Comune di Oristano: tensioni nel centrodestra. Scricchiola la poltrona di Ivano Cuccu?
Il consiglio comunale di Oristano ha approvato il bilancio consolidato dell’esercizio 2021. Fin qui niente di eclatante, né di politicamente rilevante, se non fosse per un piccolo particolare: la non partecipazione al voto di Giuliano Uras di Sardegna 20venti.
Cioè di un partito che fa parte della maggioranza che guida (parola grossa questa) il Comune di Oristano, che si è schierato con la minoranza di centrosinistra non partecipando al voto.
Non essendo stato presentato il bilancio consuntivo della Fondazione Oristano e “…non avendo fatto parte della scorsa maggioranza – ha detto Uras -, e sulla base della nostra posizione, o almeno di quella mia personale, sulla Fondazione Oristano, non partecipiamo al voto”.
A quanto sostengono i soliti bene informati (ma non bisogna certo essere dei veggenti per ipotizzarlo) sembra che la cosa non sia affatto piaciuta al sindaco Massimiliano Sanna, che imbufalito e stanco del tira e molla di Uras avrebbe messo in discussione l’incarico del rappresentante di Sardegna 20venti nell’esecutivo, e starebbe meditando se defenestrare o meno l’assessore all’Urbanistica Ivano Cuccu. “Cosa me ne faccio di un assessore di Sardegna 20venti in giunta – avrebbe detto Sanna -, se poi non ho l’appoggio del suo partito?”.
Della questione se ne saprà certamente di più lunedì prossimo, anche se la vicenda fotografa, comunque, come il cammino della maggioranza destrorsa con a capo Massimiliano Sanna non sia iniziata nel migliore dei modi.
Tanti, infatti, sono i mugugni e più d’uno all’interno della coalizione che lo sostiene si è già lamentato dello scarso coinvolgimento da parte del sindaco delle forze politiche, soprattutto nelle decisioni che contano. E, riferendosi a come sta agendo Sanna in questo primissimo scorcio di consiliatura, avrebbe commentato: “Mi ricorda in tutto e per tutto l’ex sindaco Guido Tendas”, che politicamente non è proprio un gran bel complimento.
Tra il centrodestra gli scontenti sono tanti e, soprattutto dopo le politiche, più di un partito (tra i quali c’è anche il Psd’Az) anche a livello regionale pare stia facendo la corte ai Riformatori Murru e Iatalese (entrambi portatori sani di una caterva di voti ), che forse, dopo un così grosso successo personale, si aspettavano una maggiore considerazione da parte di Massimiliano Sanna. I due per il momento nicchiano, ma non è detto che, entro breve tempo, non decidano di approdare in altri lidi.
Altri, invece, con il mal di pancia in stato di infiammazione e pronti ad accontentarsi di una poltroncina nel mercato di riparazione, fremono in attesa che la promessa di una sistemazione (che in politica a parole non si nega a nessuno) diventi realtà.
Insomma, con una maggioranza così variegata, il percorso di Massimiliano Sanna, come direbbero dotti giornalisti, si presenta irto di insidie e, quindi, non facilmente percorribile. La domanda che mi pongo e se Sanna avrà attributi, carisma e autorevolezza per dirimere controversie e appianare malumori sempre più latenti, che non possono essere risolti semplicemente con una promessa vaga e una pacca sulla spalla.
Ritornando a Cuccu, pare che l’assessore all’Urbanistica sia da tempo sotto pressione perché, oltre a doversi occupare di un assessorato in cui preparazione e competenza sono di primaria importanza, ha tra le mani la patata bollente relativa alla questione dell’housing sociale di via Lepanto, da cui il Comune non sa come venirne vuoi, soprattutto dopo che il Tar ha dato ragione al comitato dei cittadini. Comitato che, a più riprese, ha ribadito come, in estrema sintesi, fosse illecita la deroga a una costruzione che superasse i 13 metri (altezza massima prevista dal Puc) per arrivare a costruire fino ai 18 metri, cosi come richiesto nel progetto presentato dai costruttori e approvato dall’Ufficio tecnico, senza che il consiglio comunale si sia mai espresso in proposito. Approvazione dichiarata poi illegittima dal Tar, che sta creando un autentico vespaio.
Il costruttore, infatti, potrebbe dire: “Se ho presentato un progetto per arrivare a edificare fino a 18 metri, progetto che mi è stato approvato, e adesso mi si dice che non posso più farlo, chi mi paga i danni del mancato realizzo? Infatti, se non mi fosse stato consentito, in deroga, di arrivare fino ai 18 metri, non avrei partecipato al bando. Chi, quindi, mi deve risarcire? In questo caso la risposta è semplice: dovrebbe pagare chi ha firmato quella autorizzazione, quella deroga che il Tar ha ritenuto illegittima.
Ma la questione non finisce qui, perché chi si è aggiudicato l’appalto potrebbe, detto in soldoni, mettersi d’accordo per costruire fino ai consentiti 13 metri e chiedere al Comune altre aree per costruire la parte non realizzata in via Lepanto. O, addirittura, chiedere che il consiglio comunale si pronunci su una eventuale sanatoria, giustificando la costruzione fino ai 18 metri come utile perché di reale interesse pubblico (chiaramente tutto da dimostrare).
A questo punto, però, sorgerebbero ulteriori problemi, perché in questo caso l’amministrazione comunale si metterebbe contro i residenti di via Lepanto, che hanno già detto a chiare lettere come una costruzione di 18 metri nella zona non s’ha da fare (e il Tar, come detto, ha dato loro ragione), con tutto ciò che questo in termini di consensi comporta.
Secondariamente (ma la cosa non è affatto secondaria), come reagirebbero coloro a cui la deroga è stata negata? Mi viene in mente, per esempio, la vicenda legata all’ex Hotel Cama, dove (sempre detto sinteticamente), dopo aver cambiato destinazione d’uso e trasformato l’hotel in appartamenti, sarebbero stati costruiti due piani oltre il consentito (così come ha deciso con sentenza passata in giudicato la Cassazione), e che sarebbero, quindi, da demolire.
Facile a dirsi, ma come si possono demolire il quarto e il quinto piano senza compromettere la staticità del palazzo, dove nei tre piani costruiti e acquistati in maniera lecita vivono attualmente una quindicina di famiglie?
Se non ricordo male, il costruttore aveva proposto di “tombare” (chiudere, sigillare) il quarto e quinto piano per non recare un danno ai proprietari degli appartamenti sottostanti, ma i giudici avevano rigettato la proposta.
In questo caso, dicevo, se il Comune dovesse concedere la deroga per via Lepanto, perché non potrebbe concederla anche all’ex Hotel Cama, acquisendo i due piani ritenuti abusivi, sfruttandoli per pubblica utilità?
Le ipotesi potrebbero essere tante, ma non essendo un tecnico non sono in grado di sostenere la reale fattibilità di quanto appena affermato. Rientrando nel seminato, ciò che voglio semplicemente mettere in evidenza è la delicatezza di argomenti non di semplice soluzione, che nella maggioranza di centrodestra stanno creando più di un problema, con Ivano Cuccu che potrebbe essere il primo a farne le spese.
Ma anche questo è tutto da dimostrare.
E adesso godetevi il resoconto della seduta del consiglio comunale sul bilancio consolidato, magistralmente sintetizzata, come al solito, dall’ottimo Ufficio stampa del Comune di Oristano.
Il consiglio comunale di Oristano ha approvato il bilancio consolidato dell’esercizio 2021. L’argomento è stato presentato in aula dall’assessore agli Organismi partecipati, Rossana Fozzi, che ha spiegato che “…il bilancio consolidato consente di avere una rappresentazione globale, veritiera e corretta, della complessiva attività dell’ente e del gruppo amministrazione pubblica, compresa quindi quella delle sue articolazioni, enti strumentali, società controllate e partecipate”. Sono inclusi nel perimetro di consolidamento: l’Istar (organismo strumentale totalmente partecipato dal Comune), la Scuola civica di musica (organismo strumentale totalmente partecipato dal Comune), la Oristano servizi comunali (società in house, totalmente partecipata dal Comune), la Fondazione Oristano (Ente di Diritto Privato totalmente partecipato dal Comune), il Consorzio Industriale Provinciale Oristanese (incidenza superiore al 3% rispetto almeno ad uno dei parametri relativi alla posizione patrimoniale, economico e finanziaria del Comune), l’Egas (incidenza superiore al 3% rispetto almeno ad uno dei parametri relativi alla posizione patrimoniale, economico e finanziaria del Comune) e il Consorzio Uno (incidenza superiore al 3% rispetto almeno ad uno dei parametri relativi alla posizione patrimoniale, economico e finanziaria del Comune).
Il bilancio consolidato chiude con un risultato economico consolidato del conto economico consolidato di 5 milioni 100 mila euro, e uno stato patrimoniale consolidato con un totale attivo/passivo di 249 milioni 525 mila euro (con un aumento di oltre 9 milioni di euro rispetto al 2021), e un patrimonio netto consolidato di 96 milioni 252 mila euro. Le immobilizzazioni ammontano a 205 milioni 890 mila euro, l’attivo circolante a 43 milioni 552 mila euro, i ratei e i riscontri a 83 milioni 374 mila euro. Al passivo il patrimonio netto è di 96 milioni 252 mila euro, fondi per rischi e oneri per 6 milioni 848 mila euro, Tfr per un milione di euro. I debiti si riducono per 43 milioni 986 mila euro rispetto al 2021.
Antonio Iatalese (Riformatori) ha relazionato sui lavori della IV commissione, spiegando che “…il bilancio consolidato consente di avere una visione completa dell’andamento economico e finanziario dell’ente. Sono emerse due criticità: una sulla Fondazione Oristano, per l’assenza del bilancio di esercizio 2021, e la presenza di utili nella Oristano Servizi che non deve fare utili ma dare servizi e gli eventuali utili devono essere impiegati nell’attività”.
“Il bilancio consolidato si riduce a un mero adempimento ragionieristico invece che occasione per discutere delle società partecipate, ad esempio del Consorzio industriale, di cui da anni in quest’aula non sappiamo cosa faccia – ha detto Efisio Sanna (Oristano più) -. Non è stato presentato il consuntivo della Fondazione Oristano. Non partecipiamo al voto su argomenti che non sono chiari”.
Umberto Marcoli (Oristano più): “È doveroso che i rappresentanti del Comune nelle società partecipate relazionino in consiglio comunale. Non è stato presentato consuntivo della Fondazione Oristano, il Cda perché non si è espresso? È un’anomalia che va risolta”.
Francesco Federico (Oristano democratica e possibile): “Non partecipo al voto perché manca un elemento fondamentale (il bilancio Fondazione Oristano). I ritardi non sono giustificabili”.
“Non sono nella condizione di esprimere un voto alla luce di due elementi: la difficoltà ad andare a ricercare gli atti delle partecipate e perché non ho la memoria di quanto l’amministrazione abbia fatto nel corso del 2021”, ha detto Sergio Locci (Aristanis) annunciando l’astensione dal voto.
Anche Maria Obinu (Pd) ha sottolineato “…la difficoltà nel reperire i documenti necessari per assicurare il lavoro di consigliere comunale. Confermo inoltre quanto detto in altre occasioni: i dati della Fondazione Oristano sono nebulosi”.
Giuliano Uras (Sardegna 20venti): “Non avendo fatto parte della scorsa maggioranza e sulla base della nostra posizione, o almeno di quella mia personale, sulla Fondazione Oristano, non partecipiamo al voto”.
Il dibattito si è chiuso con la replica del sindaco Massimiliano Sanna. “Si è parlato di trasparenza – ha detto Sanna -, ed è indispensabile precisare che i bilanci della Fondazione Oristano e degli altri enti sono pubblicati e gli atti relativi al consolidato sono allegati al bilancio. Su questo non ci deve essere alcun dubbio. Nell’approvazione del bilancio definitivo della Fondazione Oristano influiscono i ritardi, dovuti ai ritardi nei trasferimenti dei contributi che sono essenziali per i conti e per l’attività della Fondazione. Il bilancio consolidato comunque viene controllato dai revisori dei conti che hanno verificato ed espresso parere positivo e per questo motivo ne chiedo l’approvazione”.
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