Gen 25

Inaugurazione anno giudiziario: anche a Cagliari protesta dei magistrati contro il governo.

Anche a Cagliari, ed è la prima volta che accade in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, c’è statala la protesta dei magistrati contro il governo.

Appena ha preso la parola il rappresentante del ministero della Giustizia, Edmondo De Gregorio, le toghe presenti nell’aula magna del Palazzo di giustizia del capoluogo sardo si sono alzate e hanno abbandonato l’aula, con la Costituzione in mano e cartelli di protesta.

Il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Cagliari, Matteo Pinna, nel suo intervento alla cerimonia, ha definito grave l’iniziativa delle toghe presenti in aula di alzarsi e andare via quando ha preso la parola il rappresentante del governo.

La replica dell’Anm non si è fatta attendere e subito dopo ha preso la parola il Pm Andrea Vacca, referente sardo dell’Associazione nazionale magistrati, che, con la Costituzione in mano ha osservato: “In questa Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato. Questa non è una carta morta, è un testamento, un testamento di centomila morti. Dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità, lì è nata la nostra Costituzione. Noi associazione nazionale magistrati ci teniamo a sottolineare come oggi non difendiamo interessi di corporazione, non ci si chiude e non ci si arrocca nella contrarietà alle riforme per tutelare chissà quali posizioni di corporazione, chissà quali posizioni di interesse dei magistrati.

L’Associazione nazionale magistrati avverte piuttosto il concreto e serio pericolo che la riforma della Costituzione oggi in discussione renderà un cattivo servizio alle stanze di giustizia dei cittadini, dei tantissimi che chiedono quotidianamente una giustizia uguale per tutti. Di fronte a questo pericolo non si può restare in silenzio. Devo dire in questo senso – ha concluso il magistrato – che sono inquietato per l’inquietudine che ho sentito nelle parole del presidente del consiglio dell’Ordine”.

Sulla questione è intervenuto anche il procuratore generale, Luigi Patronaggio: “ll progetto di legge costituzionale sulla separazione delle carriere, già approvato dalla Camera dei Deputati, nulla aggiunge all’efficienza della giustizia, ma apre le porte a una possibile soggezione del Pubblico ministero all’esecutivo, con buona pace per quella separazione dei poteri e per quella autonomia e indipendenza della magistratura disegnata dai padri costituenti.

Non sono pregiudizialmente contrario alla separazione delle carriere – ha detto Patronaggio – perché, non senza sforzo, comprende la posizione ideologica di chi anela a un processo accusatorio puro, che si ritiene più giusto e garantista di altre forme processuali, ma sono molto preoccupato della mancata espressa previsione di una tutela costituzionale dell’indipendenza e autonomia del Pm dall’esecutivo.

Sono pochi i Paesi in Europa che garantiscono una reale autonomia e indipendenza al Pm che, fatalmente, viene attirato sotto un controllo, più o meno rigido, del governo di turno a prescindere dal suo colore politico. Il superamento di fatto dell’obbligatorietà dell’azione penale, con l’introduzione dell’individuazione dei reati a trattazione prioritaria da parte del Parlamento, ha aperto pericolosi spazi per una giustizia selettiva e di parte. Già oggi si sono fatte scelte sostanziali e procedurali che accrescono le garanzie per i cosiddetti colletti bianchi e accentuano l’atteggiamento repressivo verso la criminalità comune.

Sotto altro aspetto – ha concluso il Procuratore generale – temo molto una nuova categoria di Pubblici ministeri, autoreferenziali, privi dell’equilibrio proprio di chi si è nutrito della cultura della giurisdizione, tesi al raggiungimento di obiettivi di efficientismo gradito a chi detiene il potere e ne gestisce le carriere”.

La protesta dei magistrati ha fatto passare in secondo piano l’inaugurazione vera e propria dell’anno giudiziario, con gli assalti ai portavalori (l’ultimo compiuto a Sassari ha fruttato un bottino di ben 15 milioni di euro) che sono la vera emergenza criminale in Sardegna, secondo quanto emerge dalla relazione della presidente della Corte d’Appello di Cagliari, Gemma Cucca, che ha aperto la cerimonia nell’aula magna del Palazzo di Giustizia di Cagliari.

Nella relazione sull’amministrazione della giustizia nell’anno appena concluso, la presidente Cucca ha messo in evidenza i rapporti nell’Isola con associazioni mafiose, l’emergenza della criminalità minorile, l’uso deviato dei social tra gli adolescenti, l’emergenza sovraffollamento nelle carceri sarde con i suicidi in aumento e, naturalmente, le carenze di organico in tutti i Tribunali e Procure dell’Isola. A seguire, le relazioni del rappresentante del Consiglio superiore della agistratura Marcello Basilico, del rappresentante del Ministero della Giustizia Edmondo De Gregorio (con i magistrati che, come detto, hanno lasciato l’aula per protesta) e del Procuratore generale Luigi Patronaggio che, fra l’altro, ha sottolineato che con l’eolico c’è  il reale pericolo di infiltrazioni mafiose in Sardegna.

Alla cerimonia ha preso parte anche la presidente della Regione, Alessandra Todde. “Io rappresento un’istituzione e devo portare l’istituzione all’interno di un’altra istituzione come il mio ruolo richiede. Nessun faccia a faccia”. Nessun confronto, quindi, con la presidente della Corte d’Appello di Cagliari, Gemma Cucca, che è anche la presidente del Collegio di Garanzia elettorale che ha prodotto l’ordinanza-ingiunzione nei confronti della governatrice. Ed è stato proprio il voto decisivo della presidente Cucca a influire sulla decisione, in quanto il Collegio aveva espresso tre voti a favore e tre contro. “Il faccia a faccia non mi appartiene – ha sottolineato Todde – e non c’entra nulla la concomitanza con il mio ricorso. Oggi è un confronto fra istituzioni, e ho pieno rispetto di un’altra istituzione come la magistratura di cui peraltro ho pienissima fiducia”.

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