Sgominata dai Carabinieri banda di falsi restauratori di beni ecclesiastici.
Presentandosi come restauratori di beni culturali ecclesiastici (in particolar modo argenti) una organizzazione criminale, radicata nella zona di Oristano, ha messo a segno un centinaio di estorsioni e truffe ai danni di diversi istituiti della Chiesa e ignari sacerdoti.
La vasta operazione dei Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale (Tpc) di Cagliari, condotta in sinergia con i Comandi provinciali dei Carabinieri di Pordenone, Bergamo, Varese, Brescia e Roma, ha eseguito alcune misure cautelari, emesse dal Gip del Tribunale di Oristano nell’ambito dell’operazione “Res ecclesiae”, nei confronti di un gruppo criminale di etnia Rom che, prima in Sardegna e poi in altre regioni del Paese, ha portato avanti la sua azione criminosa. Della banda tre persone sono finite in carcere, due agli arresti domiciliari e tre sono sottoposte all’obligo di dimora nel comune di residenza o domicilio.
Le indagini sono state avviate nel 2015 e hanno consentito di tutelare l’immenso patrimonio culturale ecclesiastico che, altrimenti, avrebbe potuto essere irrimediabilmente danneggiato dagli interventi approssimativi effettuati da persone prive di qualsiasi qualifica professionale nel settore. Eseguite anche alcune perquisizioni e sequestri preventivi di immobili, terreni, conti correnti e polizze.
I Carabinieri del Nucleo Tpc di Cagliari avevano avviato l’indagine “Res ecclesiae” dopo alcune segnalazioni e denunce che hanno poi portato a ricostruire l’attività illecita di tredici persone di etnia Rom. Le tre persone attualmente in carcere erano al vertice del gruppo criminale, e non solo partecipavano attivamente alla commissione di alcuni reati, ma davano direttive sul modus operandi da adottare a seconda dei crimini da commettere, e indicazioni sulla gestione dei soldi che confluivano in un unico conto corrente.
Attraverso l’utilizzo di automezzi, schede, telefoni, modulistica falsa, e persino di un locale dotato della strumentazione necessaria per la realizzazione di trattamenti galvanici (che consistono nel ricoprire un manufatto metallico con uno strato sottile e aderente di un altro metallo allo scopo di proteggerlo dalla corrosione), la banda simulava l’attività di una solida e strutturata azienda di restauro, perpetrando svariati delitti contro il patrimonio, truffe ed estorsioni.
Secondo i Carabinieri, a partire dal 2015 si sarebbero verificati oltre cento episodi, ricostruiti grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali, riprese video, servizi di osservazione, controllo, pedinamento e accertamenti patrimoniali.
Il modus operandi dell’organizzazione era consolidato: accreditandosi come esperti restauratori attraverso l’utilizzo di modulistica creata ad hoc, di false referenze e, talvolta, di false identità, convincevano i religiosi a consegnare beni ecclesiastici (per lo più argenti), per effettuare interventi di ripulitura o restauro, concordando in un primo momento prezzi estremamente competitivi.
Prima di riconsegnare il materiale, i malviventi richiedevano però il pagamento di una somma molto più alta rispetto a quella pattuita, adducendo come scusa la necessità di dover utilizzare grossi quantitativi d’oro (a volte facendosi consegnare gioielli ed ex voto al fine di fonderli per utilizzarne il metallo), di dover pagare manodopera aggiuntiva, oppure sostenendo che il prezzo concordato fosse da intendere al pezzo e non per la totalità del lavoro.
Se i parroci avevano delle perplessità o si rifiutavano di pagare quanto richiesto, i falsi restauratori li minacciavano di non restituire i beni e di informare la Curia o la Soprintendenza del fatto che, senza le previste autorizzazioni, avevano consegnato beni culturali tutelati per il restauro.
Quanto estorto dall’organizzazione criminale è stato quantificato in diverse centinaia di migliaia di euro, a cui va sommato il valore dei pezzi mai restituiti, dei gioielli utilizzati dalle vittime a titolo di pagamento, degli interessi dei finanziamenti accesi dai parroci per poter far fronte alle indebite richieste di pagamento.
Grazie ai proventi di questa attività illecita e ad altri espedienti per evadere il fisco (a cui i componenti la banda risultano di fatto sconosciuti), i malviventi riuscivano a condurre una vita molto agiata, acquistando abitazioni, terreni e autovetture di grossa cilindrata, nonché organizzando vacanze di lusso e festini a base di champagne.
In merito alla capacità finanziaria dei delinquenti, il Gip ha infatti scritto che “…a fronte di una formale situazione di povertà estrema, che dipinge gli associati come sostanzialmente nullatenenti, il quadro emerso dalle indagini appare completamente diverso, e vede tutti gli indagati condurre una vita agiata e disporre di ingenti somme di denaro, da loro talvolta utilizzate anche per investimenti immobiliari”. E ancora “…si è accertato che gli stessi sono assidui frequentatori di ristoranti e pizzerie, locali nei quali sono soliti spendere somme anche molto consistenti, e, comunque, tengono un tenore di vita più che agiato”.
I Carabinieri hanno anche scoperto, dopo gli accertamenti richiesti all’Inps, che quattro dei destinatari della misura cautelare percepiscono il “reddito di cittadinanza”.
I funzionari storici dell’arte delle Soprintendenze Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Cagliari e Sassari, nominati ausiliari di Polizia giudiziaria, hanno descritto lo stato di conservazione di alcuni beni “restaurati” dall’organizzazione criminale, osservando che “…tutti gli oggetti sottoposti a questi lavori non autorizzati non possono definirsi in uno stato di conservazione migliore rispetto al momento precedente l’intervento ma, anzi, scontano i danni di operazioni invasive, inidonee, con un netto ed evidente peggioramento dei fenomeni di degrado e gran parte dei manufatti non hanno in nulla beneficiato dell’intervento; anzi, hanno in gran parte subito operazioni aggressive, invasive e scorrette sotto tutti i profili, che non hanno fatto altro che accelerare il loro processo di degrado e perdita di identità di bene culturale”.
Nell’ambito dell’operazione i Carabinieri hanno eseguito anche il sequestro preventivo di una villetta bifamiliare in Fontanella (BG), di un terreno edificabile ad Azzano Decimo (PN) e di tutti i conti correnti e polizze di pegno intestati alle persone indagate. Inoltre è stata data esecuzione a tre decreti di perquisizione nei confronti di persone indagate, tuttora a piede libero, a Urago d’Oglio (BS).
A detta dei Carabinieri “…con l’operazione di oggi e il sequestro preventivo dei beni, lo Stato ha dato un importante segnale al radicato fenomeno criminale delle truffe, del restauro abusivo e del conseguente, spesso irreversibile, danneggiamento dei beni culturali chiesastici”.
A causa dell’emergenza sanitaria da Coronavirus e in linea con quanto disposto dal Dpcm del 18 ottobre, le prossime sedute del Consiglio comunale e delle commissioni consiliari di Oristano si svolgeranno da remoto. Lo ha disposto, con proprio decreto, il Presidente del Consiglio comunale Antonio Franceschi. La misura si applica in via straordinaria e con decorrenza immediata. Quindi il consiglio comunale già convocato il 22 e 29 ottobre, alle 18.30,( si svolgerà in seduta telematica da remoto anziché in presenza come inizialmente previsto. Questo l’ordine del giorno previsto: 1) Interpellanza urgente Puddu-Deriu-Pusceddu: “Emergenza Covid-19, aggiornamento/adeguamento del Piano di Protezione civile comunale”. 2) Interpellanza urgente Masia-Riccio-Sanna-Obinu-Cadau-Uras-Atzeni-Mureddu-Canoppia: “Lavori di manutenzione straordinaria e risanamento conservativo dell’immobile sito in piazza Mariano 30/36”. 3) Approvazione linee d’indirizzo per il triennio 2021-2023 per la redazione del piano triennale per la prevenzione della corruzione e per la trasparenza. 4) Mozione Riccio-Masia-Obinu-Cadau: “Revoca della cittadinanza onoraria conferita a Benito Mussolini nel 1924”: 5) Adozione delle linee guida dei centri matrice delle frazioni di Silì, Donigala, Nuraxinieddu e Massama, e adozione variante urbanistica non sostanziale. 6) Approvazione regolamento canone sulla pubblicità e diritti sulle pubbliche affissioni. 7) Mozione Riccio-Federico-Sanna-Masia-Cadau-Uras-Obinu: “Realizzazione di un piano integrato del verde pubblico”. 8) Mozione urgente Atzeni-Canoppia-Mureddu: “Struttura sportiva campo Tharros”.
Commenti recenti