Ott 26

“Oristano città policentrica”, tra il disinteresse dei partiti e dei consiglieri regionali.

“Oristano città policentrica” è il tema del convegno che si è tenuto nella sala Papa Paolo VI del Seminario di Oristano, organizzato dall’Associazione culturale Lucio Abis.

Ad aprire i lavori è stato il presidente dell’Associazione Lucio Abis, Pietro Arca. A seguire gli interventi dei docenti dell’Università di Cagliari, Corrado Zoppi (Ingegneria civile) e Giuseppe Melis (Scienze economiche); del sindaco di Oristano, Massimiliano Sanna; dell’amministratore straordinario della Provincia, Battista Ghisu; di Carlo Corrias, presidente del Consorzio di Bonifica dell’Oristanese; dell’ex sindaco di Oristano, Guido Tendas.

Le conclusioni del convegno sono state affidate a Gian Valerio Sanna, ex assessore regionale all’Urbanistica e attualmente presidente del Consorzio Uno-Università di Oristano.

“Grazie a tutti voi – ha esordito Sanna, con una bordata indirizzata all’immobilismo delle forze politiche locali -, perché all’eclissi della partecipazione pubblica alla vita della città e del territorio, segnata con la morte dei partiti che non discutono più di nulla se non quando devono designare loro stessi alle elezioni, noi vi ringraziamo perché avete reso possibile di discutere nel merito di problemi che riguardano la collettività. Non è una cosa scontata, se mi ricordate, dalle elezioni a oggi, quante altre assemblee con questi contenuti si sono tenute.

Abbiamo intitolato il convegno “Oristano città policentrica” – ha proseguito Sanna – perché la provocazione è: Oristano dove guarda? Ovviamente Oristano deve guardare al territorio. Ma questo territorio qual è? Il professor Melis ha parlato prima di “sistema”, e il sistema dovrebbe essere il territorio provinciale. Secondo me dobbiamo fare una riflessione, perché questo sistema è un po’ più articolato. Mentre noi subivamo le insidie populiste contro le amministrazioni provinciali, l’area di Sassari e l’area di Cagliari si sono portate a casa l’area metropolitana. E hanno una forza di contrasto sulla programmazione dei fondi generali che non ha nessuno.

Le province di Nuoro e Oristano, individuate in maniera indiscutibile come le aree interne della regione, oggetto dell’approfondimento e della discussione di importanti commissioni parlamentari sulle condizioni di degrado e di arretramento delle zone interne della Sardegna, indicarono nel rilancio di questi territori la necessità per riportare la Sardegna a un livello di competitività.

Quindi non si tratta solo di mettere a sistema Comune con Provincia, ma le due province devono trovarsi e cominciare a dire “come usciamo da questo vicolo cieco?”. Perché è certo che c’è un problema d’identità, ma come mi gioco la mia identità nel deserto dove tutto è programmato a Cagliari, dove non ho l’opportunità di portare avanti un’idea di sviluppo?”.

Gian Valerio Sanna ha quindi ricordato che quando, negli anni ’90, la Comunità europea voleva sperimentare con i territori dell’Unione criteri di modifica dei fondi strutturali aveva bandito dieci patti territoriali per lo sviluppo, sostenendo: “Bando aperto, chi vuole partecipare?”. “Noi partecipammo a quel bando per l’occupazione e lo sviluppo – ha rammentato Sanna -. E pur non essendo accozzati da nessuno, perché ognuno aveva il suo parlamentare che lo sosteneva, andammo a Bruxelles e argomentammo sulle nostre ragioni, e presentammo il piano con queste parole: “Noi non abbiamo la pretesa tuttologica di fare tutto, ma abbiamo scelto di fare due cose: agrindustria e turismo. E li nacque anche la proposta dell’Università di Oristano, che non ha mutato i suoi diritti negli ultimi 25 anni, perché deve rispettare un criterio d’orientamento, visto che non possiamo cambiare baricentro ogni giorno. Dobbiamo scegliere una prospettiva e andare avanti seguendo quella prospettiva”.

Sanna non ha poi avuto peli sulla lingua nei confronti del prefetto di Oristano, riprendendo l’argomento, toccato in precedenza da uno degli intervenuti, sull’ex carcere di Oristano, la Reggia giudicale, che lo Stato ha deciso di “trasformare” in uffici per la Prefettura. Un autentico obbrobrio che, tra il silenzio dei consiglieri regionali dell’Oristanese, ha suscitato stupore, sgomento e proteste nella stragrande maggioranza degli oristanesi.

“Con l’età – ha sostenuto Sanna -, dovete prenderne atto, son diventato privo di freni inibitori nella discussione e, banalmente, le recenti uscite del prefetto sono la dichiarazione della povertà della classe dirigente di questo territorio, perché in altri tempi un prefetto non si sarebbe permesso di accennare a cose di questo genere, perché non spettava e non spetta a lui la programmazione del territorio. Questo è un indice di debolezza sul quale dobbiamo fare la nostra riflessione. Non è un caso che si riparli in questo convegno di questo argomento, peraltro ben governato dallo Statuto”

E poi la stilettata ai consiglieri regionali dell’Oristanese. “Ma, per caso, vi siete accorti se qualcuno della classe dirigente regionale abbia preso la parola su queste cose? Nessuno”.

Sanna ha poi parlato di un tema che a lui sta particolarmente a cuore, quello delle Province, che “…possono piacere o non piacere, ma a me piacciono di più, perché ho avuto la fortuna di capire che le Province sono una palestra di formazione della classe dirigente. Non lo sono le Unioni di comuni che gestiscono soldi e basta. Ci vogliono persone che si occupino delle problematiche dei collegi territoriali, che le connettano a una programmazione di area vasta, che le portino all’attenzione della città capoluogo e insieme ragionino sulla programmazione”. E a conclusione del ragionamento, Gian Valerio Sanna (che ha ricoperto anche la carica di presidente della Provincia di Oristano) ha ricordato che con quel patto territoriale arrivarono, allora, in questo territorio, 100 miliardi di lire, che furono tutti spesi e investiti.

“Credo che prima – ha proseguito – dobbiamo allargare il sistema alla provincia di Nuoro, renderci conto che dobbiamo fare una battaglia comune, ed esigere al tavolo della giunta regionale una risposta che queste genti devono avere in alternativa all’assenza dell’ente intermedio. E, soprattutto, dobbiamo rivendicare le elezioni di primo livello.

Se la politica è passione civile, come capirete dal tono che uso, sono grato di aver vissuto il privilegio di servire la mia gente, ma divento una “bestia” quando capisco che abbiamo tante potenzialità e non le sfruttiamo. L’Università fa la sua parte, essendo un presidio di formazione di manager che questi concetti li hanno in testa, ma che poi, alla fine, vanno a realizzare da altre parti. Noi, invece, dobbiamo riuscire a trattenerli in loco, per sviluppare il management del turismo e la capacità di fare economia.

Dobbiamo fare delle battaglie per realizzare il “sistema”. Una battaglia primaria, rivendicando che Oristano, città capoluogo, è indubitabilmente una città che ha le sue funzioni senza bisogno di fare a spintoni con nessuno, conscia che però deve lavorare per un sistema più ampio del territorio, che deve portare sul tavolo della Regione per rivendicare le cose che le spettano. Oggi, il sistema della distribuzione dei soldi è ritornato ad essere quello della distribuzione solo agli amici e non anche ai nemici, e questo non va più bene. Dobbiamo rimettere in piedi Uffici tecnici che siano in grado di partecipare ai bandi, con competitività, perché dobbiamo concorrere dovunque vengano messe in palio delle risorse. Dobbiamo rimettere in discussione la poltronite degli Uffici tecnici e lavorare sul Fondo unico, certamente da aumentare per sostenere gli organici che sono in difetto.

Oggi – ha detto Sanna avviandosi alla conclusione – siamo molto soddisfatti, perché siamo riusciti a portare avanti un’operazione di cui ci eravamo dimenticati, cioè quella di portare gli argomenti del quotidiano nella discussione pubblica.

E come associazione continueremo, perchè il prossimo appuntamento, il 23 novembre, sarà sulla sanità. Dobbiamo avere il coraggio di cominciare a pensare che per fare veramente politica bisogna essere anche in controtendenza. Non ho capito perché noi, al declino della sanità pubblica, rivendichiamo l’autonomia ad ogni angolo di strada e non siamo in grado di pensare che per la Sardegna è forse arrivato il momento che si dia un sistema sanitario regionale, che d’altra parte è totalmente finanziato con gli introiti dell’Irpef che sono riconosciuti alla Sardegna, organizzandolo su base autonomistica, per dare una risposta ad effetto al degrado che dobbiamo subire dalle decisioni nazionali.

Qualche volta essere eletti, essere nelle istituzioni significa gettare davvero il cuore oltre l’ostacolo e avere il coraggio di andare controcorrente, sfidando quello che c’è da sfidare. Dobbiamo ritornare all’autorevolezza dell’autonomia e pretendere che quello che è stato scritto per noi deve essere rispettato”.

Lascia un commento

Your email address will not be published.