La nuova legge urbanistica? Cementificare le coste, facendo credere di non farlo.
Mentre l’assessore regionale all’Urbanistica, tale Erriu Cristiano del Pd, continua a sproloquiare attorno a un settore che conosce poco e niente, non si placa la protesta contro il paventato varo della nuova legge urbanistica.
Contro quell’abominio, cioè, che altro non è che una nuova cementificazione delle coste da parte della Regione, facento finta di non farlo, così come ha scritto poco tempo fa Vito Biolchini, in un articolo che vi proponiamo:
“A volte la politica semplifica eccessivamente le cose complesse e complica in maniera inverosimile le cose semplici. In questa seconda categoria rientra a pieno titolo il dibattito sulla legge urbanistica targata Vanini–Erriu–Pigliaru, che dopo un anno di sosta (ma solo apparente, perché sono stati numerosi gli incontri di approfondimento organizzati nel territorio, in principal luogo da “Sardegna Soprattutto”) ora ritorna all’attenzione del Consiglio.
C’è chi contesta l’intero impianto normativo (e leggetevi a proposito l’intervento di Paolo Numerico dal titolo “Gli obiettivi di cementificazione della giunta Cappellacci erano dichiarati; criptici quelli della Giunta Pigliaru ma sono sostanzialmente i medesimi”), chi (come i giornalisti) si sofferma invece sui due punti maggiormente controversi: la possibilità di offrire incrementi volumetrici a dir poco consistenti agli alberghi che stanno nella fascia dei 300 metri (addirittura il 25 per cento in più rispetto alla volumetria già esistente) e di consentire a grandi gruppi imprenditoriali di realizzare nuove strutture ricettive, ovviamente laddove questo oggi, a legislazione vigente, non sarebbe consentito per effetto del Piano Paesistico Regionale.
Queste due semplici idee che reggono l’impianto della legge urbanistica Vanini–Erriu–Pigliaru, che il centrosinistra sta coltivando da tempo, che sono peraltro facili da comunicare e da spiegare a tutti, ora vengono invece annacquate in minestrone di distinguo, di giochi di parole, di aperture al dialogo mai seguite dai fatti, di cortine fumogene verbali che vedono protagonisti a turno il presidente Pigliaru e i suoi assessori.
Sentite come ha risposto l’assessore Raffaele Paci in una intervista concessa alla “Nuova Sardegna qualche giorno fa:
– Cosa pensa della legge urbanistica?
Paci: “Su questo tema c’è una contrapposizione ideologica. Noi vogliamo salvaguardare l’ambiente che è il vero valore aggiunto della Sardegna. Nessuna nuova costruzione nei 300 metri. Semplicemente se ho un hotel che non ha usufruito di leggi precedenti e che non ha servizi e lavora solo 2 mesi all’anno, è giusto che si possano consentire intervenire nel rispetto delle leggi e dell’ambiente per creare spa o altri servizi che consentano di allungare la stagione. Sui grandi investimenti non si vuole derogare al Ppr, ma vogliamo progettare con il Mibact su opere mirate. Pigliaru ed Erriu si sono detti disponibili a parlare di questo. Ma senza barriere ideologiche”.
Mirabile: basta un “semplicemente” per ribaltare il senso dell’affermazione precedente (“Nessuna nuova costruzione nei 300 metri”); basta sventolare un ipotetico accordo col Ministero per ridare fiato a grandi progetti insediativi che fino a ieri sembravano essere destinati a restare irrealizzabili.
Il senso della risposta che arriva da via Roma e viale Trento è chiaro: giacché al momento nessuno in maggioranza sembra opporsi agli incrementi volumetrici (di qualunque entità essi siano e per qualunque finalità siano ipotizzati), non solo la giunta Pigliaru ma l’intera maggioranza di sinistra, di centro e indipendentista vuole in realtà cementificare le coste, facendoci però credere di non farlo.
Contorsionismi, illusionismi, giochi di parole che possono avere effetto solo su di una opinione pubblica bambina (e quella sarda purtroppo a volte sembra esserlo), pronta a bersi come se fosse acqua fresca le contorsioni verbali dell’assessore del presidente o del consulente di turno: sempre pronti a tacciare di “posizione ideologica” chi invece dice semplicemente le cose come stanno”. (Vito Biolchini, giornalista e autore teatrale, www.vitobiolchini.it).
Il declassamento della Sardegna da parte dell’Unione Europea, che ha riportato l’Isola fra le regioni in via di sviluppo, ha certificato il fallimento della giunta Pigliaru, del Pd e di tutto il Centrosinistra. Il presidente della Regione e il vicepresidente Paci (con Erriu e Deiana tra gli assessori peggiori in assoluto di questa pessima legislatura. ndr) hanno cercato di arrampicarsi sugli specchi per giustificare l’ennesimo insuccesso, servendo un assist meraviglioso ai partiti dell’opposizione che, per bocca di Ugo Cappellacci, deputato e coordinatore regionale di Forza Italia, non si sono fatti pregare e hanno commentato duramente le ultime esternazioni del presidente Pigliaru e dell’assessore Paci. “Il motto di questa giunta – ha detto Cappellacci – è: io non c’ero e, se c’ero, dormivo. Dopo l’uscita dall’obiettivo 1, la Sardegna ha salvato i finanziamenti europei – ricorda Cappellacci – grazie alla storica vittoria della giunta di centro-destra a Bruxelles, dove, nonostante la contrarietà del governo Monti, ottenemmo il riconoscimento delle “Regioni intermedie”. La ricostruzione di Paci è la solita bufala mediatica per coprire un vuoto politico ormai evidente a tutti. Non c’è, invece, uno straccio di risultato intestabile all’attuale giunta regionale, e le loro battaglie per ottenere più fondi sono solo immaginarie. Del resto – ha proseguito Cappellacci – parliamo dello stesso presidente e dello stesso assessore che, nonostante le sentenze della Corte Costituzionali favorevoli, ottenute sempre su ricorso della giunta di centro-destra, si sono fatti soffiare 4 miliardi di accantonamenti con l’accordo-patacca firmato con Renzi. Giunti agli sgoccioli della propria dannosa esperienza politica, ora tirano fuori un “dossier Sardegna” sul quale nulla hanno fatto quando al governo imperavano Renzi e il Pd. In questo quinquennio hanno cancellato la continuità aerea per le rotte minori, non hanno varato la nuova per Roma e Milano, hanno consentito il ritorno del “quasi-monopolio” della Tirrenia. Il risultato è che, nonostante la congiuntura internazionale più favorevole rispetto al passato, non c’è un solo campo nel quale abbiano compiuto azioni concrete, e la Sardegna è retrocessa per l’incapacità e la pavidità di questa giunta supponente e inconcludente”.
A Oristano si accendono i riflettori sullo spumante di qualità, tipologia di vino che vede l’Italia al secondo posto nella classifica mondiale delle esportazioni, dietro alla Francia. Giovedì 7 giugno, presso l’Auditorium San Domenico, si terrà un convegno dal titolo “Bollicine del nuovo millennio, dalla vigna al bicchiere”, sponsorizzato da Oenofrance all’interno del più ampio Sparkling tour a livello nazionale. L’evento, che vede coinvolti nell’organizzazione l’Assoenologi regionale, l’Università degli studi di Sassari e il Consorzio Uno – Università di Oristano, si preannuncia come un importante simposio per la valorizzazione della spumantistica in Sardegna. Quantità, qualità e varietà territoriali rappresentano l’identikit dello spumante made in Italy, che continua a registrare performance positive di export in tutto il mondo. Il convegno inizierà alle 9.30, con gli interventi di Giovan Battista Montini di Oenofrance Italia, che interverrà sul mercato dei vini spumanti; Paolo Sivilotti dell’Università degli studi di Udine, si occuperà delle scelte viticole ed agronomiche per la produzione di uve per lo spumante; Dominique Lebouef, della Station Oenotechnique de Champagne, illuminerà i presenti sul Metodo classico; mentre Daniele Pizzinato, ricerca e sviluppo di Oenofrance Italia, parlerà del metodo Martinotti. L’appuntamento, fortemente voluto dal direttivo Assoenologi regionale, mira a calamitare l’attenzione degli addetti ai lavori e a promuovere il confronto tra le aziende regionali, che negli ultimi anni si stanno cimentando sempre di più nella produzione di bollicine. L’incontro con gli esperti del settore spumantistico servirà per trovare spunti di crescita a livello tecnico-produttivo, al fine di organizzare gli impianti viticoli e gli stabilimenti enologici per la produzione di spumanti di qualità caratterizzati dal loro territorio di appartenenza.
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