Feb 10

Pastori: “Se non si trova una soluzione bloccheremo le elezioni”. A Oristano latte gratis.

Prosegue senza tregua la protesta dei pastori sardi, che hanno lanciato un ultimatum alle istituzioni: “Se non si troverà una veloce soluzione sul prezzo del latte, bloccheremo i seggi in tutta l’Isola per le elezioni regionali di domenica 24 febbraio.

“Se entro pochi giorni non si troveranno soluzioni per il nostro settore – hanno detto alcuni rappresentanti del coordinamento dei pastori -, il 24 febbraio, giorno delle votazioni, bloccheremo tutta la Sardegna. Nessuno, infatti, entrerà a votare. Vogliamo dire che non è che noi pastori non andiamo a votare, non voterà proprio nessuno, perchè bloccheremo la democrazia. Ognuno si assuma le proprie responsabilità”.

Ma c’è anche chi , com’è accaduto a Oristano, il latte lo regala. Anziché buttare per terra il frutto del loro lavoro, alcuni pastori hanno allestito un gazebo davanti al centro commerciale “Porta Nuova” e hanno regalato ai cittadini il latte appena munto. Ai passanti che si fermavano al gazebo i pastori hanno spiegato le loro ragioni, raccogliendo la solidarietà della gente.

Ma nella stragrande parte dell’isola la protesta non ha avuto toni così soft come a Oristano. Anche stamattina, infatti, centinaia e centinaia di allevatori hanno bloccato la Statale 131 e tante altre arterie della Sardegna. La tecnica è la stessa utilizzata nelle ultime 48 ore: i pastori hanno ostruito la carreggiata con alcuni bidoni e poi hanno versato sulla strada tanti litri di latte. Le auto sono transitate a passo d’uomo a intervalli di dieci minuti. I manifestanti, infatti, si spostavano, facevano passare alcuni veicoli, poi bloccavano nuovamente la carreggiata, mantre i Carabinieri e la Polizia stradale monitoravano la situazione.

Momenti di grande tensione si sono registrati, invece, nello scalo di Porto Torres, dove i pastori hanno bloccato un tir frigo sbarcato da Genova che trasportava carni suine provenienti dalla Francia, e hanno buttato pe terra gran parte del carico. Dopo aver sfiorato lo scontro con i poliziotti in assetto anti sommossa e aver chiesto l’intervento delle autorità sanitarie per denunciare “…le pessime condizioni delle carni destinate al mercato isolano”, gli allevatori hanno permesso al camion di lasciare il porto per il centro dell’isola.

“I pastori sardi, in protesta da giorni per per il crollo del prezzo del latte, hanno ragione, hanno perfettamente ragione, poi le modalità le lascio a voi”. Lo ha detto il ministro delle Politiche Agricole e del Turismo, Gian Marco Centinaio, a margine del taglio del nastro della Bit, la fiera del turismo inaugurata questa mattina a Milano. “Sarò presto in Sardegna perché voglio parlare con loro, sapere da loro se quello che decideremo è una cosa che può essere accettata – ha spiegato il ministro -. Non posso pensare che ci siano operatori che vengono pagati così poco e il prezzo del latte nei negozi è se non il triplo poco ci manca”, ha concluso Centinaio anticipando anche che “…per mercoledì era già prevista, indipendentemente dalla protesta, una riunione ad hoc tra i miei tecnici al ministero sull’argomento”.

Intanto sono scattate le prime denunce per le proteste dei pastori. Cinque persone sono state segnalate all’autorità giudiziaria per danneggiamento e violenza privata. Si tratta di due fratelli di 22 e 23 anni e di un 22enne, tutti disoccupati di Ortacesus, e di due allevatori di Senorbì, di 23 e 54 anni. I cinque, ieri mattina, hanno partecipato alla manifestazione davanti all’azienda casearia Serra, a Ortacesus, e hanno cercato di impedire l’ingresso delle autocisterne cariche di latte. In due occasioni, l’autotrasportatore è stato costretto ad aprire le valvole e versare sul terreno prima quattromila mila liti di latte, e poi altri settemila. Il titolare dell’azienda casearia ha formalizzato la denuncia nel tardo pomeriggio di ieri e, durante la notte, grazie alla visione dei filmati diffusi sui social network, i Carabinieri di Dolianova sono riusciti a individuare le cinque persone e stanno verificando l’eventuale coinvolgimento di altre persone.

Nell’ambito del suo tour elettorale in Sardegna per il Movimento 5 Stelle, il ministro della salute, Giulia Grillo, ha trovato il tempo per visitare, nella tarda mattinata odierna, l’ospedale San Martino di Oristano. Il ministro, in compagnia del candidato governatore per il M5S, Francesco Desogus, ha visitato vari reparti, sottolineando che, nonostante vi siano criticità comuni ad altri ospedali della Sardegna, il San Martino può vantare delle eccellenze, come Dea, Pronto soccorso e Radiologia. Reparti che vengono utilizzati solo al 50% a causa della carenza di personale. Il ministro in mattinata aveva risposto per le rime, su Twitter, all’assessore regionale alla sanità Arru (forse l’assessore della Sanità più contestato trasversalmente nell’Isola in assoluto, che il Pd ha addirittura ricandidato. ndr), sostenendo che “…l’assessore Aru ha una bella faccia tosta. Scrive una lettera generica al ministero e dice a me che sono approssimativa e populista? Sbrigatevi a presentare i documenti che dovete (piano ospedali e richieste adeguate), i sardi non possono aspettare i vostri comodi”.

Da oggi, a Oristano, in via Garibaldi, un ulivo e una targa ricordano a tutti i passanti le vittime delle Foibe. Sono stati sistemati, in una piccola area verde, dal Comune e dalla Consulta giovani per commemorare il “Giorno del Ricordo”, che per legge si celebra il 10 febbraio. La cerimonia di commemorazione si è svolta, questa mattina, alla presenza dell’assessore alle Politiche giovanili Stefania Zedda, del presidente della Consulta giovanile Emanuele Orrù, del prefetto Gennaro Capo, del questore Ferdinando Rossi e dei presidenti delle Commissioni consiliari Antonio Iatalese e Lorenzo Pusceddu. L’ulivo, messo a dimora in via Garibaldi, a pochi metri dalla centralissima piazza Roma, vuole onorare la memoria delle vittime delle Foibe, dei patrioti e degli esuli istriani, giuliani e dalmati, vittime delle drammatiche vicende del dopoguerra nel confine orientale. Il “Giorno del Ricordo” è una solennità civile nazionale, celebrata il 10 Febbraio, istituita per commemorare le vittime dei massacri delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata. La data simbolica scelta per la ricorrenza si riferisce al 1947 quando entrò in vigore il Trattato di pace con cui le province di Pola, Fiume, Zara, parte delle zone di Gorizia e di Trieste, passarono alla Jugoslavia. Le stragi avvennero durante la Seconda Guerra mondiale quando si scatenò l’offensiva dei partigiani comunisti jugoslavi di Tito contro gli italiani. Ma il massacro più vasto fu messo in atto a guerra finita, dal maggio 1945, per costringere gli italiani a fuggire dalle province istriane, dalmate e della Venezia Giulia. Secondo le fonti più accreditate le vittime furono molte migliaia (si stimano dalle 11 mila alle 16 mila) anche se il numero reale non si conoscerà mai.

Venerdì 15 febbraio, al Teatro comunale di Terralba, alle 17.30, incontro-dibattito “Diritto alla felicità, la migrazione nel terzo millennio”, organizzato dal comitato spontaneo “Madiba” di Terralba. L’intento è quello di stimolare una riflessione sulla libertà della persona, di trovare il proprio posto nel mondo e la propria realizzazione. Si dibatterà, inoltre, sul fenomeno generalizzato della migrazione come necessità o come libertà di ognuno di staccarsi dalle proprie radici alla ricerca di migliori condizioni di vita per avvicinarsi alla felicità. E dell’impegno di tutti a collaborare per la rimozione degli ostacoli frapposti tra l’uomo e la sua realizzazione. Questi gli interventi: “Migrazione, una condizione umana”, a cura di Pino Tilocca, dirigente scolastico; “Responsabilità dell’Occidente, i predoni di risorse”, Nicola Aramu, comitato Madiba; “I minori stranieri non accompagnati in Italia e nella scuola”, Francesco Corona, dirigente scolastico; “Si può insegnare la felicità che include?”, Maria Delogu, insegnante Istituto Othoca Oristano; “La condizione della donna nei flussi migratori non programmati”, Genet Woldu Keflay, mediatrice culturale; “Solidarietà senza confini, il Cammino di Santiago come modello di accoglienza”, Valentina Melis, comitato Madiba. Il dibattito verrà moderato da Gesuino Loi, del comitato Madiba di Terralba.

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