Tari: A Oristano il tributo applicato correttamente. Sicurezza a rischio nel carcere di Massama.
Dopo l’allarme dei giorni scorsi sull’eventuale raddoppio della Tari in molti comuni italiani, l’amministrazione comunale di Oristano si è affrettata a rassicurare i cittadini.
“Fin dall’anno di istituzione della Tari, il comune di Oristano applica correttamente la quota variabile della tariffa. Nei casi in cui vi siano una o più pertinenze la quota variabile è associata una sola volta all’intera utenza”. Lo ha precisato l’assessore ai Tributi, Massimi liano Sanna, dopo che nelle scorse settimane un’interrogazione parlamentare ha sollevato il problema dell’errata applicazione della quota variabile Tari da parte di molti comuni italiani.
“Il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti dal 2014 si paga attraverso la Tari – ha sottolineato Sanna -. Il tributo è diviso in due componenti: una quota fissa legata ai metri quadrati dell’immobile e una quota variabile legata al numero di componenti del nucleo familiare. La quota variabile è riferita non al singolo immobile, ma all’intera utenza, comprensiva quindi del fabbricato principale e delle sue pertinenze, garage, cantina ecc.
L’errore di calcolo in cui sarebbero incorsi molti comuni è derivato proprio dall’applicazione, a ogni singola unità immobiliare (fabbricato e pertinenza), della quota variabile. Quell’errore ha creato una duplicazione tariffaria perché la quota variabile, dovendo essere calcolata solo in base al numero degli occupanti, deve essere associata all’intera utenza, comprensiva quindi della superficie del fabbricato principale e della pertinenza. I contribuenti oristanesi possono stare tranquilli. Il Servizio entrate tributarie conferma la regolarità delle procedure adottate dal Comune di Oristano”.
Sicurezza a rischio nel carcere oristanese di Massama, dove si trovano reclusi esponenti di primo piano di mafia, camorra e ‘ndrangheta. La denuncia è della Fns-Cisl, che ha detto di mostrare “…preoccupazione per le anomalie che rivestono particolare interesse sulla strumentazione che deve garantire un certo livello di sicurezza dell’istituto penitenziario. Una grave situazione questa – ha sostenuto Giovanni Villa, segretario regionale aggiunto della Cisl –, che non può più essere sottaciuta”. Il sindacalista dei poliziotti penitenziari ha sottolineato come “…partendo dall’ingresso dell’istituto si nota che la cancellata funziona ad intermittenza, costringendo il personale ad aprire e chiudere manualmente, spingendo prima e tirando dopo la cancellata, con innumerevole sforzo fisico; inoltre, per tenere chiuse le enormi ante ci si deve adoperare con dei tacchi di legno. Il sistema di allarme suona in continuazione e a tutte le ore, e fa scattare i controlli del personale che, puntualmente, si risolve con un nulla di fatto. Tutto ciò, prima o poi, porterà a eseguire controlli saltuari o a non eseguirli affatto. Il rischio c’è, esiste, e non può assolutamente essere trascurato”. Il continuo suonare dell’allarme sta, infatti, creando (specialmente nelle ore notturne) sia tra il personale che tra i detenuti una situazione stressante, che ha portando i reclusi a protestare più volte sbattendo le gavette o altri oggetti contro i cancelli delle celle e alle grate delle finestre, perché non si riesce più a riposare. “Questo, chiaramente – ha detto ancora il sindacalista –, comporta un aumento della tensione. Tensione che poi, durante il giorno, viene scaricata sul poliziotto penitenziario che espleta il servizio all’interno della sezione detentiva”. Villa ha quindi toccato il capitolo relativo alla videosorveglianza “…che pare non funzioni, tanto che nella sala regia sono stati spenti anche i monitor. Ma non basta. I fari esterni dell’impianto d’illuminazione, compresi i fari dell’ingesso del penitenziario, sono per la maggior parte fulminati. Il camminamento del muro di cinta – ha proseguito Villa – è al buio totale, e questo fatto ha costretto i poliziotti a munirsi di torce elettriche personali. Ancora, la rete informatica è andata in tilt, creando seri problemi a tutto il sistema di lavoro informatizzato, e gli impianti telefonici arrivano ad un sovraccarico che blocca il sistema, creando ulteriore tensione tra gli “utenti” che non possono espletare il colloquio telefonico con i familiari o gli avvocati. Anche in questo caso – ha sostenuto Villa – i detenuti individuano come capro espiatorio il poliziotto di turno, nonostante sappiano che il poliziotto non può risolvere il problema”. Come si può dirimere, allora, una situazione così deficitaria? “Purtroppo – ha detto ancora il sindacalista della Cisl -, così come ci è stato comunicato dal direttore del penitenziario, pare che non ci siano sufficienti risorse per garantire la corretta manutenzione di tutti gli impianti di sicurezza, e il perdurare della situazione ha portato a questa lunga serie di disservizi”. Villa ha concluso sostenendo come “… questo tipo di penitenziario, che avrebbe dovuto rappresentare il futuro delle carceri italiane, si è, invece, rivelato un autentico disastro, e non si avvicina nemmeno lontanamente ai penitenziari di vecchia concezione”. Per tutti questi motivi, la Fns-Cisl ha chiesto all’amministrazione penitenziaria un immediato intervento risolutivo “…per prevenire un’eventuale evasione o, ancora peggio, qualche drammatico fatto imprevedibile”.
La Guardia di Finanza di Sassari ha smascherato una truffa milionaria per incassare finanziamenti pubblici attraverso la installazione di serre fotovoltaiche. I militari del Nucleo Polizia Tributaria di Sassari, coordinati dal sostituto procuratore della Procura di Parma, Giuseppe Amara, hanno sequestrato denaro e immobili per oltre 7 milioni di euro, di proprietà di tre società agricole a Bonnanaro, Cheremule e Oristano, e denunciato i rispettivi rappresentanti legali (per Oristano quello della Fotosolara). Secondo i riscontri raccolti dai finanzieri e dalla Procura di Parma, l’ipotesi di reato contestata alle tre società sarde è quella di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Dalle indagini è emerso uno specifico meccanismo di frode ai danni del bilancio nazionale connesso alla realizzazione di impianti industriali di serre fotovoltaiche presentati come “strumentali” a un’attività agricola. Gli impianti era stati classificati come serre fotovoltaiche al solo scopo di beneficiare delle agevolazioni destinate al settore agricolo. Secondo la Guardia di Finanza nella realtà le serre non erano funzionali a nessuna attività agricola, ma erano usate esclusivamente per la produzione industriale di energia elettrica, e i rappresentanti delle società si sarebbero totalmente disinteressati della coltivazione del terreno. Uno stratagemma che ha consentito alle tre società di vedersi assegnare incentivi pubblici erogati dal Gestore per i Servizi Elettrici. I finanzieri hanno eseguito, nei confronti dei tre rappresentanti legali pro-tempore e delle tre società da loro rappresentate, sequestri preventivi delle somme di denaro incamerate a titolo di incentivi, dei beni rientranti nella disponibilità delle società e dei beni comunque riconducibili a tutti gli amministratori fino alla concorrenza dell’ammontare del profitto del reato che, solo per il periodo 2012/2013, ammonta complessivamente a 7.535.924 euro.
Il protocollo d’intesa con la Procura della Repubblica di Oristano è stato sottoscritto solo stamattina, ma l’ultimo carico di abbigliamento con marchi contraffatti, sequestrato dalle forze dell’ordine e destinato all’inceneritore di Macchiareddu, è già stato dirottato nelle sedi della Caritas. E d’ora in avanti sarà sempre così. “Risparmiamo sui costi di distruzione della merce, evitiamo uno spreco inutile e consentiamo alle istituzioni di essere più vicine alle persone che vivono in condizioni di difficoltà, sofferenza o emarginazione”, ha spiegato il Procuratore della Repubblica, Ezio Domenico Basso, prima di mettere la sua firma sull’accordo che riguarda un po’ tutte le categorie merceologiche oggetto di contraffazione, dai capi di abbigliamento alle scarpe, dagli accessori alla pelletteria agli oggetti di simil-lusso. Anche l’arcivescovo di Oristano, Ignazio Sanna, e la direttrice della Caritas, Giovanna Lai, hanno sottoscritto l’intesa. “In questo momento di povertà estreme e di nuove povertà non possiamo permetterci il lusso di sprecare le cose e dobbiamo lavorare uniti per il bene delle persone”, ha detto monsignor Sanna. “Purtroppo il numero delle famiglie e delle persone che si rivolgono al nostro Centro di ascolto per un aiuto continua a crescere – ha raccontato la direttrice della Caritas – Nel 2016 sono state 689, e 200 sono quelle che lo hanno fatto per la prima volta. Nel complesso sono stati fatti quasi 12 mila interventi di sostegno”. Le richieste più comuni riguardano il cibo e i capi di abbigliamento, ma le attività della Caritas si estendono alla concessione di microcrediti, crediti sociali e prestito della speranza, quello che tra il 2016 e il 2017 ha consentito ad una trentina di giovani disoccupati, grazie a una convenzione tra la Cei e l’Abi, di avviare una propria attività. Proprio i giovani costituiscono una fetta importante (l’11%) di quelli che si rivolgono per la prima volta alla Caritas. Quasi doppio invece (21,3%) il numero di separati e divorziati che non ce la fanno più a mantenersi e si rivolgono al Centro di ascolto.
C’è, chiaramente, la Sartiglia (anche se bistrattata), ma anche la Festa di Sant’Efisio, la Cavalcata sarda, il Redentore e San Simplicio; poi le World cup di Triathlon, il grande Slam di kiteboarding e l’’undicesima edizione di TNatura, tra i grandi eventi identitari, religiosi, culturali e sportivi inseriti nel cartellone triennale delle manifestazioni di grande interesse turistico sostenute dalla Regione con 3,3 milioni di euro. Rispettando la sempre più insopportabile “tradizione” cagliaricentrica della Regione, tra gli eventi principali il maggior contributo è andato alla festa di Sant’Efisio di Cagliari, che ha ottenuto oltre 272 mila euro; poi la coppa mondiale di Triathlon, a cui vanno 250 mila euro; quindi il kiteboarding Grand Slam con 180 mila euro. A seguire la Cavalcata sarda di Sassari con oltre 177 mila, e la Sartiglia di Oristano con appena 145 mila euro. Somma che, a nostro modesto avviso, se si raffronta una manifestazione assurta da tempo a livello internazionale come la Sartiglia con le altre manifestazioni isolane che hanno ricevuto il contributo, rappresenta una vera e propria miseria, e costituisce l’ennesima dimostrazione di quanto poco contino i politici regionali espressione del territorio in quel di Cagliari. Tra gli altri eventi, hanno ricevuto il contributo il Redentore di Nuoro, con oltre 135 mila euro, e il TNatura 100 mila. Poco sotto questa cifra la festa di San Simplicio a Olbia, con 94 mila. Nell’elenco anche alcune sfilate di carnevale, i riti della Settimana Santa, le rassegne di musica, teatro e enogastronomia, come il Girotonno di Carloforte, il Festival della letteratura di Gavoi, e altri eventi culturali.
Valutare la sicurezza delle strutture ospedaliere, il grado di accessibilità fisica e alle informazioni, la vivibilità e il livello di cura della relazione con il paziente. E’ lo scopo del progetto di Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) “Valutazione partecipata del grado di umanizzazione delle cure”, presentato dall’assessore alla Sanità, Luigi Arru, con la referente regionale Risk management dell’assessorato, Rita Pilloni. Il modello si basa sulla rilevazione di 142 variabili che fanno riferimento ad una serie di aree di valutazione: processi assistenziali e organizzativi, accessibilità e confort delle strutture, semplificazione e trasparenza, rapporti con i cittadini. I dati sono raccolti, attraverso la compilazione di questionari, da un equipe di 45 cittadini appartenenti a 37 associazioni come Thalassa Azione Onlus, Prometeo, Aism, per citarne alcune. Si tratta di cittadini “esperti” che hanno partecipato al corso di formazione “l’Accademia del cittadino Sardegna”. Le rilevazioni riguardano 18 strutture ospedaliere e termineranno a metà dicembre. Il lavoro è stato già concluso nell’ospedale di Oristano, San Gavino, Lanusei, Microcitemico di Cagliari, presidio San Michele (Aob) e Policlinico di Monserrato. I dati raccolti saranno inseriti in un’apposita banca dati e poi diffusi da Agenas. A quel punto si provvederà a risolvere le criticità riscontrate. “Siamo molto interessati alla percezione della qualità delle cure e delle strutture da parte dei cittadini – ha detto l’assessore Arru -; si tratta di input da parte di osservatori non complici che consentiranno al sistema sanitario di migliorare”.
Per consentire l’esecuzione dei lavori di rifacimento dei marciapiedi in via Figoli, a Oristano, a partire da giovedì 16 novembre sarà istituito il divieto di circolazione nell’ultimo tratto della via, quello compreso dall’incrocio con via Verdi e piazza Roma. Sarà garantito il passaggio in sicurezza dei pedoni, mentre le linee del trasporto pubblico urbano potranno subire delle deviazioni. La chiusura al traffico sarà limitata all’orario di lavoro dell’impresa, e cioè dalle 7,30 alle 17.
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