Padre Maurizio, il prete biondo che cambiò un quartiere.
Una messa celebrata in via Gialeto, in un garage riadattato alla buona, in fretta e furia, per l’occasione. Era iniziata così, nella seconda metà degli anni cinquanta, l’avventura oristanese del missionario della Congregazione dei Figli di Santa Maria Immacolata, padre Maurizio Michelotto.
Un ex marinaio di trent’anni, veneto, alto, robusto, biondo, occhi azzurri, primo parroco factotum della neonata chiesa del Sacro Cuore, fortissimamente voluta dall’allora Arcivescovo di Oristano Sebastiano Fraghì.
Il quartiere periferico del Sacro Cuore, meglio conosciuto come “Corea”, proprio perché era ubicato ai margini della città, si stava espandendo a dismisura, con tutti i disagi che una crescita affrettata può comportare. Questo fatto aveva creato grande preoccupazione in Monsignor Fraghì, che aveva pensato di arginare rabbia e malcontento di un quartiere certamente non facile, e, allo stesso tempo, di incanalare la dispersione dal punto di vista religioso, dotando la zona malfamata di “Corea” di una chiesa.
E, nel ’60, la chiesa del Sacro Cuore divenne una realtà. Grazie all’impegno quotidiano di padre Maurizio, che definire dinamico sarebbe solo un eufemismo, e alla collaborazione di alcuni suoi vice, Enrico Roncoli, Nanni Nazzareno, Giuseppe Battistella, sorsero, attorno al fulcro religioso, una serie di attività collaterali che, col passare degli anni, fecero della zona periferica di “Corea” l’autentico polmone pulsante della gioventù oristanese. Era sorto un numerosissimo Gruppo Scout, e, per quanto riguarda lo sport, il sodalizio del Sacro Cuore era divenuto una vera e propria polisportiva, visto che oltre al calcio, che attirava la maggior parte dei giovani e giovanissimi, si praticava l’atletica e la pallavolo.
L’opera di sensibilizzazione di padre Maurizio e dei suoi collaboratori aveva dato i frutti sperati. Attirati anche da tutto quello che l’oratorio poteva offrire, oltre allo sport (sala giochi con biliardo, calcio balilla, tennis tavolo, campeggio a Monte Arci e Putzu Idu, gite), si erano avvicinati, per poi integrarsi alla perfezione, anche quei giovani che bigotte e benpensanti, ritenendoli poco raccomandabili, additavano con disprezzo come “quelli delle palazzine”, e che, fino ad allora, erano sempre rimasti ai margini di un quartiere che non li aveva mai accettati volentieri.
Dal pullulare di tanti giovani la chiesa non poteva non trarne giovamento, sia dal punto di vista della presenza, con la messa della domenica sempre affollatissima, sia dal punto di vista delle vocazioni, visto che tanti giovani, tutti gli anni, prendevano la via del seminario della Congregazione, a Roma.
Per poter seguire ancora meglio gli aspiranti sacerdoti, padre Maurizio pensò di dirottare ad Oristano l’ubicazione dell’Istituto Frassinetti. L’Istituto, metà seminario e metà casa di accoglienza per studenti, venne inaugurato nel ’71, un anno dopo il trasferimento di padre Maurizio a Ventimiglia.
Senza la spinta di un sacerdote così carismatico, le attività dell’Istituto Frassinetti, persero pian piano lo smalto iniziale, finchè, nell’81, non venne nominato Rettore dell’Istituto l’oristanese Antonio Sconamila, che era stato allievo di padre Maurizio. Padre Antonio, reduce da precedenti esperienze con il mondo giovanile a Verona, riuscì a rivitalizzare l’Istituto, riuscendo ad occupare gli spazi che le altre parrocchie, per vari motivi, lasciavano liberi. E riprese vita l’attività sportiva con la nascita del Gruppo Sportivo Frassinetti.
Fino all’84 la cose andarono per il meglio, finchè il calo di vocazioni da una parte, e l’impossibilità di fare “pensionato” per giovani dall’altra, non portò al lento declino di una struttura che per il quartiere del Sacro Cuore ha rappresentato, dal punto di vista sociale, una autentica svolta. (Angelo Porcheddu, La Nuova Sardegna, 1° settembre 2001).
11 comments
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Faccio parte della vecchia guardia che ha conosciuto Padre Maurizio fin dal suo arrivo ad Oristano. Per descriverlo bastano poche parole: è stato un grande!
Un sacerdote come Dio comanda!
Parafrasando… non ci sono più i preti di una volta…
Dedicare una via o una piazza, piazzetta, del quartiere a Padre Maurizio, sarebbe il minimo.
Grazie per il ricordo. Maurizio era un uomo buono.
Complimenti per l’articolo. Io allora ero un ragazzino, ma mio padre mi ha parlato molto bene di lui.
su padre maurizio ne sono state dette tante. ma a me di quelle cose non me ne frega niente. per me e per tutta corea è stata una persona in gamba che ha aiutato tanto i poveri del quartiere.
Padre Maurizio è riuscito ad avvicinire la gente alla chiesa e creando dal nulla il Sacro Cuore ha ridato vitalità e speranza a una zona abbandonata da tutti.
Un prete vero!!!!!
È stato il cuore della chiesa…una persona dinamica…sempre in prima linea nel portare a se i giovani in cose positive…unico.
Ciao Angelo, e come dimenticarsi di Padre Maurizio, anni bellissimi