Ott 07

“Bisogna cacciare l’Italia dalla Sardegna”, utopia e non senso storico (di Mario Guerrini).

“L’indipendentista sardo novantenne Bainzu Piliu. Mi ha girato il video del suo intervento alla manifestazione dei “no eolico”. Davanti al Consiglio Regionale della Sardegna.

Ha arringato i partecipanti ricordando che, nel 1985, è stato condannato a 4 anni per cospirazione contro lo Stato Italiano. E fu rinchiuso prima nel carcere di Cagliari, poi in quello di Sassari.

Ha concluso il suo comizio annunciando che “bisogna cacciare l’Italia dalla Sardegna”. È stato molto applaudito dal popolo di Saccargia. In preda ad una euforia inebriante.

Ricordo che Bainzu Piliu è stato candidato con Mauro Pili nelle elezioni regionali del 2019. Il Partito (Sardi Liberi) si fermò poco oltre il 3%. E i sogni di gloria politica di Bainzu Piliu naufragarono miseramente.

Sarebbe interessante conoscere da Bainzu Piliu con quali forze caccerebbe l’esercito Italiano. E magari anche la Brigata Sassari. Forse arruolando i “no eolico”. Questa meschina messinscena oratoria altro non è che la conseguenza di un certo terrorismo mediatico.

Il coraggio della verità. Con la consapevolezza di intuire le reazioni violente (nel pensiero) nei miei confronti. E di affrontarle. Senza alcun timore intellettuale. Non mi tiro indietro. Io ho rispetto per Bainzu Piliu. Anche per le sue idee. Non per le sue dottrine di indipendentista. Secondo le quali “bisogna cacciare l’Italia dalla Sardegna”.

Ho davanti ai miei occhi quanto hanno fatto negli ultimi 5 anni i sardisti del Psd’Az. Profeti dell’indipendenza. Quando sono saliti al potere in Sardegna. Si sono riempiti la pancia con le leccornie del Palazzo. Si sono abbuffati dei privilegi del sistema. Mentre io denunciavo le loro malefatte. E accumulavo le loro persecuzioni. Con le frecce delle querele per diffamazione. Mentre i pm trovavano riscontri al verbo irriverente verso quel potere e le sue logiche voraci espresso con “il Mio Osservatorio”.

Io non offendo la sardità. Tant’è che accuso costantemente l’atteggiamento oppressivo di Roma nei confronti della kolonia Sardegna. Con la k. Come ai tempi di Cossiga.

Talvolta, citando Emilio Lussu, gli indipendentisti hanno polemicamente ricordato che lui non era indipendentista. Ebbene, allora io la penso proprio come lui. Semplicemente perché oggi dire “cacciamo l’Italia dalla Sardegna” credo fermamente che sia una eresia. Una follia verbale. Anche verosimilmente pericolosa. Perché può suscitare in qualcuno il seme della violenza. Che io respingo. Proprio ispirandomi all’insegnamento di Gandhi.

E amo sempre ricordare che i sardi hanno trovato il senso dell’Unità con l’Italia quando hanno combattuto nelle trincee della prima Guerra Mondiale. Unendosi al sacrificio dei giovani, siciliani, calabresi, veneti. Che pure parlavano dialetti diversi.

Agli indipendentisti dico gentilmente che sono fuori dal tempo. E che la lotta contro i soprusi di Roma va affrontata con le regole civili della democrazia. E per questo sono favorevole alla pacifica mobilitazione popolare. Come deve essere. In un mondo sempre più feroce e crudele. Come ammoniscono i venti di guerra che soffiano sempre più vicini.

La “cacciata dell’Italia dalla Sardegna” non è solo una utopia. È un non senso storico. Lo dico da sardo. Nato in Sardegna. Legittimato dallo jus scholae. E orgoglioso difensore dei sentimenti di attaccamento alla mia terra”. (dalla pagina Facebook di Mario Guerrini “il Mio Osservatorio”.

Durante l’indagine conoscitiva sulla determinazione e attuazione dei Livelli essenziali di prestazione (Lep) che si è svolta a Cagliari, la presidente della ragione, Alessandra Todde, ha ribadito un concetto chiave: i Lep sono l’unica vera misura dell’efficienza dello Stato nel garantire i diritti civili e sociali. “Non possiamo accettare – ha detto Todde – che, dopo oltre 20 anni dalla loro introduzione, siano ancora solo parole sulla carta. La Sardegna, purtroppo, è una regione che continua a essere fortemente penalizzata sull’istruzione, sulle infrastrutture, sulla occupazione. Ma non è stato tanto importante condividere il “cahier de doleance”, che tutti noi ben conosciamo, quanto far capire alla Commissione che senza le risorse necessarie siamo fermi alla teoria. La realtà che viviamo è aggravata da un modello di finanziamento basato su una “spesa storica” che non risponde alle esigenze attuali dei territori. Questo sistema – ha aggiunto ancora Todde – non fa altro che cristallizzare le disuguaglianze, lasciando regioni come la nostra sempre più indietro. Vogliamo che i Lep tornino al centro dell’agenda politica nazionale. La loro definizione deve essere basata su reali fabbisogni standard, non su vecchi criteri che hanno già dimostrato di essere inadeguati. La determinazione dei Lep è fondamentale per assicurare che i cittadini della Sardegna abbiano gli stessi diritti di quelli di regioni più ricche. Diritti come l’accesso al lavoro, all’istruzione, alla salute e alla mobilità devono essere garantiti in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. Non si può più accettare – ha sottolineato la presidente della Regione – che la definizione dei Lep venga utilizzata solo come uno strumento per favorire l’autonomia differenziata di alcune regioni a discapito delle altre. Un milione e 300 mila cittadini hanno già firmato contro questo progetto, e 4 Regioni hanno fatto ricorso alla Corte Costituzionale. Dobbiamo ascoltare queste voci. Bisogna creare un sistema in cui ogni Regione, anche la più periferica e meno sviluppata, abbia pari dignità. È urgente istituire un tavolo permanente in cui tutte le Regioni siano coinvolte nella definizione dei Lep, per garantire una vera equità territoriale. Il nostro futuro – ha concluso Todde – non può dipendere dai giochi politici. Deve essere basato sul rispetto dei diritti di tutti i cittadini, senza alcuna distinzione”.

Verranno inviate, in questi giorni, a Roma, le prime 20mila firme di una petizione popolare promossa all’associazione ecologista “Gruppo intervento giuridico” per una moratoria su tutto il territorio nazionale degli impianti di energia da fonti rinnovabili. Obiettivo del Grig, è quello di “…consentire una reale pianificazione energetica rispettosa di ambiente e territorio”, riassunta nello slogan “Si all’energia rinnovabile, no alla speculazione energetica”. Fra le migliaia di sottoscrizioni, quelle di personalità della cultura impegnate nella tutela del Bel Paese (fra queste Caterina Bon Valsassina, dirigente del Ministero della Cultura e direttrice dell’Istituto Centrale del Restauro; Margherita Eichberg, Soprintendente per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale; Gino Famiglietti, dirigente del Ministero della Cultura), poi archeologi (fra loro Carlo Tronchetti, Angela Antona, Margherita Corrado), uomini di scienza come l’antropologa Maria Gabriella Da Re; lo psicoterapeuta Alberto Schön; il biologo ed etologo Sandro Lovari), personalità impegnate nella società, in politica e nell’economia (da Renato Soru a Vannozza Della Seta e a Cesare Baj), personaggi dello spettacolo (come la cantante Nada, impegnata da tempo per contrastare la speculazione energetica nella sua Maremma). La petizione è indirizzata alla premier Giorgia Meloni, al Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, al Ministro della Cultura Alessandro Giuli, e al Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida. Secondo il Grig, “…il fenomeno della speculazione energetica, oltre che in Sardegna, è pesantemente presente in modo particolare nella Tuscia, in Puglia, nella Maremma, in Sicilia e sui crinali appennnici. In tutto il territorio nazionale – ha ricordato l’associazione – le istanze di connessione di nuovi impianti presentate a Terna al 31 agosto 2024 risultano complessivamente ben 5.999 pari a 342,10 GW di potenza. Solo in Sardegna sono 804 i progetti presentati per 53,78 GW di potenza: quasi 30 volte la potenza degli impianti oggi esistenti nell’Isola, ben sette volte l’obiettivo al 2030 stabilito in sede comunitaria”.

Venerdì 11 ottobre, alle 17, presso il Museo Diocesano Arborense, in piazza Duomo, a Oristano, verrà presentato il libro “Mio papà, il Padre dello Scudetto”, di Stefano Arricca, Sergio Cadeddu e Gianluca Zuddas. Nel libro Stefano Arricca racconta suo padre Andrea, l’architetto del grande Cagliari dello scudetto. La prefazione è di Giovanni Malagò, presidente nazionale del Coni, mentre la postfazione è del compianto Gigi Riva. Dialogherà con gli autori il giornalista Pietro Marongiu.

I Vigili del fuoco di Abbasanta sono intervenuti, intorno alla 18 di oggi, per spegnere l’incendio di una bombola Gpl, in un cortile interno di un “muristene”, nel novenario di San Serafino, in agro di Ghilarza. I pompieri hanno prontamente spento le fiamme e messo in sicurezza la bombola e la zona coinvolta dall’incendio. L’intervento ha richiesto circa un’ora. Non si registrano danni ingenti, né persone ferite. Le cause dell’incendio sono ancora da accertare.

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