Feb 23

Associazione Lucio Abis, interessante convegno sulla Scuola con i politici latitanti.

Abbandono scolastico tra i più alti d’Italia, denatalità, spopolamento, disagio giovanile, accorpamenti e tagli, carenza di insegnanti (soprattutto di sostegno), con la politica che, purtroppo, è totalmente assente.

Uno spaccato preoccupante del mondo della scuola in provincia di Oristano, emerso nel corso del convegno, promosso dall’Associazione culturale Lucio Abis e dal Liceo De Castro, con il sostegno della Fondazione di Sardegna, dal titolo “Istruzione, lotta all’abbandono scolastico e alta formazione: strumenti irrinunciabili per l’emancipazione culturale e sociale del territorio provinciale”.

“I numeri della dispersione scolastica sono terribili – ha detto Pietro Arca, presidente della Associazione, nell’introduzione dei lavori -. La Sardegna oggi ha un tasso di dispersione del 17,3%, la provincia ancora maggiore perché arriva al 18%, contro la media del Paese che è del 10%. Gli studenti attivi in Sardegna sono 176.677. Negli ultimi dieci anni abbiamo perso 35mila studenti, ed entro il 2025 si prevede un ulteriore calo del 25%. Occorre mettere mano a questa situazione, visto che da 25 anni non si fa una riforma complessiva del mondo della scuola a livello nazionale”.

Pino Tilocca, dirigente scolastico del Liceo De Castro, che ha ospitato il convegno nell’Istituto, si è invece soffermato sul disagio giovanile. E lo ha fatto da un luogo privilegiato come il De Castro-Contini, una delle scuole a livello provinciale che comprende tutti gli indirizzi scolastici. “Parto da un nostro dato – ha spiegato Tilocca -: nel 2019, anno pre Covid, nella nostra scuola c’erano 61 studenti con disabilità, oggi sono 56. Nel 2020 avevamo altri 53 studenti con altre certificazioni. Oggi abbiamo 94 studenti con certificazione, oltre quelli della disabilità, cioè più dell’11% della nostra popolazione scolastica. Si tratta certo di certificazioni che spesso fanno capo a disturbi specifici sull’apprendimento, ma abbiamo sempre più l’impressione che si tratti di certificazioni-rifugio. Ma sono dati contradditori che nascondo altri tipi di disagi. Lo spaccato della nostra scuola è simile a quello nazionale, il 30% dei nostri studenti contatta uno psicologo. Non solo, ma tre ragazzi su quattro ritengono di poter aver bisogno di uno psicologo: una situazione di allarme.

C’è una crisi evidente – ha concluso Pino Tilocca -, che è scoppiata dopo la pandemia, ma che era presente anche prima, e che ora stiamo ignorando. Quando esaminano i comportamenti degli adolescenti (un esempio sono le baby gang), non si è capito ancora cosa stia succedendo a questi giovani che si staccano dalla società adulta”.

Rosanna Lai, responsabile delle Politiche di promozione del Consorzio Uno-Università di Oristano, ha tracciato l’identikit degli attuali studenti che hanno scelto l’Università oristanese. “Cosa fanno i giovani sardi rispetto al corso di laurea? Secondo un’indagine Istat del 2023 – ha affermato Lai -, un 25% degli studenti consegue la laurea, mentre il 17,3% abbandona questo percorso. Siamo 5 punti sotto rispetto alla media italiana e 20 su quella europea.

Dove studiano i sardi e che Università scelgono? Preferiscono gli atenei di Cagliari e Sassari, anche se è in crescita l’espatrio per studio fuori dall’Isola e dall’Italia. Le regioni più rappresentate nel paese sono la Lombardia, il Piemonte ed Emilia Romagna. Ancora, il 15% sceglie il percorso telematico, consolidato dopo la pandemia, mentre il 54% è indeciso sul da farsi, e non avendo le idee chiare preferisce cercare lavoro.

Nella tipologia degli istituti di provenienza – ha sottolineato Rosanna Lai -, il 42% proviene dagli Istituti tecnici, 39% dai licei e 17% dalle professionali. Sono invece pochi gli studenti che scelgono di iscriversi lo stesso anno del diploma: il 36%, mentre abbiamo altri “meno giovani” che scelgono l’Università perché hanno una precedente laurea o perché sono già professionisti affermati; questi scelgono soprattutto l’Agraria e provengono, prevalentemente, dalla Gallura, Nuorese e Sassarese. Lo studente di Biotecnologie che studia full time è più giovane e arriva principalmente dal sud dell’Isola: un 30%.

Il Consorzio Uno-Università di Oristano – ha detto Lai – ha iniziato nel 1997 con 25 iscritti provenienti dall’Oristanese, poi negli anni i corsi sono stati scoperti anche da ragazzi del resto dell’Isola, e ad oggi abbiamo laureato 1.540 studenti. Altri dati: attualmente, si sono trasferiti a Oristano, per studiare all’Università, il 33,5% degli studenti; e ancora, il 25,6% sono pendolari, mentre il 41,4% sono residenti.

Per quanto riguarda la scelta dell’Università di Oristano, il fattore determinante è stato il passaparola per il 54,7%, visto che, evidentemente, gli studenti che hanno studiato al Consorzio Uno-Università di Oristano parlano bene di noi, mentre dall’orientamento arriva il 25,3% e il 20% dal web”.

Le conclusioni del convegno sono state affidate a Gian Valerio Sanna, presidente del Consorzio Uno-Università di Oristano, che ha messo in evidenza gli aspetti principali emersi dalle altre relazioni, a iniziare da quella di Rosanna Lai. “Il Consorzio Uno – ha detto Sanna – rappresenta, nel suo piccolo, una terapia contro l’abbandono scolastico; la cura del fine è quella del formare, la cura della competitività è quella dell’alta formazione.

Bisogna guardare i contesti in cui siamo: le nascite nel 2023 sono diminuite del 3,1%, e il dato del 2024, non ancora noto ufficialmente, è peggiorativo. Il rapporto tra la prospettiva della formazione e della scuola, dentro un contesto regressivo dal punto di vista demografico, è un fattore da tenere in conto. Riguardano i contesti familiari e sociali, e sono fattori di maggior abbandono, così come quelli a forte contesto rurale. Ma anche i fattori economici incidono sull’abbandono scolastico e si collegano a delle politiche di carattere generale che stano sì alla scuola, ma stanno soprattutto al complesso delle decisioni della politica.

Oggi la scuola la leggiamo all’interno di un quadro di crisi che ha quali componenti tantissimi fattori. Si parla di politiche dello spopolamento, ma non ho mai letto negli strumenti legislativi in che modo la scuola viene individuata come uno strumento di argine.

Parliamo, invece di altre cose, come di ridimensionamento scolastico. Abbiamo bisogno di certificare la nostra realtà. La dispersione scolastica si combatte dalle scuole dell’infanzia, avviando delle politiche di servizi a supporto delle famiglie. E lo possiamo fare sul piano regionale. La Regione deve smettere la sua mania burocratica e seguire gli strumenti che le stanno suggerendo dove andare. Dobbiamo smettere l’idea che il problema della formazione di una civiltà sia legata ai costi di produzione. Finché la formazione e la costruzione delle generazioni è rimessa a un fattore sociale ed economico è chiaro che ci troveremo sempre più davanti a un fenomeno di abbandono dovuto al fatto che c’è nella formazione una discriminazione.

Per combattere lo spopolamento, bisogna mantenere le scuole dove servono e rafforzare l’idea che una formazione struttura una società. Bisogna spendere anche senza fare un conto di ritorno. Occorre garantire che i nostri studenti, con forme di sostegno, vadano collocati nelle aziende, per un breve periodo di tempo, per fare un percorso di pratica; questo favorirebbe ancora di più il radicamento, perché la formazione deve rappresentare l’anticamera dell’occupazione.

Dal Consorzio Uno può arrivare una proposta, è cioè che almeno una volta all’anno possiamo promuovere un incontro degli stati generali per verificare i livelli formativi di questa provincia”.

Nel corso del dibattito sono intervenuti l’ex sindaco di Oristano ed ex dirigente scolastico del De Castro, Guido Tendas; il sindaco di Cabras, Andrea Abis; Pino Ciulu, sindacalista Gilda; Paola Gaetano dell’Osvic; la presidente dell’Associazione culturale Nino Carrus, Rosana Carboni; Luciano Cariccia del sindacato Snals; e Alessandro Perdisci, segretario generale della Cisl di Oristano, che, fra l’altro, ha sottolineato la totale assenza dei consiglieri regionali eletti nell’Oristanese e dei consiglieri comunali di Oristano.

Un’altra occasione persa, aggiungiamo noi, per i politici della nostra provincia che, con la loro assenza, ancora una volta hanno dimostrato quanto poco importi loro di tutte le problematiche che toccano direttamente i cittadini.

Un vero peccato perché, visto il basso spessore generale della classe politica nostrana, dalle relazioni e dal dibattito di questo convegno avrebbe potuto imparare qualcosa.

3 comments

    • drastico on 23 febbraio 2025 at 16:03
    • Rispondi

    ma perchè a oristano ci sono ancora politici seri che si occupano dei problemi dei cittadini?

    • es on 23 febbraio 2025 at 16:33
    • Rispondi

    Possiamo avviare anche una scuola di formazione politica, vista la attuale dispersione “partitica”.

    • paolo on 23 febbraio 2025 at 17:14
    • Rispondi

    Le ultime righe del tuo articolo sono la fotografia di cos’è oggi la politica oristanese: un disastro!

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