Il Qatar tiene in pugno la Sardegna. E’ il primo acquirente delle armi italiane (di Vito Biolchini).
“Dunque il Qatar non ha alcuna intenzione di salvare Air Italy. E vorrei pure vedere il contrario, visto che la compagnia aerea sembrerebbe essere stata condotta dagli emiri verso un consapevole quanto spietato fallimento.
Però il Qatar, come se niente fosse e con una faccia tosta non disprezzabile, si dice pronto a investire ancora sul trasporto aereo in Italia. Ed ecco che subito i tappeti rossi si srotolano.
Ma voi comprereste un aereo usato dagli emiri? Il presidente della Regione Sardegna Christian Solinas non vede l’ora di farlo. E come lui tanti altri, a destra e a sinistra. La verità è che al Qatar, a questa entità fantasmatica che ogni tanto si manifesta attraverso ambasciatori dai nomi impronunciabili o da portavoce italianissimi che con arroganza ci ricordano sempre chi è il loro padrone, tutto è permesso.
E lo è per effetto di accordi geopolitici che lo Stato italiano ha assunto da molti anni e che sono passati attraverso le presidenze del Consiglio di Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni e ora Conte, e patti economici suggellati da capi di Stato come Ciampi e Napolitano prima, e Mattarella poi (quest’ultimo in visita di Stato a Doha esattamente un mese fa).
Lo ha ricordato perfino in consiglio regionale due giorni fa la vicepresidente della Giunta, Alessandra Zedda, che ha fatto esplicito riferimento “alle relazioni economiche che intercorrono tra l’Italia e il Qatar in materia di sanità, turismo, armamenti e trasporti”. Armamenti, appunto: sapete qual è il paese che acquista più armi dall’Italia? Risposta esatta!
Come scritto dal Sole 24 Ore prima, e dall’ linkiesta poco più di un anno fa, in poco più di un anno abbiamo venduto a Doha sette navi da guerra Fincantieri per 4 miliardi di euro, 28 elicotteri NH 90 (ex AgustaWestland) per 3 miliardi di euro, inoltre è stata siglata un’intesa da oltre 6 miliardi di euro per 24 caccia Typhoon del consorzio Eurofighter, di cui Leonardo-Finmeccanica ha una quota del 36 per cento.
E qualcuno davanti a queste cifre osa l’inosabile, ovvero alzare al voce e mettere sul conto del Qatar i 1500 licenziamenti di Air Italy? Ma quando mai! Cari emiri di Doha, qualunque cosa vogliate fare, l’Italia resterà per sempre un paese amico.
Poi c’è la questione sarda. È chiaro che i nostri politici autonomistici, bramosi più di qualunque altra cosa di essere ufficiali di collegamento dei grandi poteri italiani, quando vengono sollecitati da palazzo Chigi o dal Quirinale rispondono sempre “Presente!”.
Così fece anche il presidente Pigliaru, incapace di mettere su un unico tavolo tre partite importanti giocate dal Qatar in Sardegna, come quella dei trasporti (Air Italy), dell’urbanistica (Costa Smeralda) e della sanità (Mater Olbia). Banalmente, l’apertura dei Mater Olbia andava subordinata a impegni più stringenti da far assumere al Qatar sul fronte più fragile, ovvero quello di Air Italy.
Invece il centrosinistra ha fatto il contrario: su Air Italy non ha preteso alcuna garanzia mentre ha consentito che il Qatar facesse credere all’opinione pubblica che l’ospedale privato fosse una graziosa concessione di Sua Altezza Reale, davanti alla quale la Sardegna doveva per riconoscenza aprire i cordoni della borsa e contemporaneamente allentare un po’ le sue regole urbanistiche.
È lo stesso schema che ora sta riproponendo il presidente Solinas: identico. E così, mentre il Qatar fa il gioco delle tre carte (perché oggi sull’Unione Sarda Lucio Rispo del Mater Olbia parla per conto di Air Italy, quando appena otto giorni fa sullo stesso giornale si affannava a dire di prendere le distanze dal disastro aeronautico?), la politica sarda corre dietro al Qatar per ingraziarsi i grandi poteri italiani e sperare di raccogliere qualche briciola che dovesse cadere dal tavolo.
Per cui, non facciamoci illusioni: anche sul caso Air Italy la Sardegna è solo la scacchiera dove altri muovono le loro pedine. I giocatori non siamo noi. Noi al massimo possiamo solo essere consapevoli delle forze in campo ed evitare di fare i finti tonti. Subire, ma con dignità. Perché, visti i tempi, smettere di recitare la parte del servo sciocco sarebbe già un grande risultato”. (Vito Biolchini, www.sardegnasoprattutto.com).
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