Ott 30

M5S, le stelle vanno spegnendosi (di Pierfranco Pellizzetti).

“Vaghe stelle del Vaffa io non credea/ Tornare ancor per uso a contemplarvi/ Sul paterno giardino scintillanti”. Nel passaggio da Recanati a Perugia, da Giacomo Leopardi a Giggino Di Maio, dal 4 marzo 2018 al 27 ottobre 2019, lo sfavillio si è offuscato e le Cinque Stelle, marchio di fabbrica del Movimento, hanno incominciato a spegnersi l’una dopo l’altra.

Per restare nel letterario, “breve la vita felice dei grillini”. Insomma, il decimo anniversario della loro avventura, festeggiato poche settimane fa a Napoli, più che una celebrazione si è rivelato un punto di non ritorno.

Vale la pena di chiedersene il perché.

Certamente sono emerse in tutta la loro evidenza criticità interne che hanno pesato (una leadership inadeguata, criteri di selezione a capocchia del personale dirigente, una sorta di fideismo credulone nell’appartenenza salvifica, il peso distorsivo di narrazioni fondative a fumetti come sostituto del rigore analitico…). Indubbiamente il contesto esterno, devastato da una crisi in caduta libera, si è dimostrato sfavorevole per i gruppi raccogliticci di neofiti che avrebbero dovuto dotarsi di competenze adeguate in corso d’opera.

Detto questo, a parere dello scrivente, la fine del ciclo di vita stellare cui stiamo assistendo va individuato nella repentina implosione subita dal big bang che lo aveva originato: l’espansione iniziale a velocità elevatissima del Vaffa, l’8 settembre 2007; quando a Bologna esplose il V-Day di Beppe Grillo.

Quella fu un’intuizione geniale, che anticipò di quattro anni il fenomeno mondiale degli indignados targato 2011; quando si diffusero quartieri e tendopoli di raccolta per ceti medi, contestatori dell’incanaglimento di establishment finanziari irresponsabili, in centinaia di piazze cittadine. Da Madrid a New York.

Questa capacità dei promotori Grillo e Casaleggio sr. di precorrere il trend planetario permise di acquisire una posizione monopolistica della protesta, che portò all’assorbimento di buona parte dei tifosi di Mani Pulite aggregati nell’Italia dei Valori di Antonio di Pietro e bloccò in Italia esperienze ispirate allo spagnolo Podemos o alla greca Syriza. Presidio che ha funzionato da calamita per militanze fondamentalistiche e leaderini che si accreditavano ripetendo a pappagallo e come verità di fede gli slogan e le fissazioni dei Fondatori.

Così il monopolio è diventato rendita per un decennio, esimendo il Movimento dall’onere del dotarsi di categorie politiche. Poi – con Di Maio – assumendo la logica del catch-all-party alla dorotea, in cui le posizioni da assumere si misurano sull’esclusivo metro della convenienza elettorale. Qualsivoglia ideologia connotativa sostituita da questo Vaffa semplicistico e (spesso) buffonesco. In qualche misura teatrale sul comico.

Una posizione di rendita contesa e scippata dalle insorgenze sovraniste e suprematiste di destra; di cui si è impadronito Matteo Salvini, commisurandole all’incattivimento dei tempi come mood epocale. Dunque trucido e bullesco, che ha marginalizzato i 5S che si sono ridotti a essere la versione light della demagogia.

Il non aver saputo acquisire ragioni più alte e profonde delle denunce iniziali rende indifesi i grillini davanti alla concorrenza di chi ideologia e valori – seppure pessimi – possiede. Tanto da veder spegnere la luce delle stelle del proprio marchio (vagamente alberghiero), scivolato a precipizio verso un destino (probabilmente) ineluttabile. Venendo meno l’unica volta in cui si erano dati un compito non da inadeguati: fare da argine al montare della sovversione reazionaria di bruciabaracche; poi non così sgradita al solito establishment camaleontico. (dal blog di Pierfranco Pellizzetti, saggista),

Domenica 3 novembre, alle 17.30, nell’auditorium dell’Hospitalis Sancti Antoni, la Fondazione Oristano presenta il libro “Sa Pippia de Maju. Etnografia di un simbolo della Sartiglia di Oristano”. Il libro, pubblicato da Camelia edizioni, raccoglie i risultati della ricerca di Erika Meles su uno dei simboli più noti e caratteristici della Sartiglia e della Città di Oristano. La Fondazione Sartiglia e il Comune di Oristano negli anni passati hanno svolto un lavoro scrupoloso e proficuo, nell’ambito della ricerca archivistica, per scoprire delle notizie sulle origini della giostra. Nel corso degli anni è stato attivato anche un filone di ricerca sul complesso e variegato mondo dei simboli della Sartiglia, analizzandone gli ambiti antropologico, etnografico e etnologico. Questa attività è culminata con l’esperienza di tirocinio presso la stessa Fondazione di Erika Meles, laureata presso l’Università degli Studi di Sassari in Beni Culturali con indirizzo Etno-antropologico e Ambientale, alla quale nel 2013 è stato affidato il compito di iniziare un percorso di ricerca e approfondimento su un simbolo della Sartiglia, sa Pippia de Maju. La Fondazione Oristano oggi ha raccolto il testimone e presenta il lavoro di Erika Meles, che attraverso numerose interviste agli addetti ai lavori di ieri e di oggi, personaggi legati al mondo della giostra e in particolare dei gremi, unitamente alle attente osservazioni e registrazioni dei riti e dei cerimoniali nel loro svolgimento attuale, hanno rappresentato una fondamentale raccolta di dati utili all’analisi e alle possibili interpretazioni, confrontando questo simbolo oristanese con altri riti riferibili ad altre culture e tradizioni. Il volume è edito da Camelia Edizione, la casa editrice della Fondazione Oristano, che con questa pubblicazione arricchisce la sua produzione, offrendo ancora una volta un contributo alla storia della cultura sarda, e in particolare alla storia degli studi sulla Sartiglia di Oristano. Domenica, dopo i saluti del sindaco di Oristano Andrea Lutzu, dell’assessore alla Cultura Massimiliano Sanna e del presidente della Fondazione Oristano Angelo Bresciani, interverranno l’autrice Erika Meles e Marcello Marras, del Centro Servizi Culturali Unla di Oristano.

Con il reading letterario in omaggio a Peppetto Pau si avvia alla conclusione la rassegna “Oristanottobreventi”, coordinata dall’assessorato alla Cultura del Comune di Oristano. Questa edizione della rassegna ha dedicato un’attenzione particolare a uno dei personaggi più cari alla città di Oristano: Peppetto Pau. Così, la chiusura di giovedì 31 ottobre, alle 18.30, su iniziativa dell’Archivio Storico Comunale e della Fondazione Oristano, al Librid, in piazza Eleonora, sarà dedicata al poeta oristanese. “Autunno, fredda è la tua voce”, il titolo del reading letterario, in omaggio a Peppetto Pau. Dopo l’introduzione dell’assessore alla Cultura Massimiliano Sanna, del responsabile dell’Archivio storico comunale Antonella Casula, e del direttore della “Fondazione Oristano” Francesco Obino, la serata entrerà nel vivo con l’intervento di Anna Maria Atzeni sulle “Stagioni di Peppetto”, con le letturte di Gio Murru e l’accompagnamento musicale di Alessio Carrus (pianoforte) e Ramona Careddu (clarinetto e voce).

Il Comune di Oristano ha messo in pagamento i rimborsi relativi alle borse di studio per l’anno scolastico 2017/2018, destinata agli studenti delle scuole primarie, secondarie di 1° e 2° grado. Per la riscossione del rimborso, i beneficiari devono presentarsi in una agenzia del Banco di Sardegna muniti di un documento di identità in corso di validità. Gli studenti che hanno già compiuto il 18° anno di età, per riscuotere il contributo, devono presentarsi personalmente.

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