Gen 02

Rimbocchiamoci le maniche per difendere le coste della Sardegna.

Il presidente della Regione, Christian Solinas, ha avuto oggi l’onore di una foto sulla prima pagina de “il Fatto Quotidiano”, che lo ha dipinto come una marionetta nelle mani di Salvini, sotto il titolo: “Il buon governo leghista: cemento e niente bilanci”.  Non c’è che dire,  una bella pubblicità negativa per la Sardegna.

Purtroppo, è ormai risaputo che presidente e Psd’Az fungono solo come cassa di risonanza di ciò che la Lega decide. La mancata votazione del bilancio, con la Regione praticamente al palo, e l’ennesimo tentativo del Centrodestra di stravolgere il Piano paesaggistico regionale e ridare impulso alla cementificazione delle coste, sono soltanto le ultime perle di una gestione sardoleghista finora catastrofica.

Sul tentativo di cementificazione, l’associazione ecologista “Gruppo di intervento giuridico onlus” ha ripreso posizione, aprendo una petizione popolare con l’intento di fermare l’ennesimo scempio.

Questo l’articolo aparso su gruppodinterventogiuridicoweb.com :

“Come un fenomeno carsico riaffiorano i mai sopiti tentativi di ripresa della speculazione immobiliare lungo le coste della Sardegna. Ne sono chiaro indice le varie dichiarazioni di numerosi esponenti dell’attuale Amministrazione regionale di centro-destra, e, soprattutto, le diverse proposte di legge regionale presentate , tutte tese alla concessione di ampi aumenti volumetrici in area costiera e alla liberalizzazione o quasi dell’edificazione privata in campagna.

Dal canto suo, la Giunta regionale Solinas ha chiaramente manifestato le proprie intenzioni, rivendicando i pieni poter isul paesaggio e adottando una proposta di legge per ampliare le ipotesi di aumenti volumetrici nella fascia costiera, compresa quella della tutela integrale dei 300 metri dalla battigia marina, in favore di qualsiasi struttura ricettiva (alberghi, residence, multiproprietà, ecc.), nonché per consentire “…l’edificazione di fabbricati per fini residenziali nell’agro … anche ai non imprenditori agricoli o coltivatori diretti” in un fazzoletto di terreno agricolo, incentivando così speculazione edilizia e consumo del suolo (deliberazione Giunta regionale n. 52/40 del 23 dicembre 2019, “Disposizioni per il riuso, la riqualificazione ed il recupero del patrimonio edilizio esistente ed altre disposizioni in materia di governo del territorio“, adottata e pubblicizzata, ma non pubblicata, in base alla consueta trasparenza).

Riprendere la speculazione immobiliare lungo le coste è un intento ottuso e autolesionista: si tratta della parte più pregiata del patrimonio ambientale e paesaggistico isolano, il fondamentale richiamo turistico, elemento di grande importanza per un’economia locale sempre più disastrata, grazie soprattutto alla mancanza di efficaci interventi nei settori nevralgici dei trasporti e della politica scolastica.

Più che rivolgersi agli improbabili esperti (da Flavio Briatore ad Alessandro Moggi, a Lucio Presta), ormai di casa alla Presidenza della Regione, sarebbe opportuno approfondire qualche elemento di rilievo in materia: oltre al pesante degrado della risorsa ambientale, basterebbe evidenziare in proposito il ridotto tasso di occupazione delle strutture ricettive: 22% per le strutture alberghiere e 9,1% per quelle extralberghiere (dati inferiori alla media italiana, ma in linea con quelli delle regioni competitor italiane: Sicilia, Puglia e Calabria). I motivi risiederebbero nella forte stagionalità dei flussi, tipica del turismo marino-balneare.

Basti pensare che le strutture vengono utilizzate per il 54% nel mese di agosto e solamente per l’1% nei mesi di gennaio e di dicembre (dati 25° rapporto Crenos sull’economia della Sardegna, 2017). A che servirebbero, quindi, nuove volumetrie per alberghi e residence?

Ancora una volta è necessario ricordare poche cose, ma chiare.

Normative di salvaguardia costiera e piano paesaggistico sono obblighi non derogabili, previsti dalla normativa nazionale in attuazione dei principi costituzionali, mentre il piano paesaggistico dev’essere predisposto in collaborazione (c.d. copianificazione) con il Ministero per i beni e attività culturali, come da giurisprudenza costituzionale costante.

Norme di tutela costiera e disciplina del Piano paesaggistico regionale (Ppr) hanno finora dato buona prova per difendere il paesaggio costiero della Sardegna, che ha conservato per ampi tratti straordinari valori ambientali e naturalistici altrove ormai degradati o scomparsi.

Abbiamo fatto, facciamo e faremo la nostra parte per difendere i litorali sardi: fra le tante azioni, siamo riusciti a far annullare (1998, 2003) dai Giudici amministrativi i piani territoriali paesistici del 1993, che tutelavano le speculazioni immobiliari e non l’ambiente; abbiamo contribuito ad affossare il tentativo dell’amministrazione regionale Cappellacci di stravolgere il Ppr (2013-2014); abbiamo contribuito a fermare le norme eversive della pianificazione paesaggistica proposte dalla Giunta Pigliaru (2018).

Ma tutte le persone sensibili e consapevoli sono chiamate a fare la loro parte per tutelare i litorali isolani, ora lo possono fare concretamente sottoscrivendo la “petixione popolare per la salvaguardia delle coste sarde”, rivolta al Ministro per i beni e attività culturali e turismo, al Presidente della Regione autonoma della Sardegna e al Presidente del Consiglio regionale sardo, con la richiesta di mantenimento dei vincoli di inedificabilità nella fascia dei 300 metri dalla battigia marina, stabiliti dalle normative vigenti e dalla disciplina del Piano paesaggisticoregionale (Ppr).

Rimbocchiamoci le maniche, firmiamo e facciamo firmare la petizione per difendere le coste della Sardegna! (Gruppo d’Intervento Giuridico onlus).

(Per chi volesse firmare  http://chng.it/M4Kmxy7LtJ)

Nel 2019, la Questura di Oristano si è occupata di ben 59 casi di violenza sulle donne, e 16 uomini sono stati sottoposti a misure cautelari in carcere, in casa di cura, ai domiciliari o allontanati dalla casa familiare per maltrattamenti in famiglia e atti persecutori nei confronti di donne e minori. Un dato che dovrebbe far riflettere il legislatore e che, invece, a nostro modesto avviso, viene da troppo tempo sottovalutato. L’ultimo episodio accaduto nell’hinterland oristanese ripropone l’ennesimo, turpe episodio, a cui l’opinione pubblica non dovrebbe mai fare l’abitudine. Gli agenti della Polizia di Stato, questa volta, hanno arrestato un 56enne per maltrattamenti in famiglia e sequestro di persona ai danni della convivente e della figlia minorenne. Gli investigatori hanno, infatti, accertato che questo galantuomo “… sottoponeva la compagna a quotidiani soprusi e percosse, poste in essere anche in presenza della figlia minore e causando alla donna, in più occasioni, lesioni personali che non venivano dalla stessa mai denunciate. Tali atteggianti, accomunati dall’abituale stato di ubriachezza dell’uomo, sovente accompagnati da pesanti insulti e minacce di morte, culminavano anche in numerose limitazioni della libertà personale della vittima e della figlia che venivano di fatto rinchiuse a chiave dentro casa, il cui portone di ingresso veniva talvolta bloccato mediante l’utilizzo di catene”. Una volta accertata la veridicità di quanto denunciato dalla donna, dopo dieci lunghi anni di sofferenze, ditemi voi se questo non è il classico caso in cui bisognerebbe richiudere l’energumeno (per usare un eufemismo) in carcere e buttare la chiave. Invece, l’uomo, dopo esser stato allontanato dall’abitazione familiare e dal paese di residenza, non potrà più avvicinarsi alla compagna e alla figlia, pena l’applicazione nei suoi confronti della misura cautelare in carcere. Disposizione che, nella stragrande maggioranza dei casi, una volta fuori dal carcere, raramente vengono rispettate e che spesso, purtroppo, sono costate la vita a chi ha avuto l’ardire di denunciare la mammoletta di turno.  Il problema non è più procrastinabile: quante vittime bisognerà ancora contare prima che si intervenga con urgenza per porre rimedio  a questa piaga?

Il Sap, il sindacato autonomo della Polizia di Stato, sarà accanto ai colleghi della Polizia Penitenziaria ed alla loro componente sindacale, per protestare contro i vertici della sanità oristanese, a cui è stato chiesto, da anni, di creare delle camere di sicurezza nell’ospedale San Martino di Oristano, per il piantonamento dei detenuti. Scopo della richiesta – si legge in una nota firmata dal segretario provinciale di Oristano, Andrea Listo – è quello di mettere fine ai rischi che corrono sia gli agenti della Polizia Penitenziaria, sia gli operatori sanitari che si trovano ad interagire con queste persone. Già in passato – si legge ancora nel comunicato – si sono state delle aggressioni da parte qualche detenuto ricoverato, con rischi per tutto il personale intervenuto e per la scorta dei colleghi della Penitenziaria”. Secondo il Sap solo le camere di sicurezza permetterebbero di evitare gravi ripercussioni sull’incolumità del personale, che così sarebbe tutelato ed avrebbe maggiori garanzie. E, allo stesso tempo, sarebbero tutelati anche gli altri pazienti e tutti coloro che operano all’interno del nosocomio. Per questi motivi il Sap, il 7 gennaio, alle 9.30, sarà di fronte agli uffici della Asl, in via Carducci, a Oristano, accanto alle organizzazioni sindacali della Polizia Penitenziaria, per sensibilizzare i vertici della Asl oristanese su questo delicato problema. Il Sap chiude la nota, chiedendo “…maggiore sicurezza, maggiori tutele per il personale. Vogliamo operare sapendo che anche le istituzioni intervengono e sono al nostro fianco, evitando di esporre gli operatori a rischi e pericoli inutili”.

E’ durato quasi tutta la notte, l’intervento dei Vigili del fuoco di Oristano per spegnere l’incendio divampato nel fienile comunale di Palmas Arborea. Le fiamme hanno divorato decine di rotoballe e danneggiato gravemente la struttura che si trova alla periferia del paese alle pendici del Monte Arci. Sul posto ha operato anche una squadra del Comune con una pala meccanica. Secondo i primi accertamenti il fuoco sarebbe partito dall’interno dell’edificio ed è forte il sospetto che l’incendio possa essere di natura dolosa. Sono in corso gli accertamenti tecnici dei Vigili del fuoco, mentre una indagine è già stata avviata dai Carabinieri.

A meno di 24 ore dall’incendio doloso che la notte di Capodanno ha bloccato l’attività dell’azienda di fertilizzanti di Magomadas “Geco srl”, i lavoratori e la proprietà hanno denunciato in un post su Facebook “…il vortice di minacce e linciaggio pubblico” seguito agli attacchi dell’ex deputato di Unidos, Mauro Pili. “Noi, i nostri figli e i nostri amici abbiamo dovuto leggere, durante i giorni di Natale, inviti a bruciare i nostri mezzi, a sparare sui nostri operai e altro ancora, senza che Pili abbia mai ritenuto opportuno moderare e calmare gli animi”, si legge sul social. L’azienda ribadisce che l’attività di trasformazione dei rifiuti organici in fertilizzanti per l’agricoltura viene esercitata “lecitamente, ed è non solo in regola ma anche ecologica”.

Con la sentenza numero 714 del Tribunale di Oristano, pubblicata il 28 dicembre, si chiude a favore del Comune di Oristano il primo grado della vertenza che lo vede contrapposto al Raggruppamento Temporaneo di Professionisti degli architetti Dessì/Corradetti, che nel 2011 aveva ricevuto dell’amministrazione comunale l’incarico di progettare i lavori di ristrutturazione del mercato civico di Via Mazzini. Il Comune di Oristano – si legge in una nota dell’amministrazione comunale della città di Eleonora – aveva successivamente revocato l’incarico ai professionisti a seguito dell’errore progettuale che aveva determinato la sospensione dei lavori. Venne infatti accertato che la falda acquifera, che il Raggruppamento Temporaneo di Professionisti aveva calcolato essere a 8 metri, in realtà si trovava a meno di due metri dalla superficie su cui dovevano essere gettate le fondamenta del mercato, rendendone di fatto impossibile la realizzazione. Il raggruppamento di professionisti aveva ritenuto illegittima la risoluzione in danno operata dall’amministrazione (nell’ambito della gara per la ristrutturazione del Mercato Civico di Via Mazzini), con determinazione del 26.10.2011, che ovviamente comportava la sospensione del pagamento degli onorari e nel 2012 aveva intentato causa contro il Comune. Il Tribunale di Oristano ha rigettato le richieste del raggruppamento e l’ha condannato a risarcire il danno a sua volta causato al Comune di Oristano, per aver dovuto commissionare una nuova relazione idrogeologica ad un’altra ditta e per essere stato costretto a risolvere il contratto con l’impresa esecutrice dei lavori. L’importo complessivo del risarcimento è pari a circa 76.000 euro oltre interessi dalla data di pubblicazione della sentenza all’effettivo pagamento.

Si è svolta, nell’Auditorium “G. Lilliu” di Nuoro, la serata di premiazione del concorso di poesia “Sardegna: Terra da abitare/Bellezza da custodire”. L’iniziativa, promossa dalla Conferenza Episcopale Sarda tramite il Coordinamento regionale per il Progetto culturale, ha fatto segnare numeri importanti: in totale sono, infatti, pervenuti 100 elaborati, ripartiti in tre sezioni (poesia in lingua sarda e sue varianti, poesia in ottava rima, poesia in lingua italiana). Dopo i saluti istituzionali hanno preso la parola Salvatore Tola, presidente della giuria, don Lucio Casula, coordinatore regionale per il Progetto culturale, e mons. Antonello Mura, vescovo delegato per il Progetto culturale. Nei vari interventi è stata sottolineata la validità degli elaborati e la sensibilità di tutti i partecipanti. E’ stato anche rimarcato il grande lavoro svolto dalla giuria, presieduta da Salvatore Tola e composta dai poeti Bruno Agus, Antonello Bazzu, Giovanni Piga, Anna Cristina Serra e Giuseppe Tirotto. Questi i nomi dei poeti vincitori e segnalati: Poesia in lingua sarda e sue varianti: Custa terra est bia di Franco Piga, Romana, 1° premio; La nàccara di Gianfranco Garrucciu, Tempio, 2° premio; E non at abbarrai di Rosanna Podda, Cagliari, 3° premio. E le menzioni. “Sa domo” no se tocca di Cinzia Paolucci, Alghero; Terra di Vincenzo Pisanu, Assemini; Peràula pro te di Maria Sale, Chiaramonti; Terra mia di Giangavino Vasco, Bortigali. Poesia in ottava rima: 1° premio Su connottu contra Su progressu di Ignazio Porcheddu e Giovanni Boccoli; 2° premio Su connottu contra Su progressu di Vittorio Sini e Luca Meledina; 3° premio non assegnato. Poesia in lingua italiana: 1° premio L’isola nell’isola di Roberto Demontis, Sassari; 2° premio Sardegna dipinta di Mirella De Cortes, Cagliari; Testimoni d’accusa di Maria Giovanna Campanelli, Palmas Arborea, 3° Premio. Menzioni: Una terra, la mia di Marcella Doro, Sassari; Rana ossidiana di Massimiliano Fois, Alghero; D’estate di Carmela Salis, Cagliari; Isola di Bingia Solinas, Ploaghe.

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