Covid: contagi in calo (1.462 nuovi casi) e 3 morti. Campagna Polizia contro cyberbullismo.
Nelle ultime 24 ore, i nuovi contagi Covid nell’Isola sono 1.462 (di cui 1.269 diagnosticati da antigenico). Sono stati processati in totale, fra molecolari e antigenici, 9.916 tamponi.
I pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva sono 27 (stesso dato di ieri). I pazienti ricoverati in area medica sono 324 (4 in più di ieri). Sono 30.021 i casi di isolamento domiciliare (24 in meno rispetto a ieri).
Si registrano anche 3 decessi: una donna di 95 anni e un uomo di 94, residenti nella Città Metropolitana di Cagliari, e una donna di 84 anni, residente nella provincia del Sud Sardegna.
A Oristano si sono registrate 10 guarigioni dal Covid e nessun nuovo contagio.
Dall’inizio dell’emergenza sanitaria i casi rilevati in città sono 6.215, i pazienti guariti 5.573, i casi attualmente positivi 596, e i decessi 40.
A Oristano, in via Brianza, giovedì 14 aprile, aprono le casette mobili per l’accoglienza temporanea delle persone in particolare condizione di disagio abitativa. Si tratta di quattro moduli abitativi, perfettamente attrezzati e immediatamente abitabili, realizzati con il progetto “Una casa per tutti”. Progetto da 100 mila euro, frutto di un finanziamento di 80 mila euro del Ministero dell’Interno a valere sul fondo Unrra (appositamente istituito per progetti a favore di giovani, emarginati, ovvero riguardanti attività di integrazione, specificamente finalizzate alla prevenzione di situazioni e comportamenti a rischio di devianza, abbandono o degrado sociale) e di una quota di 20 mila euro dal bilancio comunale. “Grazie a questa iniziativa sono state acquistate e allestite quattro case mobili, in un’area appositamente strutturata, da destinare all’alloggio temporaneo di soggetti o nuclei familiari che versano in stato di disagio, pensate per offrire risposte a bisogni abitativi differenti – ha spiegato il sindaco Andrea Lutzu -. Il progetto ha preso le mosse dalla verifica di un reale bisogno che si sta manifestando anche a Oristano, dove sono in aumento i nuclei familiari e le persone singole che si ritrovano senza casa, a seguito della perdita improvvisa del lavoro, del sopraggiungere di una malattia, della separazione dal coniuge con conseguente situazione di fragilità che può trasformarsi in disagio ed esclusione sociale permanente se non si interviene per tempo. Le casette sono una risposta a una situazione di emergenza in cui purtroppo si possono ritrovare i singoli e le famiglie”. “Il nostro obiettivo principale – ha aggiunto l’assessore ai Servizi sociali, Carmen Murru – è creare spazi di accoglienza temporanea, sino a un massimo di sei mesi, eventualmente prorogabili di ulteriori sei, previa valutazione del Servizio sociale, a favore di persone prive di una rete primaria di sostegno all’ospitalità in residenzialità. Soprattutto nel corso degli ultimi anni abbiamo constatato un bisogno crescente di soluzioni abitative adeguate a garantire alle famiglie di essere supportate per il tempo sufficiente a stabilizzarsi e a riorganizzare le proprie risorse per ritrovare l’autonomia. L’accoglienza, limitata nel tempo, è importante, ma non sarà l’unica misura a favore di questi soggetti. Il Comune interverrà con un più ampio progetto di accompagnamento, volto ad aiutare le persone ad orientarsi sui servizi del territorio e per accedere a sussidi e agevolazioni”. Giovedì 14 aprile, alle 17, il sindaco Andrea Lutzu e, l’assessore ai servizi sociali Carmen Murru, insieme al presidente della Commissione consiliare Antonio Iatalese, inaugureranno le quattro casette, che nei giorni a seguire saranno messe a disposizione dei primi assegnatari.
Da oggi l’area verde di via Prinetti, nel quartiere di Torangius, a Oristano, è intitolata ad Alba Marcoli. I “Giardini Alba Marcoli” nascono sulla base di una delibera della giunta Lutzu che, accogliendo le tante sollecitazioni della città e una petizione sottoscritta da 1200 persone, ha voluto commemorare l’illustre psicologa clinica che ebbe lunga esperienza nel campo dell’insegnamento e della psicoterapia e si occupò delle tematiche connesse al disagio minorile e ai problemi della famiglia. Alba Maria Marcoli, nata a Oristano il 12 febbraio 1939, deceduta a Monza il 7 luglio 2014, fu docente universitaria di chiara fama, autrice di decine di volumi e scritti dedicati all’infanzia e all’educazione, pubblicati da case editrici di prestigio. Si distinse per impegno, ampia produzione saggistica e letteraria e sensibilità umana, ma soprattutto per le approfondite ricerche dedicate tra l’altro alle difficoltà del rapporto madre-bambino, alle sofferenze dei piccoli, alle zone irrisolte nel cammino della maternità e lungo le complesse e urgenti dinamiche della genitorialità. Tante le persone che oggi hanno partecipato alla cerimonia che è stata preceduta dalla posa a dimora di un acero. Parenti, amici, assessori e consiglieri comunali, ex allievi e colleghi. A ricordarne la figura, tra gli altri, Maria Lucia Mocci ed Elena Pezzoli, che sono state tra le principali promotrici della raccolta di firme, il nipote Umberto Marcoli e il sindaco Andrea Lutzu. “Questa intitolazione nasce da quante e quanti hanno proposto che la città ricordasse la figura della professoressa Marcoli – ha detto il sindaco Lutzu durante la cerimonia, poco prima dello scoprimento della targa dedicata ad Alba Marcoli -. Costruì, raccontò, insegnò e condivise le sue competenze. Oggi più che mai sarebbe prezioso chiederle conforto dinanzi al disagio minorile, ai problemi della famiglia, alla luce delle circostanze angosciose di questi anni, di queste settimane. Forse avrebbe fatto riferimento al formidabile strumento di condivisione che esplicitò nelle favole. Molte le dedicò agli adulti, per ritrovare il bambino che è dentro ogni genitore, mai perso per sempre, prendendolo per mano, come si legge nella prefazione di uno dei suoi libri più apprezzati dai critici e dai lettori. Alba Marcoli scrisse anche del bambino arrabbiato, e un po’ lo siamo anche noi, dinanzi alla carenza di quella umana armonia che come genitori, educatori, da adulti, dobbiamo assicurare ai più piccoli, ai più fragili, e a noi stessi – ha proseguito il Sindaco Lutzu -. Nodi aggrovigliati, o meno contorti, scrisse Alba Marcoli, che occorre tuttavia sciogliere, o per lo meno allentare, gettando un ponte fra le generazioni. Un’estimatrice la volle ricordare citandone una frase: è meglio essere liberi di camminare verso il futuro, portando le cicatrici di una ferita, piuttosto che non riuscire a muoversi per il timore di non poter sopravvivere. Noi abbiamo scelto un aforisma diverso, e lo abbiamo scritto sulla targa che la ricorda è un po’ un augurio per dire che l’intera Comunità ad Alba Marcoli ha voluto bene, che Oristano le è grata e la ricorda rendendo onore a una donna speciale, di profonda umanità, di energica mitezza e di grande cultura”.
Al via la IX edizione di “Una vita da social”, la campagna educativa itinerante della Polizia di Stato. Un Tour di 73 tappe sul territorio nazionale sui temi dei social network e del cyberbullismo: un ragazzo su 3 ha un profilo fake sui social; 5 ragazzi su 6 controllano sempre chi mette like ai loro post; 1 minore su 2 è vittima di violenze ed il dato è in netta crescita per i giovanissimi. La campagna ritorna anche in Sardegna, nell’ambito delle iniziative di sensibilizzazione e prevenzione dei rischi e pericoli della Rete per i minori, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione. Con un truck allestito con un’aula didattica multimediale, gli operatori della Polizia Postale incontreranno studenti, genitori e insegnanti sui temi della sicurezza online con un linguaggio semplice adatto a tutte le fasce di età. In Sardegna Sul territorio regionale, la campagna farà tappa nelle seguenti località: Cagliari, 11 aprile, piazza dei Centomila, l’evento vedrà la partecipazione, come testimonial, della cantante Luna Melis; Abbasanta, 12 aprile 2022, presso il Caip, in concomitanza con la celebrazione della Festa della Polizia, in occasione del 170° anniversario della sua fondazione; Alghero, 13 aprile , banchina “Dogana” del porto, con la partecipazione come testimonial del “Life Mentor” Massimiliano Sechi e del cantante rapper Marco Chirigoni, noto “Aspie”. Un progetto al passo con i tempi delle nuove generazioni che, nel corso delle precedenti edizioni, ha raccolto un grande consenso: gli operatori hanno incontrato oltre 2 milioni e mezzo di stude,s ia nelle piazze che nelle scuole, 220 mila genitori, 125 mila insegnanti, per un totale di 18.500 Istituti scolastici, e oltre 350 città, una pagina Facebook con 132 mila like e 12 milioni di utenti mensili sui temi della sicurezza online. Ancora una volta, quindi, la Polizia di Stato scende in campo al fianco dei ragazzi per un solo grande obiettivo, quello di “…fare in modo che il dilagante fenomeno del cyberbullismo e di tutte le varie forme di prevaricazione connesse a un uso distorto delle tecnologie, non faccia più vittime”. L’obiettivo dell’iniziativa, infatti, è quello di prevenire episodi di violenza, vessazione, diffamazione, molestie online, attraverso un’opera di responsabilizzazione in merito all’uso della “parola”. Gli studenti attraverso il diario di bordo https://www.facebook.com/unavitadasocial/ potranno lanciare il loro messaggio positivo contro il cyberbullismo. Capire i ragazzi oggi non è sempre per gli adulti compito agevole, soprattutto quando si tratta di comprenderne i bisogni, i modelli di riferimento, gli schemi cognitivi inerenti i diversi gruppi di riferimento che compongono il variegato universo giovanile. Giovani che sempre più spesso restano “contagiati” da modelli sociali trasgressivi completamente sconosciuti ai genitori. Sempre più sono i giovanissimi a rischio solitudine che per ore su Internet incontrano altri internauti altrettanto solitari che, a volte, sono già stati contagiati dai “pericoli del web”. Il fascino della rete e la sottile suggestione del messaggio virtuale, così come l’idea di sentirsi “anonimi”, nonché il senso di deresponsabilizzazione rispetto ai comportamenti tenuti online, stanno dilagando, così da determinare serie preoccupazioni in coloro che ancora credono in valori fino a ieri condivisi. Per fare della Rete un luogo più sicuro occorre continuare a diffondere una cultura della sicurezza online, in modo da offrire agli studenti occasioni di riflessione ed educazione per un uso consapevole degli strumenti digitali. I social network, infatti, sono ormai uno strumento di comunicazione del tutto integrato nella quotidianità dei teenager. Dalla ricerca di Skuola.net per “Una Vita da Social”, però, emergono anche altri fattori interessanti, che spesso i Millennials e la Generazione Z tengono ben segreti. Emerge infatti che 1 ragazzo su 3, sul proprio social di riferimento, possiede un account falso. Sono circa il 28% quelli che dichiarano di averne uno oltre a quello “ufficiale”, mentre il 5% è presente ma solo con un fake. Perché questa identità anonima? Principalmente per conoscere gente nuova senza esporsi troppo online (26%), oppure per controllare i propri amici senza che loro lo sappiano (21%) nonché per controllare tutti quelli da cui sono stati bloccati (20%). Non manca chi ricorre ai fake per controllare il proprio partner (10%), o chi cerca di sfuggire dal controllo dei propri genitori (il 4%). Non manca tuttavia uno zoccolo duro, neanche così piccolo, che vive per i like. Per 1 su 3, infatti, un contenuto che genera poche interazioni ha un effetto negativo sull’umore. Mentre il 40%, più o meno sporadicamente, è disposto a cancellare un contenuto dalle scarse performance. Su una cosa, invece, i giovani sono in assoluto accordo: il controllo di chi commenta, condivide o clicca mi piace sui propri contenuti. Solo 1 su 6 dichiara di non farlo mai. Questo perché attraverso la guerra dei like si costruiscono amicizie e rapporti personali: solo il 56% è disposto a dare un giudizio positivo a un contenuto postato da una persona che in genere non ricambia (il cosiddetto like/like). Mentre sono ancora meno (48%) quelli che non ricorrono mai al like tattico, ovvero ad una approvazione di un contenuto altrui col solo scopo di farsi notare. Dai dati in nostro possesso e dagli incontri nelle scuole di ogni ordine e grado, si evince l’importanza delle attività di prevenzione.
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