Nov 28

Ritorna al Teatro Garau la stagione di prosa.

Prende il via, a Oristano, la stagione di prosa al Teatro Garau. La rassegna CeDac 2024/2025 nasce all’insegna del viaggio nei labirinti della mente e del cuore.

Il tutto tra i capolavori dei grandi drammaturghi (da William Shakespeare a Luigi Pirandello) e intriganti pièces di autori contemporanei, con incursioni nel nouveau cirque e raffinate coreografie d’autore.

Dieci i titoli in cartellone da dicembre ad aprile con i grandi protagonisti della scena, da Lucrezia Lante della Rovere a Lucia Vasini con Lorenzo Lavia, Paolo Triestino e Carmen Di Marzo, da Gigio Alberti e Amanda Sandrelli a Veronica Pivetti, la scrittrice conduttrice e attivista Carlotta Vagnoli accanto ai travolgenti Jashgawronsky Brothers e alla Compagnia Artemis Danza.

Questa mattina, al Teatro Garau, l’assessore alla Cultura del Comune di Oristano, Luca Faedda, e Valeria Ciabattoni, a cui è affidata la direzione artistica della rassegna, hanno presentato la nuova stagione organizzata dal CeDac Sardegna, con il patrocinio e il sostegno del Comune di Oristano, della Regione e del Ministero della Cultura, con il contributo della Fondazione di Sardegna.

Nella città di Eleonora cresce il numero degli spettacoli, per venire incontro alle esigenze di un pubblico colto e preparato che frequenta il teatro e segue con assiduità gli appuntamenti della Stagione, tra i quali è inserita per la prima volta anche la danza, con l’intento di ampliare ulteriormente l’offerta con creazioni coreografiche in cui l’eleganza classica si sposa con la libertà espressiva per raccontare storie e suscitare emozioni.

Una programmazione ricca e variegata, pensata per attrarre differenti fasce di pubblico, dagli amanti della prosa, capaci di apprezzare le riletture dei classici e curiosi delle novità, agli appassionati di danza e a quanti gradiscano o desiderino scoprire le possibilità espressive del nouveau cirque nell’intreccio fra teatro, danza, musica e arti circensi, per affrontare temi importanti e cruciali, a partire dalla condizione femminile tra emancipazione e retaggi patriarcali, con le sapide “provocazioni” e gli strali satirici di Carlotta Vagnoli e Veronica Pivetti, in due monologhi che fanno sorridere e riflettere.

Si parla d’amore in tutte le sue sfaccettature, dal fuoco della passione ai pericoli della routine, ma anche dei fragili equilibri della vita di coppia e dell’incapacità di comunicare, e affiora il tema dell’amore “malato” con le sue conseguenze. E ancora il potere svelante e pure catartico della verità e il sottile confine tra normalità e follia. Il mestiere dell’attore e la funzione del teatro e, più in generale, dell’arte nella società, nel decodificare e anticipare i segnali così come nel trasfigurare e rappresentare l’indicibile, e il prezioso insegnamento de “Le Gratitudini” per riscoprire un sentimento antico e semplice, troppo spesso trascurato o dimenticato, tra un omaggio a Federico Fellini e un delizioso e coinvolgente divertissement musicale.

Il cartellone

Giovedì 19 dicembre 2024, alle 20.30, inizio con brio con gli scatenati Jashgawronsky Brothers, in scena con “ToyBoys”, speciale saggio di fine anno di una Scuola di Musica in cui gli allievi si cimentano con un vastissimo repertorio, dai capolavori dei grandi maestri alle canzoni dei Beatles… suonando con degli strumenti giocattolo. Tra classici e virtuosistici accenti e melodie pop, gli affiatati Brother Pavel (alias Paolo Rozzi), Brother Richard (Riccardo Pinato), Brother Francis (Francesco Cigana) e Brother Thomas (Tommaso Piron) danno vita a un concerto-spettacolo che intreccia le arti circensi, tra numeri di giocoleria e spericolate acrobazie insieme con la comicità irresistibile dei clowns e la musica, in un susseguirsi di invenzioni e gags. Riflettori puntati sugli irresistibili Jashgawronsky Brothers, reduci da tournées internazionali oltre alle apparizioni sulla ribalta televisiva, da Zelig a Il Circo di Raitre, Music Quiz e Italia’s Got Talent e alla partecipazione a festival e rassegne, che propongono un coinvolgente divertissement musicale con «topolini parlanti, fattorie sonore, sonagli, trombette, bamboline, pupazzi, ukulele, flautini, chitarrine e tastierine… Immaginate i Beatles alla scuola elementare o i Queen all’asilo dopo aver svaligiato un negozio di giocattoli!».

Venerdì 10 gennaio 2025, alle 20.30, vita d’artista con “Il Sognatore Errante/To Beat Or Not To Beat?” uno spettacolo di e con Silvano Vargiu, con la collaborazione tecnica di Francesca Nieddu, disegno luci di Tony Grandi, produzione Cantieri d’Arte Teatro della Chimera: «un attore eccentrico, idealista e tenace» porta avanti quotidianamente il proprio lavoro, tra mille difficoltà, spinto dalla passione e senza scendere a compromessi nella sua ricerca del sublime. Un (anti)eroe moderno costretto a fare i conti con contingenze sfavorevoli – dalla crisi economica agli effetti della pandemia e della guerra – che di fronte all’ennesimo insuccesso prova a interrogarsi sulla validità delle proprie scelte e sulle prospettive future. In un raffinato meccanismo metateatrale, il dilemma del protagonista si confonde con i dubbi amletici, mentre le sue peripezie si intrecciano con quelle di Don Chisciotte della Mancia, il cavaliere dalla trista figura nato dalla penna di Miguel de Cervantes e non mancano i rimandi al “Candide” di Voltaire con il suo inguaribile ottimismo pure nelle peggiori avversità. Tra citazioni dai capolavori di William Shakespeare e questioni esistenziali, l’attore si domanda se valga la pena di continuare a inseguire i propri sogni per realizzare il suo teatro d’arte, o se nella sua inclinazione si celi una vena di “follia”.

Giovedì 16 gennaio 2025, alle 20.30, viaggio nell’immaginario del grande regista riminese con “Il Circo di Fellini” della Compagnia Artemis Danza, con ideazione, coreografia, regia, scene e luci di Monica Casadei, musiche di Nino Rota e costumi di Daniela Usai (assistenti alla produzione Mattia Molini e Michelle Atoe), voice over a cura di Francesco Marchi, sartoria Elena Nunziata (produzione Compagnia Artemis Danza). Un omaggio al genio di Federico Fellini (1920-1993), uno dei maestri del cinema italiano, con il visionario spettacolo dedicato al mondo del circo, tra acrobati e clowns, in un’esplosione di colori e suoni dove ogni spettatore «ritornando un po’ bambino e recuperando quelle emozioni così vere e sincere che solo l’infanzia può regalare, viene trasportato in una dimensione nuova… in un’atmosfera piena di poesia e sentimento». Un fantastico e sorprendente racconto per quadri ispirato alle opere dell’autore di capolavori come “La dolce vita”, “Casanova” e “Satyricon”, “Ginger e Fred” e specialmente “La strada” e “Amarcord” ma anche l’emblematico “I Clowns”: ne “Il Circo di Fellini” – attraverso eleganti geometrie di corpi in movimento – Monica Casadei riscopre il fascino della vita sotto il tendone e insieme la magia di “numeri” capaci di incantare grandi e piccini, come in un sogno a occhi aperti.

Sabato 25 gennaio 2025, alle 20.30, variazioni sul tema dell’amore nel terzo millennio con “Vicini di Casa”, versione italiana di “Sentimental” di Cesc Gay, una scoppiettante e coinvolgente commedia, traduzione e adattamento di Pino Tierno, nell’interpretazione di Alessandra Acciai, Gigio Alberti, Alberto Giusta e Amanda Sandrelli, con scene di Roberto Crea, costumi di Francesca Marsella, disegno luci di Aldo Mantovani, per la regia di Antonio Zavatteri (co-produzione Nidodiragno/Cmc–Cardellino srl–Teatro Stabile di Verona, in collaborazione con il Festival Teatrale di Borgio Verezzi). La pièce descrive l’incontro tra Anna e Giulio, la cui relazione dopo anni di convivenza e una figlia, sembra attraversare una profonda crisi e i loro vicini, Laura e Toni, la cui storia appare al culmine della passione più infuocata: un innocuo aperitivo si trasforma in una confessione, la spregiudicatezza degli ospiti sembra contagiare i padroni di cara e una volta iniziato il gioco si fa sempre più ardito e pericoloso. Il fragile equilibrio fondato sull’abitudine e sulla tenerezza sembra destinato a infrangersi, mentre emergono amarezze e frustrazioni, nodi irrisolti e desideri inespressi: “Los vecinos de arriba” è «una commedia, libera e provocatoria, che indaga con divertita leggerezza inibizioni e ipocrisie del nostro tempo».

Giovedì 6 febbraio 2025, alle 20.30, la ricchezza e complessità dell’universo femminile –– con Carlotta Vagnoli e il suo nuovo monologo dal titolo evidentemente provocatorio, “Le Solite Stronze” con la drammaturgia sonora di Francesco Medda Arrogalla (produzione Mismaonda): la poliedrica scrittrice, autrice e speaker radiofonica, già sex columnist per GQ e Playboy, all’attivo oltre ai saggi “Maledetta Sfortuna”, “Poverine” e “Memoria delle mie puttane allegre” anche il romanzo “Animali Notturni”, propone una galleria di “donne di carta” e figure di spicco della cultura e della politica, intellettuali e artiste che hanno lasciato un segno come la scrittrice Michela Murgia. In chiave ironica, tra satira e note di costume, Carlotta Vagnoli si affida alle parole della pedagogista Elena Gianini Belotti per introdurre il tema della “differenza”, evoca eroine da romanzo come Emma Bovary e Anna Karenina, oltre alla capricciosa e ribelle Catherine Earnshaw di “Cime Tempestose”, accanto alla comandante Carola Rackete. Ne “Le Solite Stronze” l’artista fiorentina, da vari anni impegnata nel diffondere l’idea della parità e del rispetto per arginare la violenza di genere, prova a ribaltare gli stereotipi della cultura patriarcale attraverso gli esempi luminosi di donne rivoluzionarie, capaci di cambiare e migliorare il mondo.

Mercoledì 19 febbraio 2025, alle 20.30, un poetico e commovente inno alla vita con “Le Gratitudini”, dal romanzo di Delphine de Vigan, con adattamento e regia di Paolo Triestino, con un’intensa Lucia Vasini nel ruolo della protagonista, Michka, un’anziana correttrice di bozze che prima di “perdere le parole” vorrebbe ringraziare chi le ha salvato la vita, accanto a Lorenzo Lavia, Paolo Triestino e Carmen Di Marzo, con scenografia di Francesco Montanaro, costumi di Lucrezia Farinella, disegno luci di Alessandro Nigro e musiche originali di Massimiliano Gagliardi, movimenti coreografici a cura di Erika Puddu (produzione a.ArtistiAssociati/Centro di Produzione Teatrale). Una donna dall’animo mite e gentile, assistita da Marie, la figlia di una vicina, di cui si era presa cura riempiendo il vuoto lasciato da una madre assente e inaffidabile e da un giovane ortofonista, rievoca la propia infanzia nei giorni della Shoah: la pièce teatrale racconta una storia struggente e emblematica ma anche piena di speranza, in cui trovano posto la tenerezza e l’affetto, e il sentimento raro e prezioso della gratitudine. Il desiderio di Michka, poter dire grazie alla famiglia che l’ha accolta, bambina, in tempi difficili e pericolosi, diventa il simbolo di un’umanità che reagisce di fronte all’orrore e resiste anche in un’epoca di barbarie.

Giovedì 13 marzo 2025, alle 20.30, un ritratto di famiglia in un inferno con “Matassine”, una pièce originale di e con Simona Bisconti (vincitrice del Premio Critica Letteraria del concorso Teatro in cerca d’autore, promosso dall’agenzia letteraria Pontedicarta) che divide il palco con Veronica Mazza e Lia Zinno, con scene e costumi di Erminia Palmieri, video e foto a cura di Fabio Massimo Iaquone, per la regia di Anna Romano (produzione Fattore K–Compagnia Forteresse asbl–Commedia Futura). Una tragedia contemporanea su «un amore malato che andrebbe sradicato e insegnato in modo nuovo»: in scena tre sorelle, ciascuna custode di un segreto, che lottano per esistere e resistere, giorno dopo giorno, chiuse in un silenzio che esclude ogni speranza di futuro. Tre esistenze sospese, come imprigionate in una morsa e inestricabilmente legate finché l’arrivo di un uomo «che rivela l’infezione» rappresenta la cura inattesa contro la sofferenza e il male di vivere. Finalmente le tre creature si risvegliano e i nodi irrisolti del passato si sciolgono: “Matassine” narra una storia intensa e emozionante, raccontata «quasi di corsa, senza riprendere fiato, tra risate e lacrime che si succedono fino al colpo di scena, in un teatro fatto di carne, di corpi di donne, dei segni del tempo, senza alcun melodramma, in modo vero e crudo» tanto da superare il confine tra verità e finzione.

Giovedì 27 marzo 2025, alle 20.30, una moderna riflessione sull’amore e sulla vita di coppia con “Non si fa così” di Audrey Schebat (nota drammaturga e sceneggiatrice francese, già autrice de “La Perruche”) con Lucrezia Lante della Rovere e Arcangelo Iannace, per la regia di Francesco Zecca (produzione Argot Produzioni, in collaborazione con Pierfrancesco Pisani e Isabella Borettini per Infinito). Un’apparente felicità, o serenità, spesso nasconde segrete inquietudini e nodi irrisolti: la relazione tra Francesca, pianista di fama mondiale e Giulio, affermato psicanalista giunge a un punto di svolta quando la musicista, tornata a casa in anticipo durante una tournée, si ritrova nel bel mezzo di un dramma ma riesce comunque a impedire che il compagno compia un gesto irreparabile, andandosene via per sempre «attaccato al lampadario della loro casa, sul tavolo della loro cucina». L’armonia della coppia si rivela un’illusione e Francesca e Giulio sono costretti a rimettersi in discussione e ragionare «sulle loro vite, sulle scelte e sulle non scelte, sull’inconciliabilità di alcuni pensieri e azioni» e inevitabilmente sul loro rapporto, su desideri e aspirazioni, successi e fallimenti, lavoro e routine. «Una sola notte per lasciarsi o amarsi di nuovo. Una sola notte per reinventare il proprio destino».

Sabato 5 aprile 2025, alle 20.30, ritratti di eroine in nero e scoperte (fanta)scientifiche con “L’inferiorità mentale della donna” di Giovanna Gra, una pièce teatrale liberamente ispirata al celebre trattato di Paul Julius Moebius, con la verve e il talento di Veronica Pivetti, in scena con il musicista Anselmo Luisi, con la colonna sonora e gli arrangiamenti musicali di Alessandro Nidi, i costumi di Nicolao Atelier Venezia, disegno luci di Eva Bruno, per la regia di Gra&Mramor (produzione a.ArtistiAssociati in collaborazione con Pigra srl). Riflettori puntati sull’eclettica attrice, doppiatrice e conduttrice milanese, volto noto del grande e del piccolo schermo, che come una novella Mary Shelley si confronta con bizzarre teorie e singolari esperimenti, e narra le gesta di famose criminali, da Agrippina a Leonarda Cianciulli, la saponificatrice di Correggio, per dimostrare che il nuovo Frankestein… è la Donna. Un brillante e coinvolgente monologo sui fondamenti del pensiero reazionario e patriarcale, dal saggio del titolo alle tesi di Cesare Lombroso, in una curiosa antologia che potrebbe suonare come una parodia, ma riflette invece una visione del mondo. Tra storie e canzoni, Veronica Pivetti mette in luce i presupposti ideologici che giustificherebbero la sottomissione delle donne, in contrasto con i successi di artiste e intellettuali, letterate e scienziate, filosofe attiviste e le plurisecolari lotte per l’emancipazione e la parità.

Venerdì 11 aprile 2025, alle 20.30, un classico del Novecento con “Enrico IV/una commedia” dal capolavoro di Luigi Pirandello, nell’adattamento di Fabrizio Sinisi, con Davide Giglio, Luca Serra Busnengo, Giulia Eugeni e Giorgia Cerruti, con disegno luci e consulenza scenotecnica di Lucio Diana, sound design e fonica di Guglielmo Diana, per la regia di Giorgia Cerruti (produzione Piccola Compagnia della Magnolia–Ctb/Centro Teatrale Bresciano – OperaEstate – Creazione 2023_Progetto Vulnerabili 22.24). Una inedita versione di «un’opera nera» – come sottolinea la regista – venata da un cupo umorismo «che pulsa sotterraneo e che scompone le apparenze, che individua il “contrario” delle cose, per rispondere a un bisogno di cogliere le contraddizioni della realtà», in cui emergono pensieri e stati d’animo, tra il ricordo di un amore giovanile e i molteplici inganni e tradimenti, in una storia intricata e ricca di colpi di scena, in bilico tra farsa e tragedia, normalità e follia. «Un ardito adattamento che affida da subito al pubblico il segreto del dolore di vivere» – rivela Giorgia Cerruti – «assumendo la pazzia consapevole come arma di smascheramento del mondo, dove il personaggio “senza nome” che si fa chiamare Enrico IV diventa un osservatore, dall’interno di una gabbia, di un universo crepuscolare, un uomo invisibile per gli altri nella sua vera natura».

La Stagione di Prosa, Danza e Circo Contemporaneo 2024-2025, al Teatro “Antonio Garau” di Oristano, è organizzata dal CeDAC/Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna, con il patrocinio e il sostegno del MiC/Ministero della Cultura, dell’assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione Sardegna e del Comune di Oristano, e con il contributo della Fondazione di Sardegna.

Lascia un commento

Your email address will not be published.