Pronto Soccorso di Oristano, politica e giustizia: degrado senza vergogna (di P. Maninchedda).
Cosa succede al Pronto Soccorso e all’ospedale di Oristano durante l’epidemia Covid? Bastano due articoli recenti per dare conto del grave stato confusionale che contraddistingue la gestione del presidio ospedaliero e di quel che resta della Asl. Da tre giorni il Covid ha invaso i reparti di medicina e di ortopedia.
Facciamo adesso un breve riepilogo.
Passato prossimo: arrivano i malati Covid ad Oristano in Pronto Soccorso, non sanno dove metterli e li lasciano lì. Inevitabilmente, devono chiudere il Pronto Soccorso agli altri malati perché i locali sono inquinati.
Logica del passato prossimo: aprire un reparto Covid ad Oristano per svuotare il Pronto Soccorso e riaprirlo per le urgenze ordinarie. Il reparto Covid si riempie subito e il Pronto Soccorso di Oristano non si svuota e rimane chiuso.
Genialata del passato prossimo: si decide di aprire un reparto Covid a Ghilarza per svuotare il Pronto Soccorso di Oristano. Ci si accorge che a Ghilarza non c’è impianto dell’ossigeno e che si può solo fare assistenza alberghiera. Il Pronto Soccorso di Oristano rimane chiuso.
Illuminazione sardo-leghista del passato prossimo: si decide di aprire un reparto Covid a Bosa. Ci si accorge che l’impianto dell’ossigeno a Bosa è sottodimensionato rispetto alla delibera regionale che vorrebbe a Bosa 40 posti letto a media intensità di cura: al massimo si possono tenere 15 malati a bassissima intensità di cura. Il Pronto Soccorso di Oristano rimane chiuso.
Panico sardo-leghista: si infettano i reparti di medicina, ortopedia e rianimazione dell’ospedale di Oristano. Il Pronto Soccorso di Oristano rimane chiuso. Si annuncia l’arrivo dell’ossigeno a Ghilarza (lavori per circa tre mesi in Cina… in Italia? In Sardegna?) Il Pronto Soccorso di Oristano rimarrà chiuso o semiaperto o semioperativo o non si sa bene come….
Epilogo sardo-leghista: ora vogliono portare i malati di medicina a Bosa che chiude il reparto Covid (che si farà con i quarantamila euro stanziati dall’Unione dei Comuni della Planargia per il reparto bosano? Li si devolve a Regnos Altos?) e il reparto di medicina di Oristano diventa Covid e così via…
Domanda: su questa esplicita inefficienza, derivata da un’egemonia politica dichiarata sui giornali, non si apre una bella inchiesta giudiziaria, non si vanno a sentire tutti gli scontenti – e sono tanti – non li si trasforma in testimoni di accusa, non si arresta nessuno, magari con un’operazione che potremmo intitolare Kronos (il dio che mangiava i suoi figli), non si fa una muscolare e muscolosa conferenza stampa? Non si trova neanche uno straccio di consigliere regionale che vada a fare dichiarazioni spontanee rigorosamente da non verificare? Possibile? A Oristano non costa niente accusare, costa moltissimo difendersi.
La sanità di accusata ispirazione indipendentista (la bellezza è che si riuscì a dare il coraggio delle idee anche a tanti vigliacconi che fanno finta di non aver partecipato a una stagione virtuosa, o comunque più virtuosa di quella odierna, e che oggi subiscono a capo chino il degrado del giardino a trascurato orto invernale) aggredita da massoneria, maldicenza sommersa di una vasta area di baroni rossi e dalla magistratura teorematica, quella sanità oristanese che per la prima volta nella sua storia aveva reso la sanità pubblica più efficiente di quella privata (vero rumore di fondo degli scontri politici epici che si sono combattuti a Oristano, non compresi dagli schematismi teorematici della confusissima polizia giudiziaria) aveva invece ottenuto importanti risultati, distrutti in un anno e mezzo di egemonia sardo-leghista e privata (seppure, va detto, il virus della demolizione dell’esperienza arborense venne messo in atto nella legislatura precedente dalla sotterranea e sottile guerra sanitaria dichiarata da San Gavino e da Cagliari all’eccellenza di Oristano, troppo vicina al preteso monopolio sanitario del capoluogo sardo).
Elenco i risultati macroscopici che Ippocrate avrebbe apprezzato, ma non visibili all’inchiesta della tossina maldicente:
– per quanto riguarda l’erogazione dei servizi, la rilevazione degli indicatori della griglia Lea (rilevazione nazionale sul mantenimento dell’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza Lea) per gli anni monitorati dalla Regione Autonoma della Sardegna, negli anni 2015/2106/2017 vede la Asl di Oristano sempre al primo posto in Sardegna;
– per quanto riguarda gli equilibri finanziari, i tre esercizi precedenti quelli dell’accusata gestione di ispirazione indipendentista si chiusero con queste passività bilancio 2008, – 15,402 milioni di euro; bilancio 2009, – 26,036 milioni di euro; bilancio 2010, – 16,056 milioni di euro; bilancio 2011, – 11,261 milioni di euro; i tre esercizi successivi, cioè quelli dell’accusa ispirazione indipendentista, si chiusero in attivo così: bilancio 2012, + 7,307 milioni di euro; bilancio 2013 + 6,604 migliaia di euro; bilancio 2014 + 143,090 migliaia di euro.
Si potrebbero poi elencare i risultati dei diversi reparti dell’ospedale San Martino nel Piano Nazionale esiti, ma sarebbe troppo lungo.
Il confronto con la situazione odierna è impietoso e svela il ritorno a su connottu della sanità arborense: pubblico inefficiente, privato accogliente. Un risultato di perfetta coerenza sardo-massonico-leghista, ma nel quale l’incompetenza, la protervia e la tutela di Stato, la giustizia monocolare hanno avuto una grande parte.
Il Covid ha solo svelato drammaticamente, con i malati e con i decessi, solo il vero volto della Gran Loggia oristanese: protezioni e ignoranza. E adesso il costo sociale è altissimo, ma gode di preventiva loggiastica e giudiziaria impunità.(Paolo Maninchedda, www.sardegnaeliberta.it).
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