Mar 22

“Giù le mani dalla Reggia giudicale di Oristano: è della Regione, non dello Stato”.

“La Reggia dei Giudici di Arborea, che nel passato ospitò l’ex carcere di Oristano, deve tornare alla città e all’intera Sardegna.

Non può diventare la semplice sede di un ufficio dello Stato come la Prefettura o il Demanio. Ciò che oggi resta di quel periodo storico degli Arborea, ancora tutto da scoprire, rischierebbe di essere cancellato definitivamente dalla memoria di una città e di un regno glorioso. Sotto l’ex carcere si nasconde un tesoro che deve essere esplorato, studiato e messo a disposizione dell’intera Sardegna”.

È stato unanime il messaggio lanciato, ieri sera, dall’Hospitalis Sancti Antoni, dai relatori chiamati a raccontare quell’epoca storica dall’associazione culturale “Oristano nascosta”, che da decenni studia ed esplora anche quella parte della città nascosta che deve essere valorizzata, e a rispondere alla domanda: quale futuro per l’edificio?

“Noi lottiamo affinché la Reggia ritorni alla città, ai cittadini e ai Sardi per il valore simbolico, storico e identitario che ha quel bene. L’ipotesi di trasformare un palazzotto dell’Ottocento, che si è sovrapposto ai resti dell’antica Reggia, per poi vederlo trasformare in uffici della Prefettura, francamente ci inorridisce e ci spaventa, perché questo significherebbe architettonicamente parlando, di “tombare” i resti dell’antica Reggia”, ha commentato il presidente dell’associazione “Oristano Nascosta”, l’architetto Marco Piras.

“Come possiamo approfondire l’argomento se la Reggia giudicale continua ad appartenere al Ministero?”, ha sottolineato Gian Valerio Sanna, ex assessore regionale dell’Urbanistica. “Ricordiamo che la materia sulla destinazione dei beni dismessi dallo Stato è regolata dall’articolo 14 dello Statuto regionale, che dispone di destinare quell‘edificio, quando lo Stato dismette un bene nel suo utilizzo, alla Regione.

Le norme dicono che i beni statali restano allo Stato finché duri il suo utilizzo: finito quel compito transita alla Regione. L’ex carcere è già della Regione dal 2016, sollecitata per l’acquisizione anche con lettere inviate dal Comune, ma non c’era ancora il decreto.

Quindi, cosa bisogna fare? Invece di aspettare e creare conflitti occorre avanzare i nostri diritti. Allo Stato va chiesto il passaggio dell’ex carcere alla Regione e poi, con un progetto ben definito, il bene va dato al Comune. Ma la Prefettura si è messa in mezzo – ha commentato Sanna -. Devo ricordare come questo bene fosse è già a disposizione della Regione. Nel Piano paesaggistico regionale, infatti, tra gli elenchi dei beni di valore storico, la Reggia fa parte di altri 1297 beni da tutelare, e questo è certificato nei documenti a pagina 75. Come mai, allora, abbiamo perso tutto questo tempo? La giunta regionale deve richiamare lo Stato ai suoi doveri. Il denaro, in questo caso, non può essere un ostacolo, il bene va riportato alla cultura e alla storia della città”.

Monica Stocchino dalla Soprintendenza dell’Abap di Cagliari e Oristano, si è soffermata sui rapporti dell’Ente e sui lavori negli edifici di valore storico. Non è, tuttavia, voluta entrare nel merito della vicenda legata al trasferimento dell’ex carcere alla Regione e alla polemica sorta con la destinazione del bene alla Prefettura.

“È fondamentale – ha spiegato Stocchino -pensare a un progetto complessivo di riacquisizione di una funzione utile alla comunità più in generale, per garantire la conservazione di un compendio monumentale importante. Sappiamo che è uno scrigno di fatti storici di questi luoghi e di questo territorio. Ed è un edificio importante in un contesto urbano, e il progetto deve essere capace di rispettare tutta questa serie di valori.

Tanti edifici di uffici pubblici, sono vincolati. È importante che l’architettura sia destinata ad una funzione di utilità generale. Funzione che garantisce la tutela del bene, che deve essere riutilizzato. È importante che ci sia una nuova destinazione, e anche questa nuova destinazione deve essere sostenibile e deve dare continuità d’uso all’edificio, che non può essere continuamente sottoposto a nuovi interventi di ridestinazione, ma preservato nei suoi caratteri. La funzione che decideranno di mettere dentro? Noi vigileremo che sia la più rispettosa possibile di tutti gli aspetti di interesse culturale”.

Al dibattito sul convegno, moderato da Marco Piras, sono intervenuti anche il sindaco di Oristano Massimiliano Sanna, l’assessore alla Cultura Luca Faedda, l’ex sindaco Guido Tendas e il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Alessandro Solinas, che ha garantito il suo impegno per rivalorizzare l’ex carcere.

“Chi ama la città e la storia degli Arborea non può che apprezzare la Reggia giudicale – ha detto il sindaco Sanna –, che per noi tutti è assolutamente importante, e il sogno di tutti noi è di vederla riqualificata e restituita alla città, con una identità ben precisa, perché è il simbolo di un periodo storico glorioso.

“Durante la Sartiglia, quando venne riaperto al pubblico l’ex carcere, oltre 2mila persone hanno visitato l’ex Reggia: la maggior parte erano oristanesi. Noi tutti vogliamo che quella che fu la Reggia giudicale torni alla città – ha aggiunto l’assessore Faedda -, ma qualunque scelta verrà fatta, deve coinvolgere la città. Siamo contenti che una parte dell’edifico venga ridato alla città, ma vogliano sapere cosa c’è sotto e cosa c’è ancora la dentro, ecco perché oggi mi associo a tutto quello che si è detto in questo interessante convegno”.

A ripercorrere la storia dell’edificio, attraverso prove documentali, è stato lo storico Maurizio Casu, che ha illustrato le prime attestazioni della Reggia come “curia regis” e le vicende che l’hanno segnata nel corso dei secoli.

Quindi l’intervento appassionato dello studioso Franciscu Sedda, docente universitario, che ha sottolineato come la città non debba avere timore di lottare per il proprio patrimonio. “Abbiamo sempre paura di fare le battaglie, ma quel luogo ci chiede di essere curato – ha detto Sedda -. È uno dei capitoli più importanti della nostra storia, e nella nostra storia c’è voglia di organizzarsi per difendere la nostra identità. Se non ci prendiamo cura della Reggia, significa che non abbiamo la capacità di prenderci cura di noi stessi. Serve la giusta pressione civica per ottenere quello che non è stato ancora fatto”.

A margine del suo intervento, incentrato sul racconto di una visita alla Reggia, l’ex sindaco della città Pietro Arca ha chiesto al sindaco Sanna e all’assessore Faedda che si convochi il consiglio comunale e si decida di acquisire il bene. “Di questo scrigno che esiste sotto la nostra città, se ne parla anche nello statuto comunale: “il bene dei Giudici è patrimonio della città e della Sardegna. I soldi per acquisirlo si trovano – ha messo sottolineato Arca -. Ci sono altre strade per trovare una sede alla Prefettura. Ne cito una in particolare, l’ex Rud di viale Repubblica, un ettaro circa, dove oggi ci sono solo tre militari, che può passare al patrimonio della città. Lo restituiscano a noi, e li si possono realizzare gli uffici della Prefettura e del Demanio”. (Elia Sanna, oristanonoi.it).

Ma quali misteri nascondono la Reggia giudicale degli Arborea e i suoi sotterranei? Anche a questa domanda ha cercato di rispondere il convegno promosso da “Oristano nascosta”.

L’incontro ha voluto esplorare quale potrebbe essere il futuro dell’ex carcere di piazza Manno, anche attraverso uno sguardo al suo passato, tenendo conto della sua ipotetica destinazione come nuova sede della Prefettura.

“Noi lottiamo affinché la Reggia ritorni alla città, ha commentato il presidente dell’associazione “Oristano Nascosta”, Marco Piras. Dagli archivi si presume che ci siano ambienti sotterranei che andrebbero analizzati: oggi la tecnologia ci mette a disposizione strumenti che possono permettere di verificare muri portanti e fare una distinzione tra quello di oggi, di ieri e del periodo giudicale. Dentro quei muri e sotto le fondamenta dell’ex carcere, non sappiamo ancora cosa ci sia. Il tutto merita di essere studiato e analizzato.

Certo, prospettare un concorso di idee sull’utilizzo attuale, significa mettere da parte la storia e il periodo giudicale. Non solo noi, ma anche tanti altri studiosi e appassionati di storia degli Arborea, siamo preoccupati perché l’ex Reggia potrebbe diventare sede della Prefettura. Sappiamo che ci sono problemi di risorse e che la Prefettura paga un affitto. Ma ci sono altri edifici che possono ospitare quell’ufficio dello Stato: tra i primi l’ex Banca d’Italia, chiusa da vent’anni”.

L’ex sindaco di Oristano, Pietro Arca, è stato uno dei pochi testimoni che ha visto personalmente uno degli ingressi ai sotterranei medioevali della città degli Arborea. “La mia esperienza parte nel 1987, con la giunta Gaviano: era il 23 febbraio e uno degli obiettivi di quella amministrazione – ha ricordato Arca – era quello di riqualificare l’ex Reggia, tanto che cinque mesi dopo, il 29 luglio, il Comune richiese la tutela del bene attraverso la Regione. Ritornando a quel 23 febbraio, visitai il carcere di piazza Manno. All’ingresso c’era il baretto dell’istituto penitenziario, e il barista che lo gestiva ci disse che sotto la pedana del piccolo bancone c’era una botola. Spostò la pedana e vedemmo una botola: non ero solo, ma rimanemmo tutti stupefatti.

Ricordo che scendemmo con una scala in ferro, e riuscii a vedere un ambiente sotterraneo ampio, realizzato in mattoni cotti, e notai che era perfettamente conservato e non presentava alcuna umidità. Era ampio e profondo. Poi andammo via e di quel sotterraneo non si parlò più. In quel periodo, l’impresa Girat, che stava effettuando dei lavori dietro il carcere, venne chiamata per chiudere quella botola, che poi fu chiusa e sepolta per sempre con una gettata di calcestruzzo. Oggi – ha concluso Arca – sappiamo, grazie agli studi, che esiste un cunicolo che portava in via Giovanni Maria Angioy”.

Molti dei dettagli storici di quello che fu la sede del Governo degli Arborea, della piazza de Sa Majoria, con le mura, il castello e la posta a mare della torre di San Filippo, sono stati invece ricordati con una curata analisi tecnica e rielaborazioni virtuali, anche in 3D, dall’architetto Fabio Virdis. Uno studio che divenne la tesi della sua Laurea in Architettura.

“Nel 2000 ho studiato le mura della città, la torre di San Filippo, e scelsi la Reggia per la mia tesi. Feci delle ricerche bibliografiche – ha commentato Virdis – negli archivi di Torino, Roma, nelle biblioteche e nelle Soprintendenze, per recuperare documenti. L’edifico che ospita il carcere era diviso in tre parti: la parte amministrativa, il braccio carcerario e la casa del direttore. Il nucleo centrale della città, contava la cinta muraria con 28 Torri, San Cristoforo e San Filippo, erano gemelle, le porte nord e sud della città. Avevano la funzione di difendere i giudici e la parte dove vivevano. Nella piazza Manno, c’era l’ingresso sud della città, il vecchio carcere e il nuovo, quello che abbiamo conosciuto”.

Virdis, ha poi illustrato il video della ricostruzione virtuale in 3D e ci ha riportato indietro al 1321 quando venne terminata presumibilmente la Reggia degli Arborea. “Quella piazza e quegli edifici vennero sottoposti nei secoli a ristrutturazioni e lavori di miglioramento, dagli Arborea, dagli aragonesi e dai Savoia, fino al loro abbattimento definitivo nei primi anni del 1900. Nel 1857 la struttura fu messa all’asta, e nel 1866 si iniziò la costruzione del carcere giudiziario.

Un braccio del castello originale esiste ancora e coincide con la parete orientale – ha sostenuto Virdis -, ma ci sono tante altre cose nascoste nel cortile nord, ed è certificato che esiste un ambiente sotterraneo lungo 27 metri e alto tre metri. Un altro sotterrane è sotto la cucina. Ci sono tanti racconti che parlano di quei sotterranei. La struttura esiste ma non sappiamo bene cosa c’ è sotto: occorre indagare, studiare ed esplorare. Per fare questo – ha concluso Virdis – è indispensabile che l’edificio ritorni in possesso della città, il futuro destinato a Prefettura, cancellerebbe definitivamente la nostra storia e l’epoca giudicale”. (Elia Sanna, oristanonoi.it)

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