico; una misura di sicurezza con ricovero forzato in una casa di cura; e un divieto di avvicinamento alla persona offesa con applicazione del braccialetto elettronico.
La misura degli arresti domiciliari con controllo elettronico è stata disposta nei confronti di un uomo, di 52 anni, residente in provincia di Oristano, già arrestato tempo fa per aver molestato sessualmente alcune studentesse minorenni. Dopo nove mesi di carcere, il Gip del Tribunale di Oristano ha concesso al 52enne gli arresti domiciliari
La misura di sicurezza della libertà vigilata, con ricovero coatto in casa di cura, è stata disposta nei confronti di un uomo, di 50 anni, di Oristano, responsabile di maltrattamenti in famiglia ai danni della madre anziana.
Un altro oristanese, di 48 anni, è invece stato allontanato dall’abitazione familiare, col divieto di avvicinarsi alla compagna, perchè responsabile di lesioni aggravate nei confronti della convivente, in presenza della figlia minorenne. Al 48enne è stato applicato il braccialetto elettronico.
Sul caso Todde tutto rinviato al 4 febbraio prossimo. Questo l’esito della prima riunione della Giunta per le elezioni del consiglio regionale, che si è aperta questa mattina con all’ordine del giorno l’ordinanza-ingiunzione del Collegio elettorale regionale di Garanzia della Corte d’Appello di Cagliari che ha disposto la decadenza della presidente della Regione, Alessandra Todde. “C’è stata una discussione ampia, approfondita e anche serena tra tutti i componenti della Giunta – ha riferito il presidente dell’organismo, Giuseppe Frau (Uniti per Todde) al termine dell’incontro -. Abbiamo analizzato il panorama generale dell’ordinanza e abbiamo dato un orizzonte ai lavori, cioè quello di attendere un provvedimento importante, l’impugnazione e i ricorsi da parte della presidente. Perché quello – ha chiarito Frau – sarà un momento cruciale per la continuazione dei lavori della Giunta. Perciò abbiamo aggiornato i lavori a dopo la scadenza dei termini di presentazione del ricorso, fissato per il 3 febbraio, al giorno successivo, il 4 febbario”. Nella sua prima riunione, l’organismo ha eletto ivicepresidente: si tratta del consigliere dell’opposizione Stefano Tunis (Sardegna al Centro 20Venti). “E’ bene precisare che la Giunta delle elezioni si esprime su atti definitivi, quindi sicuramente dobbiamo attendere che l’atto in questione diventi definitivo, dopodiché inizieremo a lavorare – ha aggiunto il consigliere regionale Gianluca Mandas (M5S), componente dell’organismo -. La presidente farà ricorso, perché è opportuno e doveroso che si difenda e, se riterrà opportuno, la presidente verrà in consiglio e noi, ovviamente, l’ascolteremo con estrema disponibilità e valuteremo”. Anche l’opposizione vuole attendere i ricorsi. “Naturalmente non si può iniziare a lavorare sino a quando non saranno decorsi i termini per la presentazione di eventuali ricorsi – ha sottolineato Stefano Tunis (Sardegna al Centro 20Venti) -, che è l’unico elemento che può in qualche modo modificare quanto è già chiaro nel dispositivo, dell’ordinanza di ingiunzione, e cioè che quanto prima Alessandra Todde va dichiarata decaduta”. Un’attesa che sarà indubbiamente lunga, presumibilmente qualche anno, perché avere un atto definitivo dal giudice ordinario significa attendere i tre gradi di giudizio fino alla Cassazione. Nessuna confusione, invece, su ciò che dovrebbe fare l’aula nel caso non ci fossero impugnazioni. “Esiste soltanto un altro giudice che possa dire che non va applicato il dispositivo dell’ordinanza e ingiunzione – ha detto Tunis -. Quindi, eventualmente in assenza di un ricorso o di una pronuncia favorevole, Todde va dichiarata decaduta e il consiglio regionale può semplicemente prenderne atto”. “Quello che è certo – ha commentato il consigliere della Lega, Alessandro Sorgia, componente di minoranza della Giunta per le elezioni – è che siamo in presenza di dilettanti allo sbaraglio, e non è semplice portare avanti la legislatura con persone che non hanno competenza neanche sul presentare un rendiconto elettorale”.
“Abbiamo compiuto un ulteriore passo avanti nel percorso per migliorare l’efficienza del nostro sistema sanitario regionale. La costituzione di un ufficio dedicato al supporto del Responsabile unico regionale dell’assistenza sanitaria (Ruas) rappresenta un tassello fondamentale per rendere più rapida ed efficace la risposta ai bisogni di chi si rivolge ogni giorno al Sistema sanitario regionale”. Lo ha scritto, sulla sua pagina Facebook, la presidente della Regione, Alessandra Todde, con un chiaro obiettivo, ridurre i tempi d’attesa e tradurre il diritto alla salute in risultati concreti. “Dopo la nomina del professor Luigi Minerba come Ruas e la creazione dell’Unità centrale di gestione dell’assistenza sanitaria (Ucg) – ha proseguito Todde -, entriamo ora in una nuova fase operativa. L’ufficio avrà il compito di monitorare i tempi d’attesa, elaborare proposte e indirizzi per le aziende sanitarie, raccogliere dati e costruire dossier per il decisore politico. In questo modo rafforzeremo la capacità del sistema sanitario di rispondere in modo puntuale e organizzato alle esigenze della nostra comunità. Parallelamente, stiamo lavorando per professionalizzare ulteriormente i ruoli strategici all’interno dell’Ucg, affidandoli a esperti sanitari e amministrativi selezionati con attenzione. Non si tratta solo di una riorganizzazione tecnica, è un impegno concreto per migliorare la qualità della vita di ogni cittadino sardo. Continuo a credere – ha concluso la presidente Todde – che il diritto alla salute sia il pilastro fondamentale della nostra azione di governo, e il lavoro di squadra che stiamo portando avanti è la dimostrazione di questa volontà”.
E a proposito di sanità, la sesta commissione regionale, presieduta da Carla Fundoni (Pd), ha proseguito i lavori con le audizioni dei presidenti dell’ordine dei medici delle quattro province (Salvatore Lorenzoni, Sassari; Maria Giobbe, Nuoro; Emilio Montaldo, Cagliari; Antonio Sulis, Oristano), per il confronto sul disegno di legge di riforma del sistema sanitario regionale, proposto dalla giunta Todde. L’incontro ha rappresentato un momento di approfondimento sulle criticità del sistema sanitario e sulle possibili soluzioni per garantire maggiore efficienza e qualità dei servizi. Tra le principali tematiche discusse si evidenziano quelle inerenti la medicina territoriale, verso la quale è emersa una forte preoccupazione per l’insufficienza di medici di base e per la carenza di presidi territoriali, che costringe i cittadini a rivolgersi ai pronto soccorso e alle strutture ospedaliere, sovraccaricandoli (soltanto nel pronto soccorso di Sassari si registrano 180 accessi al giorno). I presidenti degli ordini hanno evidenziato la necessità di potenziare la rete di medicina territoriale e di integrare servizi diagnostici di base. Il riferimento alla telemedicina è stato valutato con una certa freddezza: “La telemedicina non sono le immagini trasmesse via WhatsApp, e in Sardegna mancano le connessione adatte, insieme con il personale da impiegare”. Forti perplessità sono state rivolte agli istituendi Cau “centri di assistenza e urgenza”, visto che “…non si comprende con quale personale potranno funzionare, considerato che sono sguarniti persino i pronto soccorso dell’Isola”. Una particolare sottolineatura è stata rivolta alla carenza di personale e alla formazione, in particolare si è auspicata una attenzione prioritaria per i corsi di medicina generale, indispensabili per la contrattualizzazione e l’entrata in servizio di nuovi medici. Secondo i presidenti dell’ordine dei medici “…la riforma deve partire dalla colonna vertebrale del sistema sanitario: la medicina generale. Se questa non funziona, tutto il sistema rischia di collassare”. Per quanto riguarda la gestione dei concorsi e, più in generale, quella relativa al reclutamento del personale, le critiche hanno riguardato il ruolo e le funzioni che la proposta legislativa dell’esecutivo riconosce all’Ares. A giudizio dei presidenti degli ordini professionali, le competenze sul personale e le selezioni dovrebbero ritornare in capo alle Asl. Ma non soltanto, anche le gare per le forniture dovrebbero vedere un maggiore protagonismo delle aziende sanitarie (e non dell’Ares), giudicate più adatte ad assicurare presidi e strumentazioni adeguate alle necessità degli operatori. Sull’opportunità della riforma del sistema sanitario, Lorenzoni, Montaldo e Sulis hanno affermato: “L’emergenza è non far affondare la barca, ed è per tale ragione che è fondato il timore che l’introduzione di cambiamenti importanti potrebbe risultare bloccante rispetto alla necessità di mettere in campo azioni concrete e immediate”. Più possibilista, invece, la presidente dell’ordine di Nuoro, Maria Giobbe, che ha invitato giunta e consiglio “a fare presto”, anche in riferimento alla nomina dei commissari nelle Asl della Sardegna. Sull’omogeneità dei servizi all’interno delle singole province è stato espresso il concetto delle grandezze scalari in fisica: nelle province assistiamo ad un gradiente decrescente man mano che ci si allontana dalla sede delle Università. Mentre per i disequilibri territoriali è stato chiaro il presidente dell’ordine di Oristano: “Il cattivo funzionamento degli ospedali della Sardegna centrale porterà al default anche quelli di Sassari e Cagliari”. Sul delicato tema degli accorpamenti, il presidente di Cagliari ha ricordato la contrarietà del 95% del personale in servizio al Microcitemico, per il previsto ritorno al Brotzu; mentre la presidente di Nuoro, con riferimento all’ospedale di Sorgono, ha affermato con schiettezza: “Ha ancora senso mantenerlo aperto?”.
Il “Nursing Up Sardegna” (sindacato infermieri) si prepara allo sciopero, per il 28 febbraio, di tutto il comparto sanità delle aziende sanitarie. La conferma della protesta è arrivata a margine dell’audizione del sindacato in commissione Sanità del consiglio regionale sulla riforma della giunta Todde. “Ci stanno proponendo l’ennesima riforma sanitaria. Riteniamo che sia del tutto inadeguata e insufficiente per quanto riguarda la struttura delle attività ospedaliere – ha detto il segretario regionale Diego Murracino -. Ben vengano queste proposte per quanto riguarda l’assistenza sul territorio, però non accettiamo che il potenziamento dei servizi sanitari territoriali si basi sullo spostamento del personale già esiguo dalle strutture sanitarie ospedaliere verso il territorio. La crisi non sta nel sostituire il direttore generale e il commissario, non sta nel cambiare l’etichetta fuori da un reparto, da un’azienda a un’altra. La crisi sta nella carenza di centinaia e centinaia di infermieri, di centinaia di operatori sociosanitari e ostetriche. Questa riforma non prevede l’integrazione e una giusta considerazione in particolare della specificità degli ospedali di Sassari e di Cagliari che stanno dando risposte nei settori più importanti delle emergenze e delle urgenze. Questa situazione – ha concluso Murracino – ormai è inaccettabile, e anche per questo motivo il “Nursing Up” ha proclamato lo sciopero per il 28 febbraio”.
Assemblea-presidio dei lavoratori de La Nuova Sardegna, giovedì 16 gennaio, a Sassari, sotto la sede della Fondazione Banco di Sardegna, organizzata da Uilcom Sardegna e Slc Cgil, in seguito alle ultime vicende relative alla proprietà del quotidiano. “La Sae Sardegna Spa, società proprietaria del giornale – hanno ricordato i sindacati – ha proceduto, nonostante la contrarietà delle organizzazioni sindacali, al trasferimento di ramo d’azienda presso una nuova società precostituita, la Sae servizi srl, con capitale sociale di 10.000 euro. A tutt’oggi non è stato presentato un piano editoriale – hanno spiegato Antonello Marongiu, segretario generale della Slc Cgil, e Tonino Ortega, segretario generale della Uilcom Sardegna -, e non è stato fornito nessun chiarimento sulle future attività delle maestranze, ragion per cui mancano le condizioni primarie necessarie per il trasferimento di ramo, soprattutto in considerazione del fatto che nella nuova azienda dovranno confluire in futuro altri 35 lavoratori della testata “Il Tirreno di Livorno” (sempre del gruppo Sae). Abbiamo già sollevato dei dubbi sull’utilità e la stessa finalità dell’operazione, e le lavoratrici e i lavoratori manifestano una fortissima preoccupazione in ordine al proprio futuro occupazionale e alle sorti di un importantissimo presidio democratico, che rappresenta il pluralismo dell’informazione nella nostra regione. Ricordiamo che l’ultima riduzione di personale risale a pochi mesi fa, con la dismissione del centro stampa e la commessa ceduta all’Unione Sarda, che ha visto la fuoriuscita di 13 lavoratori, e ha fatto seguito a una ristrutturazione precedente, che auspicavamo risolutiva, nel settembre 2023. Nonostante l’incontro del 19 dicembre, con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alberto Barachini, abbia portato una boccata di ossigeno alla vertenza aperta a Livorno – hanno concluso i sindacati – sulla riorganizzazione della Sae e sulle sorti de “La Nuova Sardegna” il futuro è ancora nebuloso, e non scema la preoccupazione per l’ennesimo spacchettamento del perimetro occupazionale del quotidiano, coi lavoratori che confluirebbero nel medesimo “contenitore” in cui sono stati “per il momento” collocati i lavoratori toscani”.
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