Giu 08

La svolta di Vincenzo Pecoraro per ridare dignità a Oristano.

Del Partito dei Sardi, che sta portando avanti la sua rivoluzione pacifica contro lo Stato per rivendicare i diritti dei sardi, è espressione il candidato alla carica di sindaco di Oristano Vincenzo Pecoraro. Pecoraro, medico, è alla guida della coalizione “Prima Oristano” (di cui fanno parte Partito dei Sardi, Udc, Idee Rinnovabili e Cittadini per Oristano) che lui definisce civico-indipendentista, e che in città molti pensano che potrebbe costituire la vera sorpresa positiva di queste elezioni.

A Vincenzo Pecoraro abbiamo chiesto di chiarirci qual è il suo pensiero su alcuni argomenti che i Comitati dei cittadini (che mai sono stati ascoltati, né presi in considerazione dalla giunta precedente, né tantomeno dal Pd e dalle forze politiche che compongono il  centrosinistra. ndr) considerano delle priorità, e che hanno cercato in tutti i modi di portare all’attenzione dell’opinione pubblica. Argomenti come la circonvallazione, centro storico, termodinamico, Ivi Petrolifera e housing sociale in via Lepanto,  di cui secondo i Comitati non si discute mai abbastanza, e che riguardano molto da vicino il futuro della città.

Vincenzo Pecoraro: Le rispondo procedendo schematicamente:

a) Circonvallazione. Si tratta di un tema facilmente risolvibile attraverso un intervento sulla procedura di approvazione della variante avviata dall’amministrazione Tendas. Infatti per la approvazione della variante  servono due passaggi in Consiglio Comunale, a termini della Legge Urbanistica Regionale n.45/89. Essendo stato fatto il solo primo passaggio, sarà cura della nuova amministrazione sospendere l’approvazione definitiva della variante relativa alla circonvallazione e riaprire il confronto pubblico e tecnico per raggiungere una soluzione che, nel rispetto della volontà più ampia della cittadinanza,  realizzi l’intervento più utile per la città e i suoi abitanti. Infatti è necessario realizzare larghe convergenze non per finalità utilitaristiche per qualcuno, ma funzionali agli interessi della mobilità generale della città. Si potrà riprendere lo schema del sistema di circonvallazione urbana messo a punto dall’amministrazione Provinciale e inserirsi in tale contesto per completarlo e renderlo funzionale.

b) Il tema del Centro Storico è fondamentale per la vocazione e il ruolo turistico di Oristano. Non devono  essere previste modifiche alla perimetrazione, nè alle limitazioni al traffico già esistenti,  quanto una rivisitazione delle regole urbanistiche che governano questa parte della città. Per ripopolare il centro storico serve, infatti, riportare al suo interno i “servizi di prossimità” (attività commerciali, artigianali a basso impatto, e strutture per la ricettività diffusa). Per incentivare questo indirizzo si dovranno negoziare con la Regione opportune deroghe edilizie, atte a consentire l’apertura di attività e botteghe commerciali e artigianali, b&b, e ogni altro contesto di attività e di associazionismo che dia un senso nuovo al riuso dell’abitato storico. Servirà adottare un piano del colore e della rimozione del “non finito” , e un piano di reperimento di nuove aree di sosta e di verde pubblico, anche da affidare al vicinato attivo per la sua manutenzione, il tutto per conseguire nell’arco di alcuni anni una nuova caratterizzazione del contesto urbano e storico. Si potrà, ad esempio, finanziare  un piano comunale per incentivi una tantum per coloro che ristrutturando intendano fissare la residenza nel centro storico o avviare una nuova attività. Si potrà ulteriormente incentivare l’intrapresa giovanile, anche prevedendo la detrazione per un triennio delle tasse comunali gravanti sul bene.

c) Solare-Termodinamico. A San Quirico e Tiria non esiste nessuna destinazione urbanistica che consenta la trasformazione del territorio nel senso richiesto dalla centrale immaginata. Si tratta di manifestare con determinazione l’indisponibilità del Comune di Oristano al cambio di destinazione d’uso del territorio, sia perché le attività energetiche previste non rientrano nelle strategie contenute nel Piano d’azione regionale per le energie rinnovabili della Sardegna: “STRATEGIA 4 – SOLARE. Iniziative volte alla progressiva integrazione della tecnologia solare fotovoltaica con le nuove tecnologie a maggiore efficienza, produttività e gestibilità in termini energetici quali fotovoltaico a concentrazione e solare termodinamico. Nell’ambito degli scenari sono state formulate delle ipotesi in termini quantitativi riguardo alla diffusione di queste nuove tecnologie.

Le iniziative devono essere di 3 tipologie:

1) Individuazione di aree idonee che abbiano le caratteristiche adatte ad accogliere gli impianti anche in termini dimensionali;

2) Cofinanziamento dei progetti ritenuti idonei;

3) Promozione di accordi di programma con il coinvolgimento attivo degli enti locali territoriali. Coerentemente con la politica di incentivazione nazionale le attuali tecnologie fotovoltaiche presenti sul mercato dovrebbero essere indirizzate prevalentemente verso impianti di piccola taglia (<20 kWp) distribuiti nel territorio e caratterizzati da elevati livelli di integrazione architettonica, ed inoltre mirati all’autoconsumo degli utenti ”.

Ma anche perché le attività agricole del territorio devono essere tutelate, ivi comprese quelle situate nelle aree destinate dall’Università di Sassari alla agricoltura sperimentale. Il territorio circostante deve essere tutelato anche da un più pericoloso impatto che, solo per il rifornimento della biomassa necessaria ad integrare il ciclo di produzione energetica, determinerebbe certamente un quadro di devastazione del territorio locale e regionale.

d) Ivi Petrolifera. Di questo intervento mi interessa precisare che le nuove attività turistiche sono ben accette e necessarie per lo sviluppo del territorio, nel rispetto delle regole urbanistiche vigenti e paesaggistiche regionali. Del Progetto dell’Ivi è importante, per chi amministra la città, verificare il completo e corretto compimento del piano di risanamento e di bonifica che precede qualunque trasformazione delle aree interessate. Si dovrà, prima di tutto, confermare il rispetto del piano di caratterizzazione delle aree e, dunque, dei parametri e delle regole che presiedono alla realizzazione di nuovi impianti turistici ed alberghieri. Tuttavia l’intervento della Ivi Petrolifera non risolve e non compensa  la più profonda carenza di infrastrutture e di attività che dovrebbero assegnare alla frazione di Torre Grande un autentico ruolo turistico, vitale per il territorio oristanese. Serve una strategia più complessa, affidata alla revisione e riattualizzazione del Piano particolareggiato della borgata, per la quale è necessaria una politica di reinserimento di attività commerciali e di ricettività diffusa, in grado di caratterizzare Torre Grande non come un luogo-dormitorio o sede di doppie case, ma come una vera e viva realtà turistica che non può accontentarsi del ruolo stagionale volto dai chioschi litoranei. Sarà necessario individuare e ricercare le risorse per una urgente riqualificazione della viabilità per il Porticciolo, attualmente segno di un inaccettabile degrado ed abbandono, completando la stessa con le infrastrutture ciclabili e pedonali, per corrispondere alla crescente richiesta degli oristanesi per strutture dedicate alla pratica della attività sportiva e all’aria aperta.

e) Via Lepanto. Il tema dello sviluppo dell’housing sociale come attività comprendenti interventi immobiliari e urbanistici, dove questioni differenti e complesse dovrebbero essere affrontate in maniera organica nel medesimo contesto, non corrisponde affatto, al momento, alle condizioni con cui viene presentato l’intervento di via Lepanto. Infatti, tali attività (housing sociale) dovrebbero realizzare, fra le altre, risposte a problematiche di emergenza abitativa, accesso ad alloggi di qualità e alta efficienza energetica, progettazione di spazi collettivi condivisi e aperti alla città, creazione delle condizioni per un impatto positivo sul quartiere, strumenti per la ricerca e l’innovazione sociale e pratiche sostenibili per l’abitare. Nel caso di via Lepanto l’intervento proposto non solo non risponde a queste minime condizioni di base ma semmai aggrava condizioni urbanistiche preesistenti e già precarie per qualità e quantità di urbanizzazioni, precarietà delle strutture per la mobilità e la viabilità, e carico demografico non sostenibile. Diversamente da come si è operato a Oristano (prima reperisco l’interlocutore immobiliare e poi contestualizzo e progetto l’intervento) sarebbe necessario garantire a monte la progettazione di quartieri condivisi, studiati con soluzioni con alti livelli di efficienza edilizia ed energetica e con nuovi criteri di gestione dei contesti sociali e, solo dopo, cercare gli interlocutori immobiliari e imprenditoriali in grado di attuarli. Questo sarebbe fare housing sociale vero e non apparente. Il tema aperto su Via Lepanto si potrà affrontare anche attraverso un ridimensionamento dell’entità del progetto, commisurandolo alle compatibilità urbanistiche reali e condividendo il percorso attuativo con i residenti. Se poi la tensione abitativa di Oristano dovesse emergere come il vero problema da superare, vi è la strada del coinvolgimento della Regione e di Area per la programmazione di interventi in grado di rispondere alla domanda di prima casa assai di più di quello che possa offrire un solo imprenditore coinvolto.

Un altro argomento a cui in questa campagna elettorale, a mio avviso, è stato dedicato pochissimo spazio è lo sport. Come, secondo lei, va gestita la politica sportiva a Oristano?

Vincenzo Pecoraro: Per quanto riguarda lo sport si rende necessario costruire una maggiore responsabilizzazione delle società sportive oristanesi e un loro maggiore coinvolgimento nella gestione delle strutture sportive e, in generale, nella programmazione comunale in materia di sport. Per ottenere questo possiamo immaginare di creare le condizioni per la creazione di una associazione temporanea di scopo, composta da tutte le organizzazioni sportive e le società che, con il Comune, si incaricherà della programmazione sportiva, della gestione, manutenzione e migliore infrastrutturazione degli impianti per il quinquennio di mandato. Con tale struttura associativa (ATS) i responsabili diretti delle pratiche sportive e le loro organizzazioni, insieme all’amministrazione comunale, potranno pianificare la diretta gestione degli impianti, la programmazione sportiva in tutti i suoi aspetti e anche la valorizzazione e promozione della pratica sportiva nei giovani.  A tale Associazione potranno partecipare anche le rappresentanze scolastiche dotate di squadre o di impianti.

Molti ritengono sia un aspetto rilevante scommettere sulla partecipazione dei cittadini al governo della città. E’ d’accordo?

Vincenzo Pecoraro: Diversamente da come avviene sempre, visto che dopo le elezioni si diradano o scompaiono del tutto le occasioni promesse per confrontarsi e ascoltare i cittadini, si potrà costruire una occasione concreta e certa attraverso la quale esercitare questo confronto. La sede che individuiamo è quella della modifica dello Statuto del Comune, introducendo fra i suoi impegni quello delle così dette “Sessioni statutarie del Consiglio comunale”, previste almeno due volte all’anno (febbraio e ottobre), a cui partecipino oltre ai consiglieri eletti, 9 cittadini risultati primi dei non eletti nelle rispettive liste e distribuiti nel rapporto 2/3 alla maggioranza e 1/3 alle minoranze, nell’ordine delle migliori cifre individuali delle diverse liste, aventi solo diritto di parola. Con tale opportunità potranno svolgersi consigli comunali nei quali i consiglieri eletti potranno ascoltare e confrontarsi con cittadini che vivono, invece, la quotidianità lontani dall’amministrazione, con una visione e con bisogni che spesso la condizione autoreferenziale degli eletti impedisce di  apprezzare. Sarà nostro impegno, entro i primi mesi, proporre una integrazione dello Statuto Comunale in questa direzione.

La giunta Tendas ha lasciato Oristano peggio di come l’ha ereditata. A che cosa addebita l’evidente declino della città?

Vincenzo Pecoraro: Il declino della Città Capoluogo è in gran parte il riflesso del decadimento e del sottosviluppo in cui versa il suo hinterland e il territorio circostante più in generale. Per poter essere riconosciuto centro capoluogo è necessario per Oristano ritrovare la capacità di relazionarsi con il territorio e con i comuni circostanti, attraverso un rapporto di costruzione di programmi di sviluppo comuni in grado di offrire anche  al territorio circostante opportunità di crescita e di sviluppo nel riconoscimento del ruolo trainante e promotore della Città capoluogo. Il superamento di fatto delle Provincie quali enti intermedi, o comunque una loro reale marginalità in questo contesto contemporaneo, obbliga il Comune di Oristano a recitare un ruolo di coordinamento delle politiche territoriali tali da offrire opportunità ai comuni circostanti, piuttosto che sottrarne. In questa direzione si può immaginare di dedicare il ruolo di un Assessore comunale alle politiche urbane e territoriali, affinché si possano realizzare le condizioni di una progettualità per tutto il territorio provinciale e per il centro capoluogo seguendo le vocazioni, le risorse e le aspirazioni di tutte le comunità.

Un problema serio per i Comuni è la mancanza di risorse. Come si può porre rimedio? E’ possibile, come si usa dire con una fase fatta, “fare le nozze con i fichi secchi?”.

Vincenzo Pecoraro. Mi permetta di partire da lontano. Ritengo un altro aspetto saliente (per il quale potrebbe essere seguito lo stesso indirizzo indicato per lo sport) quello di mettere insieme tutti i soggetti e tutte le organizzazioni (associazioni, università e semplici comitati) che assicurano a Oristano e al territorio studi, promozione e divulgazione delle risorse storico-culturali e museali di cui gode la città. La loro frammentazione operativa e la parcellizzazione dei contributi pubblici, comunali, regionali e comunitari destinati alla valorizzazione e studio dei beni storici e culturali rischia di marginalizzare la città nel contesto dei riferimenti turistico-culturali della Regione sarda. Questa condizione di irrilevanza e di mancata valorizzazione culturale ed economica di quanto Oristano e hinterland può offrire allo sviluppo del territorio e alla sua possibile rinascita, sta trascinando Oristano verso una condizione pericolosa di assuefazione alla monocultura della Sartiglia e nient’altro. La Sartiglia e la sua importanza, al contrario, hanno bisogno di raccordarsi e di giocare un ruolo competitivo lungo il corso di tutto l’anno con una moltitudine di ulteriori risorse da mettere a sistema e da valorizzare senza grandi investimenti. Oristano, quindi, e vengo alla sua domanda, come si può comprendere non ha bisogno di grandi finanziamenti per riprendere una strada competitiva nel panorama regionale: ha bisogno di una forte azione di coordinamento dei soggetti pubblici e privati, delle associazioni e dei singoli cittadini, e di una azione di razionalizzazione delle risorse umane e finanziarie da disporre lungo la linea di un progetto condiviso e razionale, che porti Oristano fuori dalla condizione di rassegnazione in cui è stata posta dalle diverse e opposte esperienze amministrative degli ultimi decenni. Razionalizzazione e riorganizzazione che dovrà riguardare anche, e soprattutto, la macchina amministrativa, che deve assumere il ruolo della costante e sistematica semplificazione nell’accesso dei cittadini ai servizi e ai loro diritti, senza scambiare mai il dovuto per un favore.

Vincenzo Pecoraro, candidato sindaco della coalizione “Prima Oristano” e i gruppi che lo sostengono si uniscono al cordoglio dei familiari per la triste scomparsa di Giovanni Ledda (noto Checco), candidato nella lista dell’Udc per le elezioni amministrative del prossimo 11 giugno. In segno di lutto, la coalizione ha deciso di annullare tutte le iniziative elettorali previste a Oristano, in piazza Cova.

Domenica 11 giugno oltre 9 milioni di italiani saranno chiamati alle urne per le elezioni comunali. Si voterà per rinnovare sindaci e consigli in più di mille comuni in varie regioni, Sardegna compresa. Il primo turno delle amministrative è stato fissato, come detto, per domenica 11 giugno, mentre l’eventuale ballottaggio si terrà due settimane dopo, domenica 25 giugno.

Gli orari sono gli stessi per tutti i comuni: i seggi resteranno aperti domenica dalle 7 alle 23. Lo scrutinio dei voti inizierà a partire dalle ore 23 di domenica 11 giugno, subito dopo la conclusione delle operazioni di voto e l’accertamento del numero dei votanti. I dati sull’affluenza alle urne sono previsti alle ore 12, 19 e 23. I risultati, saranno consultabili attraverso il sito www.interno.gov.it e http://elezioni.interno.it.

Come si vota:

Per votare è necessario recarsi al proprio seggio (indicato sulla tessera elettorale), muniti di un valido documento di identità. Agli elettori verrà consegnata una sola scheda elettorale. In sintesi, nei comuni con più di 15mila abitanti si può tracciare un segno solo sul candidato sindaco (in questo caso il voto viene attribuito solo al candidato sindaco). Oppure tracciare un segno solo su una delle liste collegate al candidato sindaco  o anche sia sul candidato sindaco che su una delle liste collegate al medesimo candidato sindaco (in entrambi i casi la preferenza viene attribuita sia al candidato sindaco che alla lista di candidati consiglieri). Una terza opzione è il voto disgiunto. E’ possibile cioè tracciare un segno sul candidato sindaco ed un altro segno su una lista non collegata (in questo caso il voto viene attribuito sia al candidato sindaco che alla lista non collegata). È eletto sindaco al primo turno il candidato che ottiene la maggioranza assoluta dei voti validi (almeno il 50% più uno). Nel caso tale soglia non sia raggiunta, i due candidati con più preferenze vanno al ballottaggio del 25 giugno: vincerà il più votato tra i due.

Nei Comuni inferiori ai 15mila abitanti  si vota con una sola scheda per eleggere sia il sindaco che i consiglieri comunali. Ciascun candidato alla carica di sindaco sarà affiancato dalla lista elettorale che lo appoggia, composta dai candidati alla carica di consigliere. Sulla scheda è già stampato il nome del candidato sindaco, con accanto a ciascun candidato il contrassegno della lista che lo appoggia. Il voto per il sindaco e quello per il consiglio sono uniti: votare per un candidato sindaco significa dare una preferenza alla lista che lo appoggia. Viene eletto Sindaco, il candidato che ottiene il maggior numero di voti. In caso di parità di voti tra due candidati si tornerà a votare (ballottaggio) per questi ultimi la seconda domenica successiva. Anche in questo caso risulterà eletto chi dei due avrà ottenuto più voti. In caso di ulteriore parità viene dichiarato eletto il più anziano. Una volta eletto il sindaco viene anche definito il consiglio: alla lista che appoggia il sindaco eletto andranno i 2/3 dei seggi disponibili, mentre i restanti seggi saranno distribuiti proporzionalmente tra le altre liste.

 Italiani all’estero:  Non si può votare per corrispondenza: gli italiani residenti all’estero che vogliano esprimere la propria preferenza dovranno tornare in Italia.

Tessera elettorale smarrita o esaurita: In caso di tessera smarrita (o esaurita), l’elettore potrà richiedere il duplicato (o il rinnovo) presso l’ufficio elettorale comunale, che resterà aperto dalle ore 9 alle ore 18 nei due giorni antecedenti la data della consultazione e, nel giorno della votazione, per tutta la durata delle operazioni di votazione, e quindi dalle ore 7 alle ore 23.

In Sardegna si vota in 64 comuni. Sarebbero dovuti essere 66 ma due, Austis e Soddì,  non possono rispondere all’appello perché non sono state presentate liste.

 I Comuni chiamati ad eleggere sindaco e consiglio in Provincia di Oristano sono 17, per complessivi 49.651 elettori: Aidomaggiore, Ardauli, Baratili San Pietro, Bauladu, Magomadas, Milis, Mogorella, Morgongiori, Oristano, Sagama, Sedilo, Siamanna, Terralba, Tinnura, Tresnuraghes e Uras; 18 i comuni in Provincia di Sassari,  15 nel Sud Sardegna, 13 in Provincia di Nuoro e 2 nella Città metropolitana di Cagliari.

Soltanto due comuni, Oristano (27.922 elettori) e Selargius, hanno una popolazione superiore ai 15 mila abitanti, mentre cinque hanno una popolazione compresa tra i 10 e i 15 mila abitanti: Terralba, Arzachena, Ozieri, Quartucciu, Sant’Antioco.

La foto sopra è stata scattata a Oristano, sotto i palazzi Saia, nella centralissima via Cagliari. Ed è solo uno dei tantissimi esempi del totale degrado in cui l’amministrazione di Guido Tendas, Maria Obinu e “compagni” ha lasciato la Città di Eleonora. D’altro canto basta allontanarsi di qualche centinaio di metri dal centro (abbellito “pro forma” solo per la campagna elettorale) e fare un giro per Oristano per rendersi conto di quanto la città sia lurida, zozza, impresentabile. La foto delle cicche accumulate, oltre che da fungere come ottimo biglietto da visita per i primi turisti che girano per la città, ci fa venire in mente una delle tanti frasi che si trova scritta sui pacchetti di sigarette, opportunamente riveduta e corretta in relazione alla “monnezza” e alla situazione di incuria e completo abbandono in cui la giunta Tendas targata Pd ha lasciato  la città capoluogo: “Chi vota Pd avvelena anche te. Digli di smettere!”.

A riprova di quanto da sempre sostenuto dall’ex assessore regionale del Partito dei Sardi, Paolo Maninchedda, dal Governo è arrivato l’ennesimo calcio in faccia alla Sardegna. Il calcio questa volta deve aver fatto molto male se persino lo stesso presidente della Regione, Francesco Pigliaru, è uscito dal letargo per protestare contro l’impugnazione della Legge di stabilità 2017, su proposta del ministro degli Affari regionali. “Da Roma – ha sostenuto Pigliaru – si continua in modo incomprensibile a pensare solo alla forma, con un atteggiamento che inizia a diventare persecutorio mentre noi chiediamo da tempo di concentrarsi sulla sostanza. La legge di Bilancio. invece, che della manovra finanziaria è la parte sostanziale, è passata indenne, ecco perché la decisione risulta incomprensibile: chiederò immediatamente un incontro urgente al ministro Costa per avere tutti i chiarimenti necessari – ha detto Pigliaru -. Nonostante le interlocuzioni hanno impugnato una norma sugli investimenti nella Sanità che vale per il 2020, e che avevamo concordato di sistemare con il primo intervento utile, e un’altra formalità in materia di personale sulla Centrale Unica di committenza. Entrambe non spostano di una virgola l’impianto della Finanziaria che rimane perfettamente operativa. Da mesi – ha ricordato il governatore – stiamo rivendicando il diritto a non pagare più gli accantonamenti, prelievo fisso che ha di fatto modificato unilateralmente il nostro Statuto facendo entrare meno soldi di quelli che ci spettano, stiamo dicendo che non è giusto farci pagare anche i farmaci innovativi, stiamo chiedendo di poter utilizzare i nostri soldi per fare politiche di sviluppo per uscire dalla peggior crisi di sempre: queste sono le questioni sulle quali stiamo chiedendo al Governo di concentrarsi. Mentre su numerosi tavoli e su importanti vertenze si lavora con buono spirito di collaborazione (sic!), dall’altra si fanno scelte incomprensibili come questa che puntano a esacerbare il conflitto, violando le regole di base di una leale collaborazione. Basta accanirsi sulla forma!”. “E’ l’ennesimo schiaffo rifilato dallo Stato alla Sardegna”. Così ha affermato il capogruppo del Partito dei Sardi in consiglio regionale, Gianfranco Congiu, dopo che il Consiglio dei ministri ha impugnato la legge di Stabilità 2017. “Adesso basta – ha detto Congiu – abbiamo bisogno di altre conferme per battere finalmente un colpo decisivo ed energico con Roma? Tanto più che il Cdm non ha dimostrato ieri altrettanta solerzia nei confronti della legge finanziaria del Friuli, passata indenne all’esame del Governo Gentiloni. Vogliamo che anche con noi sia utilizzato il metro che si usa per il Friuli nella spesa sanitaria, nella continuità territoriale, nei trasferimenti, nelle norme programmatiche sull’Agenzia Sarda delle Entrate che da noi vengono castigate ma, se le scrive il Friuli, sono tollerate. E vogliamo che Ottana sia inserita nel Sin, bonificata e riconvertita”. Congiu si è poi rivolto al presidente della Regione, Francesco Pigliaru: “Non penso più che sia sufficiente “saperti presente’” sul tema degli accantonamenti, delle deroghe agli aiuti di stato, dell’iniquità di un modello elettorale che castra le possibilità di rappresentanza di un popolo. Batti un colpo serio e decisivo, e chiedi a Gentiloni che apra nell’Isola quel confronto sul caso Sardegna che non può più essere ridotto a una sorta di minuetto con gli uffici governativi romani”.

 

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